Utente:Michelangelomartino76/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Arciconfraternita dei Sette Dolori (San Marco in Lamis)

[modifica | modifica wikitesto]

L’Arciconfraternita dei Sette Dolori è una confraternita fondata nel 1749. Ha sede presso la Chiesa Maria SS. Addolorata di San Marco in Lamis.

La confraternita fu fondata nel 1749 nella cappella dedicata alla Vergine dei Sette Dolori fatta costruire alle falde del Monte di Mezzo da Don Costantino Iannacone “ob sui peculiarem affectum” nel 1717 su una preesistente cappella del XVII sec. dedicata al martire San Felice, presso l'antico lazzaretto dei Santi Vito e Rocco. Nato verso il 1643? e morto il 13 aprile 1720 (Archivio della Collegiata di San Marco in Lamis, Registro dei Morti, n. 1), Don Costantino Iannacone fece parte del Capitolo della Collegiata e per circa un anno, dal maggio 1719 alla morte, ricoprì la carica di Arciprete conferitagli dall'Abate Commendatario Cardinale Francesco Del Giudice (a pag. 25 del Registro n. 1 dei Morti, sotto la data del 10 maggio 1719, si legge l’annotazione scritta di proprio pugno da Don Costantino: “Adonatio quae fit a me D. Costantino Iannacone uti electo ab E.mo et Rev.mo Cardinali Giudice Patrono in Aeconimum et Archipresbyterum pro interim, donec”). Devotissimo della Vergine dei Sette Dolori, a Lei dedicò la chiesa, come è testimoniato dall'iscrizione lapidea apposta sul frontespizio dell'ingresso della chiesa.

HAEC ALMA DOMUS AD RECOLENDOS SEPTEM DOLORES VIRGINIS MARIAE FUIT CANONICE ERECTA ATQUE DOTATA A SACERDOTE D. COSTANTINO IANNACONE SANCTI MARCI IN LAMIS OB SUI PECULIREM AFFECTUM CONCURRITE IGITUR FIDEL[E]S & MEMORATE DUM PARADISI CYNOSURA EST & PECCATORUM MEDICIN[A] HOC ANNO DOMINI 1717.

Poiché egli morì appena tre anni dopo la fondazione della chiesa, non ebbe modo di rendersi conto e di rallegrarsi della grande devozione per la Vergine Addolorata suscitata dal suo appello. Alcuni tentativi di erigere la confraternita vennero fatti diversi anni prima, ma la cosa non fu possibile perché mancava “una persona che fusse abile a fondare detta congregazione”. Tuttavia, Don Eustachio Vincitorio “persona abile, idonea, timorata di Dio e zelatore del bene” decise “con santa determinazione di fondare la congregazione” (dall'atto rogato presso il Notaio Donato Augello il 23 agosto 1749). Nei primi giorni del 1749 i sacerdoti Eustachio e Tommaso Vincitorio e i signori Adeodato e Michelantonio La Piccirella, Giovanni La Porta, Michele Siani, Michele Serrilli, Anselmo Calvitto, Alberto Tusiani, Ignazio Sanguedolce e Domenico Antonio Cocciardi chiesero ai fratelli Costantino, Donato, Paolo Antonio e Giuseppe Iannacone (eredi di Don Costantino) lo ius perpetuum della cappella poiché “all'unanimità essi disposero di arrollarsi sotto il Sagrato manto, e protezione di Santissima Vergine per indegnissimi fratelli, per vieppiù godere la di Lei protezione facendone una congregazione di fratelli e sorelle ascritti in un libro perché a perfezione riuscito fusse l'intento” (dall'atto rogato presso il Notaio Donato Augello il 23 agosto 1749).

La donazione trovò legale riscontro in un atto stipulato dal notaio Donato Augello il 23 agosto del medesimo anno (nell’atto si legge che i fratelli Iannacone cedevano l’uso perpetuo della chiesa “guarnita di sagro altare alla romana, due celle soprane, e sottane, e campanile con campana contiguo ad essa chiesa, calice, con patena, Missale, e Missaletto, camisi, tovaglie per la mensa dell'altare, ed altri sagri arredi”, e concedevano altresì la facoltà di aprire nella chiesa una sepoltura comune per i confratelli defunti, di apportarvi tutte le riparazioni e innovazioni ritenute opportune, e di scegliersi “a proprio arbitrio” l'Eremita; in cambio di tutto ciò, essi chiedevano semplicemente di essere ammessi a far parte della confraternita). Nello stesso periodo si ebbe anche l'approvazione da Roma, per mezzo del Priore Generale dei Servi di Maria, fra Giampietro Fancelli, dal quale don Eustachio Vincitorio ottenne “ampia facultà” di benedire “il scapolare ossia abbitino e corona agli fratelli e sorelle di detta congregazione”. Il 10 agosto 1749 prima, la Curia Romana aveva ufficialmente notificata l'approvazione della confraternita al canonico Giuseppe Torraca, vicario generale del cardinale Nicola Colonna, abate commendatario della badia di San Marco in Lamis.

La mattina del 26 agosto 1749 venne convocata “ad sonum campanae” la prima assemblea dei fratelli fondatori della confraternita (Rev. Sacerdoti Bartolomeo Pertosa, Eustachio Vincitorio, Nicola Leggiero (Niccolò), Bernardino La Porta, Domenico Antonio Mimmo, Domenico Di Carlo, ed i Magnifici Angelo Centola, Tommaso Serritelli, Filippo Vincitorio, Donato Augello, Paolo Iannacone, Diodato La Piccirella, Michele Serrilli, Giuseppe Iannacone, Domenico Rendina, Pasquale Calvitto, Costantino Iannacone, Michele Antonio La Piccirella, Saverio Mimmo, Mario di Teo, Saverio Vincitorio, Matteo Gabriele, Michel’Angelo Tangredi, Diodato Sassano) per l'elezione dei 15 “officiali” divisi in maggiori: Rettore, Prefetto (e poi Priore), Primo e Secondo Assistente e minori: Cassiere, Procuratore del Libro, cui si aggiungeranno il Maestro di Cerimonie, il Procuratore dei Morti, il Razionale, il Maestro dei Novizi, l'Archivario, il Deputato alle Feste, il Fiscale, il Tesoriere e il Sagrestano “acciocché le cose vanno tutte ordinate a somma gloria di Dio e di Sua Madre Addolorata”.

Intonatosi il Veni Creator Spiritus, don Eustachio Vincitorio invitò i presenti ad esprimere in scriptis il proprio libero voto. Risultarono eletti alla carica di rettore lo stesso Vincitorio, di prefetto Diodato La Piccirella, di primo assistente don Costantino Iannacone, di secondo assistente Giovanni La Porta, di cassiere Ignazio Sanguedolce e di procuratore del libro Tommaso Vincitorio. Il neorettore, avvalendosi delle prerogative che la carica comportava, nominò, seduta stante, maestro di cerimonie Michele Siani e sacrestano Giuseppe Vincitorio. (Libro delle conclusioni che si fanno dalli signori fratelli della venerabile congregazione di S. Maria Addolorata di questa insigne abbazia di San Marco in Lamis – Archivio dell’Arciconfraternita dei Sette Dolori) 1749 "Iesus, Maria, Ioseph" Oggi che sono li ventisei del mese d'Agosto di questo corrente anno 1749 radunati ad sonum campanae nella chiesa de Sette Dolori, tutti li [...] Sig. Fratelli, ascritti nella Congregazione: in questo stesso anno, e mese fondata per creare gl'officiali di essa, quali sono il Rettore, Prefetto, Primo, e 2° assistente, Cassiero, Procuratore del Libro, onde le cose vadano tutte ordinate a somma gloria di Dio, e di Sua Santissima Madre Addolorata, sotto il di cui titolo la Compagnia è stata eretta; ed intonatosi l'Inno Veni Creator Spiritus dal Sig. Dott. Don Eustachio Vincitorio, ogni uno pertanto dia il suo libero voto in scriptis. Lasciano eletti per pluralità de voti il Sig. Don. Eustachio Vincitorio Rettore, Prefetto il Magnifico Diodato La Piccirella, Primo, e 2° Assistente li Magnifici Costantino Iannacone, e Giovanni La Porta, Cassiero il Magnifico Ignazio Sanguedolce, e Procuratore del Libro [il] Magnifico Tomaso Vincitorio. Noi qui sottoscritto Rettore, eleggiamo per Maestro di Cerimonie, [il] Magnifico Michele Siano, e Sagrestano il Magnifico Giuseppe Vincitorio. Firmato Dott. Eustachio Vincitorio Rettore.

I confratelli provvidero subito a darsi uno statuto, approvato da Carlo III di Borbone il 30 luglio 1753 [Archivio di Stato di Napoli - Archivio diocesano di Foggia, Confraternita dell'Addolorata]. Con reale dispaccio del 24 febbraio 1780 ci sarà l’approvazione definitiva. La divisa consisteva in un sacco di lana blu. In seguito, e precisamente dal 29 luglio 1808, questa prima divisa venne usata solo durante le cerimonie funebri e le processioni della settimana santa, mentre per le processioni solenni si adottò quest'altra: “Camice di tela bianca, mozzetta di amour cremisi profilata di pelle bianca, cingolo conveniente color nero, fascia di seta bianca con l'immagine della Vergine, calzette rosse, sandali, cappelli bianchi pendenti al collo e velo bianco sul capo”.

La fondazione della confraternita si rivelò provvidenziale ai fini dell'incremento della devozione per la Vergine dei Sette Dolori. A sua volta, la diffusissima devozione per la Madonna Addolorata ebbe una benefica influenza sulla vita stessa della confraternita e della chiesa. Composta di confratelli provenienti dal ceto nobile, l'11 gennaio del 1832 la confraternita fu in grado di acquistare dalla famiglia Iannacone la chiesa, compreso il terreno che la cingeva tutt'intorno, per 110 ducati in moneta d'argento (Archivio Notarile di Foggia “Atti del Notaio Giuliano Villani”, anno 1832, fogli n. 1-4), e il 30 settembre 1834 venne dichiarata Arciconfraternita e aggregata alla Confraternita dei Sette Dolori dei Servi di Maria in Roma (Archivio dell’Addolorata ”Questionario della prima sacra visita pastorale di S. Ecc. Rev.ma Mons. Paolo Carta).

Nella seconda metà del 1800 essa raggiunse una punta così elevata, da indurre il Consiglio comunale a deliberare all'unanimità, il 27 ottobre 1872, su proposta del consigliere Gabriele Piccirella senior, la proclamazione di Maria SS.ma dei Sette Dolori Patrona della città (Archivio del Comune di S. Marco in Lamis, “Registro delle Deliberazioni del Consiglio Comunale"). È all’ordine del giorno la proposta del Consigliere Piccirella Gabriele seniore così concepita: Dichiararsi patronale Maria SS.a de Sette Dolori di questa città di Sammarco in Lamis. Il Piccirella Gabriele seniore domandata ed ottenuta la parola espone come appresso: È pur troppo noto alle S.V. che mentre in ogni Comune del Regno oltre del Santo Protettore avvi qualche altro riconosciuto per speciale Padrone. Pure in questa Città ad eccezione di S. Marco evangelista che è il Protettore, non vi è Padrone, e per errore si dava tale titolo con Nota del 9 agosto 1869 n. 850. Non può negarsi che questo popolo ha sempre espresso il desiderio di avere speciale Padrona la Madonna sotto il titolo de Sette Dolori, come quella a cui nelle calamità sovente fa ricorso e presso la quale trova la sua devozione. A soddisfare ad un tempo tale pia volontà e mettersi questo Comune in posizione non ad altri seconda si fa addomandare che il Consiglio vi provvezza. Il Consiglio preponderato che l’esposto del Signor Piccirella è sorretto in tutte le sue parti da fatti abbastanza in vari momenti espressi da questo Popolo considerato che l’amministrazione Municipale niente soffre all’oggetto, così all’unanimità deliberando delibera aversi per speciale padrona la Vergine SS.a sotto il titolo de Sette Dolori, che viene con decenza adorata in propria chiesa dalla Confraternita relativa ed insiste perché si ottenga la superiore autorizzazione”.

Ma ancor oggi si può osservare come essa superi di gran lunga ogni altra devozione. Ne è testimonianza il grande concorso di popolo che partecipa alla processione del venerdì santo e ai solenni riti dei venerdì della Madonna e del Settenario. Tanto che nel 1993 il sindaco Michele Galante ha decretato che la festa della Madonna Addolorata del 21 settembre sia considerata festa patronale.

Venerdì della Madonna

[modifica | modifica wikitesto]

Nei sette venerdì che precedono il venerdì della Domenica delle Palme, si svolgono i sette venerdì della Madonna, con recita della Corona dei Sette Dolori, canto dello Stabat Mater e del Celeste Tesoriera e Celebrazione Eucaristica. Il venerdì che precede la Domenica delle Palme è dedicato alla Madonna Addolorata, ed è preceduto dalle Sacre Quarantore.

Riti della Settimana Santa

[modifica | modifica wikitesto]

Il Venerdì santo, alle prime luci dell’alba, la Madonna visita gli altari della reposizione alla ricerca del Figlio. La sera, all’imbrunire, ha luogo la processione della Madonna Addolorata accompagnata dalle fracchie. Il giorno di Pasqua si svolge la festosa processione dell’Addolorata.

Solenne Settenario e Festa Patronale di Maria SS. Addolorata

[modifica | modifica wikitesto]

Dal 14 al 20 settembre si svolge il solenne settenario con recita della Corona dei Sette Dolori, canto dello Stabat Mater e del Celeste Tesoriera e Celebrazione Eucaristica. Il Settenario culmina il 21 settembre, festa patronale di Maria SS. Addolorata.

Statua della Madonna Addolorata

[modifica | modifica wikitesto]

L’opera è databile tra il 1741 e il 1760. La scultura reca la firma di Bernardo Valentini, sculture di scuola napoletana.

L’abito confraternale

[modifica | modifica wikitesto]

L'Arciconfraternita dei Sette Dolori ha due divise: una penitenziale e l'altra festiva. La divisa penitenziale che si usa in Quaresima e durante i Riti della Settimana Santa, eccezion fatta per il Giovedì Santo, è formata da un camice di tela blu facente tutt'uno con la "mozzetta" la quale sul lato sinistro ha una Croce di colore viola chiaro, da un cappuccio della stessa stoffa del camice, da un cingolo scuro e dal medaglione da portarsi secondo le norme della divisa festiva. La divisa festiva che si usa nelle festività della Madonna Addolorata, dell'Arciconfraternita e in tutte le altre solennità, è formata da un mantello rosso, con colletto rifinito da passamaneria dorata; sul lato sinistro del mantello è applicata una croce, ricamata con passamaneria dorata; nel punto di intersezione dei due “assi” che costituiscono la croce è posta una pietra di colore rosso, all’altezza del collo, da una clip dorata e decorata. Il colore rosso del mantello richiama il martirio e “la palma del martirio” che la Regina dei Martiri, “senza morire, meritò sotto la Croce”; il colore dorato del colletto, della clip e della Croce richiama la regalità di Cristo, Re dell’universo; la pietra rosso-rubino ricorda il sangue che stillò dal cuore trafitto di Cristo. II Priore sul mantello porta il collare del medaglione ricamato in oro e seta. Gli Officiali maggiori sul mantello portano il collare di stoffa dorata, mentre per gli Officiali minori di stoffa argentata. I Confratelli e le Consorelle portano il medaglione appeso ad un cordoncino dorato. I Novizi indossano la divisa penitenziale con cingolo bianco, senza cappuccio e medaglione e il mantello, senza medaglione. Le Consorelle non hanno una divisa propria; tuttavia, durante le processioni della Settimana Santa, hanno l'obbligo di parteciparvi vestite di nero, portando il medaglione dell'Arciconfraternita appeso al collo. Nelle altre occasioni è sufficiente il solo medaglione. Le Consorelle indossano durante il periodo penitenziale una mozzetta di tela blu con una Croce di colore viola chiaro sul lato sinistro e il medaglione e una mozzetta di colore rosso con Croce dorata sul lato sinistro e il medaglione durante le festività.

  • Matteo Ciavarella, La Processione delle fracchie e il culto per la Vergine dei Sette Dolori in San Marco in Lamis, articolo pubblicato sulla rivista Garganostudi di Monte Sant’Angelo, 1980.
  • Tommaso Nardella, La Chiesa dell’Addolorata di San Marco in Lamis e la sua Arciconfraternita (1717-1937), Quaderni del Sud, 1994.
  • Gabriele Tardio Motolese, La Vergine nella valle di lacrime: Il culto dell’Addolorata a San Marco in Lamis, Edizioni SmiL Srl, 2003-2004.
  • Pietro Iannantuono, La Madonna Addolorata e l’Arciconfraternita dei Sette Dolori a San Marco in Lamis, Edizioni di Via Venezia, 2001.
  • Vitantonio Campanale, Tra Cultura, Devozione e Valorizzazione del territorio - Le fracchie e l’Addolorata: identità del popolo Sammarchese - Antropologia dei Patrimoni, Book Sprint Edizioni, 2019.
  • Michele Turco, Culto della Madonna Addolorata a San Marco in Lamis: l’Arciconfraternita e la Parrocchia, Editoriale San Marco, 2020.