United States Colored Troops

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United States Colored Troops (USCT)
Poster di reclutamento USCT
Descrizione generale
Attiva22 maggio 1863 - ottobre 1865
NazioneBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti - Unione
ServizioUnion Army, Union Navy
Tipounità militari terrestri, unità militari navali
Ruolofanteria, cavalleria, artiglieria da campagna, artiglieria da montagna, artiglieria a cavallo, genio guastatori
Dimensione175 reggimenti, pari a 180.000 uomini circa tra soldati e marinai.
MottoSic semper tyrannis
Coloribianco-azzurro
Battaglie/guerreGuerra di secessione americana
Onori di battaglia15 Medal of Honor
Simboli
Vessillo del 26 Regiments of Infantry
3rd United States Colored Troops
22 Regiments of Infantry
24 Regiments of Infantry
riferimenti presenti nel corpo del testo
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Le United States Colored Troops (USCT) furono in assoluto i primi reggimenti operativi all'interno dell'Union Army composti in larga parte da soldati afroamericani (colored), sebbene anche diversi membri di altri gruppi appartenenti a varie minoranze etniche ebbero a servire in tali unità militari terrestri.

Furono reclutati per la prima volta durante la guerra di secessione americana e, al termine del conflitto, entro l'aprile del 1865 i 175 reggimenti regolari USCT giunsero a costituire circa 1/10 dell'intera manodopera, soprattutto nell'United States Army ma non solo (vi saranno difatti arruolati anche nelle unità militari navali).

Oltre il 20% dei soldati USCT venne dichiarato morto in combattimento, con un tasso di circa il 35% superiore a quello delle truppe composte da bianchi americani. Nonostante le pesanti perdite molti combatterono con coraggio riuscendo a farsi distinguere, con 15 USCT che alla fine ricevettero la Medal of Honor e numerose altre onorificenze.

L'USCT sarà il precursore dei reggimenti dei Buffalo Soldier impiegati nel West. Nella loro qualità di primi afroamericani in servizio armato effettivo rappresentano una parte integrante della storia militare afroamericana in generale e della storia militare afroamericana nella guerra di secessione americana in particolare.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

«Quanto agli schiavi parecchi comandanti nordisti (seguendo l'esempio di Benjamin Butler) avevano cominciato a confiscarli come "contrabbando di guerra", in tal modo rifiutando di restituire ai proprietari quelli che eventualmente si fossero rifugiati presso le truppe dell'Unione[1]

Confiscation Act[modifica | modifica wikitesto]

Il Congresso approvò l'"atto di confisca" nel luglio del 1862 (Confiscation Act of 1862); esso liberò gli schiavi i cui proprietari venivano considerati essere in uno stato di rivolta contro il legittimo Governo federale rappresentato dalla Presidenza di Abraham Lincoln[2].

La legislazione denominata Militia Act of 1862 autorizzò invece il Presidente degli Stati Uniti d'America ad utilizzare gli ex schiavi liberti in qualsiasi funzione interna all'organizzazione bellica dell'Unione.

Abraham Lincoln dapprincipio si dimostrerà altresì alquanto preoccupato delle possibili reazioni da parte dell'opinione pubblica nei quattro Stati cuscinetto nella guerra di secessione americana rimasti fedeli al principio dell'unità nazionale, poiché tra i residenti continuavano ad esservi numerosi proprietari di schiavi,

Anche tra molti esponenti di spicco del Partito Democratico negli Stati Uniti d'America nord-orientali e negli Stati Uniti d'America medio-occidentali vi furono - tra gli stessi sostenitori dello sforzo bellico - una parte significativa di coloro che erano invece molto meno favorevoli all'abolizionismo negli Stati Uniti d'America rispetto alla maggioranza degli attivisti del Partito Repubblicano.

Il presidente Lincoln pertanto si oppose ai primi timidi tentativi di reclutare soldati neri, ma immediatamente accettò che i Corpi d'armata li usassero come lavoratori assunti in via temporanea a pagamento. Anche i nativi americani degli Stati Uniti d'America ebbero un ruolo di rilievo nei "reggimenti colorati" istituiti nel corso della guerra civile[3].

Nel settembre del 1862 Lincoln annunciò il suo Proclama di emancipazione preliminare, dichiarando attraverso esso che tutti gli schiavi presenti negli Stati ribelli sarebbero stati ufficialmente considerati liberi a partire dal 1º gennaio seguente. Il reclutamento di reggimenti colorati iniziò in piena forza subito dopo questa data[4].

Banner del Bureau of Colored Troops.

Il Dipartimento della Guerra di Edwin McMasters Stanton emanò l'"Ordinanza generale numero 143" (General Order No. 143) il 22 maggio del 1863, istituendo in tal modo il Bureau of Colored Troops atto a facilitare il reclutamento di soldati afroamericani destinati a combattere per l'Armata unionista[5].

Altre persone di colore che non erano però di origini africane, come ad esempio i nativi americani, gli isolani del Pacifico e gli asioamericani ebbero l'occasione di lottare anch'essi accorpati ai reggimenti USCT[6]

Questi inclusero reparti di fanteria, di cavalleria, del genio guastatori, dell'artiglieria da campagna e le unità militari terrestri di artiglieria da montagna e di artiglieria a cavallo; furono reclutati da tutti gli Stati federati degli Stati Uniti d'America e divennero presto noti come le "truppe colorate degli Stati Uniti" (USCT). All'incirca 175 reggimenti comprendenti oltre 178.000 neri liberi e liberti serviranno durante gli ultimi due anni di guerra.

Il loro operato contribuirà a sostenere in maniera sostanziale l'impegno bellico degli Stati Uniti d'America in un momento critico: dalla Campagna di Vicksburg alla Campagna di Chattanooga nel Teatro Occidentale; dalla Campagna terrestre alla Campagna di Appomattox nel Teatro Orientale dirette da Ulysses S. Grant; dalla Campagna di Atlanta alla Marcia verso il mare di Sherman e fino alla Campagna delle Caroline guidate da William Tecumseh Sherman.

Alla conclusione della situazione di belligeranza gli uomini della USCT costituivano quasi 1/10 di tutte le truppe impiegate, sia dall'esercito che dall'Union Navy. L'USCT ha subito 2.751 vittime durante la guerra e 68.178 perdite per le cause più varie. La malattia e le infezioni provocarono il maggior numero di decessi in tutte le formazioni, sia in quelle bianche che in quelle nere[7].

In termini reali i soldati afroamericani alla fine comprendevano il 10% di tutto l'United States Armed Forces. Le perdite tra di essi raggiungeranno punte assai elevate, soprattutto nell'ultimo anno e mezzo e - tra tutti i caduti riportati - oltre il 20% del numero complessivo degli afroamericani arruolati nelle forze armate persero la vita durante la guerra civile[8]. In particolare il loro tasso di mortalità fu significativamente più alto rispetto a quello dei soldati bianchi:

«[Noi] troviamo, secondo i dati ufficiali rivisitati, quello dei poco più di due milioni di soldati tra i volontari degli interi Stati Uniti, oltre 316.000 morti (per tutte le cause); ovvero il 15,2% dei 67.000 uomini dell'esercito regolare (bianche), l'8,6% dei quali (approssimativamente 6.000) morto in combattimento.
Dei circa 180.000 United States Colored Troops volontari, tuttavia, oltre 36.000 morirono, pari al 20,5%. In altre parole il tasso di mortalità totale tra le truppe colorate nella guerra civile sarà di 6 a 1, il 35% in più rispetto alle altre etnie, nonostante il fatto che questi ultimi non furono arruolati stabilmente fino a diciotto mesi dopo l'inizio dei combattimenti.»

I reggimenti degli USCT rimasero sotto il comando effettivo di ufficiali bianchi, mentre il grado militare di avanzamento per i soldati neri si mantenne decisamente limitato; entro la fine del 1863[9] il "Supervisory Committee for Recruiting Colored Regiments" aprirà a Filadelfia la "Free Military Academy" gratuita per addestrare i candidati al comando delle truppe di colore.

Per un certo periodo di tempo, almeno agli inizi, i soldati neri ricevettero un salario inferiore se confrontato con quello assegnato alle loro controparti bianche, ma loro stessi e con il supporto dei propri sostenitori riusciranno rapidamente ad esercitare un gruppo di pressione che gli permetterà di ottennero così una paga equivalente[10].

Tra i membri degni di nota dei reggimenti USCT vi saranno il medico Martin Robinson Delany - già militante partecipe del gruppo facente capo a John Brown) - e i figli di Frederick Douglass.

Gli appartenenti al genio militare USCT progettarono e realizzarono la costruzione di Fort Pocahontas, un enorme magazzino di approvvigionamento dell'Unione situato a Charles City (Virginia)[11].

Il coraggio e lo sprezzo del pericolo dimostrato dalle truppe colorate durante la guerra civile giocò un ruolo importante nel far conseguire agli afroamericani i nuovi diritti all'inizio dell'Era della Ricostruzione e nell'organizzazione del movimento per i diritti civili degli afroamericani (1865-1896) nel corso della presidenza di Andrew Johnson prima e negli 8 anni della Presidenza di Ulysses S. Grant poi. Come ebbe modo di constatare uno dei loro maggiori leader, l'abolizionista F. Douglass:

«Una volta che l'uomo nero prende sulla sua persona la mostrina di ottone; gli facciano avere un'aquila sul suo bottone; un moschetto sulla sua spalla; proiettili nella sua tasca, non c'è potere sulla terra che possa negargli il diritto di essersi guadagnato la cittadinanza statunitense[12]

Reggimenti volontari[modifica | modifica wikitesto]

Unità regolari statali[modifica | modifica wikitesto]

Corpi d'Africa[modifica | modifica wikitesto]

Ala destra, XVI corpo (1864)[modifica | modifica wikitesto]

Reggimenti USCT[modifica | modifica wikitesto]

Dettagli[modifica | modifica wikitesto]

Azioni degne di nota[modifica | modifica wikitesto]

Il Corpo d'armata di Ulysses S. Grant fu uno dei primi nei quali militassero numerosi gli afroamericani. Presto divenne molto popolare una canzone che tutti cantavano in onore dei commilitoni di colore:

Ohé, negri, avete visto il padrone

Andarsene per la strada stamani

Come se avesse voluto abbandonare questi luoghi?

Egli ha visto il fumo su per il fiume

Ove si trovano le cannoniere di Lincoln.

Si è preso il cappello e se n'è andato senza indugio

E suppongo che se ne sia scappato via.

Il padrone è fuggito ah ah!

Il negro rimane oh oh![13].

Prigionieri di guerra[modifica | modifica wikitesto]

Memoriale eretto in onore degli USCT operanti nel corso dell'assedio di Vicksburg.
Membri del 54th Massachusetts Volunteer Regiment color guard in parata durante la cerimonia d'insediamento del presidente degli Stati Uniti d'America nel gennaio del 2013, per l'avvio del 2º mandato della Presidenza di Barack Obama.

Provenienza dei volontari per Stato[modifica | modifica wikitesto]

Unione e
Stati cuscinetto[14]
Numeri Stati Confederati d'America
(fuggitivi)[14]
Numeri
  Connecticut 1.764   Alabama 4.969
  Colorado
(Territorio del Colorado)
95   Arkansas 5.526
  Delaware 954   Florida 1.044
  Distretto di Columbia 3.269   Georgia 3.486
  Illinois 1.811   Louisiana 24.502
  Indiana 1.597   Mississippi 17.869
  Iowa 440   Carolina del Nord 5.035
  Kansas 2.080   Carolina del Sud 5.462
  Kentucky 23.703   Tennessee 20.133
  Maine 104   Texas 47
  Maryland 8.718   Virginia 5.723
  Massachusetts 3.966
  Michigan 1.387 Totali dal Sud 93.796
  Minnesota 104
  Missouri 8.344 Liberi 733
  New Hampshire 125 Non contabilizzati 5.083
  New Jersey 1.185
  New York 4.125
  Ohio 5.092
  Pennsylvania 8.612
  Rhode Island 1.837
  Vermont 120
  Virginia Occidentale 196
  Wisconsin 155
Totali dal Nord 79.283
Totale Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti 178.895

Dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Eredità[modifica | modifica wikitesto]

Tributi[modifica | modifica wikitesto]

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Unità similari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Raimondo Luraghi 'Storia della guerra civile americana BUR 1994 Vol. I, pag. 384
  2. ^ Rodriguez, Junius P. Slavery in the United States: A Social, Political, and Historical Encyclopedia, ABC-CLIO, 2007, vol. 2, pg 241
  3. ^ Angela Y. Walton-Raji, Battles Fought in Indian Territory and Battles Fought by I.T. Freedmen outside of Indian Territory, su african-nativeamerican.com, Oklahoma's Black Indians, 2008. URL consultato il 24 ottobre 2008.
  4. ^ Cornish, The Sable Arm, pp. 29–111.
  5. ^ Cornish, The Sable Arm, p. 130.
  6. ^ Gary Okihiro, American History Unbound: Asians and Pacific Islanders, Oakland, University of California Press, 2015, pp. 87–89, ISBN 978-0-520-96030-5.
  7. ^ Cornish, The Sable Arm, p. 288; McPherson, The Negro's Civil War, p. 237
  8. ^ a b Herbert Aptheker, "Negro Casualties in the Civil War", "The Journal of Negro History", Vol. 32, No. 1. (January, 1947).
  9. ^ Cornish, The Sable Arm, p. 218.
  10. ^ McPherson, The Negro's Civil War, Chapter XIV, "The Struggle for Equal Pay," pp. 193–203.
  11. ^ Rhea, Gordon C. To the North Anna River: Grant and Lee; May 13–25, 1864; Baton Rouge: Louisiana; Louisiana State University Press; 2000. ISBN 0-8071-2535-0
  12. ^ Cited by the U.S. National Archives and Records Administration on their website, "The Fight for Equal Rights: Black Soldiers in the Civil War".
  13. ^ Giampiero Carocci Storia della guerra civile americana Tascabili Newton 1995, pp. 56-57
  14. ^ a b Gladstone, William A., United States Colored Troops, p. 120

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cornish, Dudley Taylor. The Sable Arm: Negro Troops in the Union Army, 1861–1865. New York: W.W. Norton, 1965.
  • Dobak, William A. Freedom by the Sword: The US Colored Troops, 1862–1867. Washington, DC: Center of Military History, 2011.
  • Gladstone, William A. United States Colored Troops, 1863–1867. Gettysburg, PA: Thomas Publications, 1996.
  • Johnson, Jesse J. Black Armed Forces Officers 1736–1971. Hampton Publications, 1971.
  • Matthews, Harry Bradshaw, African American Freedom Journey in New York and Related Sites, 1823–1870: Freedom Knows No Color, Cherry Hill, NJ: Africana Homestead Legacy Publishers, 2008.
  • McPherson, James M., The Negro's Civil War: How American Negroes Felt and Acted During the War for the Union. New York: Pantheon Books, 1965.
  • Smith, John David, Lincoln and the U.S. Colored Troops (Southern Illinois University Press, 2013). 156 pp.
  • Williams, George W., A History of the Negro Troops in the War of the Rebellion. New York: Harper & Brothers, 1887.
  • Film review, James M. McPherson, "The 'Glory' Story," The New Republic, January 8 & 15, 1990, pp. 22–27

Altre letture[modifica | modifica wikitesto]

  • The Employment of Negro Troops. By Dr. Ulysses Lee. Published by the Office of the Chief of Military History, United States Army, Washington, D.C., 1966. 740 pp.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]