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Il Shin Kokin Wakashū (新古今和歌集? "Nuova collezione di poesie antiche e moderne"), conosciuto anche nella sua forma abbreviata Shin Kokinshū (新古今集?), è l'ottava Nijūichidaishū (antologia imperiale) di poesia giapponese, conosciuta anche come waka.

Il nome della raccolta si rifà a quello della prima antologia imperiale realizzata, ossia il Kokinwakashū (inizio X secolo). Insieme a questa e al Man'yōshū, la Shin Kokinshū è considerate fra le tre antologie poetiche più influenti della letteratura giapponese.

Fu commissionata nel 1201 dal Daijō-tennō (imperatore in ritiro) Go-Toba (1180 - 1239 d.C) ed è particolarmente importante per gli studiosi per il gruppo di poeti straordinari che lasciarono la loro testimonianza fra le sue pagine, fra cui Fujiwara no Teika (1162–1241), Fujiwara no Ariie (1155–1216), Fujiwara no Ietaka (1158–1237), Jakuren (c. 1139-1202), Minamoto no Michitomo (1171–1237) e Asukai Masatsune (1170–1221).

Il Shin Kokin Wakashū è composto da 20 libri e contiene circa 2.000 waka. Il numero di poemi contenuti può variare a seconda dell'edizione, poiché Go-Toba continuò a modificare l'opera anche dopo il suo esilio sull' isola di Oki.[1] Ogni poesia viene introdotta prima spiegando la situazione in cui è sata scritta e a volte anche l'autore viene citato. Diversamente dalle raccolte precedenti e nonostante l'attenzione verso i poeti contemporanei, il Shin Kokin Wakashū copre un arco temporale vasto, e contiene al suo interno antiche poesie che gli editori della prima antologia avevano deliberatamente escluso.

Fu presentato ufficialmente nel 1205, durante il trecentesimo anniversario del completamento del Kokinshū.

Dopo il Shinkokinshū furono redatte altre 13 antologie imperiali ma, visto il livello non costante di qualità, esse risultano quasi del tutto sconosciute se non agli specialisti. [2]

Il Shin Kokin Wakashū venne compilato nella prima decade del XIII secolo, nel periodo in cui la classe militare stava iniziando a prendere il potere del paese. In quegli anni turbolenti i letterati esprimevano un sentimento di frattura estetica (?) rispetto all'epoca delle precedenti antologie, sentimento influenzato anche dalla credenza buddhista di trovarsi nell'era corrotta del Mappō (Degenerazione della Legge). (CITARE FONTE. Questo pezzo è un po' confuso e non suffragato da documenti)

Lo ShinKokinshū in questo particolare periodo storico divenne un laboratorio nel quale mettere a punto nuove poetiche dopo gli anni d'oro del Periodo Heian. Oltre a recuperare alcuni tra i più famosi poemi classici, grande spazio fu dato agli autori contemporanei che occupano la maggior parte dell'opera, ed essi ci permettono di rilevare quali direzioni volesse prendere la nuova estetica della poesia del Periodo Kamakura. Il nuovo codice estetico tendeva a focalizzarsi sull'idea di una bellezza naturale, semplice, spoglia, evocata da sensazioni di solitudine, abbandono e malinconia. (CITARE FONTE)

In questo senso l'opera anticipa i temi della letteratura del romitaggio (??) e di altri fenomeni culturali che diventeranno famosi solo qualche anno dopo. (CITARE FONTE)

L'intenzione degli editori dello Shin Kokinshū era quella di creare "un'antologia che può essere letta dall'inizio alla fine come un'unica struttura divisa in libri".[3] Per esempio, nella sezione "primavera", viene offerta una rappresentazione dettagliata in forma poetica dell'avanzamento della primavera e del passaggio del tempo, usando espressioni o parole simili per collegare ogni poesia a quella dopo. Questo metodo di raccolta diede poi inizio al Renga, quel tipo di poesia in cui più autori collaboravano alla stesura di un solo poema aggiungendo un verso alla volta. Nonostante ogni autore presente nell'opera possieda uno stile originale, sono state notate delle similitudini nel tono e nella sintassi (ad esempio l'enfasi che veniva posta sui nomi anzichè sui verbi), tanto da poter ipotizzare uno "Stile del Shinkokinshū".[4]

Al di là di queste differenze stilistiche, i critici hanno notato una maggiore intensità ed emotività rispetto alla precedente raccolta, il Kokinshū, sebbene risulti evidente l'influenza che questa raccolta ha avuto sullo sviluppo della poesia giapponese nei secoli a venire. (CITARE FONTE)

Molte delle poesie contenute nello Shinkokinshū sono "derivate" da quelle contenute nel Kokinshū. Gli autori per scrivere nuovi testi prendevano "in prestito" intere sezioni dei waka precedenti, ritenendo che le poesie "copiate" fossero più profonde ed eleganti in quanto attingevano direttamente dalla saggezza del passato, rquisito molto gradito dai lettori del tempo. La tecnica in questione prendeva il nome di Honkadori (Honka= poesia originale e Dori= prendere in prestito).[5] Usando questa particolare tecnica non solo veniva citata la poesia originale, ma anche assegnato ad essa un diverso significato, reso possibile dalla vasta quantità di sfumature della lingua giapponese.

L'ispirazione proveniva dalle opere in poesia e dai classici della prosa, come ad esempio lo Ise Monogatari o il Genji Monogatari. Queste opere risalevano ad almeno 300 anni prima, quando la corte imperiale non era minacciata da disordini, come se l'intenzione fosse quella di volgere lo sguardo ad un' epoca più spensierata. Fujiwara Teika nel corso della stesura dello Shinkokinshū iniziò anche a redigere delle specifiche regole per utilizzare in maniera corretta questa tecnica, regole che tuttavia garantivano un certo spazio all'elaborazione personale.[6]

Ecco un esempio di Honkadori. La prima poesia è del Kokinshū scritta da Henjō, mentre la seconda dello Shinkokinshū è scritta dalla principessa Shikishi.

Romaji Italiano
wa ga yado Fa
miti mo naki made
arenikeri
turenaki Fito wo
matu to sesi ma ni
A casa mia
Perfino le strade sono svanite,
Tutto incolto;
Per un amante senza cuore,
Ho aspettato tutto questo tempo.
KKS 15:770 Henjō
Kiri no ha mo
fumiwakegataku
narinikeri
kanarazu hito wo
matsu to nakeredo
Foglie di paulonia
Troppo spesse perchè qualcuno le attraversi
Hanno coperto il suolo
Non per forza
Sto aspettando qualcuno
SKKS 5:534 Principessa Shikishi

La struttura dello Shinkokinshū è per certi versi molto simile a quella del Kokinshū nonostante alcuni argomenti siano stati cambiati o, più semplicemente, eliminati.

Entrambi sono divisi in "libri" (per la precisione 20 in tutti e due i casi) e a loro volta questo libri sono combinati in gruppi a seconda dell'argomento di cui trattano le poesie in essi contenuti.

Topic Kokinshū Shin Kokinshū
Stagioni 1-2 Primavera 1-2 Primavera
3 Estate 3 Estate
4-5 Autunno 4-5 Autunno
6 Inverno 6 Inverno
  7 Congratulazioni 7 Congratulazioni
8 Festeggiamenti 8 Lamenti
9 Viaggi 9 Festeggiamenti
10 Acrostici 10 Viaggi
Amore 11-15 Amore 11-15 Amore
Miscellanea 16 Lamenti 16-18 Vari
17-18 Vari
19 Varie forme 19 Poemi Shintō
20 Poemi Tradizionali
20 Poemi Buddhisti

Articoli Correlati

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  1. ^ Cook Editorial Note
  2. ^ Cook Editorial Note
  3. ^ Konishi 68
  4. ^ Cook Editorial Note
  5. ^ Cook Editorial Note
  6. ^ Cook Editorial Note
  • Minamoto, Michitomo, & Gotoba. (1647). Shin kokin wakashū: 20-kan.
  • Keene, ,. (1956). Anthology of Japanese literature from the earliest era to the mid-nineteenth century. Rutland: Charles Tuttle.
  • Keene, ,. (1993). Seeds in the heart Japanese literature from the earliest times to the late sixteenth century. New York: Henry Holt.
  • Zanotti, ,. (2012). Dalle origini all'Ottocento. Venezia: Marsilio.
  • Bienati, & Boscaro. (2010). La *narrativa giapponese classica. Venezia: Marsilio.
  • Kato, & Boscaro. (n.d.). *Storia della letteratura giapponese. Venezia: Marsilio.