Utente:Laila2268/Sandbox

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Fave dei Morti
Origini
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
RegioneUmbria
DiffusioneLocale
Zona di produzionePerugia
Dettagli
Categoriadolce
Ingredienti principali
  • farina
  • zucchero
  • burro
  • uova
  • mandorle dolci
[1]

Le fave dei Morti sono un dolce tradizionale perugino preparato come di consuetudine il 2 novembre giorno della commemorazione dei Morti, di forma quadrata o ovale a base di pasta di mandorle, che possono assumere una diversa colorazione a seconda della località.

Ingredienti[modifica | modifica wikitesto]

  • 100 g di mandorle dolci
  • 50 g di burro
  • 70 g di farina
  • 200 g di zucchero
  • un uovo
  • 2 cucchiaini di cannella in polvere
  • scorza grattugiata di mezzo limone
  • un pizzico di vanillina [2]

Preparazione[modifica | modifica wikitesto]

Tritare le mandorle fino ad ottenere una polvere fina e unirle allo zucchero e farina in una ciotola, facendoli ben amalgamare. Versare il tutto su una spianatoia creando una fontanella al centro. Aggiungere l'uovo e il burro sciolto (non caldo) e tutti gli altri ingredienti.
Lavorare l'impasto fino a renderlo omogeneo e fatelo riposare per mezz'ora, dopodiché ricavate delle palline grandi quanto una noce, schiacciatele con la mano e disponetele in una teglia da forno con carta aderente. Cuocere in forno statico (non ventilato) a 160°per circa venti minuti.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Il nome di questi dolci prende origine dal fiore delle fave, bianco con macchie nere che si credeva fossero disposte a forma di "tau" greca, prima lettera di "tanatos" che significa morte.
Secondo un'antica tradizione, già presso i romani, le fave collegavano l'Ade al mondo dei vivi in due possibili modi. Si pensava, infatti, che le fave costituissero un viatico all'anima del defunto che intraprendeva il suo viaggio verso l'aldilà; oppure, che fossero in grado di trasferire l'anima dei morti nel corpo dei viventi. Durante le cerimonie funebri venivano sparse sul drappo che copriva il morto e gli schiavi se le gettavano alle spalle piangendo la morte del padrone.
Si presume che gli Egiziani, oltre a non mangiare le fave, evitassero di toccarle e che i sacerdoti romani, come quelli di Giove, non osassero nemmeno guardarle.
Persino Ovidio nei "Fasti" descrive un pater familias che, durante la festa dei defunti (Lemuralia) cammina per casa di notte offrendo fave nere agli spiriti degli antenati morti, gettandole alle sue spalle. [3][4][5]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Campelli, Le ricette di casa mia : sapori e tradizioni della cucina umbra, S. Maria degli Angeli, Assisi Porziuncola, 2015.ISBN 978-88-270-1069-3
  • Ida Trotta, Diario (gastronomico) umbro : esercizi di cucina (e di pensiero) tra gusto, tradizione e buone pratiche alimentari,s.l. Aguaplano, 2011. ISBN 978-88-905726-9-2
  • Dolci da forno : altri dolci, Università degli Studi di Perugia. (ISBN non esistente)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ida Trotta, Diario (gastronomico) umbro, Aguaplano, 2011, p. 150-151, ISBN 978-88-905-7269-2.
  2. ^ Trotta, 2011 op. cit.
  3. ^ Francesco Campelli, Le ricette di casa mia : sapori e tradizioni della cucina umbra, Assisi Porziuncola, 2015, p. 272, ISBN 978-88-905-7269-2.
  4. ^ Ida Trotta, Diario (gastronomico) umbro : esercizi di cucina (e di pensiero) tra gusto, tradizione e buone pratiche alimentari", Aguaplano, 2011, p. 138, ISBN 978-88-905-7269-2.
  5. ^ "Dolci da forno : altri dolci, p. 30.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

[[Categoria:Dolci|► Dolci da forno ]]