Utente:DedaloNur/Sandbox19

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Datazione assoluta degli inumati

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Le attese datazioni al carbonio-14 effettuate su tre inumati nella necropoli di Mont'e Prama, supportano le posizioni rialziste di studiosi come Vincenzo Santoni e Fulvia Lo Schiavo. La datazione assoluta offre un contributo fondamentale alla comprensione del sito perché mette a disposizione dei ricercatori un dato cronologico oggettivo ed affidabile in grado di superare le ipotesi basate esclusivamente su fattori formali, ipotesi predilette un tempo dagli storici dell'arte ma mancanti quasi sempre della necessaria oggettività e riproducibilità.[1]. Il sito prima di allora era stato datato attraverso il metodo dello scavo stratigrafico (in alcune aree limitate) e dei reperti rinvenuti (bronzetti, ceramiche, scarabeo e fibula). Secondo lo studioso Marco Lazzati: «..la stratigrafia archeologica fornisce in ogni caso solamente datazioni relative, indicando in quale ordine si sono verificati gli eventi, senza dirci tuttavia "quando" questi hanno avuto luogo.»[2]

La datazione delle statue tramite i resti ossei è consentita dalla presenza di numerosi frammenti scultorei nelle tombe della fase più recente. Al di sopra della lastrina che sigillava le ossa, sono stati individuati un frammento di scudo di guerriero (tomba numero sei) e un dito di statua (tomba numero ventotto); altri frammenti di biocalcare pertinenti a statue o modelli di nuraghe) sono stati rinvenuti nelle tombe numero quattro, sei, ventiquattro, venticinque, ventisei, ventotto, ventinove, trenta, I-bis, due-bis del "settore Tronchetti".[3]

Nel "settore Bedini" si recuperarono frammenti scultorei al di sopra delle tombe della fase più recente, ma non al loro interno, a causa, probabilmente, degli sconvolgimenti effettuati nottetempo da scavi clandestini mentre gli stessi scavi ufficiali erano in corso. Tuttavia nello stesso settore fu rinvenuto un frammento scultoreo, probabilmente di un modello di nuraghe, inserito entro la tomba a pozzetto i della fase più antica della necropoli.[4] Avendo ritrovato in tombe sigillate la presenza di scarti di lavorazione delle statue, indica - secondo gli studiosi - una maggiore antichità delle statue stesse rispetto alle sepolture.

Le analisi sono state effettuate sui resti ossei di tre individui, le cui tombe (la numero otto del "settore Bedini" e le tombe numero uno e venti del "settore Tronchetti") appartengono, tutte, alla fase più recente della necropoli, fase nella quale - secondo gli stessi scavatori del sito - Mont'e Prama venne monumentalizzato con l'apposizione delle statue.[5]

Il metodo del C.14 è stato applicato a campioni di collagene scarso dal punto di vista quantitativo, ma ottimo dal punto di vista qualitativo. Tutti i campioni presentano un rapporto carbonio - azoto (C/N) ottimale di 3.2 o 3.3 che essendo all'interno della forbice 2.9 - 3.6 indica collagene "non degradato ne contaminato".[6]

A conferma della estrema affidabilità del materiale si sottolinea che il δ13C[7] misurato presso l'Università di Groninga è risultato in due casi identico a quello misurato dalla Università di Cambridge. In un caso, quello della tomba venti "settore Tronchetti", la discrepanza è risultata appena dello 0,2%. Anche i valori dei sub-campioni prelevati non mostrano discrepanze tali da mettere in evidenza dei problemi.[6]

Il problema delle datazioni calibrate di Mont'e Prama è l'assenza di resti di animali; questi consentirebbero infatti di misurare la distanza tra fonti di proteine (animali consumati) e coloro che se ne nutrono (consumatori umani). Pertanto, l'entità del consumo di proteine animali e terrestri può essere stimato solo con approssimazione.

Tabella datazione C-14 resti ossei di Monte Prama, eseguita da Luca Lai

Da quanto emerso in queste ultime ricerche, esiste la concreta possibilità che gli individui del "settore Tronchetti" consumassero alimenti di origine marina. Dinanzi a tali problemi gli studiosi hanno calibrato le datazioni C.14 sia considerando il consumo minimo di proteine animali che il consumo massimo di cibi d'origine marina. Questo perché il C.14 di origine marina degradando più velocemente delle proteine di origine animale terrestre necessita di curve di calibratura differenti dal C.14 terrestre[8].

Ne risulta che ove l'individuo datante il "settore Bedini" avesse consumato esclusivamente alimenti di origine terrestre, la tomba numero otto potrebbe risalire alla fine del XII secolo a.C., configurandosi come la più antica del complesso fin qui indagato. Se invece si assume che il medesimo inumato consumò anche prodotti di origine marina, la conseguente calibrazione rende la tomba numero otto virtualmente contemporanea alla tomba numero uno del "settore Tronchetti". Il dato sicuro è che le tre tombe sono da datarsi comunque tra l'XI secolo a.C. e il IX secolo a.C.[9]

In base alla curva standard basata su ecosistemi terrestri (Intcal90) le stime collocano le tre tombe datate entro un range 1123-824 a.C. Più precisamente la tomba otto del "settore Bedini" ricade entro il XII-X secolo a.C., la tomba uno del "settore Tronchetti" tra fine XI e seconda metà de IX secolo a.C. e la tomba venti del "settore Tronchetti" tra inizio X e seconda metà del IX secolo a.C.

Nonostante l'affidabilità del collagene utilizzato e la severità delle procedure utilizzate sono sorte delle controversie anche in merito a tali dati:

  • secondo lo studioso Luca Lai, le recenti datazioni al C.14 imporrebbero una: «"modifica dei presupposti delle interpretazioni correnti del sito".»[10];
  • per gli archeologi Marco Minoja e Carlo Tronchetti, il metodo del C.14 da solo non è sufficiente: «" per modificare un sistema funzionante e collaudato, basandosi solo su dati parziari che non portano a costruire un sistema alternativo coerente".»[11];
  • per l'archeologa Luisanna Usai: «"se si dovesse accettare la stretta connessione statue-sepolture ed in particolare quelle della necropoli Tronchetti, stando alle datazioni radiometriche calibrate, le sculture si dovrebbero datare al XI-X secolo a.C."».[12]
  1. ^ Lazzati, Il carbonio-14 e le datazioni archeologiche, 2014.
  2. ^ Lazzati p. 3.
  3. ^ Minoja-Usai (2014), pp. 258-259.
  4. ^ Minoja-Usai (2014), p. 145.
  5. ^ Raimondo Zucca, Attilio Mastino, Pier Giorgio Spanu, Raimondo Zucca, Monte Prama, Cabras, (OR). Storia della ricerca archeologica e degli studi, in Tharros Felix, V, Carocci, 2013, pp. 252-253.
  6. ^ a b Luca Lai, Isotopi radioattivi, primi dati sulla dieta e di cronologia assoluta dal sito di Mont'e Prama, in Marco Minoja, Alessandro Usai (a cura di), Le sculture di Mont'e Prama - Contesto, scavi e materiali, Gangemi, 2014, p. 210.
  7. ^ Si definisce “δ13C” (“delta-C13”) la variazione (espressa in "per mille") della frazione 13C/12C del campione in esame rispetto a quella dello standard internazionale VPDB (Vienna Pee Dee Belemnite) costituito da carbonato di calcio fossile. È necessario misurare tale variazione per correggere i risultati del C-14 dagli effetti del frazionamento isotopico. Il δ13C può dare anche indicazioni sull'ambiente (terrestre, fluviale o marino) in cui ha vissuto l'essere da cui deriva il campione da datare, nonché sulla sua zona di provenienza e persino riguardo eventuali squilibri alimentari, Lazzati, pag. 9
  8. ^ Minoja-Usai (2014), pp. 212-215.
  9. ^ Minoja-Usai (2014), p. 215.
  10. ^ Minoja-Usai (2014), p. 207.
  11. ^ Carlo Tronchetti, Gli scavi del 1977 e 1979, in Le sculture di Mont'E Prama - contesto scavi e materiali, Gangemi, 2014, p. 172.
  12. ^ Luisanna Usai, Le statue nuragiche, in Marco Minoja, Alessandro Usai (a cura di), Le sculture di Mont'e Prama - Contesto, scavi e materiali, Gangemi, 2014, pp. 219-262.