Utente:Holapaco77/rivolta

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La rivolta nelle carceri italiane del 2020 fu una serie di disordini scoppiate negli istituti penitenziari in Italia all'inizio di marzo 2020. A causa dell'inizio della pandemia di Covid-19 in Italia, le autorità carcerarie adottarono severe misure di prevenzione, sospendendo i colloqui e le attività sociali; tuttavia, anche a causa del sovraffollamento, che rendeva difficole di distanziamento, scoppiò il panico tra i detenuti.

Le rivolte corcerarie coinvolsero oltre 7.000 detenuti in 57 istituti penitenziari, causando 13 morti (per lo più per abuso di sostanze psicotrope e metadone) e oltre 6 milioni di euro di danni.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Il sistema carcerario in Italia è stato spesso criticato per il problema del sovraffollamento dei detenuti, tanto che nel 2013 la Corte europea dei diritti umani condannò il governo italiano per "trattamenti inumani e degradanti" con la nota sentenza Torreggiani, per aver richiuso 7 condannati in una piccola cella di meno di 4 metri quadrati. Successivamente, anche altri carcerati chiedono ed ottengono risarcimenti allo Stato e sconti di pena per questa situazione. L'assenza di un presa di posizione da parte della politica, tuttavia, non riesce a risolvere il problema del sovraffollamento, che viene aggravato in alcune carceri dove sono presenti fino al doppio dei detenuti previsti.

Nel marzo 2020 nei penitenziari italiani sono presenti oltre 60.000 detenuti, mentre la capienza ufficiale massima era di circa 50.000 persone, anche se in pratica tale numero era in effetti inferiore a causa delle ristrutturazioni in corso

Quando a inizio marzo 2020 l’Italia è investita dalla pandemia Covid-19, con i bollettini sui morti in impennata e il distanziamento sociale descritto come una delle poche armi di difesa a disposizione, nelle sovraffollate carceri italiane scoppia il panico.