XVideos

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XVideos
sito web
Logo
Logo
URLwww.xvideos.com
Tipo di sitovideo sharing
LinguaInglese
Registrazionefacoltativa
CommercialeNo
ProprietarioStéphane Pacaud
Lancio1º marzo 2007
Stato attualeattivo
SloganFree Porn Videos /The Best Free Porn Site/ Bigger and Better than the other

XVideos è un sito web di video sharing, libero e gratuito, a contenuto pornografico. Nel novembre 2010 è risultato essere il sito pornografico più popolare al mondo, avendo temporaneamente superato Pornhub. Nel gennaio 2012 ha inoltre sorpassato il sito per adulti di Videochat dal vivo LiveJasmin[1].

Secondo la Alexa si trova stabilmente posizionato tra i 50 siti più popolari di Internet (ad aprile 2014 era 43°) attualmente è il 25° sito più visitato in Italia (2018)[2]; a partire dall'inizio del 2013 ha mediamente 350 milioni di visitatori mensili, fornendo all'incirca 29 petabyte di dati trasferiti ogni mese.[3]

Dal 3 al 13 febbraio 2012 la pagina speciale di caricamento video è stata temporaneamente disattivata in attesa di una revisione completa, alla ricerca ed eliminazione di tutti quei contenuti che includessero anche minorenni e che quindi avrebbero comportato la cancellazione del sito o al pagamento di un'ingente multa[4].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

XVideos funge da aggregatore di contenuti pornografici, un sito Web che consente di accedere a contenuti per adulti in un modo simile a quello di YouTube per contenuti generali[5]. I video clip sono mescolati con contenuti amatoriali e di altro tipo. Nel 2012, XVideos era il più grande sito Web porno al mondo, con oltre 100 miliardi di pagine visualizzate al mese[6]. Fabian Thylmann, il proprietario di MindGeek, ha tentato di acquistare XVideos nel 2012 al fine di creare il monopolio dei siti pornografici. Il proprietario francese di XVideos ha rifiutato un'offerta dichiarata di oltre 120 milioni di $ dicendo "Mi dispiace, devo andare a giocare a Diablo II"[senza fonte]. Nel 2014, XVideos ha costretto i fornitori di contenuti a impegnarsi a rinunciare al diritto di eliminare i video dai loro account per un numero superiore a tre video al mese, impedendo così di fatto di rimuovere immediatamente i loro account[senza fonte]. Ad oggi Xvideos rimane uno dei pochi fornitori di contenuti per adulti mainstream, rispetto alla diretta concorrenza (xHamster e Pornhub), a NON richiedere liberatorie per uso immagine, né documenti identificativi dei modelli, nemmeno per i fornitori di servizi a pagamento.

Nel mese di aprile 2020, XVideos è stato oscurato in Italia dalla Polizia Postale per la diffusione di materiale pedopornografico[7], per poi essere successivamente riattivato entro la fine del mese

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

I video possono ricevere un rating, attribuito da coloro che lo guardano; vi è una suddivisione in categorie, che possono spaziare da amatoriale ad anale, da gay a interrazziale, da lesbiche a masturbazione.

Gli utenti registrati, oltre che fare upload (al 2014 più di tremila al giorno), possono anche salvare i video preferiti, per una visione successiva. Lascia infine anche la possibilità di scaricare gratuitamente dei video visionati.

Traffico Web e classifica[modifica | modifica wikitesto]

Schermata della pagina di accesso di Xvideos

A partire da dicembre 2018, XVideos è stato considerato il decimo sito Web più popolare al mondo da SimilarWeb nella categoria generale e 1° nella categoria per adulti[8].

Censure[modifica | modifica wikitesto]

India[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2015, la società è stata presa di mira dal governo indiano in un elenco di 857 siti Web "pornografici", che includeva anche siti Web non pornografici come CollegeHumor[9]. Nel 2018, i principali fornitori di servizi Internet hanno bloccato l'accesso a XVideos e ad altri siti porno[10].

Libano[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2014, il ministro delle telecomunicazioni libanese ha ordinato ai fornitori di servizi Internet di bloccare sei siti Web pornografici, tra cui XVideos[11].

Malesia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2015 il governo malese ha proibito a XVideos di violare il Communications and Multimedia Act del 1998, che vieta la "distribuzione digitale" di "contenuti osceni"[12].

Filippine[modifica | modifica wikitesto]

Il 14 gennaio 2017, il presidente Rodrigo Duterte ha bloccato XVideos come parte del Republic Act 9775 o della legge sulla pornografia infantile[13].

Venezuela[modifica | modifica wikitesto]

Il 14 giugno 2018, la società di telecomunicazioni e servizi Internet CANTV ha bloccato l'accesso al sito Web senza fornire alcuna dichiarazione al riguardo[14].

Bangladesh[modifica | modifica wikitesto]

Il 19 febbraio 2019, il governo del Bangladesh ha bloccato l'accesso al sito insieme a 20.000 altri siti pornografici come parte della loro guerra anti-porno[15].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Statistics Summary for Xvideos.com, su alexa.com, Estados Unidos, Alexa Internet, 1º ottobre 2012. URL consultato il 5 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2019).
  2. ^ Xvideos.com Site Info, su alexa.com, Alexa Internet. URL consultato il 1º aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2019).
  3. ^ Sebastian Anthony, Just how big are porn sites?, in ExtremeTech, New York, NY, Ziff Davis Media, 4 aprile 2012, OCLC 489265532. URL consultato il 7 aprile 2012.
  4. ^ (EN) XVideos.com Tube Site Accused of Strong-Arming Uploaders, su avn.com. URL consultato il 24 settembre 2020.
  5. ^ (EN) Naked capitalism, su economist.com. URL consultato il 24 settembre 2020.
  6. ^ (EN) Report: The Internet Really Is for Porn, su xbiz.com. URL consultato il 24 settembre 2020.
  7. ^ Gabriele Pati, XVIDEOS oscurato in Italia per pedopornografia?, su DrCommodore, 23 aprile 2020. URL consultato il 24 aprile 2020.
  8. ^ (EN) Top weblist, su similarweb.com. URL consultato il 24 settembre 2020.
  9. ^ (EN) Xvideos.com has the most subtle but brilliant response to govt's #Pornban, su firstpost.com. URL consultato il 24 settembre 2020.
  10. ^ (EN) Reliance Jio blocks porn websites in India after DOT orders closure of 827 adult websites: Report, su timesnownews.com. URL consultato il 24 settembre 2020.
  11. ^ (EN) Lebanon Blocks Six Porn Sites, Sparks Fears of Further Censorship, su smex.org. URL consultato il 24 settembre 2020.
  12. ^ (EN) Malaysia porn ban: xVideo, PornHub among websites blocked for 'obscene content', su ibtimes.co.in. URL consultato il 24 settembre 2020.
  13. ^ (EN) Popular porn sites blocked in Philippines, su bbc.com. URL consultato il 24 settembre 2020.
  14. ^ (ES) Cantv bloqueó acceso a tres páginas pornográficas en Venezuela, su el-nacional.com. URL consultato il 24 settembre 2020.
  15. ^ (EN) Bangladesh blocks 20,000 websites in anti-porn ‘war’, su aljazeera.com. URL consultato il 24 settembre 2020.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]