Utente:Giovanni Parisi/l importanza delle sorelle minori

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Chi non conosce la più cliccata enciclopedia della rete? Naturalmente sto parlando di Wikipedia, la cui pronuncia non è stata ancora definita ma la cui efficacia è riconosciuta ormai a livello mondiale. Nonostante, e giustamente, sul sito è sempre ben ricordato che le voci devono essere considerate fonti secondarie, per le ricerche veloci wikipedia è il massimo della comodità. La versione italiana dell’enciclopedia è una delle più ricche: siamo quinti al mondo preceduti dalle versioni in Inglese, in Tedesco, in Francese, e – sconvolgetevi – Polacco. Precediamo, di poco, la versione Giapponese e superiamo di circa centomila lemmi quella in Spagnolo. Segno evidente che la lingua italiana è ancora ai vertici della cultura mondiale.

Pochi sanno, invece, che a fianco delle grandi versioni, appena citate, esiste anche una moltitudine di “sorelle minori”, così chiamate dalla stessa wikipedia, che raccolgono non solo le lingue poco conosciute ma tantissimi dialetti mondiali. Si va dall’Arpitano (francoprovenzale) al Corso, dall’Occitano (lingua d’oca) al Bavarese. Tra queste piccole wikipedie non poteva certo mancare la versione in lingua partenopea ovvero la Wikipedia napulitana che conta ben tredicimila lemmi.

Oltre ad essere una simpatica variante folkloristica (che sconta un po’ l’assenza della codificazione del napoletano) è uno strumento utilissimo e unico per la conservazione di realtà e personaggi locali destinati a restare misconosciuti, o addirittura sconosciuti, non solo al resto del paese (che certo ne potrebbe fare a meno tranquillamente) ma agli stessi napoletani che, desiderosi di approfondimenti, ricercano su internet fatti o persone di rilevanza locale.

Un esempio che rende chiaro quanto sopra esposto è riconoscibile in Raffaele Auriemma, giornalista, scrittore e radiocronista delle partite del Napoli che in tutta la Campania è famoso per le sue geniali invenzioni di soprannomi per ciascun giocatore della squadra azzurra. Ebbene, chiunque volesse sapere qualcosa in più su questo personaggio di chiara notorietà locale, dopo averne digitato su Google nome e cognome troverebbe come primo risultato proprio la voce di nap.wikipedia.org

Passiamo alla poesia. Napoli è piena di artisti, cantanti, cabarettisti. Di costoro bene o male il vortice mediatico, prima o poi, si accorge concedendo loro il famoso quarto d’ora di notorietà. Ma per la cultura un po’ meno spicciola, più ricercata, quella cultura che non si vuole, o forse non si può, confondere con l’altra (più chiassosa, più rumorosa), per la cultura fatta quasi in silenzio, di piccoli versi sussurrati, ebbene il destino è uno solo: il lento oblio.

O forse no? Se cerchiamo su google “Carmine Capasso poeta” in testa alla ricerca troviamo ancora una volta nap.wikipedia.org. La voce Carmine Capasso, scritta da me due anni e mezzo fa, è ancora lì. È solo uno stub, certo, ma vi sono le principali notizie anagrafiche e le opere da lui pubblicate. Se questa voce fosse stata scritta su wikipedia italia non avrebbe avuto nemmeno mezz’ora di vita. Due parole fredde e austere avrebbero giustificato la cancellazione – non rilevante – e se ci avessi riprovato avrei pure rischiato un’ammonizione. Fu così che mi avvicinai e quindi scoprii la grande funzione della wikipedia in lingua napoletana: preservare non solo la lingua (per quello ci riesce da solo la canzone del Novecento che arriva dovunque) ma anche e soprattutto la cultura locale.

Ho voluto citare due esempi, per qualcuno il sacro e il profano, per cercare di rendere chiaro il messaggio. La memoria del passato va sempre tenuta viva. Tra cent’anni qualcuno vorrà sapere quali furono le ripercussioni che il primo grande colossal in 3D apportò nella società italiana e scoprirà che un telecronista affibbiò a un difensore del Napoli il soprannome “Gravatar”. Qualcun altro un giorno vorrà rappresentare una Via Crucis in lingua napoletana e scoprirà che un certo Carmine Capasso nel 2001 scrisse in vernacolo quattordici sonetti per celebrare le 14 stazioni del calvario di Cristo.

Questo sarà possibile grazie ad internet che conserva e preserva la memoria del nostro tempo ma diverrà memoria solo quello che verrà digitalizzato. Tutto il resto cadrà nell’oblio, sarà dimenticato o, peggio, sarà come se non fosse mai esistito.

p.s. Vorrei approfittare di quest’articolo per invitarvi a collaborare al progetto di wikipedia. Mettere in rete il nostro patrimonio di conoscenza è la speranza di un futuro dove la cultura potrà essere raggiunta con un semplice click. È il sogno di un sapere alla portata di tutti e non un privilegio per pochi.

Giovanni Parisi