Utente:Gsilvati/Sandbox

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Nobile famiglia pisana insignita del titolo di patrizi pisani e fiorentini inserita nel Libro d'oro della nobiltà italiana p.660-661[1][2]. Lo stemma gentilizio della famiglia è descritto da Vittorio Spreti[3] "di rosso a tre pali d'azzurro attraversati da una decusse (una croce di Sant'Andrea) di nero, accantonata ai fianchi da due stelle di otto raggi d'oro, poste sui pali d'Azzurro". Il blasone è accollato alla Croce dei Cavalieri di Santo Stefano[4] . Prima del XVIII secolo, si fregiava di uno "scudo parlante", cioè un'arma che attraverso una figura che allude ad una qualità posseduta dalla famiglia: rappresentava infatti Ercole, simbolo di forza.

Origini della famiglia: Lombardia e Capua

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La famiglia Silvatici, con origini longobarde, si muovono sulle grandi direttrici di espansione con cui si diffondano i Longobardi in Italia. Una parte in loro, si stabilisce al nord Italia e un'altra parte si dirige verso il Principato di Capua e di Salerno. Una parte continuò a risiedere nella Padania, mentre una parte si stabilì a Capua dedicandosi al commercio della seta e allo studio del diritto[5]. Il documento più antico che riguarda la famiglia Silvatici si trova all'interno del Codice diplomatico bresciano[6] che riporta la data dal 6 luglio 1175. In questo documento si parla della regolamentazione dei confini tra gli abitanti di Serlis e l'Abate di S.Pietro di Monte Ursino, uno dei confini piu volte rammentato è dei Silvatici. (Calanchi Silvatici). Negli atti del Comune di Milano, anno 1194, nel Palazzo di Vercelli, si stabilisce la Pace tra i Cremonesi e i Milanesi, come testimonio ritroviamo Johannes Silvaticus fra i consoli di Asti. Altri documenti riguardanti la vita dei Silvatici nei territori della Lombardia riguardano il Nobile Vir. Mafeus de Silvaticis[7], mediolanensis, che dal primo ottobre 1464 in avanti ha una paga di trecento fiorini come capitano di ventura e certamente molto apprezzato dai Visconti.

Le notizie riguardanti il ceppo proveniente da Capua iniziano invece a partire dal "Ser Francesco venuto di Napoli" [8] che era uno dei Baroni del Regno di Napoli nel 1400 quando il dominio era Aragonese. Il re Ferrante e il figlio cercarono di mettere ordine tra i Baroni Napoletani che battevano moneta e avevano un proprio esercito amministrando la giustizia. Dopo molte dispute fra il re e i Baroni, si giunse al 1486, anno della Battaglia fra gli Aragonesi e i Baroni, i quali persero pur avendo l'aiuto dalle Milizie Papali. La decisione del re dopo aver fatto uccidere un Principe di San Severino e il suo Segretario fu quella di esiliare i Baroni: Ser Francesco fu dunque anche lui esiliato e decise di trasferirsi con tutta la Famiglia a Pisa, seguendo la via della Seta.

Patrizi pisani e fiorentini

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Il primo ad arrivare in Toscana nella seconda metà del Quattrocento dal regno di Napoli fu dunque ser Franciscus de Silvaticis, abile commerciante di seta, forse richiamato a Pisa dalla favorevole legislazione varata dalle autorità cittadine a sostegno di tale arte[5]. Ser Francesco giunse a Pisa con il figlio Niccolò designato nelle carte Pisane con il cognome "De Silvaticis di San Severino" e già nel 1502 Niccolò è fatto cittadino Pisano, nobile della cittá[9]. In quel periodo, Pisa, dopo molte lotte con Firenze è assediata dai Fiorentini, l'assedio durò dal 1490 al 1509, anno in cui Pisa fu definitamente assorbita dal potere fiorentino.Nel documento della Pace fatta tra Pisa e Firenze, si rammenta che Niccolò De Silvaticis San Severino, fu un rappresentante delle quindici famiglie privilegiate che firmarono la Pace fra la Repubblica Pisana e quella Fiorentina: "Unus ex quindecim familis privilegiatis inter pacem": questa dichiarazione è stata fatta dal Cancelliere pisano Vincenzo Aulla nel 4 febbraio 1629 servendo, per un processo di Nobiltá, per entrare nei Cavalieri di Santo Stefano.

La cittadinanza fiorentina fu ottenuta nel 1636 con tutte le "immunità, privilegi et esenzioni che godono i propri cittadini originali, e senza l'obbligo di venire ad abitare la città". La concessione fu possibile grazie alla disposizione di Cosimo I che aveva concesso questo privilegio ad otto famiglie di altrettante città dello Stato come ricompensa dell'aiuto fornito nella guerra contro Siena. Si erano infatti estinto uno dei casati che aveva questo diritto e i Silvatici vi subentrarono a pieno titolo.

Note e bibliografia

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  1. ^ Libro d'oro della nobiltà italiana. URL consultato il 2 agosto 2015.
  2. ^ Collegio araldico romano, Libro d'oro della nobiltà italiana, Roma, Collegio araldico romano, 1950-1999, p. 660-661.
  3. ^ Vittorio Spreti, Enciclopedia storico nobiliare italiana vol III, Milano, 1930, p. 461.
  4. ^ Sacro Militare Ordine di Santo Stefano = cfr. nota n.4 famiglia Agostini Fantini Venerosi Della Seta
  5. ^ a b Vezzosi-Panaija, Memorie di Famiglia, Pisa, ETS, 1994, p. 264, ISBN 88-7741-789-7.
  6. ^ Federico Odorici, Codice diplomatico bresciano, Brescia, Tipografia Gilberti, 1854-1858, p. 2585.
  7. ^ Caterina Santoro, Gli uffici del dominio Sforzesco: 1450-1500. Fondazione Treccani degli Alfieri per la storia di Milano, Milano, Emilio Bestetti, 1948, pp. 779.
  8. ^ Provanza della nobiltà della famiglia Silvatici esistente presso il Regio archivio centrale di stato della città di Firenze, nella filza XXVIII di processi di nobiltà dei patrizi pisani dalla lett. S a V, spettanti all'archivio della già deputazione della nobiltà e cittadinanza della Toscana. Inserto n. 6
  9. ^ Provanza di nobiltà per accedere all'Ordine di Santo Stefano (Pisa) da Ottavio Silvatici nel 1688. Archivio storico dell'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano P. e M. Filza n. 778 provanza 11 n. 142