Utente:Ele.abrizi/sandbox

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Nell’accettazione del buddismo possiamo distinguere tre diverse fasi, seguendo le indicazioni di Martin Baumann : La prima fase è caratterizzata dall’interesse per il buddismo a livello però puramente teorico da parte di alcuni filosofi,quali Ralph Waldo Emerson, fino a Arthur Schopenhauer che è stato definito “il precursore del buddismo in Occidente”. La seconda fase è data dopo la fondazione della Società Teosofica nel 1875 . Dopo questa data cominciano a verificarsi in Occidente vere e proprie “conversioni” al buddhismo. Per alcuni si tratta ancora di una religione che si contrappone al cristianesimo. La terza fase del buddhismo occidentale, con la nascita di vere e proprie comunità, comincia dopo la Prima guerra mondiale ed è caratterizzata dal contatto sempre più frequente fra maestri orientali. Si può parlare così di un’esplosione di interesse per il buddhismo tibetano che va dagli anni '60-'70 soprattutto negli ambienti della controcultura hippie. Questo successo passa anche per la letteratura e il cinema, dal Siddhartha [[1]] di Hermann Hesse a film come Piccolo Buddha, Sette anni in Tibet e Kundun.Questi spunti letterari e cinematografici - insieme con la notorietà del XIV Dalai Lama - hanno sicuramente favorito anche la diffusione del buddhismo in Italia. La presenza buddhista in Italia comincia a farsi notare nel 1960, con la fondazione a Firenze dell’ Associazione Buddhista Italiana e con la pubblicazione dal 1967 della rivista Buddhismo Scientifico.Vincenzo Piga si pone a capo dell’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.). La firma da parte dell’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema dell’Intesa fra lo Stato italiano e l’U.B.I., nel 2000, pure non ancora ratificata dal Parlamento, consacra e conferma la crescita del buddhismo nel nostro Paese. L’evoluzione del buddhismo in Italia èstata possibile anche grazie al coordinamento tra i centri buddhisti di tutte le tradizioni presenti in Italia che sentono la necessità di unirsi e cooperare promuovendo il dialogo interreligioso, l’incontro con le istituzioni culturali e promuovono attività didattiche sul buddismo. L’U.B.I è stata riconosciuta come ente religioso con personalità giuridica e riunisce i quarantaquattro maggiori centri italiani e i loro affiliati secondo le tradizioni Theravada(sud-est asiatico)Mahayana Zen (Estremo Oriente),Vajrayana (Tibet) che sostengono la pratica e la diffusione dell’insegnamento spirituale storico (Shakyamuni Buddha).Nel nostro Paese, il”credere senza appartenere” è la teoria di quella parte della popolazione nazionale che si dichiara vagamente religiosa o credente ma che non frequenta con regolarità nessuna religione organizzata. Queste persone scarseggiano nella pratica e considerano il buddhismo come una sorta di pozione magica,a cui rivolgersi nei momenti di disperazione per poi essere però dimenticata.La crescita del buddhismo in Italia nasce dall’interesse di molte persone ad un modello di vita spirituale fondato sulla comprensione reciproca,la convivenza civile e la pace. La pratica buddhista non può essere rivolta quindi solo a se stessi, ma deve indirizzarsi alla felicità di tutti gli esseri umani. In Italia è molto diffuso il buddhismo di Nichiren Daishonin un maestro cinese vissuto in Giappone nel XIII secolo che ha emanato la cultura, l’educazione e l’attivita’ per la pace, promossa in tutto il mondo dalla Soka Gakkai Internazionale. Per praticare di solito ci si riunisce in piccoli gruppi e si recita Nam myoho renge kyo davanti al Gohonzon per circa un'ora. Per Nichiren Daishonin il nam myoho renge kyo è la legge della vita ,la formula che racchiude il ritmo dell’universo. Il Gohonzon è una pergamena scritta in cinese ,è l’oggetto di culto di tutta l’umanità, perfetto puro e immutabile e i buddhisti vi recitano di fronte con molta devozione. La visione buddhista della vita è profondamente olistica e non concepisce una separazione tra la nostra esistenza individuale e la vita dell’universo. Attraverso la preghiera emerge il potere della saggezza universale.