Villa Cicogna

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Villa Boncompagni alla Cicogna
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàLa Cicogna, San Lazzaro di Savena
IndirizzoVia Emilia Levante 242/244, La Cicogna, San Lazzaro di Savena (BO)
Coordinate44°27′48.41″N 11°25′07.13″E / 44.463446°N 11.418647°E44.463446; 11.418647
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXVI secolo
Inaugurazione1579
Stilemanierista
Piani1
Realizzazione
ArchitettoJacopo Barozzi (attribuzione)
CommittenteGiacomo Boncompagni

Villa Cicogna o, più propriamente, Villa Boncompagni alla Cicogna,[1] è una residenza cinquecentesca situata a San Lazzaro di Savena, nella frazione de La Cicogna, nella città metropolitana di Bologna.

È considerata dalla critica uno degli ultimi lavori dell'architetto Jacopo Barozzi, anche se solo ufficiosamente, a causa della sua morte nel 1573. Il progetto iniziale prevedeva un secondo piano, mai realizzato.[1][2][3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio fu commissionato dal marchese Giacomo Boncompagni, figlio legittimato di Ugo Boncompagni[4] (quest'ultimo salito al soglio pontificio nel 1572, con il nome di Gregorio XIII).

Nel seicento la proprietà (sino a qui inutilizzata[5]) passò alla famiglia fiorentina dei Falconieri[2] e nel 1743 ai Principi Colonna e da questi, per matrimonio ai Pepoli.[1]

Eleonora Colonna (moglie del conte Sicinio Pepoli[6]) fece sottoporre a restauro la tenuta, riordinandone anche la cappella, disponendo affinché venissero realizzati stucchi e affreschi per la loggia e le sale[5]; commissionò le decorazioni al paesaggista Carlo Lodi e al figurista Antonio Rossi, i quali, attraverso la collaborazione con Giuseppe Buratti e Tertulliano Tarroni, completarono quaranta tempere a muro a favore delle undici sale interne. Tali affreschi, nel corso degli anni furono sottoposti a rimozione e finirono in parte perduti[1].

Per una decina d'anni, nell'ottocento, il politico Gioacchino Napoleone Pepoli fu il proprietario di Villa Cicogna[5].

Vari passaggi di proprietà si susseguirono nel tempo: subentra la famiglia Paleotti, quindi gli Aldrovandi[7], Candida Cremonini (vedova Ferretti), nel 1883[8], e l'industriale di Crevalcore Gaetano Barbieri[9], nel 1920; negli anni ottanta, la tenuta venne rilevata dalla società "Villa Cicogna", che commissionò al pittore Ubaldo Della Volpe il ripristino degli spazi rimasti vuoti per via delle antiche tempere asportate[1].

La proprietà della villa e della tenuta circostante passò nel 1987 alla società Belchi '86 srl, che l'acquistò da un'altra società, la Nanta srl. La Belchi '86 richiese e ottenne dal Comune il permesso di costruire su parte della tenuta un complesso alberghiero e congressuale, realizzato fra il 2005 e il 2008.[10] Come da convenzione, la Belchi '86 cedette al Comune nel 2010 12 ettari di parco, incluso un percorso ciclo-pedonale realizzato lungo il tratto perimetrale della tenuta. La Belchi '86 srl andò in fallimento nel 2011 a seguito dell'arresto per frode fiscale dell'imprenditore laziale Raffaele di Mario, il cui gruppo DIMAFin aveva rilevato la società nel 2005.[11][12]

Dal 2012 la residenza e il complesso alberghiero circostante appartengono al gruppo finanziario Unipol,[4] il quale ha mantenuto la destinazione d'uso delle titolarità recenti.[2][13] Dal 2016 il gruppo assicurativo dedica Villa Cicogna ad attività di formazione per dipendenti, agenti e stakeholder.[13]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'accesso storico alla villa si trova lungo la via Emilia, in fondo a un lungo viale di tigli e immersa in un parco di 27 ettari. Il piano terra, nonché l'unico piano della villa, presenta in facciata un grande pronao a sette archi a tutto sesto, con alle estremità due nicchie contenenti statue.

All'interno si trovano le tempere a parete superstiti realizzate da Carlo Lodi e Antonio Rossi, in collaborazione con Giuseppe Buratti e Tertulliano Tarroni. I soggetti rappresentati riguardano episodi biblici (Storie di Mosè), mitologici (con la Storia di Telemaco, ispirata al romanzo Les aventures de Télémaque del filosofo francese Fénelon) e vicende belliche europee del periodo del settecento[1][14].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Villa Boncompagni alla Cicogna - S. Lazzaro di Savena, su kaleidosmusica.it. URL consultato il 15 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2015).
  2. ^ a b c Ville e chiese, su grifo.org. URL consultato il 15 febbraio 2015 (archiviato il 15 febbraio 2015).
  3. ^ Palazzo Boncompagni - La Cicogna di San Lazzaro di Savena PDF
  4. ^ a b Villa Cicogna, su turismoinpianura.cittametropolitana.bo.it. URL consultato il 15 febbraio 2015 (archiviato il 15 febbraio 2015).
  5. ^ a b c Mezza Europa è passata per Villa Cicogna Archiviato il 15 febbraio 2015 in Internet Archive. PDF
  6. ^ Carlo Lodi e Antonio Rossi, su bigli.com. URL consultato il 15 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2015).
  7. ^ Dimora dei papi Archiviato il 15 febbraio 2015 in Internet Archive. PDF
  8. ^ La Palazzina Pepoli, su percorsistorici.it. URL consultato il 15 febbraio 2015 (archiviato il 15 febbraio 2015).
  9. ^ L'Anonima costruzioni macchine automatiche (Acma) Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive. PDF
  10. ^ Relazione di stima proprietà, Tribunale Ordinario di Roma - Sezione Fallimentare, Fall. n. 165/2011 della Belchi 86 srl
  11. ^ Villa Cicogna, il passato che ritorna, su sanlazzaronews.blogspot.it. URL consultato il 4 maggio 2019 (archiviato il 30 aprile 2017).
  12. ^ Villa Cicogna verso l'asta fallimentare Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive. PDF
  13. ^ a b Unipol, 30 milioni per Villa Cicogna e si compra anche l'Hilton Garden Inn, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 15 febbraio 2015 (archiviato il 15 febbraio 2015).
  14. ^ Storia Archiviato il 15 febbraio 2015 in Internet Archive.

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