Ladin! 2010/3

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Stefano Vendrami

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L’agriturismo nella montagna bellunese: una forma di diversificazione economica dell’attività agricola
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Stefano Vendrami

L’agriturismo nella montagna bellunese: una forma di diversificazione economica dell’attività agricola


Mantenimento e consolidamento delle attività agricole di montagna: le possibilità offerte dall’agriturismo.


L’agricoltura di montagna svolge un ruolo fondamentale di tutela e presidio del territorio. I fenomeni di spopolamento che hanno interessato (e tutt’ora interessano) la montagna veneta e bellunese, collegati ad un costante abbandono delle attività agricole tradizionali, hanno determinato un cambiamento progressivo dell’ambiente montano, delle specie animali e vegetali che lo popolano ed un diverso grado di fruibilità da parte delle persone che, a vario titolo, lo frequentano. L’attività agricola in montagna si pone oggi quale baluardo insostituibile a difesa del territorio, con particolare riferimento alle aree aperte, quali prati, pascoli e praterie che, prime fra tutte, subiscono modificazione a causa dell’abbandono.

Quali sono allora gli strumenti che possono permettere il mantenimento ed il consolidamento delle realtà agricole esistenti, così importanti anche per la salvaguardia del territorio e del paesaggio montano? Tra essi sicuramente la diversificazione delle attività all’interno dell’azienda agricola, in una realtà multifunzionale che permetta di integrare il reddito principale derivante dalla coltivazione del fondo e dall’allevamento degli animali. L’attività agrituristica si pone, in tal senso, quale forma principale di diversificazione, da attuare in connessione e complementarietà con le attività agricole principali. Questi due ultimi concetti stanno alla base della legislazione regionale vigente in materia agrituristica (Legge Regionale del Veneto n. 9 del 18.04.1997 e suo regolamento di attuazione). Nella legge viene stabilito, infatti, che l’attività agrituristica debba essere sempre collegata ad un’azienda agricola esistente e che rimangano prevalenti, in termini di ore-lavoro annuali, le attività agricole principali. L’imprenditore agricolo, sia in forma di ditta individuale sia in forma associata, qualora intenda avviare un’attività agrituristica, dovrà sempre dimostrare come requisito il rispetto del rapporto di complementarietà tra le ore lavorative agricole e quelle agrituristiche, il cui totale dovrà sempre essere a favore delle prime. Lo strumento attraverso il quale viene dimostrato il rispetto di tale rapporto è il Piano agrituristico aziendale. In esso, vengono dettagliati l’ordinamento colturale dell’azienda ed il numero e la tipologia di capi animali allevati (suddivisi per categorie: vacche da latte, manze, cavalli, ovi-caprini, avicoli, ecc.), nonché le attività agrituristiche che si intendono praticare (l’alloggio in camere o in monolocali autonomi, la ristorazione, le attività didattiche, ecc.). Secondo dei valori tabellari presenti in legge, viene calcolato, in base alle tipologie di colture ed allevamenti presenti in azienda, il monte ore-lavoro agricole annuali, che viene confrontato con il totale di quelle necessarie allo svolgimento delle attività agrituristiche previste. Per poter avviare un agriturismo, oltre al rispetto del rapporto di connessione e complementarietà tra le attività agricole principali e quelle agrituristiche, è necessario che sia svolta da almeno un biennio un’attività di impresa agricola e sia stato frequentato dall’operatore un apposito corso formativo con insegnamenti inerenti alla legislazione agrituristica, all’organizzazione e alla gestione aziendale, alla normativa igienico-sanitaria, alla gestione della ricettività, ecc. Per i giovani imprenditori agricoli di età inferiore ai quarant’anni ed in possesso di un titolo di studio in materie agrarie (diploma di agrotecnico, laurea in scienze agrarie e forestali, ecc.), non è richiesto l’obbligo dello svolgimento dell’attività agricola da almeno un biennio. Lo stesso vale per i parenti ed affini fino al terzo grado che intendano subentrare al gestore nella titolarità della medesima azienda. Diverse sono le attività agrituristiche che possono essere avviate all’interno di un’azienda agricola. L’offerta di alloggio può essere praticata sia con utilizzo di camere, sia mediante l’uso di mini-alloggi o piccoli appartamenti indipendenti ricavati nei fabbricati aziendali o nell’abitazione del titolare. Il limite massimo per tale attività è dato dal numero di posti letto totali presenti in azienda che non può superare il numero di trenta. Per quanto riguarda la ristorazione, essa presenta dei vincoli inerenti alle materie prime utilizzate per la preparazione dei piatti: queste devono provenire dall’azienda, in termini di valore, per almeno il 25% del totale nelle zone di montagna (60% per quelle di collina e pianura).

La rimanente quota deve provenire da produttori agricoli singoli o associati a cooperative agricole di trasformazione e vendita di prodotti. È consentito non più del 15% in valore di prodotti diversi. La legge regionale stabilisce, inoltre, dei limiti circa il numero di posti a sedere ed il numero totale di giornate annuali di apertura per l’attività di ristorazione (210 giornate massime di apertura in presenza di 60 posti a sedere, 160 giornate in presenza di 80 posti a sedere). Oltre alla tradizionale ristorazione, all’interno delle aziende agrituristiche è possibile praticare anche l’attività di somministrazione spuntini (piatti freddi e piccoli assaggi non riferibili a pasti completi, nonché panini serviti durante tutta la giornata) che non ricade nei limiti temporali e di capienza previsti per la ristorazione, ma prevede comunque l’obbligo della prevalenza aziendale della materia prima utilizzata (pari almeno al 51%, in valore, del totale). Nel regolamento di attuazione della Legge Regionale n. 9/1997, un apposito articolo è dedicato alle attività agrituristiche svolte in malga (art. 20). In esso, tra le varie indicazioni, è stabilito che per «somministrazione di spuntini e bevande», ricavati prevalentemente da prodotti aziendali, si intende la somministrazione di polenta, formaggi e salumi, nonché di eventuali altri prodotti tipici di malga, aspetto questo comune nella realtà bellunese. Oltre alle tradizionali attività agrituristiche fin qui descritte, si ricorda che rientrano tra quelle esercitabili anche la vendita di prodotti aziendali, ancorché lavorati in proprio, nonché quelli ricavati da materie prime dell’azienda attraverso lavorazioni esterne e l’agricampeggio che consiste nel dare accoglimento in spazi aperti, purché attrezzati di servizi essenziali in conformità alle norme igienico-sanitarie, destinati alla sosta di campeggiatori e caravan. Infine, l’operatore agrituristico può organizzare attività di tipo didattico, culturale, sportivo e ricreativo in genere che devono essere sempre in connessione con l’azienda, con l’ambiente e con la cultura rurale del luogo.

L’attività agrituristica può essere esercitata solo a seguito del rilascio dell’autorizzazione comunale all’esercizio, dopo che l’azienda è stata precedentemente iscritta nell’elenco degli operatori agrituristici da parte della Commissione agrituristica provinciale che ne ha anche contestualmente approvato il Piano agrituristico aziendale. L’agriturismo in provincia di Belluno con particolare riferimento all’Alto Bellunese. Viene ora tracciato un quadro delle attività agrituristiche presenti in provincia di Belluno, con particolare riferimento alla zona dell’Alto Bellunese (comprendente i territori del ComelicoZona % % % % Alto Bellunese 40 39 18 47 1300 37 248 40 Tot. provincia BL 103 38 3473 617 Aziende Agrituristiche Agriturismo svolto in malga Ristorazione: posti a sedere autorizzati Alloggio: posti letto autorizzati Fig. 1.1 - Agriturismi in provincia di Belluno. Situazione al 30.4.2010 (in giallo l’area dell’Alto Bellunese). Tab. 1.1 - Confronto agriturismi Alto Bellunese e totale provincia di Belluno (dati al 30.4.2010).

Sappada, del Cadore, della Valle del Boite-Cortina, di Zoldo e dell’Agordino). Al 30.04.2010 sono attive in tutto il territorio provinciale bellunese n. 103 aziende agrituristiche (figura 1.1); di queste il 39% (40 aziende) è localizzato nella parte nord della provincia. Molte di queste attività vengono svolte in malga: si calcola che su un totale provinciale di 38 aziende agrituristiche di malga, 18 sono quelle dell’Alto Bellunese (47%). Il territorio provinciale è in grado di offrire in totale 3.473 posti a sedere in agriturismo, per la ristorazione, 1.300 dei quali derivano dalla somma dei posti autorizzati negli agriturismi del Comelico-Sappada, del Cadore-Cortina, di Zoldo e dell’Agordino. I posti letto sono, invece, 617 in tutto il bellunese, dei quali circa 250 nella parte nord della provincia (tabella 1.1.).

Considerando, ora, nello specifico la dislocazione delle aziende agrituristiche all’interno delle varie aree turistico-geografiche dell’Alto Bellunese (figure 1.2 e 1.3), si può notare che queste sono collocate in prevalenza in Comelico-Sappada (11 aziende) e, a seguire, nelle altre zone: Val Biois (6 aziende), Cadore - Auronzo e Misurina (5 aziende), Civetta (5 aziende), Cortina d’Ampezzo (4 aziende), Arabba e Marmolada (4 aziende), Conca

Fig. 1.2 - Distribuzione degli agriturismi in provincia di Belluno per aree turistico-geografiche (al 30.4.2010).

Fig. 1.4 - Distribuzione degli agriturismi per comuni dell’Alto Bellunese (situazione al 30.4.2010).

AZIENDE AGRITURISTICHE ALTO BELLUNESE per aree geografiche AZIENDE AGRITURISTICHE ALTO BELLUNESE per comune Fig. 1.3 - Distribuzione degli agriturismi per aree turistico-geografiche dell’Alto Bellunese (situazione al 30.4.2010).

Agordina (4 aziende), Val Boite (1 azienda).

All’interno di tali aree le aziende si distribuiscono nei diversi comuni, come riportato in figura 1.4. Si può notare come queste si collochino in prevalenza nei comuni di Auronzo di Cadore, Falcade, Cortina d’Ampezzo e San Pietro di Cadore, mentre manchino nei comuni del Centro Cadore.

Considerando, infine, i dati relativi agli operatori agrituristici, dalla tabella 1.2 è possibile verificare come l’età media dei gestori sia di 49 anni, con un valore di giovani imprenditori agricoltori titolari di attività agrituristica piuttosto basso (solo 9 gestori su 40 presentano età inferiore ai 40 anni). La metà dei titolari presenta un’età compresa tra i 40 e i 55 anni, il 10% ha più di 65 anni. Per quanto riguarda il sesso circa un quarto del totale dei gestori è donna (tabella 1.3).

Conclusioni

Dai dati sopra esposti, è possibile concludere come l’attività agrituristica possa avere ancora ampie possibilità di sviluppo sia nell’Alto Bellunese sia, più in generale, in tutto il territorio della provincia di Belluno. L’agriturismo si pone, infatti, quale importante opportunità di diversificazione economica all’interno delle aziende agricole, in grado di creare un incremento del reddito derivante dalle attività principali di allevamento degli animali e di coltivazione del fondo. Lo stesso Programma di Sviluppo Rurale della Regione Veneto 2007-2013, in particolare con l’asse 3 «Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale» e con l’asse 4 «Leader», prevede, attraverso le proprie misure di finanziamento, un sostegno volto allo sviluppo delle attività di diversificazione economica all’interno delle aziende agricole, tra cui l’agriturismo. Nello specifico, all’interno dei Programmi di Sviluppo Locale dei Gruppi di Azione Locale «Alto Bellunese» e «Prealpi e Dolomiti», è prevista una misura di finanziamento, la numero 311, dedicata alla diversificazione economica e, più precisamente, allo sviluppo dell’ospitalità agrituristica (azione 2). Sono queste le principali forme di finanziamento che

Tab. 1.2 - Età dei titolari di agriturismo nell’Alto Bellunese (dati al 30.4.2010). Tab. 1.3 - Suddivisione per sesso dei titolari di agriturismo nell’Alto Bellunese (dati al 30.4.2010). Età n° titolari % fino a 40 anni 9 23% da 41 a 55 anni 20 50% da 56 a 65 anni 7 18% più di 65 anni 4 10% TOTALE 40 Media (anni) 49 Sesso titolare N° F 11 M 29 TOTALE 40

vengono attualmente messe in campo per l’incremento delle attività agrituristiche mediante i contributi comunitari del F.E.A.S.R., Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale. Va precisato, infine, che l’attività agrituristica può essere svolta anche da agricoltori non a titolo principale, che svolgono l’attività agricola anche in forma di part-time e sono previste delle agevolazioni, per quanto riguarda la sussistenza dei requisiti richiesti per l’iscrizione nell’elenco degli operatori agrituristici, per i giovani imprenditori agricoli di età inferiore ai quarant’anni ed in possesso di un titolo di studio in materie agrarie. L’agriturismo si pone come attività in grado di proporre una forma di turismo strettamente legata al territorio, alle sue tradizioni, ai suoi prodotti e piatti tipici. Un modo di vivere l’ambiente montano e rurale in genere, a diretto contatto con chi ne deve essere sentinella e presidio: l’agricoltore. Nota: si ringrazia per la consulenza nelle elaborazioni cartografiche il dott. Umberto Zulian del Servizio Sistemi Informativi dell’Amministrazione provinciale di Belluno.

Bibliografia consultata

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statistiche delle aziende agricole - Dati anno 2006, Amministrazione provinciale di Belluno, novembre 2007;

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Belluno - Cadore Cortina - Feltre - Asiago Altopiano dei Sette Comuni - Tarvisio, Tipografia Piave - Belluno, maggio 2009.

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  • - Legge Regionale del Veneto del 18 aprile 1997 n. 9 - «Nuova disciplina per l’esercizio dell’attività agrituristica».
  • - Regolamento Regionale del 12 settembre 1997 n. 2 «Regolamento d’attuazione della Legge Regionale 18

aprile 1997 n. 9 - Nuova disciplina per l’esercizio dell’attività agrituristica».