Utente:Salsatomato/Sandbox

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Provincia di Terra di Lavoro
Informazioni generali
CapoluogoCaserta
Altri capoluoghiCapua (fino al 1818)
Dipendente daRegno di Napoli
(1806-1816)

Regno delle Due Sicilie
(1816-1861)

Regno d'Italia
(1861-1927)
Suddiviso indal 1816 al 1861
5 distretti
49 circondari
233 comuni
315 villaggi
Dal 1861 al 1926
5 circondari
41 mandamenti
Amministrazione
Forma amministrativaIntendente
Consiglio d'Intendenza
Consiglio Provinciale
Organi deliberativiIntendente
Consiglio d'Intendenza
Consiglio Provinciale
Evoluzione storica
Inizio1806
CausaL. 189 del 8 agosto 1806 del Regno di Napoli
Fine1927
CausaL. n. 1 Regio Decreto Legislativo del 2 gennaio 1927 del Regno d'Italia
Cartografia

La provincia di Terra di Lavoro fu unità amministrativa del Regno di Napoli e delle Due Sicilie, nel 1861 passò al Regno d'Italia e fu soppressa definitivamente sul piano amministrativo col regio decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 1927 durante il regime fascista.

Regno di Napoli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Suddivisione amministrativa del Regno di Napoli.

La riforma napoleonica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio della provincia di Terra di Lavoro durante il regno di Napoli

Con la legge 132 del 1806 Sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno, varata l'8 agosto di quell'anno, Giuseppe Bonaparte riformò la ripartizione territoriale del Regno di Napoli sulla base del modello francese e soppresse il sistema feudale. Negli anni successivi (tra il 1806 ed il 1811), una serie di regi decreti completò il percorso d'istituzione delle province con la specifica dei comuni che in esse rientravano e la definizione dei limiti territoriali e delle denominazioni di distretti e circondari in cui veniva suddivisa ciascuna provincia.

La sede storica della sottointendenza di Sora, ora sede del Museo della media valle del Liri

La riforma napoleonica comportò per la "nuova" provincia di Terra di Lavoro un ridimensionamento territoriale rispetto al precedente giustizierato: venne, infatti, sancita l'istituzione della provincia di Napoli. Diversi comuni attraversati dai Regi Lagni, i Campi Flegrei, la città di Napoli, l'area vesuviana e la penisola Sorrentina furono staccati dalla Terra di Lavoro per essere inclusi nella nuova unità amministrativa voluta per dare alla capitale del regno un proprio territorio di riferimento.

Dal 1º gennaio 1817, sotto il Regno delle Due Sicilie, l'organizzazione amministrativa venne definitivamente regolamentata con la Legge riguardante la circoscrizione amministrativa delle Provincie dei Reali Domini di qua del Faro del 1º maggio 1816.

Dal 1806 al 1818, il capoluogo della provincia fu Capua e la sede degli organi amministrativi era ubicata a palazzo Antignano. Nel 1818, Caserta fu designata quale nuovo capoluogo di provincia e la sede della stessa fu ospitata nel palazzo reale[1].

Suddivisione amministrativa[modifica | modifica wikitesto]

Territorio della provincia di Terra di Lavoro durante il regno delle due Sicilie

La provincia era suddivisa in successivi livelli amministrativi gerarchicamente dipendenti dal precedente. Al livello immediatamente successivo alla provincia individuiamo i distretti che, a loro volta, erano suddivisi in circondari. I circondari erano costituiti dai comuni, l'unità di base della struttura politico-amministrativa dello Stato moderno, ai quali potevano far capo i casali[2], centri a carattere prevalentemente rurale.

La provincia comprendeva i seguenti distretti:

Ogni distretto era suddiviso in circondari per un totale di 49, i quali comprendevano complessivamente 233 comuni.

Cronotassi degli intendenti dal 1806 al 1860[modifica | modifica wikitesto]

Targa storica all'ingresso di Casalattico, in provincia di Frosinone, già in provincia di Terra di Lavoro

Elenco degli intendenti della provincia di Terra di Lavoro durante il Regno di Napoli ed il Regno delle Due Sicilie[5]:

  • Lelio Parisi (1806–1808);
  • Mastrilli Della Rocca Marigliano (1808–1809);
  • Luigi Macedonio (1809);
  • Michele Bassi duca di Alanno (1809–1815);
  • Giambattista Colajanni (1815–1816);
  • Michele Filangieri (1816–1818);
  • Costantino Filippi (1818–1820);
  • Domenico Capece Zurlo (1820–1821);
  • Domenico Cacace (1821);
  • Costantino Filippi (1821);
  • Marchese di S. Agapito (1821–1834);
  • Michele Pandolfelli (1834–1837);
  • Domenico Capece Zurlo (1838–1846);
  • Marchese Della Cerda (1846–1847);
  • Gaetano Lotti (1847–1848);
  • Giacomo Ciardulli (1848–1849);
  • Giuseppe De Marco (1849–1859);
  • Salvatore Mandarini (1859–1860);
  • Francesco Viti (1860).

Regno d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

La situazione al 1860[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Unità d'Italia.
Territorio della Provincia di Terra di Lavoro nel 1863

All'indomani dell'unità d'Italia la provincia di Terra di Lavoro era una delle più vaste d'Italia[6][7], comprendeva l'intero territorio dell'attuale provincia di Caserta, la parte meridionale dell'attuale provincia di Latina (il circondario di Gaeta), parte dell'attuale provincia di Frosinone (il circondario di Sora), tutta la parte dell'agro nolano ricompresa nell'attuale città metropolitana di Napoli e ancora una parte delle attuali province di Benevento, Avellino e Isernia. I centri principali della provincia erano Caserta, Aversa, Capua (il cui comune comprendeva anche Santa Maria di Capua, l'attuale Santa Maria Capua Vetere), San Germano (attuale Cassino), Formia (nata dall'unione dei comuni di Castellone e Mola di Gaeta), Gaeta, Sora, Isola del Liri, Fondi, Nola, Teano, Sessa Aurunca e Venafro, nonché, per importanza storica, Aquino, Arpino (città natale di Cicerone) e Roccasecca (che si contende con la stessa Aquino i natali di San Tommaso). Facevano parte della provincia, inoltre, i comuni delle Isole Ponziane: Ponza e Ventotene (quest'ultimo già parte della ex provincia di Napoli).

Suddivisione amministrativa[modifica | modifica wikitesto]

Durante il Regno d'Italia, la provincia di Terra di Lavoro venne suddivisa in quarantuno mandamenti raggruppati in cinque circondari:

Soppressione della provincia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Province d'Italia.

La graduale dissoluzione della provincia di Terra di Lavoro comincia nel 1861, con la riorganizzazione amministrativa dell'area che accompagnò l'annessione allo Stato unitario. In particolare, vari rivolgimenti furono dovuti alla creazione ex novo della provincia di Benevento.

Ultimo avviso d'asta della Provincia di Terra Lavoro pubblicato il 16 novembre del 1926 sulla Gazzetta ufficiale, prima della soppressione avvenuta il 2 gennaio del 1927.[8]

I comuni del Vallo di Lauro e del Baianese furono trasferiti alla provincia di Avellino, nel 1863, poi, l'alta valle del Volturno (che, tra gli altri, include il comune di Venafro) fu scorporata dalla provincia per entrare a far parte della provincia di Campobasso, infine, i comuni della valle Caudina e della valle Telesina afferenti alla provincia (Airola, Amorosi, Arpaia, Cerreto Sannita, Dugenta, Frasso Telesino, Sant'Agata de' Goti, Solopaca) passarono direttamente alla neonata provincia di Benevento.

Nel 1927, durante il ventennio fascista, la Terra di Lavoro fu soppressa definitivamente: la decisione del governo fu accolta con incredulità e scontento da parte della popolazione e dai vari ras locali, per un’unità amministrativa storica, che all'epoca era la più estesa del regno (192 Comuni, 5.258 km² di territorio e una popolazione di 868.000 abitanti). La decisione fu sicuramente impopolare e ritenuta penalizzante da ampi strati della popolazione che la subì in silenzio. Il Duce con un telegramma al prefetto di Caserta, motivò che tale scelta era dettata dalla precisa volontà di dare a Napoli il necessario respiro territoriale,[9][10] spiegando che la Terra di lavoro era “un’assurda eredità medievale”, per cui Caserta, sviluppatasi attorno alla reggia borbonica, per sua natura e vocazione doveva esercitare il ruolo della Versailles di Napoli.[11] Napoli in effetti, per estensione territoriale era la penultima provincia del Regno, ma l'idea di farne una città di respiro mediterraneo si dimostrò sin dal primo momento un progetto solo ed esclusivamente propagandistico del regime, che non sortì alcun effetto sulla città.[12]

All'atto della soppressione della provincia di Terra di Lavoro, i suoi comuni furono divisi tra le province di Napoli (che incorporò gli interi circondari di Caserta e di Nola ed in più i comuni di Carinola, Conca della Campania, Francolise, Marzano Appio, Mondragone, Ponza, Roccamonfina, Sessa Aurunca e Tora e Piccilli)[12], Benevento, Roma (che incorporò, tra gli altri, i comuni di Fondi, Gaeta, Formia, Minturno, Castelforte, Spigno Saturnia e Santi Cosma e Damiano), Campobasso (che incorporò sette comuni dell'alta valle del Volturno: Capriati a Volturno, Ciorlano, Gallo Matese, Letino, Prata Sannita, Pratella e Valle di Prata) e la neonata provincia di Frosinone (che incorporò il circondario di Sora).

Nel 1932 fu inaugurata la città di Littoria, poi ribattezzata "Latina", e resa comune della provincia di Roma nel 1933. Nel 1934 fu istituita la provincia di Littoria con capoluogo Littoria, città simbolo delle bonifiche fasciste, la nuova provincia fu creata unendo l'Agro Pontino proprio con l'area di Fondi, quella di Formia e Gaeta, di Minturno e Spigno Saturnia, nonché quella Vescina rappresentata da Castelforte e Santi Cosma e Damiano, in precedenza appartenute alla provincia di Terra di Lavoro.

Nel 1945, con decreto luogotenenziale n. 373 dell'11 giugno 1945 del governo Bonomi, fu istituita la provincia di Caserta, comprendente la parte della provincia di Terra di Lavoro passata alla provincia di Napoli ad eccezione del Nolano e Acerra, oltre ad alcuni comuni della valle del Volturno precedentemente appartenuti alle province di Benevento e Campobasso[13].

Nel 1946, il comune e la provincia di Littoria mutarono denominazione in comune e provincia di Latina e, infine, nel 1970, quando furono istituite le regioni, in applicazione del titolo V della costituzione repubblicana, le province di Latina e Frosinone, comprendenti una parte di territori della Terra di Lavoro, andarono a formare, insieme con le province di Roma, Viterbo e Rieti (quest'ultima istituita sotto il Fascismo per scorporo di territori dalla provincia dell'Umbria e dalla provincia di Aquila degli Abruzzi), il Lazio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Archivio di Stato di Caserta: Archivio storico della Reggia, su culturacampania.it. URL consultato il 16 agosto 2010.
  2. ^ Nel Regno delle Due Sicilie, i centri abitati privi di autorità municipale erano chiamati "villaggi", tranne in Calabria Citeriore dove erano detti "rioni", in Abruzzo "ville", in Salerno e Napoli "casali". Gabriello De Sanctis (a cura di), Dizionario statistico de' paesi del regno delle Due Sicilie, Napoli, 1840, p. 29. URL consultato il 7 agosto 2010. ISBN non esistente
  3. ^ Giordano, Natale, Caprio, Op. cit., p. 32. URL consultato il 5 agosto 2010.
  4. ^ a b Maria Rosaria Rescigno, All'origine di una burocrazia moderna: il personale del Ministero delle Finanze nel Mezzogiorno di primo Ottocento, Napoli, ClioPress, 2007, p. 103, ISBN 978-88-88904-11-5. URL consultato il 17 agosto 2010.
  5. ^ Alfredo Di Lettera, Una finestra sulla Storia, su vitulazio24ore.it, 4 febbraio 2009. URL consultato il 22 luglio 2010.
  6. ^ Le industrie nell’alta Terra di Lavoro prima e dopo l’unificazione di Ferdinando Corradini
  7. ^ Terra di Lavoro, Giovanni Barba
  8. ^ [http://augusto.agid.gov.it/#giorno=16&mese=11&anno=1926 Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia N. 264 del 16 Novembre 1926, Tipografia Stabilimento Poligrafico Dello Stato, Roma
  9. ^ Costantino Jadecola, Nascita di una provincia, Roccasecca, Le Tre Torri, 2003. ISBN non esistente
  10. ^ Giuseppe Capobianco, Dal fascismo alla repubblica in Terra di Lavoro, in Felice Corvese, Giuseppe Tescione (a cura di), Per una storia di Caserta dal medioevo all'età contemporanea, Napoli, Edizioni Athena, 1993, pp. 230-231. ISBN non esistente
  11. ^ Pantaleone Sergi L'istituzione delle 17 Province del Littorio. Tra consenso forzato e consenso immaginato - Mugugni, dissensi e disciplina, capitolo 6 pagina 188.
  12. ^ a b Giordano, Natale, Caprio, Op. cit., p. 26. URL consultato il 17 agosto 2010.
  13. ^ Decreto legislativo luogotenenziale 11 giugno 1945, n. 373, in materia di "Ricostruzione della provincia di Caserta."

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]


Categoria:Terra di Lavoro