Utente:Emma de Castelmore d'Artagnan/ Perdita dei libri nella tarda antichità

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La perdita dei libri avvenuta durante la tarda antichità costituisce una privazione irreparabile del patrimonio culturale dell'Antichità classica.

Per tal ragione, intere opere, appartenenti alla letteratura greca e latina, non sono giunte alla contemporaneità, se non tramite copie di origine medievale.

Si sostiene, generalmente, che una delle possibili cause di tale perdita sia coeva alla crisi del Trecento e consista nella persecuzione della cristianità, durante il periodo romano imperiale, e con essa dei suoi scritti. Si afferma, altresì, che le invasioni dell'Occidente abbiano contribuito a questo evento, essendo le collezioni letterarie, esse stesse vittime delle incursioni.

Altro fattore che avrebbe contribuito, viene affidato ai materiali utilizzati - il passaggio da papiro a pergamena e da volumen a codice.

Si nota, invece, come nell'Impero Bizantino, la conservazione delle opere originali sia sopravvissuta nei secoli, fino all'Assedio di Costantinopoli. La conservazione dei manoscritti era affidata a un'élite tra i cui membri figura anche Cassiodoro, di famiglia senatoria, il quale si dedicò alla riscrittura dei manoscritti, in un convento a Vivarium.

Trasmissione letteraria di manoscritti antichi

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Il patrimonio letterario dell'antichità giunto alla contemporaneità risulta assai ridotto rispetto all'intera produzione letteraria svoltasi tra i secoli; infatti, nel Novecento:

  • di 2000 autori greci, dei quali si conosceva il nome, solamente di 253 si rinvennero le opere
  • di 772 autori latini si rinvennero le opere di 144 di essi