Utente:Sophista/Sandbox4

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L'Arbitrato di Vienna

(conferenza di Monaco)

Nei circoli politici ungheresi i risultati della Conferenza di Monaco vennero accolti con grande delusione, non avendo portato nessun van-taggio territoriale all'Ungheria. Il Governo di Imrédy comunque non fece pressioni e non minacciò l'uso della forza in Slovacchia, essendo l'esercito ungherese in pessime condizioni, incapace di prendere ini-ziative militari. Per questo il Governo ungherese decise di seguire la strada di una "pacifica" revisione del trattato del Trianon, attraverso negoziati internazionali, condotti nello "spirito di Monaco", in difesa della minoranza ungherese in Slovacchia. L'Ungheria ponendosi come paladina dei diritti all'autodeterminazione delle minoranze ungheresi e rutene in Slovacchia, costrinse Praga al negoziato.

Nei giorni tra il 9 e il 13 ottobre 1938, la delegazione ceco-slovacca, guidata da Tiso, si incontro con i rappresentanti ungheresi a Komárno. La delegazione ungherese chiese la revisione dei confini slovacchi, in modo da includere nell'Ungheria tutti i territori abitati da ungheresi, secondo il censimento del 1910, pretendendo la sovranità sulle maggiori città del sud della Slovacchia, comprese Nitra e Bratislava. La delegazione ceco-slovacca invece al massimo era favorevole a rivedere i confini in base al censimento del 1930. Il disaccordo non venne risolto e così l'Ungheria lasciò il tavolo dei negoziati, appellandosi ai signatari dell'accordo di Monaco, ai quali era riservata la possibilità di decisione nel caso del fallimento dei negoziati bilaterali.

L'arbitrato di Vienna si svolse il 2 novembre 1938, con la partecipazione del ministro degli Esteri di Germania Ribbentrop e d'Italia Ciano. I due ministri presero le parti dell'Ungheria, costringendo la Slovacchia a cedere a quest'ultima un territorio di circa diecimila chilometri quadrati, lungo le forntiere meridionali, sul quale vivevano 850.000 abitanti, dei quali 270.000 slovacchi. La Slovacchia perse città come: Košice, Komárno, Dunájska Streda, Nové Zámky, Šurany, Levice, Vráble, Parkan, Lučenec, Rimavská Sobota, Fiľakovo, Jelšava, Rožňava e altre. Dopo l'occupazione dell'Ucraina subcarpatica nell'Ungheria di Horty si trovarono a vivere ben 800.000 Slovacchi, che vennero sottoposti ad una nuova e ancora più brutale politica di assimilazione.

LADISLAV DEÁK, Viedenská arbitráž [L'arbitrato di Vienna], Bratislava 1993, anche: KONŠTANTÍN ČULEN, "Viedenský rozsudok – najsmutnejšie dni slovenského národa" [L'imposizione di Vienna, i giorni più tristi per la nazione slovacca], in: JÁN VIŠŇOVAN (a cura di), Krvácajúca hranica [La frontiera insanguinata], Bratislava 1994 (2 ed.), pp. 30-37. Sulla minoranza slovacca in Ungheria si veda: EMANUEL T. BÖHM, "The Slovak Minority in Hungary: A memorandum of 1942", Slovak Studies XVI, 1976, pp. 55-118.