Utente:Athena85

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                                IL DECADENTISMO

Il decadentismo è una corrente letteraria europea che ebbe origine in Francia intorno al 1867. Il termine nacque negli anni Ottanta e fu utilizzato dalla critica per designare “décadents” (decadenti) tutti quegli artisti anticonvenzionali, i cosiddetti “Poeti Maledetti” come Verlaine, Rimbaud, Mallarmé, che potevano essere oggetto di scandalo per la società borghese. I Poeti Maledetti si impadronirono di questo appellativo e lo usarono nel titolo di una rivista “Le Décadent”, uscita nell’aprile del 1886. L’espressione venne usata dai decadenti come forma di accusa verso la Società borghese, la quale accecata, non riconosceva il fascino dell’arte e del deforme, maledicendo il poeta, il quale però è l’unico capace di guardare con occhi propri allo spirito del mondo. Paul Verlaine in un suo sonetto esprimeva: “Je suis l’Empire à la fin de la dècadence”, (Io sono l’impero alla fine della Decadenza) per mostrare all’intera umanità il suo disagio e la sua stanchezza identificandosi con l’impero Romano della decadenza che egli immagina immerso nell’oblio, in rovina a causa dei barbari invasori. Oltre che nel campo letterario il decadentismo trova un corrispettivo nella corrente artistico-architettonica, la quale assunse nomi differenti a seconda della collocazione di sviluppo: Liberty in Italia, Art Nouveau in Francia, jungendstil (in tedesco stile giovane) in Germania. Nato in un’epoca di spinte materiali e intellettuali contraddittorie, il decadentismo ha radici filosofiche che raccoglie in sè grandi nomi come Henri Bergson il quale collocò l’evolversi e lo scorrere del tempo in una dimensione soggettiva e psichica, nella quale erano incentrate i vari flussi conduttori della linea temporale, e Friedrich Nietzsche che nella “Nascita della tragedia” diede spazio alla “dimensione dionisiaca”, mostrare cioè dell’uomo tutto ciò che non si poteva raccontare con la ragione, quindi irrazionale, animale nel comportamento. Da qui prende avvio la concezione del “Superuomo”. Egli è colui che è pronto ad accettare la sofferenza, il dolore interiore; egli è creatore di valori e vive la sua vita al di là del bene e del male. 11 superuomo vuole il ritorno all’uguale, cioè colui che vuole rivivere un momento della sua vita in eterno senza mai separarsene. Gli artisti decadenti si volsero dunque ad esprimere quella loro angoscia esistenziale, il disagio che proviene dall’ io e che essendo irrazionale nelle sue azioni sente addosso il peso della sofferenza del mondo. In questa dimensione dirsi Decadenti era un modo per allontanare il proprio spirito dalla realtà che vi è intorno, portando l’artista a sentirsi estraneo. I poeti, gli artisti, i letterati si racchiudevano in loro stessi, portandosi dietro una realtà più nuova, popolata da un mondo onirico nel quale lo spazio si confonde nell’emisfero del surreale, e ciò per permettere al poeta di sentirsi libero e parte integrante del mondo, del suo mondo. Il decadentismo si oppone nettamente al Positivismo, al Naturalismo e al Verismo, benché essi fossero correnti letterarie che opprimevano e condizionavano l’uomo con procedimenti scientifici. 1 decadenti mostrarono sfiducia nella ragione come conoscenza assoluta, preferendo l’irrazionalità e la soggettività, l’astrattezza e il misticismo per un mondo migliore, non condizionato dalla tecnologia e dalla scienza. L’uomo doveva essere dunque libero d viaggiare verso mondi onirici ed inspiegabili con la ragione, ripudiando la razionalità, non in nome di sentimento, ma per la bramosia di liberare le forze oscure e vitali dell’inconscio, ed in tal modo lo spiritualismo romantico lasciava il posto all’esaltazione dell’ebbrezza sensuale. La poetica decadente ha proposto un nuova concezione dell’arte dominata dalla sensibilità, disprezzando l’opera dei naturalisti che ossessionati dal rigore scientifico avevano trascurato il vero valore dell’arte, cioè un arte fine a sè stessa. Agli occhi dei decadenti la realtà artistica appariva come un qual cosa di fluido o di indeterminato, da non potersi razionalizzare con la scienza. La vita per l’artista decadente era analoga ad una successione, ad un susseguirsi di ritmi irrefrenabile, incontrollabili, di rivelazioni inaspettate in rapporto con l’ignoto. Tale concezione di vita produceva una sorta di angoscia esistenziale che deriva dall’instabilità e perplessità che si possiede nella mente, una sorta di smarrimento dell’ego che può ritrovarsi solamente con la poesia. Come già si è enunciato, a fianco al Decadentismo, si pongono alcune tendenze che scaturirono dal Naturalismo e dal Positivismo, così come al Parnassianesimo di Teofilo Gauthier, il quale esaltava l’arte fine a se stessa, e l’impressionismo di Cèsanne e Monet, in quali solevano dare alla vita una rara soggettività, vista come un fluire di impressioni che soltanto l’arte può cogliere. Ma di fronte a questo panorama artistico- letterario, il vero precursore del Decadentismo è il Simbolismo francese, ossia quella tendenza volta a raffigurare la vita e l’arte mediante simboli esoterici che richiamano echi di universi paralleli al nostro, luoghi remoti e lontani, immagini inquietanti, cogliendo della realtà gli aspetti più profondi ed inspiegabili. Charles Baudelaire, con il suo componimento “Fiori del male”, esaltava la sensibilità e l’immaginazione. Egli riteneva che il poeta fosse il “decifratore dell’analogia universale”, colui che ricorreva al linguaggio dei simboli può cogliere le misteriose relazioni che intercorrono tra l’io e la natura.

“La natura è un tempio dove i pilastri viventi Si lasciano sfuggire a volte confuse parole, l’uomo vi passa attraverso foreste di simboli che l’osservano con sguardi familiari” (citazione). La poesia è il mezzo che permette all’umanità di porsi in relazione con la natura in maniera incongruente ed immediata con i confini più assurdi dell’anima. Lo scopo della poesia è dunque evocare musicalità e ritmo. Il testo poetico deva apparire analogo ad uno spartito musicale, il quale doveva essere capace di rivolgersi all’inconscio dell’individuo e non al suo intelletto. Il decadentismo vede una mutamento anche in campo stilistico. Si cerca dunque un linguaggio oscuro e di difficile comprensione, poiché lo scrittore intende porsi come un sacerdote di saggezza dal quale scaturiscano periodi incomprensibili e forbiti. La parola abbandona ogni tecnica tradizionale e sfociando nella lirica, servendosi anche di una nuova forma metrica, utilizzando il verso libero e tralasciando il verso stereotipato e tradizionalista. Il verso deve quindi essere evocatore in modo oscillante ed impreciso, senza forme stabilite, e deve essere “qua! cosa di più vaRo e sublime dell’aria” come voleva Verlaine. Nelle sue opere, dunque il poeta, non deve necessariamente esprimere ogni emozione o pensiero, ma deve lasciare tutto nella più totale ambiguità.

Il poeta si chiude in sé stesso, nel suo mondo, popolato di sogni e di esseri dalle sembianze oniriche. In tal modo si enunciano due aspetti molto importanti: se da un lato appare il lato oscuro e “maledetto”, dall’altro vi è quello dell’ “l’esteta”, dal quale ne scaturisce l’esaltazione del “bello” inteso come valore assoluto. Per quanto riguarda il ramo artistico, l’estetismo si traduce nella ricerca esasperata della raffinatezza e della bellezza, nei sensi più puri dei termini. L’artista decadente tende ad inoltrare ogni suo singolo pensiero in un mondo antico per trovare in esso la magnificenza che non vi esiste nella realtà circostante. Le principali opere che caratterizzano l’aspetto estetizzante del decadentismo sono quella di Huysmans dal titolo “Controcorrente” e quella del Dannunzio “Il piacere”; in Inghilterra invece possiamo notare “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde. Nei primi due si vedono sfilare delle figure emblematiche, raffinate ed eleganti ma con un senso di smarrimento dai reali confini della realtà, nei quali viene citato il senso dell’insoddisfazione irrazionale. Tutto ciò che l’artista decadente vede è quello che lui vuole vedere. La figura del poeta cambia e diventa “Veggente”, ossia colui che sente con le sue percezioni spirituali i mondi arcani cd invisibili, colui che è rivelatore della vita e dell’inconscio. Egli a differenza dell’artista romantico il decadente si pone al di sopra del contesto culturale, fuori dalla massa: egli è alla ricerca di un paradiso perduto, dal suo paradiso, un mondo che gli apparteneva ma che ha smarrito e che egli stesso si illude di ritrovare. In questa prospettiva anche nella storia vi è un’evoluzione e una trasformazione, poiché essa non rivolge più la sua attenzione alle grandi civiltà ma ai periodi di decadenza, come ad esempio la fine dell’impero romano, o la Roma dei Papi, o il Seicento Barocco. come in precedenza si è detto, oltre all’ Art Nouveau e al Liberty, sorgono e si sviluppano grandi correnti artistiche come il Cubismo, il dadaismo, il Surrealismo, l’Espressionismo, l’Ermetismo, l’arte Metafisica e la Psicoanalisi, in ambito psicologico ad opera di Sigmund Freud. In Italia il Decadentismo non assunse il carattere radicale e dirompente che ebbe nella vicina Francia. Diversa è soprattutto la concezione della figura del poeta, il quale mantiene una funzione di guida culturale della società, al contrario di quanto avviene in Francia, dove Mallartné riconosce nell’isolamento la condizione dell’artista, costretto ai margini di una “società che non gli permette di vivere”. I maggiori scrittori decadenti furono, oltre a D’Annunzio, furono Pascoli e Fogazzaro. D’Annunzio rovesciò l’elemento aristocratico tipico del decadentismo da offrire al pubblico, in parte da recitare a beneficio delle masse, e lo fece creando anzitutto il mito di se stesso, l’intellettuale più celebre e chiacchierato dell’epoca in Italia. Egli tenne conto delle esperienze letterarie straniere contemporanee sia in prosa sia in poesia. Così, se Andrea Sperellì, il protagonista del romanzo Il piacere (1889), rappresenta l’uomo raffinato e colto amante dell’arte e delle donne, mentre nel Notturno (1921) prevale un ripiegamento dell’autore su se stesso, insieme a una tematica più intima e riflessiva. La poesia di D’Annunzio divenne in breve il modello di riferimento della generazione di poeti contemporanea e di quella successiva. La sua sensibilità straordinaria promuove il mondo dei sentimenti, quello della natura e quello dell’arte, e la sua affascinante scrittura, ricca e suggestiva. Tra i protagonisti della letteratura italiana di fine Ottocento, parallelamente alla sua carriera di insegnante e docente universitario Pascoli condusse un’esistenza tutta consacrata alla poesia. I temi della sua poetica trassero dalla contemplazione della natura, dalle piccole cose di ogni giorno, dagli affetti familiari, dalle memorie e dal dolore la loro fonte d’ispirazione più fresca e diretta. Nel frattempo Pascoli sperimentava un nuovo linguaggio poetico che avrebbe avuto una grande influenza sulla poesia italiana del Novecento e che colloca il poeta a cavallo dei due secoli (Ottocento e Novecento), dando alla sua opera una modernità che, talvolta, non gli è stata nota: la critica Pascoliana è infatti tradizionalmente oscillante tra un Pascoli che chiude il secolo romantico e un Pascoli che apre quello dell’innovazione e della sperimentazione poetica. La poesia di Giovanni Pascoli rappresenta un felice tentativo in senso simbolista, basato su una realtà molto individuata, anche linguisticamente. Il poeta possiede una sensibilità che gli permette di entrare in contatto con il mondo che egli canta senza mediazioni razionali o intellettuali. Lo fa con termini molto precisi, anche di uso comune, con versi spezzati e interrotti, con una ricerca sul suono che vuole ridare il fascino agli oggetti di tutti i giorni. Il tentativo di conciliare la scienza con la fede cattolica è un motivo importante delle opere e del pensiero di Antonio Fogazzaro, che si interessò anche di occultismo e magia, tendenza, questa, contrastata dalla Chiesa. Quello di Fogazzaro è comunque un cattolicesimo irrequieto, che convive con una sensibilità a tratti morbosa. Le donne dei suoi romanzi sono spesso nervose ai limiti della malattia, instabili e volubili, impossibili da comprendere fino in fondo e perciò affascinanti. È proprio la componente religiosa a dare profondità alla rappresentazione del fascino femminile. Oltre al Pascoli, Dannunzio e il Fogazzaro, l’Ottocento e il Novecento Decadente vedono il sorgere di altri due scrittori che anno lasciato dei segni molto profondi nella nostra letteratura: Luigi Pirandello, Siciliano, e Italo Svevo, di cultura Triestina.