Yersinia pestis

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Bacillo della peste
Yersinia pestis
Classificazione scientifica
DominioProkaryota
RegnoBacteria
PhylumProteobacteria
ClasseGammaproteobacteria
OrdineEnterobacterales
FamigliaYersiniaceae
GenereYersinia
SpecieY. pestis
Nomenclatura binomiale
Yersinia pestis
(Lehmann & Neumann, 1896) van Loghem, 1944

Yersinia pestis (Lehmann-Neumann, 1896) è il batterio agente eziologico della peste.

Si tratta di un cocco-bacillo gram-negativo a forma di bastoncino senza spore, appartenente alla famiglia Yersiniaceae.

Esso fa parte dei batteri non coliformi e, pertanto, non è in grado di fermentare il lattosio. Presenta catalasi (+) ed è quindi in grado di scindere il perossido di idrogeno in acqua e ossigeno. La sua fermentazione è acido mista e, se coltivato in terreni contenenti sangue, cresce meglio.

Chiamato in passato Pasteurella pestis, è un organismo anaerobico facoltativo in grado di infettare l'uomo attraverso la pulce del ratto orientale[1] provocandogli la peste in tutte le sue forme (bubbonica, setticemica e polmonare).[1][2][3]

In America settentrionale può infettare anche altri mammiferi differenti dall'uomo[3] quali il cane della prateria dalla coda nera e il furetto dai piedi neri.

Nel corso della storia umana, le tre diverse forme in cui la patologia si presenta sono state responsabili di numerose morti a seguito di una serie di epidemie, tra cui la peste di Giustiniano del VI secolo, la peste nera che uccise almeno un terzo della popolazione europea tra il 1347 e il 1353, la Grande peste di Londra del 1665 e la cosiddetta terza pandemia con cui si intende la peste moderna iniziata alla fine del XIX secolo in Cina e che, diffondendosi sui battelli a vapore, causò quasi 10 000 000 di morti.[4][5][6][7] Si suppone che tali epidemie abbiano anticamente avuto origine in Cina per poi diffondersi in occidente attraverso le rotte commerciali.[7][8] Una ricerca del 2018 ha suggerito che la Yersinia pestis possa essere stato la causa di ciò che è stato definito come periodo del "declino del mondo Neolitico", in cui le popolazioni europee diminuirono in modo significativo.[9]

Tracce di DNA di Yersinia pestis sono state rinvenute negli scheletri sepolti in dieci siti europei e del Maghreb interessati dalla pestilenze del XIV e del XVII secolo. In Italia, la presenza del bacillo è stata confermata a Venezia, Genova, Parma e nel Regno di Napoli.[10]

Il batterio Yersinia pestis venne scoperto nel 1894 da Alexandre Yersin, un medico franco-svizzero, operante come batteriologo dell'Istituto Pasteur durante un'epidemia di peste scoppiata a Hong Kong.[11] Yersin apparteneva alla scuola di pensiero di Pasteur. Kitasato Shibasaburō, un batteriologo giapponese di formazione tedesca che praticava la metodologia di Koch, era anch'egli impegnato all'epoca nella ricerca dell'agente causale della peste.[12] Inizialmente il batterio fu chiamato Pasteurella pestis in onore di Louis Pasteur, tuttavia nel 1944 si riconobbe il merito di Yersin nel riconoscere per primo la correlazione tra la peste e questo batterio, che venne così ribattezzato Yersinia pestis.

Ogni anno, migliaia di casi di peste vengono ancora segnalati all'Organizzazione mondiale della sanità, sebbene per la maggior parte dei pazienti, se trattati con una cura adeguata, la prognosi appaia a oggi molto migliore.

Durante la guerra del Vietnam si è assistito a un aumento, da cinque a sei volte, dei casi in Asia, probabilmente a causa dell'interruzione degli ecosistemi e della maggior vicinanza tra persone e animali.

Agli inizi del XXI secolo la peste si trova più frequentemente nell'Africa subsahariana e nel Madagascar, aree in cui si verifica oltre il 95% dei casi segnalati.

Lo stesso argomento in dettaglio: Peste.

È l'agente eziologico della peste: si tratta di una zoonosi (di topi, ratti, scoiattoli, conigli, lepri, marmotte, ecc.) la cui trasmissione avviene attraverso le pulci (che rigurgitano il contenuto batterico al pasto successivo). L'animale è pestigeno e pestifero.

Se inoculato dalla pulce nell'organismo umano, il bacillo viene fagocitato dai monociti e dai granulociti polimorfonucleati (neutrofili). Solo i neutrofili riescono a degradare il batterio, che invece continua a vivere all'interno dei monociti, dove sviluppa degli antigeni (frazione I, antigene V, antigene W) che gli conferiscono un particolare potere antifagocitario. Il potere patogeno del batterio potrebbe essere anche dovuto alla tossina murina.

L'incubazione è di 2-7 giorni.

Si distinguono tre forme:

  • peste bubbonica, data dalla proliferazione nei linfonodi con conseguente necrosi. Se non trattata, evolve in setticemia e può talvolta esitare in polmonite secondaria.
  • peste polmonare, con trasmissione attraverso le vie aeree. Si tratta di una polmonite primaria, mortale in meno di 4 giorni.
  • peste setticemica, forma più rara, ma letale, per via dell'infezione generata nel sangue dopo la puntura del vettore.
  1. ^ a b Ryan KJ, Ray CG (a cura di), Sherris Medical Microbiology, 4ª ed., McGraw Hill, 2004, pp. 484–488, ISBN 978-0-8385-8529-0.
  2. ^ Zsolt Boszormenyi, RSOE EDIS - - Event reports (Earthquakes, events, tropical storms, tsunamies and others), su RSOE EDIS. URL consultato l'11 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2017).
  3. ^ a b CDC, "The Plague", Centers for Disease Control and Prevention, Oct. 2017
  4. ^ Suzanne Austin Alchon, A pest in the land: new world epidemics in a global perspective, University of New Mexico Press, 2003, p. 21, ISBN 978-0-8263-2871-7.
  5. ^ Michaela Harbeck, Lisa Seifert, Stephanie Hänsch, David M. Wagner, Dawn Birdsell, Katy L. Parise, Ingrid Wiechmann, Gisela Grupe, Astrid Thomas, Paul Keim, Lothar Zöller, Barbara Bramanti, Julia M. Riehm e Holger C. Scholz, Yersinia pestis DNA from Skeletal Remains from the 6th Century AD Reveals Insights into Justinianic Plague, in PLoS Pathogens, vol. 9, #5, 2013, pp. e1003349, DOI:10.1371/journal.ppat.1003349, PMC 3642051, PMID 23658525.
  6. ^ Adam Carter, Black Death mysteries unlocked by McMaster scientists, CBC News, 27 gennaio 2014.
  7. ^ a b Nicholas Wade, Europe's Plagues Came From China, Study Finds, in The New York Times, 31 ottobre 2010. URL consultato il 1º novembre 2010.
  8. ^ G. Morelli, Y. Song, C.J. Mazzoni, M. Eppinger, P. Roumagnac, D.M. Wagner, M. Feldkamp, B. Kusecek, A.J. Vogler, Y. Li, Y. Cui, N.R. Thomson, T. Jombart, R. Leblois, P. Lichtner, L. Rahalison, J.M. Petersen, F. Balloux, Pl Keim, T. Wirth K, J. Ravel, R. Yang, E. Carniel e M. Achtman, Yersinia pestis genome sequencing identifies patterns of global phylogenetic diversity, in Nature Genetics, vol. 42, #12, December 2010, pp. 1140–1143, DOI:10.1038/ng.705, PMC 2999892, PMID 21037571.
  9. ^ Zhang, Sarah, "An Ancient Case of the Plague Could Rewrite History", The Atlantic, December 6, 2018
  10. ^ Silvia Scasciamacchia, Luigina Serrecchia, Luigi Giangrossi, Giuliano Garofolo, Antonio Balestrucci, Gilberto Sammartino e Antonio Fasanella, Plague Epidemic in the Kingdom of Naples, 1656–1658, in Emerging infectious diseases, vol. 18, n. 1, gennaio 2012, DOI:10.3201/eid1801.110597, ISSN 1080-6040 (WC · ACNP), OCLC 8081543734.
  11. ^ Bockemühl J, 100 years after the discovery of the plague-causing agent – importance and veneration of Alexandre Yersin in Vietnam today, in Immun Infekt, vol. 22, #2, 1994, pp. 72–75, PMID 7959865.
  12. ^ Howard-Jones N, Was Kitasato Shibasaburō the discoverer of the plague bacillus?, in Perspect Biol Med, vol. 16, #2, 1973, pp. 292–307, DOI:10.1353/pbm.1973.0034, PMID 4570035.

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