Utente:Thewriter01/Sandbox

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William Pezzulo (Brescia, 7 febbraio 1986) è una delle prime vittime accertate in Italia di aggressione con acido, avvenuta ad opera della sua ex fidanzata e di un complice nel settembre 2012. E’ anche un attivista nel campo dei diritti delle vittime di reati violenti e intenzionali.

Figlio di un maresciallo dell’esercito e di una casalinga, William cresce e studia a Travagliato (BS). Nel 2011 rileva l’attività di un bar ad Azzano Mella, che gestisce con i familiari. La sua vita scorre regolare fino al 19 settembre 2012, giorno in cui si consuma l’attentato che gli stravolge l’esistenza.

L'aggressione con acido

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L’agguato ai danni di William è pianificato e compiuto dalla sua ex fidanzata, Elena P., con l’aiuto di un complice, Dario B. La ragazza, incapace di accettare la decisione di William di chiudere la loro relazione, vuole vendicarsi di lui e sceglie l’acido solforico per “dargli una lezione”, come confesserà ai carabinieri il giorno successivo[1]. Entrambi incappucciati, i due sorprendono William mentre esce dall'abitazione di un’amica, nella notte fra il 19 e il 20 settembre 2012. Dopo che il complice lo tramortisce a colpi di spranga, è Elena a versare addosso a William un litro di acido solforico, causandogli invalidità permanente e lesioni gravissime.

Il processo penale si conclude con la condanna per entrambi gli aggressori (rei confessi) a dieci anni di carcere e al risarcimento dei danni economici e morali, che nessuno dei due risarcisce perché entrambi nullatenenti. La pena viene ridotta per Elena a otto anni in appello e così confermata in Cassazione.[2]

Nel dicembre 2015 l'ex fidanzata chiede gli arresti domiciliari.

Postumi e conseguenze

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Nei giorni immediatamente successivi all'incidente, William perde un occhio, entrambe le orecchie e riporta ustioni di terzo grado sul 35% del corpo. Dopo una degenza di due mesi e mezzo in terapia intensiva a Brescia prima e a Genova poi, nel dicembre 2012 William fa rientro a casa. La trafila negli ospedali però non si interrompe: solamente tra il 2012 e il 2015, William deve affrontare 28 interventi chirurgici ricostruttivi.

Non avendo ricevuto nessun tipo di risarcimento né di assistenza, la famiglia si vede costretta prima a vendere il proprio esercizio commerciale, poi ad aprire una colletta online[3], per far fronte alle numerose spese mediche e legali.

La mobilitazione per i diritti delle vittime

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William è comparso con i familiari in varie trasmissioni televisive per raccontare la sua esperienza e sensibilizzare l’opinione pubblica al tema delle aggressioni con acido[4].

A fine 2015, William inizia una battaglia per la tutela dei diritti delle vittime di violenza, in particolare per quanto riguarda il risarcimento dei danni loro spettanti. L’Italia è infatti, assieme alla Grecia, l’unico Paese europeo ad aver recepito soltanto parzialmente la direttiva europea 80/2004, che prevede per gli Stati membri l’obbligo di provvedere a un indennizzo “equo e adeguato” delle vittime di violenza nei casi in cui i colpevoli siano incapienti. Tale rimborso in Italia è attualmente previsto soltanto per le vittime di terrorismo, criminalità organizzata e usura; in tutti gli altri casi, chi subisce violenza non percepisce nessun risarcimento.

Nel gennaio 2016 la famiglia di William lancia una petizione online sul popolare sito Change.org[5], per chiedere al governo italiano di istituire un fondo di garanzia a tutela delle vittime di reati violenti e intenzionali.

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