Utente:Caterinamarino93/Sandbox

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Biblioteca digitale (storia dell'evoluzione)

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Esistono diverse definizioni di Biblioteca digitale. Sicuramente la più antica è quella di Biblioteca elettronica, che fa riferimento all'utilizzo di strumentazione elettronica e identifica in questo modo solo la strumentazione utilizzata e non le caratteristiche dei dati. La prima ad usare il termine digitale in relazione alle biblioteche è stata Christine Borgman nel 1993, definendo la biblioteca digitale come la combinazione di un servizio, un'architettura di rete, un insieme di risorse informative, un insieme di strumenti per localizzare, recuperare e utilizzare l’informazione recuperata. Una seconda definizione fu data dallo studioso William Y. Arms nell'anno 2000 secondo il quale la biblioteca digitale è una collezione di informazioni, ove l'informazione considerata è in formato digitale e i servizi sono accessibili attraverso la rete. Intorno al 1999, C. Oppenheim e D. Smithson, propongono un ulteriore definizione di biblioteca digitale come un servizio informativo, in cui tutte le risorse informative sono disponibili in formato digitale e tutte le sue funzioni sono realizzate attraverso l’uso di tecnologie digitali. Un'altra terminologia accompagna il nuovo aspetto delle biblioteche, ed è quello di Biblioteca ibrida, termine coniato da Chris Rusbridge nel 1998 e che vuole indicare la combinazione di tecnologie diverse e diversi supporti informativi per i servizi di una biblioteca in transizione.[1] La definizione di Biblioteca digitale è dinamica e suscettibile a continui miglioramenti. Tra le definizioni elaborate in ambito bibliotecario la più rilevante, e la più diffusa è quella del Digital Libraries Federation (DLF), che definisce la biblioteca digitale come un'organizzazione che fornisce risorse per selezionare, organizzare e garantire la persistenza nel tempo delle collezioni digitali e renderle accessibili economicamente a una comunità definita o un insieme di comunità.[2]

Il primo a maturare idee sul passaggio dalla biblioteca tradizionale a quella digitale è Vannevar Bush, scienziato e tecnologo statunitense, che nella metà del XX secolo pubblica un articolo nel quale presenta il “Memex” ossia un'apparecchiatura basata sull'utilizzo di microfilm per l'immagazzinamento dei dati[3], sottolineando l'incapacità degli scaffali di una biblioteca a raccogliere e conservare una collezione per una ricerca efficace, ipotizzando un utilizzo molto simile ad un'attuale ricerca sul web. All'inizio degli anni '60 un informatico statunitense ,J.C.R. Licklider, espone il necessario cambiamento delle bibliteche che prevede l'utilizzo di computer e calcolatori in rete con interfacce utente semplici, così da renderlo accessibile ad un ampio numero di persone. Il primo vero progeto di biblioteca digitale però è il “Progetto Gutenberg”, nato nel 1971 per iniziativa dell'informatico statunitense Micheal Hart e che prende il nome dal pioniere tedesco della stampa a caratteri mobili del XV secolo Johannes Gutenberg. Il Progetto Gutenberg rappresenta il tentativo di rendere disponibili testi elettronici, e altri tipi di materiali, liberi da copyright o concessi per la libera distribuzione attraverso Internet, gratuitamente, e che le persone posso facilmente leggere,usare,citare. La filosofia che accompagna questo progetto è quella del Replicator Technology, cioè che tutto ciò che può essere inserito in un computer può essere riprodotto indefinitamente, e si concentra principalmente sulle opere letterarie storicamente più significative e su opere di riferimento.[4] Negli anni seguenti, vi è stata una sempre maggiore attenzione alla digitalizzazione che ha portato negli ultimi 20 anni alla creazione di molte biblioteche digitali. Una delle prime nacque nel 1991, ed è E-Print Archive, conosciuta come arXiv, ossia un archivio di documenti digitali accessibile tramite un catalogo di metadati, che nacque nella comunità dei fisici come tentativo di rendere più efficace ed economica la comunicazione scientifica. Sempre in quegli anni in Europa vi fu la nascita di molte biblioteche digitali a carattere nazionale, tra cui la francese Gallica oppure alcuni anni dopo la BDI (Biblioteca Digitale Italiana). Nel 2008 assistiamo alla nascita di Europeana, un progetto di biblioteca digitale europea, promosso dagli stati membri dell'Unione Europea, che riunisce documenti digitalizzati appartenenti a molte istituzioni degli stati membri.



Pasero,Cristian. 2012. BIBLIOTECHE DIGITALI: tecnologia e comunicazione per archiviare e diffondere la conoscenza.

Tammaro, Anna Maria.2005."Che cos’è una biblioteca digitale?". Digitalia web.(14-33).

Longo, Serena.2013-2014. “Le biblioteche digitali” definizione, caratteristiche e sviluppi.Seminario di cultura digitale. Università di Pisa. a.a. 2013-2014.

http://www.gutenberg.org/about/background/history_and_philosophy.html

  1. ^ Anna Maria Tammaro, Che cos’è una biblioteca digitale?, in Digitalia, 2005.
  2. ^ Serena Longo “Le biblioteche digitali” definizione, caratteristiche e sviluppi.Seminario di cultura digitale. Università di Pisa. a.a. 2013-2014.
  3. ^ Biblioteche digitali: tecnologia e comunicazione per archiviare e diffondere la conoscenza..
  4. ^ Project Gutenberg, su gutenberg.org.