Zhifang waiji

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Pagine del Zhifang Waiji, che mostrano le Steppe euroasiatiche e l'Oceano Indiano dal Corno d'Africa alla Penisola malese

Il Zhifang waiji (cinese: 職方外紀T, Zhífāng wàijìP, lett. "Registro delle terre straniere", coreano: 직방외기?, Jikbang OegiLR) è un atlante in lingua cinese pubblicato nel 1623, compilato nella sua versione definitiva dal gesuita bresciano Giulio Aleni e dal letterato cinese Yang Tingyun, per alcune parti su materiale precedentemente preparato dai missionari Sabatino De Ursis e Diego de Pantoja in Cina nei primi anni del XVII secolo. Il nome letteralmente si riferisce alle terre oltre la competenza dello Zhifang Si, l'ufficio cartografico imperiale.[1] È stato il primo atlante dettagliato della geografia globale disponibile in cinese.[2]

Paternità[modifica | modifica wikitesto]

Alla fine del XVI secolo la cartografia occidentale venne introdotta in Cina da Matteo Ricci, che nel 1602 produsse la Kunyu Wanguo Quantu, la prima mappa mondiale della Cina. L'imperatore Wanli, che commissionò la mappa a Ricci, successivamente ordinò ai suoi colleghi Diego de Pantoja e Sabatino de Ursis di produrre un libro che spiegasse la geografia dei nuovi paesi; essi produssero una prima stesura di due dei cinque capitoli dell'opera; il loro lavoro fu modificato, completato e rivisto da Giulio Aleni. Nel 1623, il libro fu finalmente pubblicato da Yang Tingyun a Hangzhou e tre anni dopo fu ripubblicato in un'edizione rivista nel Fujian.[3][4]

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]

Gli otto rotoli del Zhifang Waiji dividono il mondo in cinque continenti, ognuno con mappe e descrizioni separate. Questi sono denominati Asia, Europa, Libia (Africa), Americhe e Magellanica (la trattazione dell’Europa è più approfondita di quella degli altri continenti).[3] Una sezione aggiuntiva si occupa degli oceani.[5][6]

Una delle fonti principali del libro fu la Geografia di Giovanni Antonio Magini, un'edizione della Geografia di Tolomeo pubblicata a Venezia nel 1596. Molti passi del testo cinese di Aleni sono traduzioni e/o rielaborazioni di pagine della Geografia di Magini.[7]

Impatto culturale[modifica | modifica wikitesto]

Il Zhifang Waiji è stato introdotto in Corea da Jeong Duwon nel 1631, che lo ricevette in dono dal traduttore gesuita João Rodrigues Tçuzu.[8][9]

Il libro venne introdotto in Giappone durante il periodo Edo, ma fu inizialmente vietato perché scritto da autori cattolici e dal momento che, in un primo momento, fu pubblicato all'interno di una raccolta di scritti cristiani. Il divieto venne meno nel 1720 quando vennero consentiti l'acquisto e la vendita di opere che non riguardavano direttamente il cristianesimo. Il libro fu venduto per la prima in Giappone nel 1731. Nonostante sia stato stampato in una sola edizione, il Zhifang Waiji ebbe un enorme successo in Giappone.[10]

Gran parte del testo fu riutilizzato da Ferdinand Verbiest nel 1674 per il suo Kunyu Tushuo (Spiegazione della mappa del mondo) e fu ristampato in una serie di collezioni, tra cui la collezione di studi celestiali di Li Zhizao, il Siku Quanshu e in molte enciclopedie dei secoli XIX e XX [4][5][6][11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Laura Hostetler, Qing Colonial Enterprise: Ethnography and Cartography in Early Modern China, University of Chicago Press, 15 dicembre 2005, p. 56, ISBN 978-0-226-35421-7.
  2. ^ (ZH) Xiping Zhang, 跟随利玛窦到中国, 五洲传播出版社, 2006, p. 76, ISBN 978-7-5085-0982-2.
  3. ^ a b Chronicle of Foreign Lands, su wdl.org, World Digital Library. URL consultato il 24 aprile 2015.
  4. ^ a b Zhifang waiji 職方外紀, su the Ricci Institute Online Library Catalogue, Ricci Institute. URL consultato il 24 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 14 settembre 2017).
  5. ^ a b Stephen Uhalley e Xiaoxin Wu, China and Christianity: Burdened Past, Hopeful Future, Routledge, 4 marzo 2015, p. 49, ISBN 978-1-317-47501-9.
  6. ^ a b Diana Lary, The Chinese State at the Borders, UBC Press, 1º novembre 2011, p. 36, ISBN 978-0-7748-4087-3.
  7. ^ Paolo De Troia, Giulio Aleni, Geografia dei paesi stranieri alla Cina. Zhifang waiji, P. De Troia (a cura di), Fondazione Civiltà Bresciana, Brescia 2009. ISBN.
  8. ^ Chongko Choi, On the Reception of Western Law in Korea, in Korean Journal of Comparative Law, Vol. 141, 1981..
  9. ^ Chongko Choi, Traditional Korean Law and Its Modernization (DOCX), in Transactions of the Royal Asiatic Society, Korea Branch, Vol. 64, 1989, p. 4. URL consultato il 13 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2016)..
  10. ^ Matsuda Wataru e Joshua A. Fogel, Japan and China: Mutual Representations in the Modern Era, Routledge, 13 settembre 2013, pp. 18–19, ISBN 978-1-136-82109-7.
  11. ^ Vimalin Rujivacharakul, H. Hazel Hahn, Ken Tadashi Oshima e Peter Christensen, Architecturalized Asia: Mapping a Continent through History, Hong Kong University Press, 1º novembre 2013, p. 25, ISBN 978-988-8208-05-0.