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Voce principale: Castello di Blois.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dalle origini ai Conti di Blois[modifica | modifica wikitesto]

Il castello sorge su un promontorio sulla riva destra della Loira, in una posizione ben difendibile, protetta su un lato dal fiume e sugli altri da una falesia scoscesa.[1] Lo sperone si sviluppa da nord-est a sud-ovest con una lunghezza di circa 250 metri e una larghezza di circa 100, per una superficie di 23000 m2.[2] Il luogo era abitato sin dal Neolitico, come testimoniano tracce di palizzate, frammenti di ceramica e utensili in selce ritrovati durante alcuni scavi archeologici sotto alla Salle des Maçons, all'angolo sud-ovest del palazzo attuale;[3][4] in epoca carolingia sullo stesso luogo era presente una rocca, citata come Blisum castellum negli Annales Bertiniani, risalenti al 834 circa.[5][6] Durante il regno di Carlo il Calvo, nell'854, il castello insieme a tutta la città venne attaccato e distrutto dai Vichinghi.[1][7] La fortezza fu ricostruita e viene citata nell'atto di fondazione dell'abbazia di Saint-Laumer di Blois, risalente al 924.[5] Il castello si trovava al centro della regione governata prima dai Robertingi e poi dai conti di Blois, potenti feudatari dei secoli X e XI i cui possedimenti si estendevano dalla regione di Blois e Chartres allo Champagne[8]. Nel X secolo Tebaldo I di Blois, figlio di Tebaldo il Vecchio, primo conte di Blois, apportò importanti modifiche al palazzo, facendo costruire la grosse tour ("grande torrione") grazie alle rendite provenienti dalla Bretagna, che amministrava insieme a Folco II d'Angiò in seguito alla morte del cognato Alano II di Bretagna.[8] Si ritiene che la torre, probabilmente in pietra, si trovasse sotto l'attuale ala sud-ovest del castello.[6] Oddone II espanse ulteriormente il castello intorno al 1030.[9] Un documento del 1080 mostra Tebaldo III intento ad amministrare la giustizia "nella fortezza di Blois, nel cortile dietro al palazzo, vicino alla torre, sullo spiazzo tra le camere del palazzo".[10] Nel XII secolo fu costruita la collegiale di San Salvatore nel cortile antistante, che si aggiungeva alla cappella di Saint-Calais, presente sul sito già da prima dell'873,[11][12][13] e ad altre due cappelle, una nel torrione e una nella residenza dei conti.[11] Alla morte di Tebaldo IV di Blois nel 1152, i possedimenti della famiglia vennero divisi tra i suoi due figli, e Blois passò a Tebaldo V. Tebaldo VI fece aggiungere intorno 1210 un edificio all'angolo nord del castello, che comprendeva la Grande salle o Salle de la justice, conosciuta in seguito come Sala degli Stati, le cui imponenti dimensioni erano indicative della potenza dei conti di Blois. La nipote di Tebaldo VI, Maria d'Avesnes, portò in dote la contea e il castello alla famiglia Châtillon attraverso il suo matrimonio con Ugo di Châtillon nel 1226.[14]

La fortezza medioevale[modifica | modifica wikitesto]

Mappa del complesso in età medievale. 1: fienile; 2: cappella di Santa Costanza e frutteto; 3: collegiale di San Salvatore; 4: torre Foix; 5: Enclosure des Comptes; 6: abitazione del Priore; 7: cappella di Saint-Calais; 8: abitazione dei Conti; 9: Nouveau logis; 10: frutteto nel fossato; 11: Jardin de Bretonnerie; 12: Sala degli Stati; 13: ala Luigi XII.

I Châtillon, originari della Borgogna, fecero rafforzare e ampliare il castello,[13] sostituendo la palizzata che lo circondava con delle mura in pietra.[15] Il cronista Jean Froissart nel 1388 lo descrive come "grande e bello, forte e imponente, uno dei più belli nel regno di Francia";[16] era protetto da un muro lungo 650 metri che cingeva tutto lo sperone roccioso, in cui erano presenti nove torri rotonde e tre porte. La torre Foix è ancora esistente, mentre altre tre torri sono ancora parzialmente inglobate nell'ala nord-ovest del palazzo;[17] sul lato occidentale della cortina muraria sorgevano due torri a pianta rettangolare, come mostrato dagli scavi archeologici eseguiti nel 1906, e un'altra circolare.[18] Oltre a queste, erano presenti altre due torri, la torre di Saint-Calais e la torre della Viscontea, ma non se ne conosce l'ubicazione precisa.[19] La più grande delle porte, la porta dei Campi, dava sulla campagna ed era l'unica che permetteva il transito di cavalli e carri.[19] Si apriva sulle mura subito a nord della Sala degli Stati ed era dotata di una saracinesca e di una fila di piombatoie; dopo essere stata rimaneggiata nel XVI secolo, fu completamente distrutta nel 1860.[20] Da questa porta si dipartiva un camminamento che, costeggiando la Sala degli Stati, passava attraverso una seconda porta nel punto in cui le mura cittadine si saldavano con quelle del castello, dove ora è presente la giunzione tra l'ala Francesco I e la Sala degli Stati; anche questa era dotata di una saracinesca e possedeva un ponte levatoio e un ponte fisso che scavalcava il fossato. Questa porta fu demolita nel XVIII secolo.[20] La porta dei Giacobini, distrutta all'inizio del XIX secolo, si apriva sul lato che dava sulla Loira, in prossimità del convento dei Giacobini; data la ripidità del pendio si trattava di un passaggio pedonale ed era composta da due porte in successione, una delle quali dotata di saracinesca e ponte levatoio.[21] Un'ultima porta, detta di San Martino, è di più difficile collocazione in quanto fu distrutta già durante il regno di Luigi XII:[21] si trovava probabilmente nei pressi della collegiale di San Salvatore ed era una porta di piccole dimensioni, accessibile solo ai pedoni, che metteva in comunicazione il castello con la città.[22]

All'interno delle mura lo spazio era diviso in due parti da una cortina di mura su cui si apriva una porta. Il cortile esterno, che ricalcava la disposizione dell'attuale Place du Château, conteneva la collegiale di San Salvatore, la cappella di Santa Costanza, risalente a prima del 1352 e le cui ultime notizie si hanno nel 1576, un frutteto, le scuderie e le abitazioni dei canonici della collegiale e degli ufficiali dei conti di Blois.[23] La residenza signorile vera e propria, invece, occupava il rimanente terzo della superficie dell'altura[24] e conteneva l'antico torrione dei conti di Blois, che dominava l'intero palazzo ed era stato dotato di una campana da suonare in caso di attacco,[25] la Sala degli Stati, con annessa una cappella intitolata alla Vergine demolita nel XVII secolo,[26] due edifici addossati alla parte ovest delle mura, sul luogo in cui oggi si trova l'ala Francesco I, chiamati Nouveau logis,[26] un'ala sul versante sud-ovest, che fu ricostruita già nel XV secolo,[27] e un'ala addossata alle mura tra il cortile esterno e quello interno, che nel XVI secolo fece spazio all'ala di Luigi XII.[28] Intorno alla corte inoltre sorgeva la cappella di Saint-Calais, probabilmente sullo stesso luogo dove è presente quella attuale che risale al XVI secolo.[29]

Passaggio alla dinastia dei Valois-Orléans[modifica | modifica wikitesto]

Giovanna d'Arco fa benedire il suo stendardo a Blois, dipinto di Charles-Henri Michel del 1901 conservato al castello di Blois.[30]

L'ultimo discendente della famiglia Châtillon, Guido II, trovandosi in cattive situazioni finanziarie, in seguito alla morte di suo figlio vendette nel 1391 Blois e il Dunois a Luigi d'Orléans, fratello di Carlo VI, per 200000 corone francesi.[31][14] Il nuovo proprietario prese possesso di Blois nel 1397, alla morte di Guido,[32] ma non frequentò assiduamente il castello. Quando fu assassinato a Parigi nel 1407 per ordine di Giovanni di Borgogna, la sua vedova, Valentina Visconti, si ritirò a vivere a Blois, dove morì l'anno seguente, dopo aver promosso alcuni lavori di restauro delle fortificazioni.[32]

Nel 1429, prima della partenza per l'assedio di Orléans, Giovanna d'Arco venne benedetta nella collegiale di San Salvatore da Renault de Chartres, arcivescovo di Reims.[33] Il figlio di Luigi d'Orleans, Carlo, era stato fatto prigioniero dagli inglesi nel 1415 durante la battaglia di Azincourt;[34] in quel periodo il castello era stato amministrato dal suo fratellastro, Jean de Dunois.[31] Al suo ritorno dopo 25 anni di prigionia, nel 1440, il castello di Blois divenne un grande centro culturale;[31] è in occasione di un concorso di poesia che vi si svolse nel 1458 che François Villon compose ed espose la sua Ballade des contradictions, detta anche Ballade du concours de Blois.[35] Intorno alla metà del secolo furono svolti importanti lavori di ampliamento: si distrussero alcune parti del vecchio castello per rendere il palazzo più confortevole e furono aggiunti degli edifici, tra cui un'ala nella parte sud-ovest del promontorio,[36] che fu distrutta nel XVII secolo per far spazio all'ala Gastone d'Orléans.[27] Quest'ala, che si sviluppava su due piani, era racchiusa tra gli edifici medioevali sul lato ovest del castello e una torre a pianta quadrata che conteneva una scala e terminava con un terrazzo.[37] Il suo stile era simile a quello visibile tutt'ora nella galleria Carlo d'Orléans, costruita per collegarlo con la parte più antica del castello e parzialmente demolita nel XIX secolo: anch'esso aveva un colonnato al piano terra e un tetto con abbaini ed era caratterizzato dall'uso alternato di pietra e mattoni nella facciata.[38] Alle estremità dell'ala erano presenti due avancorpi sormontati da un tetto appuntito e di fronte alla facciata era presente un terrazzamento chiuso da una balaustra in bronzo dorato.[38] Alla morte di Carlo d'Orléans, avvenuta tra il 4 e il 5 gennaio 1465, i lavori si interruppero.[39] Della fortezza di questo periodo rimangono attualmente solo la Sala degli Stati, la galleria di Carlo d'Orléans, la cilindrica Torre Foix[7] e alcune tracce del muro di cinta sul lato nord del promontorio, oltre ai resti delle fortificazioni inglobate dall'ala Francesco I.[17]

Il regno di Luigi XII[modifica | modifica wikitesto]

Dittico anonimo dell'inizio del XVI secolo raffigurante Luigi XII e Anna di Bretagna.

Il figlio di Carlo d'Orléans, Luigi, divenne re di Francia nel 1498 con il nome di Luigi XII;[40] il castello medievale dei conti di Blois divenne allora residenza reale e il re ne fece la sua sede principale togliendo importanza al castello di Amboise.[41] Nei primi anni del Cinquecento, tra il 1498 e il 1503,[42] Luigi XII iniziò insieme ad Anna di Bretagna (sua moglie dal 1499) la ricostruzione del castello in stile tardo gotico, senza fortificazioni, sotto la direzione dell'architetto François de Pontbriand[43] e dei capimastri Colin Biard e Jacques Sourdeau (che lavorarono qui anche più tardi, durante la costruzione dell'ala Francesco I).[44][31][45][46] In particolare fu aggiunta una nuova ala a nord-est dell'edificio originale, chiamata in seguito ala Luigi XII, con un portale d'accesso al complesso, sormontato da una nicchia con una statua equestre del re a grandezza naturale,[31] forse opera dello scultore Guido Mazzoni.[47][48] Fece anche ricostruire la cappella di Saint-Calais, che fu consacrata nel 1508,[49] e più tardi fece aggiungere un'ala verso sud, costituita da cinque piani e addossata alle mura medioevali, che fu completamente distrutta nel XVII secolo.[50] Il cronista Jean d'Auton nel 1502 descrive il palazzo come "tutto nuovo e tanto sontuoso che sembrava opera da re".[51][52] L'edificio costruito da Carlo d'Orléans, che si trovava di fronte alla nuova ala di Luigi XII, iniziò ad essere chiamato Perche aux Bretons (Salto dei Bretoni) quando il terrazzamento ad esso antistante fu occupato dalla guarnigione bretone giunta al seguito di Anna di Bretagna.[53][31][38] Nel cortile esterno del castello, intorno alla collegiale di San Salvatore, furono costruite numerose abitazioni per ospitare il seguito del re.[54]

Prospettiva a volo d'uccello del castello e dei suoi giardini realizzata da Jacques Androuet du Cerceau intorno al 1575.[55]

Luigi XII fece anche aggiungere un frutteto e un orto nel fossato del castello,[56] chiamati Vergers des fossées, che si aggiungevano al frutteto già presente nel cortile esterno. A nord-ovest di quest'ultimo, all'esterno del fossato, era stato realizzato intorno al 1470 un giardino ornamentale chiamato Jardin de Bretonnerie,[57] di modeste dimensioni, al centro del quale fu aggiunta una fontana nel 1502-03; il giardino era chiuso da un'orangerie, presente ancora oggi.[58] Luigi XII fece ampliare il giardino esistente dal paesaggista Pacello da Mercogliano sfruttando uno spazio ad ovest dello stesso, acquistato nel 1499.[31][59] Il nuovo giardino era disposto su due grandi terrazze leggermente al di sopra del vecchio giardino ornamentale.[59] La terrazza inferiore era chiamata Jardin de la Reine (Giardino della Regina): misurava circa 200 metri per 90 ed era costituita da quattro parterre regolari con al centro un padiglione ottagonale di 14 metri di diametro, decorato con bronzi dorati e sormontato da una statua di San Michele in bronzo che raggiungeva i 18 metri; all'interno del padiglione era presente una fontana in marmo del 1502-03 di fattura italiana.[31][56] Il giardino era circondato su tre lati da un porticato, alla cui estremità orientale Luigi XII fece costruire nel 1506 un padiglione che, tramite i sotterranei, metteva in comunicazione il nuovo giardino con quello più antico, situato più in basso. Questo edificio fu progettato dagli stessi architetti dell'ala Luigi XII, con cui condivideva lo stile,[60] e a partire dal XIX secolo fu chiamato Padiglione Anna di Bretagna, nonostante non ci siano evidenze che sia stato effettivamente costruito per la regina.[61] A sud-ovest del Jardin de la Reine, su un terreno acquistato tra il 1505 e il 1510, fu realizzato il grande Jardin du Roi (Giardino del Re), che fu sistemato su un terrazzamento più alto del precedente.[62] Questo giardino conteneva un orto e un pozzo profondo 30 metri che, tramite un sistema di irrigazione, forniva l'acqua a tutti i giardini del palazzo,[63] e due padiglioni che furono costruiti nella seconda metà del XVI secolo.[64] Le tre terrazze erano collegate al Nouveau logis tramite la Galérie des Cerfs (Galleria dei Cervi), un passaggio chiuso che terminava in un padiglione all'ingresso del Jardin de la Reine.[31] Il nome della galleria era dovuto alle numerose statue in legno dipinto che vi erano esposte, raffiguranti cervi, cani e falchi; erano presenti anche una statua in terracotta raffigurante un cervo con corna vere e una in cera che raffigurava una cerva.[58]

Bassorilievo raffigurante l'istrice, simbolo di Luigi XII.

Favorito da Luigi XII come residenza invernale, il castello di Blois divenne teatro di numerosi incontri diplomatici: il matrimonio di Cesare Borgia nel 1499;[65] il ricevimento dell'arciduca Filippo I d'Asburgo e di sua moglie Giovanna di Castiglia nel 1501;[66] il matrimonio di Guglielmo IX, marchese di Monferrato, e Anna, figlia del duca Renato d'Alençon nel 1508; il fidanzamento tra Margherita d'Angoulême e il duca Carlo IV di Alençon nel 1509; i due soggiorni di Nicolò Machiavelli nel 1501 e nel 1510. Anna di Bretagna vi morì il 9 gennaio 1514. Il suo funerale fu celebrato nella vicina collegiale di San Salvatore.[31]

Residenza reale nel Rinascimento[modifica | modifica wikitesto]

Claudia di Francia, figlia di Luigi XII e Anna di Bretagna, sposò nel 1514 il cugino Francesco d'Angoulême, pronipote di Luigi d'Orléans. Alla morte di Luigi XII, nel 1515, questo salì al trono con il nome di Francesco I e Claudia, molto legata alla residenza di Blois, la rimodernò per installarvi la corte.[67] Quello stesso anno[68] Francesco diede il via alla costruzione di una nuova ala in stile rinascimentale e commissionò una delle più importanti biblioteche dell'epoca. Non è chiaro se François de Pontbriand abbia avuto un ruolo anche nella progettazione di quest'ala;[69] sicuramente la direzione dei lavori fu affidata a Jacques Sourdeau, almeno fino al 1519, quando questo prese parte alla costruzione del castello di Chambord.[70] Lo stile italianeggiante delle facciate lascia inoltre supporre che siano state consultate anche maestranze italiane, come l'architetto Domenico da Cortona, anche se non è attestato un loro coinvolgimento diretto nella progettazione dell'ala.[40][71][72] Gli edifici del Nouveau logis dell'ala nord-ovest furono abbattuti e al loro posto furono costruiti due palazzi che rispecchiavano la disposizione dei precedenti;[73] in seguito la costruzione fu raddoppiata al di là della cortina muraria medioevale.[67] La facciata ovest dell'ala fu dotata di logge di ispirazione italiana che davano sui giardini del palazzo, che furono risistemati.[74] La costruzione si bloccò bruscamente dopo la morte della regina, avvenuta nel castello nel 1524, anno in cui tra l'altro Francesco I fu impegnato nella campagna d'Italia durante la guerra dei quattro anni;[67][75] Francesco abbandonò Blois a favore di Fontainebleau,[76] dove fu trasferita la grande biblioteca, che costituì il nucleo della Biblioteca nazionale di Francia;[31] Il castello venne anche spogliato di mobilio e arazzi, che furono trasferiti a Parigi e in altre parti del regno.[77] Il 18 ottobre 1534 il castello fu teatro del "caso dei manifesti": in vari punti della Francia vennero affissi dei volantini contro la messa da parte dei sostenitori della chiesa riformata e ne fu posto uno anche sulla porta della camera del re.[77] Questo evento segnò l'inizio della repressione del protestantesimo in Francia dopo un periodo di relativa tolleranza.

Vista del castello di Blois, disegno di Androuet du Cerceau del 1575 circa.

Dopo questi avvenimenti, Blois ricevette nel 1539 la visita di Carlo V, e Pierre de Ronsard incontrò proprio nel castello, a un ballo nell'aprile 1545, Cassandra Salviati, musa ispiratrice de Les Amours de Cassandre.[78] Il figlio di Francesco I, Enrico II, incoronato re di Francia, vi fece il suo ingresso solenne nel mese di agosto 1547 accompagnato da "donne nude a cavallo" (forse volendo inscenare il mito di Zeus e di Europa, il che turbò molti di quelli che stavano assistendo). Enrico II fece decorare gli interni e le logge dell'ala Francesco I con boiserie e grisaille.[79] Tra il 1554 e il 1556 Caterina de' Medici fece rappresentare davanti al re la tragedia Sofonisba di Gian Giorgio Trissino, prima opera teatrale a rispettare la regola delle tre unità aristoteliche, adattata dal poeta Mellin de Saint-Gelais per il pubblico francese.[78] La regina fece aggiungere all'ala Francesco I una galleria porticata con colonne doriche sul lato del cortile, distrutta tra il XVII e il XVIII secolo, e l'abbaino all'ultimo piano della facciata delle logge.[80][81]

Assassinio del duca di Guisa, dipinto di Hippolyte Delaroche del 1834 conservato al Museo Condé.[82]

Il castello di Blois fu frequentato anche dai successori di Enrico II, Francesco II, Carlo IX ed Enrico III, insieme alla regina madre Caterina de' Medici. Francesco II vi soggiornò soprattutto nell'inverno 1559 con la moglie Maria Stuarda, seguendo il consiglio dei suoi medici di trascorrere la stagione fredda nel clima mite della Turenna anziché a Fontainebleau;[83] egli ordinò la realizzazione di viali nella foresta di Blois, a sud-ovest del castello, per ampliare il parco del palazzo.[84] Negli anni delle guerre di religione, il castello fu teatro della riconciliazione tra Carlo IX e Gaspard de Coligny, capo della fazione ugonotta, in seguito alla pace di Saint-Germain; nel 1572 nella cappella si celebrò il fidanzamento del principe protestante Enrico di Navarra, futuro Enrico IV, con Margherita di Valois.[85][86] Sempre a Blois Enrico III convocò gli Stati Generali nel 1576-77 e nel 1588-89, che si radunarono nella grande sala ora chiamata "Sala degli Stati" per discutere della situazione finanziaria del regno a seguito delle guerre civili.[87][88] All'interno del castello, nella sua stanza al secondo piano, il re fece assassinare il 23 dicembre 1588 il suo nemico, il duca di Guisa, dalla sua guardia privata; il fratello di quest'ultimo, il cardinale di Lorena, fu ucciso il giorno successivo. I cadaveri dei due fratelli furono bruciati in un camino del castello e le loro ceneri vennero disperse.[89] Poco dopo, il 5 gennaio 1589, Caterina de' Medici morì; le esequie si tennero nella collegiale di San Salvatore.[89] Durante il regno di Enrico III, tuttavia, Blois fu anche un fervente centro culturale; vi si tennero discussioni filosofiche e vi si esibì, su invito del re, la Compagnia teatrale dei Gelosi, formata da artisti italiani.[87] Il re fece anche aggiungere un edificio a nord-ovest del castello, a prolungamento della Sala degli Stati: si trattava di una costruzione a pianta rettangolare, della stessa profondità della sala medioevale, sulla cui facciata rivolta verso il cortile antistante il castello campeggiavano tre colonne colossali che dividevano l'edificio seguendo la disposizione delle navate della Sala degli Stati.[90] Sull'edificio, rimasto incompiuto e demolito nel 1861, si aprivano grandi finestre; la contestuale demolizione del frontone della Sala degli Stati fa pensare alla volontà del re di ampliare ulteriormente la sala di rappresentanza del castello.[91] All'esterno, tra il palazzo e il giardino, Enrico III fece costruire la terrazza dell'Éperon, un bastione eretto a scopo difensivo vicino alla Galérie des Cerfs, presente ancora oggi.[92]

Busto di Enrico IV conservato al castello di Blois.

Il castello fu occupato molto saltuariamente dal successore di Enrico III, Enrico IV.[93] Dal 1598 fece costruire un edificio nel giardino di Luigi XII: si trattava di una galleria a due piani lunga 200 metri addossata al muro di contenimento del Jardin de la Reine, che comprendeva un padiglione centrale sormontato da una cupola in ardesia e due laterali.[94] La galleria e il padiglione centrale furono completati nel 1603, mentre quelli laterali non furono mai realizzati.[94] La nuova ala di Enrico IV, tuttavia, crollò parzialmente nel 1756 e fu totalmente demolita una decina di anni dopo.[93] Il castello fu utilizzato molto raramente da Luigi XIII a causa del suo cattivo stato di manutenzione, che rese necessaria la demolizione di alcuni edifici secondari per evitare di sostenerne le spese di restauro.[94] Luigi XIII fece inoltre realizzare dei terrapieni sul versante sud del complesso per sostenere gli edifici quattrocenteschi a strapiombo sulla falesia: le terrazze, profonde dai 12 ai 14 metri e lunghe circa 100 metri, si estendevano dalla Galérie des Cerfs alla Torre Foix, di cui coprirono il piano terra.[95] I lavori si svolsero tra il 1617 e il 1621 circa; il terrapieno esiste ancora oggi, diviso in due dalla costruzione successiva dell'ala Gastone d'Orléans.[95] Durante il regno di Enrico IV o di Luigi XIII fu costruito anche un piccolo edificio all'estremità nord-est dell'ala Luigi XII, demolito durante i restauri ottocenteschi, e fu sostituita la copertura rinascimentale della torre Château-Renault con un semplice tetto in ardesia.[96]

A partire dal 1617 la regina Maria de' Medici fu relegata a Blois dal figlio Luigi XIII;[97] nel primo anno della sua prigionia la regina fece aggiungere da Salomon de Brosse un padiglione nella parte sud-ovest del castello, che fu distrutto pochi anni più tardi durante la costruzione dell'ala Gastone d'Orléans.[98] Dopo due anni di reclusione, Maria de' Medici fuggì dal palazzo nella notte tra il 21 e il 22 febbraio 1619, secondo la tradizione con una scala di corda, ma molto probabilmente approfittando dei lavori alla nuova ala, riconciliandosi temporaneamente con il figlio.[99]

Dal Seicento alla Rivoluzione[modifica | modifica wikitesto]

Busto di Gastone d'Orléans su un fregio dell'ala omonima.

Nel 1626 Luigi XIII assegnò la contea di Blois al fratello Gastone d'Orléans come regalo per le nozze con Maria di Borbone-Montpensier,[100] con lo scopo non dichiarato di allontanare l'ingombrante fratello dalla corte. Questi vi si trasferì stabilmente nel 1634, dopo un periodo passato all'estero.[101] Egli pensò di demolire tutti gli edifici del castello e ricostruirlo in stile barocco classicheggiante, con l'aggiunta di una rampa di collegamento con la città all'estremità del piazzale esterno,[102] affidando a François Mansart la progettazione del complesso.[103][104] Il progetto prevedeva la costruzione di un grande palazzo disposto intorno a un cortile centrale: le porzioni sud e nord sarebbero state unite da due ali contenenti gallerie e appartamenti privati o, nel caso dell'ala ovest, una grande sala di rappresentanza;[105] l'ala nord avrebbe avuto un ingresso monumentale sormontato da una cupola e due avancorpi verso il cortile esterno, uno dei quali contenente una cappella a pianta centrale.[105] La costruzione sarebbe stata simmetrica e ornata da statue e colonnati.[105] Tra il 1635 e i 1638 venne costruito il corpo centrale del nuovo palazzo e una prima sezione dell'ala est, con la distruzione degli edifici di Carlo d'Orléans e di Luigi XII nella parte sud-ovest del complesso, della navata della cappella di Saint-Calais e di parte dell'ala Francesco I,[101] ma l'ulteriore sviluppo del progetto fu bloccato dai problemi finanziari del committente.[106] La costruzione si fermò a un terzo dell'opera, lasciando alcune decorazioni, le dépendance e, soprattutto, gli interni dell'edificio ancora incompleti.[101] L'embrione dell'ala est, rimasto senza copertura, fu demolito nel XIX secolo.[105] Gastone, non potendo risiedere nella nuova parte dell'edificio, fu costretto a occupare per il resto della sua vita l'ala Francesco I,[106] dedicandosi agli studi astronomici anche grazie all'osservatorio che aveva fatto costruire intorno al 1640 sulla Torre Foix. Le modifiche negli appartamenti reali risalgono a questo periodo; nel 1652 egli fece modificare la decorazione di ciò che rimaneva della cappella, il che indica che aveva definitivamente abbandonato i lavori.[106] Speranzoso di arrivare al trono di Francia, Gastone prese contatti nel 1652-53 con la Fronda parlamentare, ma senza riuscire nel suo intento;[97] morì a Blois il 2 febbraio 1660, lasciando il castello abbandonato.[106] Gastone nutrì sempre un profondo affetto per il castello, dicendo che "l'aria di Blois lo aveva guarito".

Pianta del castello nel 1677 che evidenzia il massimo avanzamento dei lavori dell'ala Gastone d'Orléans.

Trascurato da Luigi XIV, il castello non venne più abitato, ad eccezione del soggiorno di Maria Casimira Luisa de la Grange d'Arquien, vedova del re polacco Giovanni III Sobieski, tra il 1713 e il 1716.[107] La residenza di Blois infatti era molto lontana dalla capitale del regno, troppo piccola per accogliere la corte e vista come una struttura antiquata e fuori moda.[108] Nel XVIII secolo il re assegnò il palazzo ad ex servitori e nobili decaduti, che lo occuparono (ad eccezione dell'ala Luigi XII, dove si trovava l'alloggio del capitano del castello) dividendolo in piccoli appartamenti e stravolgendone la disposizione interna;[107] intorno al 1720, durante la Régence, si pensò di relegarvi il parlamento in esilio.[109][110] Il complesso fu lasciato pressoché senza manutenzione e gli occupanti supplirono alla mancanza di restauri con abbattimenti delle parti più ammalorate, come la galleria di Caterina de' Medici nel cortile, e riparazioni svolte in economia, senza rispetto per la decorazione degli edifici.[111] I giardini furono abbandonati: i padiglioni furono abbattuti già alla fine del XVII secolo e al loro posto furono realizzati orti e una fattoria.[112]

La facciata dell'ala Gastone d'Orléans con le statue decapitate in una foto del 1880-1900.[113]

Luigi XVLuigi XVI visitarono il castello;[114] quest'ultimo lo considerava "un castello che non serve a niente, tutt'al più da vendere".[115] Egli nel 1788 propose un piano per alienare il castello,[76] insieme ai castelli di Choisy, della Muette, di Madrid e di Vincennes,[112] in quanto eccessivamente dispendioso per le casse dello Stato.[116][117] Il castello fu così messo in vendita ma non fu trovato un acquirente; così il Dipartimento della Guerra propose di adattarlo a caserma. Questa proposta fu accolta[76] e nello stesso anno il castello fu occupato dal reggimento di cavalleria Royal Comtois,[118][119] che salvò il castello dalla distruzione ma provocò il grave danneggiamento delle decorazioni interne.

Durante la Rivoluzione il castello fu preso di mira dal popolo che, desideroso di eliminare ogni traccia della monarchia, saccheggiò il palazzo dei mobili, delle statue e di altri oggetti e lo trasformò per breve tempo in una prigione.[76][120] Nel 1792 fu distrutta la statua equestre di Luigi XII posta sopra il portale d'ingresso; fu decapitato il busto di Gastone d'Orléans e furono distrutti quasi tutti gli emblemi reali scolpiti sulle facciate.[119] I giardini furono venduti e scomparvero per le costruzioni che vi furono erette sopra. Nel 1793 la chiesa di San Salvatore venne venduta all'impresario Guillon, che la distrusse interamente.[12][121] In età napoleonica si ipotizzò di trasformare la struttura in un ricovero per nullatenenti, provvedendo a demolire l'ala Gastone d'Orléans per pagarne le spese, ma il degrado degli edifici era così avanzato che si prese in considerazione anche la sua demolizione, nonostante quest'idea suscitasse le perplessità del Consiglio degli edifici civili.[122] Alla fine, il 10 agosto 1810, il complesso fu ceduto alla città di Blois.[122] Tuttavia, per mancanza di fondi, il castello fu nuovamente utilizzato come caserma.[76] Nel 1815 la parte dell'ala Gastone d'Orléans rimasta incompiuta venne abbattuta e nel 1825 si pensò di sistemare nel castello la Prefettura di Blois; i lavori di adattamento dell'edificio, però, avrebbero previsto la distruzione dell'ala Luigi XII e della cappella.[122] Gli elevati costi di questa soluzione, tuttavia, fecero desistere la proprietà dall'impresa.[122] Il palazzo, in mano ai soldati, venne ulteriormente deturpato: i camini dell'ala Luigi XII, che interferivano con la disposizione dei letti, furono distrutti tra il 1831 e il 1832; la galleria di Carlo d'Orléans fu accorciata e la parte rimanente fu sopraelevata; il colonnato davanti alla facciata dell'ala Gastone d'Orléans fu demolito.[123] Tuttavia il comando militare promosse alcuni interventi di restauro nell'ala neoclassica, tra cui la realizzazione della scala nella sezione centrale.[123] La presenza dei soldati al castello, tuttavia, non impedì l'apertura al pubblico dell'ala Francesco I e molti letterati la visitarono. Victor Hugo, nel 1825, si lamentò per il fatto che il castello fungeva da caserma e lo scalone di Francesco I affondava "tra le strutture di un quartiere di cavalleria";[124] nel 1828 Balzac poté ammirare la stessa scalinata, che definì "creazione sbalorditiva dai dettagli ingegnosi e fini, piena di meraviglie che donano la parola alle pietre";[125] Gustave Flaubert, invece, disprezzò l'ala Gastone d'Orléans per "il suo stile classico da accademia e il gusto sobrio, che è cattivo gusto";[126] anche Alexandre Dumas visitò il palazzo.[103][127][128]

L'Ottocento e i restauri[modifica | modifica wikitesto]

La facciata dell'ala Luigi XII intorno al 1853, prima dei restauri che ripristinarono la statua equestre del sovrano.

Nella prima metà dell'Ottocento crebbe in Francia la sensibilità nei confronti dei monumenti antichi e anche il castello di Blois iniziò a ricevere attenzioni da parte delle autorità.[127] Nel 1840, durante il regno di Luigi Filippo, il palazzo fu classificato Monumento storico[129] e fu approntato un piano per il suo restauro, che però fu ostacolato dall'amministrazione militare e dal ministero della guerra presieduto da Nicolas Jean-de-Dieu Soult.[127] Tuttavia, grazie all'impegno di Prosper Mérimée, componente della Commission des Monuments historiques, nel luglio 1844 la caserma fu dismessa e il castello tornò sotto il controllo della città di Blois.[127] Gli edifici erano in condizioni critiche: l'ala Luigi XII era la più danneggiata, sia all'esterno, dove aveva perso la balaustra del tetto, i pinnacoli degli abbaini, le sigle dei sovrani e la statua equestre sopra all'ingresso, sia all'interno, dove erano stati rimossi i camini.[128] La cappella era stata divisa in tre piani ed erano state aperte finestre su tutte le facciate.[130] Le finestre dell'ala Francesco I, sul lato del cortile, erano state private dei montanti; alcune erano state murate e altre trasformate in porte.[130] La balaustrata dell'ultimo piano era stata chiusa e coperta con un prolungamento del tetto e abbaini e comignoli erano stati privati delle statue che li decoravano; i simboli reali, rimossi durante la Rivoluzione, non erano mai stati ripristinati; la scalinata aveva perso i parapetti ed era stata coperta con un tetto in ardesia.[130] Le logge dell'altra facciata erano state chiuse con delle finestre e le gallerie della torre Château-Renault erano state murate.[130]

Lo scalone dell'ala Francesco I nel 1846, prima dei restauri.[131]

Dal settembre 1845 al gennaio 1848 Félix Duban curò il restauro degli appartamenti reali rinascimentali, ricostruendo le decorazioni combinando colori accesi (il rosso e il blu) con l'oro.[132][133] Assistito da Jules de La Morandière, Duban disegnò le decorazioni interne ed esterne ispirandosi alle stampe d'epoca e all'opera dello studioso Louis de la Saussaye,[134] facendo precedere il suo lavoro da un'approfondita opera di rilievo dello stato di conservazione del castello con disegni, fotografie e calchi, grazie ai quali si può risalire con certezza agli interventi effettuati.[103] Dal 1855 fu restaurata, sempre sotto la direzione di Duban, l'ala Luigi XII, e nel 1858 fu ripristinata la statua equestre sopra il portale.[133] Nel 1861-62 fu restaurata la Sala degli Stati con l'abbattimento di ciò che rimaneva dell'edificio di Enrico III, che non fu possibile recuperare a causa del suo cattivo stato di conservazione.[133] Nel 1861 il complesso fu messo a disposizione come residenza dell'imperatore Napoleone III e gli ultimi soldati che occupavano la cappella e l'ala Gastone d'Orléans furono sfrattati per provvedere al loro restauro; sebbene l'imperatore non soggiornò mai nel castello, nel 1868-69 fu sistemata la cappella.[133] Nel 1869 fu ripristinato anche il colonnato davanti all'ala Gastone d'Orléans.[133] Il restauro proseguì fino alla morte di Félix Duban nel 1870; tra il 1870 e il 1879 i lavori furono eseguiti sotto la direzione di Jules de la Morandière, che aveva assistito Duban durante le prime fasi dei lavori.[135] L'operato di Duban, soprattutto per quello che riguarda la sistemazione delle decorazioni interne, fu criticato già dai suoi contemporanei perché basato più sull'imitazione degli edifici analoghi che sul ripristino dello stato originale del castello: per esempio i camini dell'ala Luigi XII furono disegnati in forme neogotiche e le pitture degli appartamenti rinascimentali furono giudicate eccessive e troppo fantasiose.[135] All'esterno invece fu svolto un lavoro più rispettoso della situazione originale, anche se alcuni interventi furono realizzati secondo la fantasia del restauratore, come le bifore della Sala degli Stati, la facciata della cappella e la rimozione delle imposte che proteggevano le logge dell'ala Francesco I, che per altro lasciarono esposti alle intemperie i rivestimenti lignei delle stesse.[135][132][136]

La Galleria della Regina, restaurata da Duban in stile neo-rinascimentale.

Nel 1850 Pierre-Stanislas Maigreau-Blau, sindaco di Blois, decise di fondare il museo di Belle Arti di Blois, che venne posto provvisoriamente nell'ala Francesco I del castello.[133] In quel momento infatti che le province francesi promuovevano i loro musei, incoraggiando lo studio delle arti. Il sindaco di Blois difese il suo progetto: "Non c'è nessun capoluogo di dipartimento in Francia, al giorno d'oggi, che non abbia un museo. [...] Sarebbe superfluo elencare i vantaggi di questo tipo di struttura. Noi sappiamo che sono potenti mezzi di incoraggiamento per le arti e le scienze, offrendo lo studio di modelli o collezioni". Il museo fu spostato nell'ala Luigi XII nel 1869.[133]

La pietra utilizzata da Duban per effettuare le decorazioni, molto tenera, iniziò a sgretolarsi per il gelo negli inverni del 1879 e 1880; dal 1880 al 1887 fu intrapreso un nuovo restauro guidato da Anatole de Baudot, un ispettore generale dei monumenti storici,[137] e Jules-André Grenouillot.[138] Durante i lavori furono sostituiti gli elementi scultorei danneggiati e si rimossero i dipinti con cui Duban aveva decorato la cappella.[138] De Baudot restaurò anche il Padiglione di Anna di Bretagna, rimasto assieme ad un'orangerie l'unico residuo dell'antico giardino. Nel 1875 fu rimossa la scala provvisoria installata dai militari nell'ala Gastone d'Orléans, che impediva la vista della cupola di Mansart; al suo posto ne fu realizzata un'altra, più consona allo stile dell'edificio.[138] Alla fine dell'Ottocento si ipotizzò di spostare il municipio nell'ala neoclassica, ma alla fine vi fu installata la biblioteca comunale, mentre le stanze vuote furono concesse in uso alle associazioni locali.[138] Alphonse Goubert, successore di Baudot come capo del progetto, decise di ristrutturare la facciata dell'ala Gastone d'Orléans basandosi sui disegni di Mansart; la scala interna definitiva fu aggiunta nel 1933.[137] Nel 1921 venne creato anche un museo lapidario nelle antiche cucine del castello.

Durante la seconda Guerra Mondiale, a causa dei bombardamenti del giugno 1940 e agosto 1944, la facciata sud (soprattutto l'ala Luigi XII) fu danneggiata e le finestre della cappella, risalenti al XVI secolo, furono distrutte;[137] gli altri edifici subirono danni alle coperture. L'opera di restauro, iniziata nel 1946, venne affidata all'architetto Michel Ranjard.

Le fortificazioni della città e del castello sono annoverate tra i Monumenti storici di Francia dal 6 novembre 1942.[139]

Il 23 maggio 1960 fu emesso un francobollo raffigurante il castello.

Il castello attualmente è di proprietà della città di Blois.[137] Nel 1990 fu condotto un nuovo restauro da parte di Pierre Lebouteu e Patrick Ponsot, promosso dal sindaco di Blois, nonché ministro della cultura, Jack Lang.[140] Furono restaurati i tetti, le facciate esterne e i pavimenti, in particolare quelli dell'ala Francesco I; il cortile interno fu lastricato. Gilles Clément, paesaggista, si occupò di sistemare il parco. A partire dagli anni 90 il castello fece da sfondo a spettacoli Son et lumière scritti da Alain Decaux, musicati da Éric Demarsan e interpretati da Robert Hossein, Pierre Arditi e Fabrice Luchini.[141]

Tuttora continuano piccoli restauri mirati; il castello ha ricevuto 260 226 visitatori nel 2003.[142]

Note[modifica | modifica wikitesto]

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