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La Biblioteca dei ragazzi ai Giardini Margherita[modifica | modifica wikitesto]

La Biblioteca dei ragazzi ai Giardini Margherita è stata una biblioteca comunale della città Bologna. Istituita nel 1954[1], è stata una delle prime biblioteche per ragazzi in Italia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La proposta di istituire una biblioteca per ragazzi a Bologna era partita dalla Soprintendenza bibliografica ed era stata subito accolta dal Comune e dalla Direzione Generale delle Accademie e Biblioteche, in seno al Ministero della Pubblica Istruzione. Il Comune mise a disposizione la palazzina liberty all’interno dei Giardini Margherita, realizzata nel 1910 dall'architetto Edoardo Collamarini[2] e per l'occasione restaurata poiché da tempo era in stato di abbandono[3], mentre il Ministero stanziò un milione e mezzo di lire per l’acquisto dell'arredamento e delle scaffalature metalliche che vennero montate al primo piano della palazzina. La terrazza a piano terra venne arredata con sedie a sdraio e ombrelloni, per permettere la lettura all’aperto.[1][3]

La biblioteca, inaugurata il 16 giugno 1954[1], è stata una delle prime esperienze di biblioteca interamente dedicata ai bambini e ai ragazzi in Italia, assieme alla Biblioteca dei ragazzi Maria Pezzè Pascolato di Venezia, attiva dal 1926 al 1938[4], e alla Biblioteca Giardino per Ragazzi di Imola, fondata nel 1961 e diventata poi Biblioteca Casa Piani[5]. ((( Già esistevano molte sezioni ragazzi di biblioteche comunali... )))

Alla sua nascita la Biblioteca dei ragazzi dipendeva dalla Biblioteca Popolare Comunale, sita in via de’ Foscherari 2 a Bologna, e non aveva un regolamento proprio. Solo nel 1956 la biblioteca divenne autonoma dotandosi di un proprio regolamento-statuto.[3]

Nel luglio 1959 alla Biblioteca venne affiancato il Centro Ricreativo dei Giardini Margherita, uno dei tredici centri di aggregazione giovanile voluti dal nuovo Assessorato alla Gioventù e Sport[6][7] dell'amministrazione guidata da Giuseppe Dozza, giunto nel 1956 al terzo mandato. Nel 1960 sulla terrazza superiore della palazzina venne inaugurato un osservatorio su postazione fissa, costruito dal Gruppo Astrofili del Centro Giovanile.[1][8]

La biblioteca venne chiusa nel 1977 per lasciare spazio ad una scuola materna.[1] ((( su progetto dell'architetto Riccardo Merlo, coordinatore dell’edilizia scolastica del Comune di Bologna dal 1967 al 1984.[9] )))

Patrimonio[modifica | modifica wikitesto]

La collezione della biblioteca comprendeva all'inaugurazione 2.348 volumi che già nell'anno successivo i volumi diventavano 3.300[1][3][10]. La maggior parte del posseduto era frutto di donazioni, 287 volumi furono donati dalla Biblioteca popolare comunale, 705 dal club bolognese dell’Associazione femminile Soroptimist International e 1815 dall'Ufficio Assistenza scolastica del Comune di Bologna.[10]

La collezione, indirizzata ad un pubblico di bambini e ragazzi dal primo anno delle elementari all'ultimo anno delle secondarie, includeva autori bolognesi, italiani, francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli, russi e ungheresi nonché una ricca selezione di libri di divulgazione scientifica.[10]

Nel 1988 il Comune di Bologna aprì la Biblioteca centrale bambini e ragazzi di Villa Mazzacorati[11] in via Toscana nella quale confluirono i materiali della biblioteca dei Giardini Margherita. La Biblioteca di Villa Mazzacorati resterà attiva fino all'apertura della Biblioteca Salaborsa e alla riorganizzazione delle biblioteche comunali bolognesi.[12]

Dal 2000, in seguito alla riorganizzazione del sistema bibliotecario e alla progettazione di Biblioteca Salaborsa, la collezione della Biblioteca dei ragazzi confluisce nella raccolta storica della Biblioteca Salaborsa Ragazzi e in piccola parte in altre sedi del Settore Biblioteche e Welfare Culturale del Comune di Bologna. Il fondo della biblioteca dei Giardini Margherita, denominato GiM, conta attualmente XXXX unità che documentano la produzione editoriale bolognese e italiana dell'editoria per ragazzi tra l'inizio del Novecento e gli anni Settanta, con autori come...

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f La biblioteca dei ragazzi ai Giardini Margherita, su bibliotecasalaborsa.it. URL consultato il 15/05/2024.
  2. ^ La palazzina Liberty ai Giardini Margherita, su bibliotecasalaborsa.it. URL consultato il 17/05/2024.
  3. ^ a b c d La biblioteca dei ragazzi ai Giardini Margherita, su badigit.comune.bologna.it. URL consultato il 15/05/2024.
  4. ^ Fondo Biblioteca dei ragazzi Maria Pezzè Pascolato, su comune.venezia.it. URL consultato il 16/05/2024.
  5. ^ Biblioteca Giardino, su bim.comune.imola.bo.it. URL consultato il 16/05/2024.
  6. ^ Luciano Valente e Mauro Mencaroni, Il centro ricreativo Giardini Margherita, Bologna, 1980.
  7. ^ I centri ricreativi, su bibliotecasalaborsa.it. URL consultato il 16/05/2024.
  8. ^ Gruppo Astrofili Giardini Margherita, su gizarastro.it. URL consultato il 16/05/2024.
  9. ^ [Scuola materna Giardini Margherita 16/05/2024].
  10. ^ a b c Luigi Arnaud, La biblioteca dei ragazzi bolognesi, in Bologna. Rivista del comune, n. 14, 1955, pp. 32-34.
  11. ^ Anagrafe delle biblioteche italiane, su anagrafe.iccu.sbn.it. URL consultato il 16/05/2024.
  12. ^ Piani del Comune di Bologna per le biblioteche contemporanee, su aib.it. URL consultato il 16/05/2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Nobili, Le biblioteche specializzate per l'infanzia, in Accademie e biblioteche d'Italia, n. 6, 1934, pp. 609-618.
  • Luigi Arnaud, La biblioteca dei ragazzi bolognesi, in Bologna. Rivista del comune, n. 14, 1955, pp. 32-34.
  • Luciano Valente e Mauro Mencaroni, Il centro ricreativo Giardini Margherita, Bologna, 1980.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Adele Cremonini Ongaro[modifica | modifica wikitesto]

Adele Cremonini Ongaro (Fidenza, 1908-1969) è stata una maestra elementare, insignita postuma con la Medaglia d’oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Adele Cremonini Orgaro passò gran parte della sua vita a Bologna, città in cui esercitava la professione di maestra elementare. Rimasta vedova, crebbe da sola cinque figli. Nel 1946 inizia a pubblicare libri per bambini e dal 1948 collabora con il “Giornalino della Domenica”, con lo pseudonimo di Cenerentola. Si dedicò anche alla traduzione di testi classici per l’infanzia per varie case editrici. Scrisse anche un volume di liriche in dialetto bolognese dedicate alla Madonna. Compilò il corso di lettura “Cartelle Nuove” per il primo ciclo della Scuola Elementare. Nel 1966 fu nominata Presidente dell’Istituzione Bolognese per la Protezione dell’Infanzia Abbandonata. Morì a sessantuno anni nel 1969. Tre anni dopo la sua morte, il 2 giugno 1972, le fu conferita la Medaglia d’oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte. A Bologna esiste una scuola primaria a lei dedicata.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Presidenza della Repubblica, su quirinale.it. URL consultato il 28/05/2024.
  2. ^ Storia e memoria di Bologna, su storiaememoriadibologna.it. URL consultato il 28/05/2024.

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Giuseppe Guidicini[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Guidicini (Bologna, 29 agosto 1763Bologna, 25 gennaio 1837) è stato un ingegnere e storico italiano. È ricordato per la sua opera Cose notabili della città di Bologna ossia storia cronologica dei suoi stabili pubblici e privati, pubblicata dal figlio Ferdinando tra il 1868 ed il 1873[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Guidicini nacque a Bologna in via Santo Stefano il 29 agosto 1763 da Giovanni Battista Guidicini e da Cattarina Solaroli, primo di 13 figli[2]. Guidicini fin da piccolo eccelle in aritmetica, matematica e disegno, fino a diventare Ingegnere Architetto nel 1791 e Ingegnere Agricoltore e Agrimensore nel 1793. Nel 1799 Guidicini si trasferisce a Parigi, dove stringe amicizia con il conte Ferdinando Marescalchi.[3]

Nel 1800 Guidicini torna in Italia, per incarichi affidatigli dal conte Marescalchi, prima a Milano e poi a Bologna, dove viene nominato Amministratore del Dipartimento del Reno[4] e, sempre nello stesso anno, Ispettore Generale dell’illuminazione pubblica di Bologna, incarico che conserva fino al 1816, “con ragguardevole stipendio”[3]. Durante i suoi soggiorni a Parigi, conosce Maria Fanfard che diventa sua moglie[5] e con cui avrà un figlio, di nome Ferdinando (Bologna, 6 aprile 1815-Bologna, 2 dicembre 1895)[6].

Parallelamente alla sua carriera pubblica, Guidicini si dedica anche ad una serie di ricerche archivistiche sulla storia di Bologna. Il frutto di queste ricerche in oltre 350 archivi pubblici e privati, lo porta alla stesura della sua opera più conosciuta Cose notabili della città di Bologna ossia storia cronologica dei suoi stabili pubblici e privati, un lavoro molto dettagliato di ricerca storica sull’urbanistica bolognese sacra e profana e sulle trasformazioni subite dalla città nel tempo. Composta tra il 1817 ed il 1829 e pubblicata postuma in cinque volumi, l'opera era una delle poche indagini di questo genere in quel periodo e gli vale ancora oggi il riconoscimento di storico.[1]

Guidicini muore la mattina del 25 gennaio 1837 all’età di 77 anni[7] e viene sepolto nel Cimitero monumentale della Certosa di Bologna[8]. Dopo la sua morte, tra il 1868 ed il 1873 il figlio Ferdinando pubblicherà le opere del padre, benché con rimaneggiamenti e omissioni, come in parte aveva fatto lo stesso Guidicini in vita, quando per esempio aveva venduto una raccolta di documenti storici al conte Giovanni Gozzadini, lo scopritore della cultura villanoviana.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Marina Sindaco, Giuseppe Guidicini possidente e storiografo bolognese, in Il Carrobbio. Tradizioni, problemi, immagini dell'Emilia Romagna, XXIX, Bologna, Pàtron editore, 2003, pp. 211-224.
  2. ^ Archivio Arcivescovile di Bologna, Parrocchie di Bologna soppresse, S. Biagio, Stati delle anime, 1763-1786.
  3. ^ a b Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna, manoscritti di Salvatore Muzzi, cartone III, 1, 8, Notizie intorno alla vita di Giuseppe Guidicini.
  4. ^ Storia e memoria di Bologna, su bibliotecasalaborsa.it. URL consultato il 29/05/2024.
  5. ^ Archivio di Stato di Bologna, Archivio notarile, notaio Paolo Guidetti, 4/2, Generale procura della Signora Maria Fanfard Guidicini nel Signor Giuseppe Guidicini di Lei marito, 24 maggio 1817.
  6. ^ Mario Fanti, Introduzione in Gli schizzi topografici originali di Giuseppe Guidicini per le Cose notabili della città di Bologna, Bologna, 2000, p. 8.
  7. ^ Archivio Storico Comunale di Bologna, Archivio della Certosa, Permessi di seppellimento, 1837, permesso n. 5723.
  8. ^ Archivio Storico Comunale di Bologna, Archivio della Certosa, Registro dei Tumuli in particolari Sepolcri dalla lettera D alla lettera M (1801-1848).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mario Fanti, Introduzione in Gli schizzi topografici originali di Giuseppe Guidicini per le Cose notabili della città di Bologna, Bologna, 2000, pp. 5-17.
  • Marina Sindaco, Giuseppe Guidicini possidente e storiografo bolognese, in Il Carrobbio. Tradizioni, problemi, immagini dell'Emilia Romagna, XXIX, Bologna, Pàtron editore, 2003, pp. 211-224.

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