Utente:Carlomorino/Talleri

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La storia del tallero

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Nel quindicesimo secolo regnava, anzi, per meglio dire, arciducava sul Tirolo un certo Sigismondo di buona memoria. Questo arciduca era anche arciricco; possedeva, fra l'altro, anche delle miniere d'argento dalle parti di Schwaz. Lui disponeva perciò su un mucchio d'argento che pure vendeva un po' da per tutto ricevendo, in cambio, zecchini e ducati ed anche qualche Gulden renano. Un giorno questo Sigismondo si chiese perché doveva vendere l'argento quale metallo per ricevere in cambio delle monete d'oro (pure metallo) e si chiese anche perché non battere lui stesso moneta? In Renania circolava già dal quattordicesimo secolo il Gulden, una moneta d'oro (più tardi anche d'argento) che era stato copiato dallo zecchino veneziano che a sua volta era stato coniato in concorrenza al fiorino di Firenze. All'arciduca venne perciò, nel 1484, l'idea di coniare una moneta d'argento di un peso tale da essere di pari valore al Gulden d'oro renano (a quel tempo le monete avevano un valore uguale a quello del loro peso in metallo più una cosiddetta tassa di conio).

Il termine Gulden proviene da un più antico termine guldin florin o guldin pfennich che significava semplicemente "fiorino d'oro" ovvero "Pfennig d'oro", sulla falsariga del latino denarius aureus.

Pfennig: nell'antico alto-tedesco, VII secolo phendi(n)g, IX secolo phenning, medio alto-tedesco phenni(n)c, antico sassone pen(n)ing, medio basso-tedesco pennink, olandese antico penninc, pen(n)ich, olandese moderno penning, lingue nordiche antiche pengr, islandese penningr, finlandese penni, francone antico pan(n)ing, penning, inglese antico pening, pen(n)ing, pending, peni, inglese moderno penny, dialetto degli zingari Roma paspasák o anche pasalo, paspasali; poi russo antico pénjaz, lituano pìni(n)gas, polacco penadz, il sorabo pjenjezi, tutti con il significato di soldo, moneta, da cui anche il termine Penunse o Penunze (furbesco Penunge) di provenienza dialettale berlinese, usato oggi per dire soldi nel linguaggio popolare tedesco (alcuni fanno però derivare Penunse dall'argot francese pécuniaux che deriva dal latino pecunia). Prima dell’avvento dell’Euro il Pfennig era la minore unità monetaria in Germania e valeva un centesimo di marco.

Gli etimologi sono piuttosto discordi sull'origine del termine Pfennig o Pfenning (quest'ultimo in disuso). Alcuni propendono per l'origine dal latino pannus (stoffa, panno, straccio anche vestito), per il fatto che i tessuti erano nel passato spesso oggetto di scambio; questa supposizione è però indebolita dal fatto che in tedesco da pannus proviene Fahne = bandiera. Altri invece preferiscono un parallelismo con il termine Pfanne (dal greco pátane da cui in latino panna e latino tardo patina da dove provengono anche i termini italiani patena e padella), forse per la forma piatta del pezzo di metallo. Un'altra ipotesi, la più plausibile, è che la provenienza sia dal latino pondus = peso, dato che il valore delle monete veniva determinato dal peso del metallo impiegato a coniarle.

Il Brockhaus spiega: dopo il decadimento della valuta romana nei territori dei franchi divenne cosa necessaria il pesare le monete per scoprire le contraffazioni. Per questa ragione vengono trovate spesso delle bilance per pesare monete nelle tombe dell'epoca. La moneta da pesare (il Triens d'oro) era il phanting, il peso costituito da una moneta campione, era il Pfand (il latino pondus >peso<).

Dato che phanting era la "moneta da pesare", dovrebbe essere logico che il Pfennig è "il (soldo) pesato e non falso". Il latino pondus ha condotto anche al termine tedesco Pfund (unità di peso), l'inglese pound (unità di peso e anche di denaro = sterlina) e alla peseta della Spagna. Curiosamente il Webster non accetta la parentela del penny con il latino o con il tedesco, ma bensì fa derivare la voce dal nome del re Penda della Mercia, del secolo ottavo, che avrebbe fatto coniare il primo penny. Dal termine latino pondus (genitivo: ponderis) proviene anche il verbo italiano ponderare.

Su un Gulden del tutto particolare, il cosiddetto Coselgulden, si racconta una storia alquanto singolare. La contessa Cosel era l'amante del re Augusto di Polonia, agli inizi del secolo diciottesimo. Con la contessa il re fece la scommessa di essere capace a raffigurarne la vulva su una moneta da un Gulden. Difatti nel 1706 fece coniare un Gulden sassone con gli stemmi di Polonia e di Sassonia così sovrapposti da formare con gli orli l'immagine di una vagina. Per tale ragione il popolo affibbiò il nome di Coselgulden a quell'interessante moneta.

Per ottenere con l'argento un valore monetario pari a quello dell'oro l'arciduca Sigismondo fece coniare una grossa e massiccia moneta che, inizialmente, venne chiamata "große Groschen", termine che etimologicamente significa "grosso grosso", dato che la parola Groschen deriva dal linguaggio delle cancellerie boeme che coniarono nel quattordicesimo secolo il primo gros copiando una moneta ceca, pure detta gros, che a sua volta doveva il nome alla moneta italiana (denaro) grosso, dal latino medio denarius grossus, cioè un denaro di spessore (e valore) maggiore degli altri. Questo pataccone tirolese fu proprio l'antenato del dollaro, anche se a prima vista così non sembrerebbe. Il Groschen era una moneta d'argento che veniva coniata nel passato in molti paesi di lingua tedesca, in alcuni fino al secolo decimonono; in Germania venne chiamata così la moneta da 10 Pfennig, vale a dire un decimo di Marco ed in Austria era l'unità minore di denaro corrente.

Sono noti molti curiosi composti con il termine Groschen nel tedesco volgare. Per esempio, il Kunnengroschen (letteralmente il Groschen della vagina, dal latino cunnus = vulva) era l'apellativo che in Germania nel medio evo si dava alla tassa sulla prostituzione, in tedesco Hurensteuer (tassa sulla prostituzione). Questa tassa veniva riscossa anche dalle cosiddette fahrende Frauen (donne vaganti) e veniva detta spesso dal popolo anche Furzsteuer (tassa della scoreggia) perché in molte città una curiosa legge fiscale pretendeva da una prostituta in arrivo il pagamento della cosiddetta Einreisesteuer (tassa di arrivo) oppure "facere unum bombum", cioè di lasciar scappare un peto. A Francoforte e a Magonza questa tassa veniva detta Kappengeld (denaro per la copulazione); in tedesco kappen significa tagliar via, mozzare, troncare, castrare, capponare (latino cappare = tagliare, italiano cappone e capponare), ha però anche un più antico significato di copulare.

Il tributo che a Quedlimburg ogni promessa sposa doveva pagare prima del matrimonio alle casse della città veniva detto Stechgroschen (il Groschen per pungere da Stich = puntura, medesima origine etimologica del latino stilus, qui con significato sessuale di infilare). Si tratta di una tassa che sostituiva in molti luoghi il jus primae noctis, quell'usanza che dava al feudatario il diritto e anche il dovere di passare la prima notte, dopo la celebrazione delle nozze, con tutte le belle figliole che si maritavano nel territorio da lui posseduto. Oggi il significato di Stechgroschen è quello di onorario dovuto per i servizi della prostituta. In Baviera veniva invece riscosso fino al 1808 il Brautgulden (il Gulden della sposa), imposta equivalente a quella di cui sopra. Anche il termine Brautgulden è sopravvissuto in alcuni dialetti bavaresi, indica però anche in questo caso il denaro che viene pagato alla prostituta. Anche i termini Hemdschilling (Scellino della camicia), Nabelgeld (denaro dell'ombelico) e Jungfernpfennig (il Pfennig della vergine) avevano il medesimo significato e vengono tutt'oggi localmente usati pure per indicare la retribuzione della prostituta.

Ad Amburgo la tassa sulla prostituzione veniva chiamata Finkengeld (Geld = denaro) e a Lubecca Finkengroschen. Il Finken corrisponde, nel tedesco odierno, all'italiano fringuello, ma non si tratta dell'imposta sui fringuelli o altri volatili anche se oggi in tedesco spesso le peripatetiche vengono dette Bordsteinschwalben, cioè rondini del marciapiede o, se tradotto alla lettera, "rondini della pietra d'orlo". Quel Finken iniziale proviene con tutta probabilità dal furbesco antico Pink, Bink, Fink con il significato di uomo ma anche di pene.

Il vescovo di Bratislava fece coniare un Groschen d'argento che portava l'immagine di S. Giovanni Battista. Questo cosiddetto Johannesgroschen (Groschen di S. Giovanni), detto anche Eifersuchtsgroschen (Groschen della gelosia), veniva considerato quale potente amuleto contro la gelosia. Siccome regnava la credenza che la gelosia risale il corpo provenendo dal basso (un prurito al piede o al ginocchio era segno inconfutabile che la gelosia stava salendo), i fidanzati e anche i mariti si legavano degli Johannesgroschen alle gambe per fare barriera al tormento.

Nel linguaggio popolare tedesco attuale quella donna che sorveglia e fa pulizia nei gabinetti di decenza in luoghi pubblici, e a cui spesso, prima dell’Euro, veniva lasciata la mancia di un Groschen, viene chiamata anche Groschenfee (fata del Groschen), Groschenhyäne (iena del Groschen) oppure anche Groschensirene (sirena del Groschen).

Per ritornare sull'argomento principale, sta di fatto che altri duchi, granduchi o regnanti vari di quell'epoca seguirono stante pede l'esempio dato da Sigismondo e in breve tempo il baiocco spaccatasche andò via via a sostituire in gran parte il Gulden d'oro; la moneta venne localmente battezzata con diversi nomi, fra l'altro grosse Pfennig ed anche Guldengroschen.

Verso il 1500 il conte di Schlick ottenne il permesso dal proprio regnante, Ludwig I re di Boemia, di coniare anche lui una simile moneta impiegando all'uopo l'argento proveniente dalle miniere di "Sankt Joachimsthal", (in italiano: della valle di S. Gioacchino). La moneta portava per tale ragione la dicitura "Joachimthaler Guldengroschen" e siccome questo nome era un po' lunghetto da pronunciare, venne abbreviato dal popolo in Thaler oppure Taler. In latino la moneta veniva chiamata Joachimicus o anche Vallensis (da Thal cioè valle), in polacco prese il nome di Joachimik, in russo Jefimok, in francese Jocondale ed in italiano Tallero.

Il soldone continuò ad avere un enorme successo e fu coniato, più o meno nello stesso peso, da tutti i regnanti che disponevano su miniere o bastanti riserve d'argento. Il nome Taler venne poi adattato alle più svariate lingue, ad esempio tala, tallero, tollero, tolar, daalder ed infine dollar. Il termine venne pure usato in molti composti, come Reichstaler, Rijksdaalder, Riksdaler, Albertustaler, Engeltaler, Glockentaler, Kreuztaler, Löwentaler, Maria-Theresien-Taler, e numerosi altri. Il Tallero di Maria Teresa fu adottato e mantenuto quale moneta etiopica fino al tempo dell'occupazione italiana. Pure Venezia coniò un tallero nel 1755, non però per uso interno ma solo per la Dalmazia ed altre province dell'Adriatico.

La parole, le espressioni, i modi di dire e sopratutto le frasi idiomatiche della lingua parlata, del linguaggio di tutti i giorni, vengono coniate dal popolo. Termini nascono, diventano di moda e vengono poi abbandonati, solo pochi riescono a sopravvivere nel tempo; qualche volta termini in disuso ritornano ad essere in voga, spesso però con un significato diverso. Data l'enorme divulgazione del tallero nei paesi di lingua tedesca, è cosa ovvia che il popolo abbia fatto abbondante uso della sua prerogativa di inventare con il nome della moneta nuovi termini, spesso anche scurrili.

Hahnreitaler
Per fare un esempio, nel 1627, il conte di Solms fece coniare un tallero che recava l'immagine di un uomo a cavallo di un gallo. Oltre a ciò, la moneta portava anche un'iscrizione in latino con l'abbreviazione vic. di vicarius. Subito la moneta venne battezzata Hahnreitaler (tallero del cornuto) e anche Ficktaler (tallero della scopata). Per spiegare questi composti bisogna sapere che il termine Hahnrei (che oggi in tedesco significa marito tradito) è a sua volta composto da Hahn (gallo) e da un suffisso rei che molti etimologi hanno difficoltà a spiegare esaurientemente. Mentre il significato originario di Hahn è quello di "cantante" (dall'indogermanico *kan- = cantare, risuonare, da cui il greco antico ei-kanós = gallo, più esattamente "colui che canta al mattino" e anche il latino canere = cantare), quello di "rei" va ricercato nel termine olandese ruin = cavallo castrato, detto in italiano anche castrone (castrone venne chiamato anche quel denaro grosso del sedicesimo secolo che veniva coniato a Castro) e anche nel verbo, pure olandese, ruinen che significa castrare. Dunque, il significato originario di Hahnrei è cappone. In qualche contrada, nei tempi passati, al gallo appena castrato venivano tagliati anche gli sproni che gli venivano infilati nella cresta, dove sporgevano come corna. Inizialmente però con Hahnrei s'intendeva solo il marito che non soddisfava sessualmente la moglie, sia fosse impotente sia non volesse farlo per ragioni sua particolari; solo più tardi il termine prese il significato di marito cornuto. Tanto per il termine Hahnreitaler.
Sammelbegriff für erotisch-satirische Spottmedaillen, die sich auf die Hahnreischaft beziehen. Hierzu zählen z.B. die privaten Nürnberger Medaillen des 17. Jh., die auf der einen Seite einen auf einem Hahn reitenden Mann mit Geweih zeigen, auf der anderen Seite eine Truhe mit der Inschrift "Das kommt in die Hahnrey-Lade". Münzcharakter haben die Hahnrei-Taler des vom dänischen König Christian IV. eingesetzten Kommandanten der Festung Wolfenbüttel, Philip Reinhard von Solms-Hohensolms: Im Jahr 1627 nutzte er die Vollmacht aus, indem er aus Silbergeschirr des Herzogs und geraubtem Silber Talermünzen mit dem Wort "Vicarius" (Stellvertreter) in der Umschrift prägen ließ. Die Rs. zeigt das gekrönte Monogramm des dänischen Königs (der Buchstabe C mit darin eingelassener Ziffer 4) und die Umschrift QVID NON PRO RELIGIONE. [1]


L'appellativo di Ficktaler invece è dovuto alla lettera "v" dell'abbreviazione vic. che in tedesco si pronuncia "fic", come il sostantivo Fick, espressione triviale per dire coito.


Hurenkarrentaler
Un'altro tallero che ha solleticato la fantasia del popolo è il cosiddetto Hurenkarrentaler (letteralmente il tallero del carro delle puttane). Nel medio evo, in molte contrade, una delle pene minori che veniva inflitta per i reati di adulterio e prostituzione esercitata senza la necessaria licenza, era quella di caricare le condannate (quasi sempre nude) su un carro aperto e poi di far loro attraversare la città, precedute da musicanti che avevano il compito di attirare l'attenzione della gente che si divertiva poi a bombardare le poveracce con rifiuti vari e uova marce. Nel 1622 la città di Magdeburgo coniò un tallero che portava l'immagine delle tre grazie su un veicolo trascinato da cigni; ecco il parallelo con il carro della vergogna e l'origine del nome della moneta.
Kunnetaler
Un altro nome dovuto alla fantasia del popolo ebbe anche il Kunnetaler (il tallero della vulva) coniato in Danimarca nel quindicesimo secolo. Questo tallero circolava anche nel Land Schleswig-Holstein e nelle città anseatiche e da quelle parti il popolo affermava che l'ø danese, quello con la lineetta trasversale, era l'esatta immagine della vagina della regina Margarete di Danimarca e per tale ragione veniva detto Margaretengroschen o anche, come già detto, Kunnentaler.
Kußtaler
Un tallero degno di nota fu anche il cosiddetto Kußtaler (tallero del bacio) che ha la seguente storia. Nel 1592 Giovanni Casimiro, duca di Coburgo, sorprese un bel giorno la sua legittima consorte mentre si sollazzava in maniera non proprio legittima con qualcuno probabilmente più abile di lui in certe piacevoli faccende private, legittime o meno che siano. Per ripicca, il cornificato duca, fece rinchiudere l'infedele sposa in un convento e fece coniare, nel 1593, una moneta che la raffigurava vestita da monaca. La moneta portava al retro la dicitura "Wer küßt mich armes Nünnelein?" (Chi bacia me, povera monachina?). Questa è l'origine del nome che vox populi appioppò a quel tallero e con tale appellativo è oggi noto ai collezionisti di monete.
Sprungtaler
Il nomignolo di Sprungtaler (letteralmente il tallero del salto, ma Sprung era nel passato ed è ancora oggi in qualche contrada espressione popolare per dire coito) dato ad un altro tallero aveva il medesimo significato del Finkengroschen di cui si fa cenno all'inizio, cioè di tassa sulla prostituzione.
Frauentaler
Il Frauentaler (tallero delle donne) invece era l'appellativo dato a certe monete d'oro, come un ducato del re Mattia d'Ungheria, che venivano usate come medicina per facilitare il parto. Alle donne incinta veniva mescolato al cibo, ogni giorno fino al momento del parto, un po' d'oro scalfito appunto dal Frauentaler. Altri talleri o monete d'oro, specialmente quelle raffiguranti un crocefisso, venivano ritenute potenti amuleti contro molte malattie; ai malati venivano somministrati dei truciolini della moneta magica, in particolare se si credeva che la malattia fosse stata originata da stregoneria o magia nera. Si credeva anche che una moneta d'oro appesa al collo aveva il potere di guarire l'itterizia. Per questa ragione alcuni ducati ed altre monete dell'epoca sono oggi raramente reperibili. Se una moneta veniva trovata per terra durante un acquazzone, veniva ritenuta proveniente dal cielo e considerata quale amuleto particolarmente efficace. In Russia esiste tutt'oggi l'usanza di mettere una monetina d'argento in una bottiglia d'acqua. Chi desidera prevenire ogni malanno e rimanere perennemente sano deve bere ogni mattina un cucchiaino di quell'acqua magica; la bottiglia viene poi rabboccata con acqua fresca per non far diminuire la medicina.

Il dollaro, ha fatto una grande carriera ed è diventato l'unità monetaria di ben 27 nazioni: USA, Australia, Bahamas, Barbados, Belize, Brunei, Canada, Dominica, Giamaica, Grenada, Guayana, Figi, Hong Kong, Hondura Britannica, Liberia, Malaysia, Nuova Zelanda, Puerto Rico, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Salomone, Samoa (occ.), Singapore, Taiwan, Tonga, Trinidad e Tobago, Zimbabwe.