Utente:Crys/integrazioneIVG

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Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

L'aborto è l'interruzione prematura di una gravidanza. Questa può avvenire per cause naturali (aborto spontaneo) o essere provocata artificialmente (aborto provocato o interruzione volontaria della gravidanza). Per convenzione si considera come aborto un'interruzione della gravidanza entro la ventiquattresima settimana dal concepimento, mentre passato tale termine (ed entro le 34 settimane) si parla di nascita prematura.

Aborto spontaneo

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L'aborto spontaneo è l'interruzione di una gravidanza avvenuta in modo naturale, non causata da un intervento esterno. Le probabilità che una gravidanza si interrompa spontaneamente sono molto più elevate di quanto comunemente si ritenga, il periodo a maggior rischio è il primo trimestre.

La sintomatologia tipica dell'aborto spontaneo prevede perdite ematiche e contrazioni uterine, sintomatologia che, piuttosto diffusa, raramente indica un aborto: i sintomi sono in realtà poco specifici.

La gravidanza può anche interrompersi in maniera del tutto asintomatica: in tal caso si parla, più propriamente, di aborto ritenuto. L'embrione rimane nell'utero con la cervice perfettamente chiusa, anche se ormai non c'è più battito cardiaco. Di solito questo accade entro la dodicesima settimane ed è possibile accertare la situazione attraverso un controllo ecografico.

Della stessa categoria fa parte la gravidanza anembrionica, più conosciuta col nome di "uovo chiaro": in questo caso c'è la presenza della camera gestazionale ben impiantata nell'utero, ma non è presente l'embrione né, spesso, il sacco vitellino.

Le cause sono molte e varie, spesso difficilmente riconoscibili, principalmente dovute ad aberrazioni cromosomiche del prodotto del concepimento (embrione o feto), secondariamente a problemi della gestante, tra i quali:

Frequentemente si tratta di un episodio sporadico e non ripetuto nella stessa donna. Talvolta può presentarsi l'eventualità di più aborti così precoci da essere scambiati come normale flusso mestruale.

Negli anni '30 la terapia più diffusa per l'aborto spontaneo era la dilatazione cervicale e lo svuotamento strumetale dell'utero, per prevenire infezioni che avrebbero causato la sterilità o la morte della donna. L'aborto era spesso diagnosticato quando era già presente una forte emorragia o c'erano evidenti problemi nella donna. La diagnosi in genere era "sanguinamento vaginale anomalo".

Dagli anni '90, con l'avvento delle ecografie intrauterine e gli studi sull'ormone β-hCG, è possibile diagnosticare la morte del feto prima che si verifichi l'espulsione naturale.

L'approccio terapeutico per l'aborto ritenuto è di due tipi: attendere che l'espulsione avvenga spontaneamente oppure rimuoverlo attraverso curettage chirurgico (raschiamento) o isterosuzione.

Tuttavia poiché l'aborto spontaneo spesso si risolve naturalmente con l'espulsione del materiale fetale, e la terapia più accreditata al momento è l'attesa, sotto controllo medico. Infatti la tecnica di svuotamento potrebbe causare traumi all'utero che potrebbero complicare le gravidanze future. In paesi come l'Olanda, il Canada, il Regno Unito, l'attesa è la strategia più applicata, e permette di studiare l'evoluzione della patologia in modo più completo.

In genere comunque si rispetta la scelta della donna che può voler aspettare che la natura faccia il suo corso o ridurre i tempi affidandosi al chirurgo.

Altre terapie accreditate sono di tipo farmacologico, come l'uso delle prostaglandine e gli anti-progestinici, in tecniche analoghe all'interruzione volontaria di gravidanza. Questi farmaci favoriscono l'esplusione spontanea del materiale fetale, nel caso di aborto spontaneo, già spento.

Spesso il prodotto del concepimento (embrione o feto) espulso precocemente viene controllato istologicamente per una differenziazione da altro materiale. In caso di aborti multipli il controllo istologico prevederà anche una mappa cromosomica.

Aborto nel secondo trimestre (parto pretermine)

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Abbiamo due casi dell'aborto in fase avanzata:

  • il feto è ancora vivo
  • il feto è morto.

Nel primo caso si ha una dilatazione della cervice senza contrazioni, che causa un parto indolore, e quindi l'espulsionde del feto, che muore per immaturità.

Nel secondo caso si avrà un travaglio, ed un parto tradizionale, spesso accompagnato da emorragie.

Effetti psicologici

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{{S}} La donna che ha subito un aborto può aver bisogno di sostegno psicologico che aiuti a gestire il dolore della perdita. A qualsiasi epoca della gestazione avvenga, un aborto spontaneo può essere traumatico e può essere vissuto come un lutto.

Interruzione volontaria di gravidanza

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L'Interruzione volontaria di gravidanza (IVG) o aborto provocato consiste nell'interruzione dello sviluppo dell'embrione o del feto e nella sua rimozione dall'utero della gestante.

La pratica dell'aborto volontario viene svolta in buona parte del mondo, a discrezione della donna nei primi mesi della gestazione, in presenza di gravi malformazioni al feto, nei casi di pericolo per la salute della madre, nel caso in cui il feto sia frutto di una violenza carnale ai danni della madre, ma anche per altri motivi indipendenti dalla condizione di salute della madre o del feto.

Nei paesi in cui i diritti della persona non sono garantiti come in alcuni paesi in via di sviluppo, può essere il marito a imporre alla donna l'aborto, soprattutto in società di stampo patriarcale dove è preferibile avere figli maschi.

Approfondimenti

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  • Legislazione
Lo stesso argomento in dettaglio: Aborto: legislazione.
  • Dibattito etico
Lo stesso argomento in dettaglio: Dibattito sull'aborto.
  • L'aborto nella storia
Lo stesso argomento in dettaglio: Aborto: nella storia.

Metodologie dell'aborto provocato

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Induzione farmacologica (RU 486)

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Lo stesso argomento in dettaglio: RU 486.

L'induzione farmacologica dell'aborto è l'ultimo metodo di interruzione di gravidanza introdotto nella medicina tradizionale. Con questo metodo il distacco del feto dall'utero è chimico e non è necessario nessun intervento di natura chirurgica sul corpo della donna. L'induzione farmacologica attualmente viene effettuata attraverso l'uso di un derivato steroideo sintetico, il mifepristone o RU 486 e di una prostaglandina, il gemeprost.

La prima pillola induce l'aborto fiosologico, mentre la seconda, sempre chimicamente, induce l'espulsione del feto e la pulizia dell'utero.

Il suo inventore, Emile-Etienne Beaulieu aveva chiamato questa tecnica contragestione.

È, a volte, confusa erroneamente con la pillola del giorno dopo, un metodo di contraccezione post-coitale che non ha nulla a che fare con l'aborto farmacologico.

La pillola RU 486 è legale in Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Spagna, USA.

Nel 2005 è partita la sperimentazione in Italia, l'uso del farmaco non è ufficialmente proibito, ma esso non è stato ancora iscritto all'elenco dei farmaci la cui vendita è permessa, l'industria che lo produce non ne ha mai fatto richiesta di registrazione. Nel 2006 il Ministero della salute ne ha vietato l'importazione diretta dalla Francia da parte degli ospedali.

Svuotamento strumentale

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È la metodologia maggiormente diffusa. Consiste nello svuotamento dell'utero attraverso l'aspirazione strumentale dell'embrione o feto.

A seconda del periodo di gestazione viene effettuato con metodologie diverse:

Isterosuzione

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Utilizzata solo entro le prime otto settimane di gestazione. Consiste nell'aspirazione dell'embrione e dell'endometrio attraverso una canula introdotta nell'utero senza la necessità di dilatazioni della cervice.

Dilatazione e revisione della cavità uterina (D&R)

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Dall'ottava alla dodicesima settimana di gestazione, sono eseguite solitamente la dilatazione e la revisione della cavità uterina (D & R). La cervice viene dilatata per permettere il passaggio delle canule da suzione di diametro maggiore necessarie ad evacuare la maggiore quantità di prodotto del concepimento.

La cervice viene dilatata adoperando dei dilatatori meccanici calibrati di diametro progressivamente crescente, necessari a raggiungere la dilatazione desiderata oppure attraverso dilatatori osmotici come le alghe marine essiccate.

Quando le dimensioni della testa lo richiedono il dottore la comprime con una pinza per consentirne la fuoriuscita.

Dilatazione e svuotamento (D&S)

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Utilizzata solo per gravidanze che superino le dodici settimane; questa procedura consiste nella dilatazione del canale cervicale attraverso l'uso di dilatatori osmotici o meccanici. Il feto viene quindi rimosso. Vengono poi aspirati il liquido amniotico, la placenta e i residui fetali.

Raramente utilizzato a causa dei gravi rischi per la fertilità e la salute della donna. È la tecnica che consiste nell'asportazione del feto tramite taglio cesareo.

Nascita parziale

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Un metodo efficace negli aborti dalla sedicesima settimana alla nascita, ma vietato dalla legge italiana è quello della nascita parziale. Esso consiste nell'estrazione parziale del feto dall'utero attraverso l'uso di una pinza.

L'estrazione parziale e dunque l'avvicinamento del cranio alla cervice permette lo svuotamento del medesimo attraverso l'introduzione nel cranio stesso di una canula aspiratrice.

Lo svuotamento si rende necessario per permettere il passaggio agevole del cranio attraverso la cervice.

Questa metodologia piuttosto brutale è stata oggetto di un'intensa discussione negli Stati Uniti dove, completamente legale in precedenza, se ne è ristretta nel 2003 la possibilità di utilizzo solo ai casi in cui sia in serio pericolo la vita della madre.

Conseguenze sulla salute

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Le possibili conseguenze sulla salute fisica della donna variano considerevolmente a seconda della situazione. Va dunque anzitutto considerato il motivo per cui si ricorre all'aborto procurato, e cioè se siano motivi inerenti allo stato di salute della donna o meno.
Dal punto di vista fisico, se l'aborto avviene nelle prime otto settimane il rischio è pressochè inesistente e considerevolmente più basso del parto.
Il rischio aumenta esponenzialmente al progredire della gestazione. Le complicanze più frequenti sono perforazioni all'utero, alla vescica o all'addome, causate da imperizia o dagli eventuali bruschi movimenti imprevisti della paziente.
Un aborto non propriamente eseguito può portare a shock settico se siano rimasti residui nella cavità uterina. Allo stesso modo può generarsi infertilità e nei casi più gravi la morte, che è in massima parte connessa ai rischi della eventuale, e quindi sconsigliata, anestesia totale.
Va ricordato che un ridottissimo numero di casi di aborti non va a termine e la gravidanza prosegue, dando luogo regolarmente alla nascita del bambino. Questa eventualità, rara, si verifica nei casi in cui la gravidanza sia in fase molto avanzata.
E' evidente quindi il motivo per cui la legge obblighi il ricorso a personale medico competente e a strutture adeguate. Solo in queste condizioni è possibile minimizzare i rischi anche nelle situazioni più sfavorevoli.
Si è inoltre avanzata l'ipotesi che un aborto procurato possa innalzare il rischio di contrarre cancro al seno. Questo avverrebbe perchè all'eliminazione dell'embrione o feto il corpo interromperebbe bruscamente la produzione di specifici ormoni necessaria allo sviluppo del feto. Tale ipotesi, nota come correlazione ABC (abortion-breast cancer), non è mai stata confermata dalle organizzazioni mediche e scientifiche. Qualora si vericasse come attendibile, comunque, aggraverebbe il rischio di tumore tanto nelle donne che ricorrano alla IVG, quanto in quelle, molto più numerose, che perdano il bambino spontaneamente per aborto naturale. In entrambi i casi, infatti la perdita del concepito è brusca e fuori dal tempo naturalmete previsto e in entrambi i casi la produzioni di specifici ormoni si interompe.
Per approfondire vedi anche la voce correlazione ABC.

Dolore fetale

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Vi è una accesa controversia se sia possibile che il feto percepisca o meno dolore.
Alcuni ritengono che possa percepire dolore a partire dal terzo mese di gestazione, altri che ciò non avviene se non a partire dal sesto e oltre perchè le necessarie caratteristiche neuroanatomiche non sarebbero state raggiunte.
Scientificamente parlando i recettori del dolore iniziano ad apparire a partire dalla settima settimana di gestazione. Tuttavia gli organi coinvolti nel processo giungono a formazione completa solo molto più tardi, e cioè verso la 23esima settimana, quando si formano le connessioni tra il talamo e la corteccia cerebrale.
L'impossibilità di misurare il dolore, il dubbio su in che modo esso venga percepito e a carico di quali organi, tuttavia, rende il dibattito difficile da dirimere e la polemica rimane aperta.

Conseguenze psicologiche

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Le complicanze psicologiche sui soggetti coinvolti sono estremamente variabili e determinati in parte più o meno consistente dall'educazione ricevuta e dalle pressioni sociali cui le persone sono soggette, oltre che dalle caratteristiche specifiche delle persone coinvolte.
Gli studi effettuati e l'esperienza clinica suggerscono che il punto non sia tanto se abbia peggiori conseguenze sulla psiche una gravidanza imposta o un aborto spontaneo o procurato.
Piuttosto è determinante un complesso insieme di senso di colpa, di senso di inadeguatezza di sè stessi rispetto alle circostanze, di incomprensione da parte di altre persone coinvolte nell'evento, di spaesamento relativo a come gestire il problema, di perdita, di aspettative mancate, di paura di eventuali conseguenze sociali.
In altre parole le conseguenze psicologiche si sono dimostrate presenti e anche particolarmente gravi in casi di IVG quanto in casi di gravidanza imposta per IVG negata, quanto in casi di aborto spontaneo di un figlio desiderato.
Tali conseguenze spaziano dalla depressione clinica o postpartum, alle tendenze suicide, abuso di farmaci, stati ansiosi e psicosi.
E' bene ricordare, inoltre, che sebbene gli uomini siano stati educati per molto tempo a considerare una gravidanza indesiderata un problema di donne, lasciandole in solitudine a gestire il problema, diverse cose sono cambiate in questi anni di educazione più consapevole.
Molti ragazzi e giovani uomini in questi ultimi anni hanno mostrato di essere anch'essi presenti riguardo al problema e di sentirsi diretta parte in causa. Non vanno quindi trascurate le possibili conseguenze psicologiche che possa avere un uomo quando la compagna non voglia tenere il figlio che lui, invace, vorrebbe.

Al dilà dei fronti polemici aperti sulla questione, ciò che si può realisticamente concludere è che una IVG espone tutte le persone coinvolte, e la donna in particolare, ad un elevato rischio di stress psicologico e di gravi sofferenze emotive che possono durare anni.
Questo fatto, ben noto agli operatori sociali, sanitari e a chiunque abbia avuto modo di venire coinvolto anche solo marginalmente nel processo, induce tanto il fronte degli antiabortisti quanto quello dei sostenitori della legittimità dell'IVG a lavorare per ridurre al minimo possibile un avvenimento che non manca di causare traumi e dolore in chi lo vive e che entrambi si augurano accada il meno possibile.

Riferimenti e note

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Voci correlate

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