Archemoro

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Il ritrovamento di Ofelte, K. A. Baumeister (1888)

Nella mitologia greca, Archemoro (Archemorus) era il nome del figlio di Euridice e Licurgo: è chiamato anche Ofelte.

Era nato a Nemea.

Il mito[modifica | modifica wikitesto]

Archemoro fu allevato da Ipsipile, regina di Lemno[1], la quale cercava di crescerlo da solo. La donna consultò un oracolo sul destino del bambino e le fu suggerito di non poggiarlo mai per terra prima che sapesse camminare.

Durante la guerra dei Sette contro Tebe, i greci dell'armata di Adrasto re di Argo traversavano un giorno la foresta di Nemea in cerca di qualche ruscello, perché erano assetati, quando incontrarono l'illustre nutrice che allattava il piccolo principe. Chiesero quindi indicazioni a Ipsipile e lei li condusse ad una fontana vicina e per giungervi con più celerità lasciò solo nell'erba il fanciullo Archemoro[1], vicino ad una pianta di sedano. Propriò lì si nascondeva un serpente, che uccise Archemoro stritolandolo tra le sue spire.

I Greci, afflitti dalle funesta sventura, uccisero il serpente, e dopo aver reso solenni funebri ad Archemoro istituirono in suo onore i giochi Nemei[2].

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Archemoro significa “il conduttore della morte”.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b F. S. Villarosa, Dizionario mitologico-storico-poetico, vol. I, Napoli, Tipografia Nicola Vanspandoch e C., 1841, p. 24.
  2. ^ (EN) Apollodoro, Biblioteca III, 6.4, su theoi.com. URL consultato il 30 giugno 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

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