Identità di genere in Thailandia

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All'interno della società e cultura tradizionale thailandese si possono trovare diversi ruoli di genere, oltre a variegate identità e indicatori riguardanti la mascolinità e femminilità[1].

Identità Tom-Dee[modifica | modifica wikitesto]

Con l'appellativo di "Tom" è definita e identificata una donna che si veste, si comporta e ha un modo di esprimersi esageratamente maschile; non necessariamente deve trattarsi di una lesbica, ma come tale viene facilmente percepita dagli altri. Le donne "Tom" portano i capelli tagliati corti, a caschetto o alla maschietta, una notevole deviazione rispetto al senso del gusto comune che giudica i capelli lunghi come uno dei segni principali di bellezza femminile.
Solitamente poi le donne indossano lunghe gonne e in molti uffici governativi ciò risulta essere obbligatorio, mentre sono vietati tute e pantaloni per le donne; l'abbigliamento delle Tom invece è composto da pantaloni, sandali e camicia maschile. Usa esprimersi infine usando parafrasi e terminologie da uomo particolarmente grezze[2].

"Dee" è una donna omosessuale o bisessuale che segue invece molto fedelmente le norme di genere verso l'esterno; una Dee si veste, si comporta e parla in modo tale da favorire il riconoscimento in lei della tipicità femminile. L'unica differenza tra le Dee e tutte le altre donne è che cercano d'impegnarsi in relazioni sessuali con le Tom[2].

Tom e Dee nella società[modifica | modifica wikitesto]

Le manifestazioni pubbliche di affetto tra maschi e femmine vengono fortemente disapprovate e stigmatizzate all'interno della cultura Thai; mentre tenersi per mano, abbracciarsi e baciarsi tra individui dello stesso sesso è considerato un po' come la norma. In tal modo un eventuale effettivo rapporto amoroso tra le Tom e le Dee può rimanere del tutto invisibile agli occhi del mondo[2].

Il 94,6% dei cittadini thailandesi seguono il Buddhismo[3] e l'alta accettazione sociale è dovuta in parte anche a ciò; la natura della cultura buddhista attribuisce un grande valore al concetto di tolleranza: la credenza nel Karma porta inoltre alla convinzione che le minoranze sessuali siano il risultato di eventuali errori e/o trasgressioni commesse durante le vite passate di quegli individui (così come accade anche per le donne stesse, i poveri o quelli che nascono con malformazioni o malattie genetiche ereditarie), meritando in ultima analisi comprensione piuttosto che biasimo[4].

Kathoey e Ladyboys[modifica | modifica wikitesto]

È abbastanza comune al giorno d'oggi che le persone transgender o transessuali vengano messe in diretta correlazione con la Thailandia (fenomeno per cui sta diventando sempre più famosa), avendo molti turisti trasformato quelle nuove "belle donne" in una sorta di icona[5].

Col termine Ladyboys ci si riferisce genericamente a un uomo che si veste, si comporta e parla come una donna, assumendo in tutto e per tutto un'identità femminile, fino a svolgere un ruolo sociale da donna. Anche se il termine è spesso stato tradotto come transgender, quest'ultima è una parola usata solo molto raramente in Thailandia; viene invece usato il termine Kathoey il quale però si riferisce specificamente al transessuale o comunque a colui che appartiene alla vasta definizione di intersessualità.
In questi ultimi anni è diventato sempre più ampio il numero di coloro che scelgono di usare per l'appunto la parola inglese Ladyboys, così da evitare la confusione e distinguere la Kathoey-Trans dal maschio omosessuale che assuma per sé - temporaneamente o stabilmente - un'identità femminile[6].

Può essere inteso anche come un insulto in certi casi e occasioni, soprattutto per coloro che stanno cercando di cambiare completamente la propria identità di genere da maschile a femminile; in senso più vago e ampio lo si può usare per riferirsi all'effeminato o comunque a qualsiasi maschio che abbia qualità femminee[7].

Accettazione nei confronti di Kathoey e Ladyboys[modifica | modifica wikitesto]

Sia i Ladyboys sia le Kathoey vengono accettati universalmente in tutti gli strati della società, non solo nelle grandi città ma anche nelle campagne e nelle zone più interne e isolate del paese; anche se poi in molti casi non si è facilmente disposti ad accettare che Ladyboys e Kathoey manifestino liberamente la propria condizione di vita in pubblico.
Il buddhismo theravada, in particolare quello di matrice thailandese, non considera in alcun modo l'omosessualità come un "peccato" e non ha divieti specifici per quanto riguarda lo stile di vita e l'identità da adottare[5].

Sebbene le Kathoey siano state sempre parte, integrante ma distinta, della società, tuttavia non hanno mai raggiunto un vero e proprio status di uguaglianza rispetto a tutti gli altri cittadini; vi sono ancora molte restrizioni che le provengono dall'identità che ha assunto, differente da quella del proprio sesso di appartenenza per nascita: non possono ad esempio sposarsi, non essendo in grado di cambiare ufficialmente genere sui documenti ufficiali che le riguardano[7].

Kathoey e Ladyboys nella società[modifica | modifica wikitesto]

Anche se le Kathoey hanno goduto di un certo prestigio in passato, ancora al giorno d'oggi vengono a incontrare varie difficoltà nella loro esistenza quotidiana. Molte hanno trovato il successo entrando nel mondo dello spettacolo o della moda, mentre altre lavorano in cabaret e night club, così da poter mantenersi senza esser costrette per forza di cose a ricorrere alla prostituzione[6].

La tendenza per le Kathoey di esser parte normale dei programmi d'intrattenimento in TV, al cinema o nei media in generale, è un fatto piuttosto recente e s'accompagna alla sempre più ampia conoscenza dei diritti LGBT[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jackson, Peter, ‘Thai Research on Male Homosexuality and Transgenderism and the Cultural Limits of Foucaultian Analysis’, Journal of the History of Sexuality, Vol. 8, No. 1 (1997), pp. 52–85.
  2. ^ a b c Wilson, Ara. The intimate economies of Bangkok: tomboys, tycoons, and Avon ladies in the global city. Berkeley, Calif.: University of California Press, 2004. Print.
  3. ^ Thailand
  4. ^ Totman, Richard (2003). The Third Sex: Kathoey: Thailand's Ladyboys. London: Souvenir Press. p. 57.
  5. ^ a b c Jackson, Peter (2003). Performative Genders, Perverse Desires: A Bio-History of Thailand's Same-Sex and Transgender Cultures. in "Intersections: Gender, History and Culture in the Asian Context," Issue 9, August 2003. See paragraph "The Homosexualisation of Cross-Dressing."
  6. ^ a b Winter S, Udomsak N (2002). Male, Female and Transgender: Stereotypes and Self in Thailand. International Journal of Transgenderism. 6,1
  7. ^ a b Jackson, Peter A., and Gerard Sullivan. Ladyboys, Tomboys, Rentboys: Male and Female Homosexualities in Contemporary Thailand. Binghampton, NY: The Haworth Press, 1999. xiii-xvi, 121-138. Print.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Jackson, Peter, ‘Thai Research on Male Homosexuality and Transgenderism and the Cultural Limits of Foucaultian Analysis’, Journal of the History of Sexuality, Vol. 8, No. 1 (1997), pp. 52–85.
  • Wilson, Ara. The intimate economies of Bangkok: tomboys, tycoons, and Avon ladies in the global city. Berkeley, Calif.: University of California Press, 2004. Print.
  • http://www.state.gov/g/drl/rls/irf/2006/71359.htm See Ara Wilson
  • Totman, Richard (2003). The Third Sex: Kathoey: Thailand's Ladyboys. London: Souvenir Press. p. 57.
  • Jackson, Peter A., and Gerard Sullivan. Ladyboys, Tomboys, Rentboys: Male and Female Homosexualities in Contemporary Thailand. Binghampton, NY: The Haworth Press, 1999. xiii-xvi, 121-138. Print.
  • Winter S, Udomsak N (2002). Male, Female and Transgender: Stereotypes and Self in Thailand. International Journal of Transgenderism. 6,1
  • Jackson, Peter (2003). Performative Genders, Perverse Desires: A Bio-History of Thailand's Same-Sex and Transgender Cultures. in "Intersections: Gender, History and Culture in the Asian Context," Issue 9, August 2003. See paragraph "The Homosexualisation of Cross-Dressing."
  • Ladyboy: Thailand's Theater of Illusion. Chiang Mai, Cognoscenti Books, 2012. ASIN: B0085S4WQC
  • Grünhagen, Céline (2013): Geschlechterpluralismus im Buddhismus: Zur Tragweite westlicher Wissenschaftskonstruktionen am Beispiel frühbuddhistischer Positionen und des Wandels in Thailand. (Studies in Oriental Religions, 66) Wiesbaden: Harrassowitz.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]