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La chiesa di San Tomaso Becket, meglio conosciuta come chiesa di San Tomaso Cantuariense, è un luogo di culto cattolico situato nei pressi del centro storico di Verona, appena oltre il Ponte Nuovo del Popolo. È dedicata al santo inglese Tommaso Becket, assassinato nel 1170 a causa della sua avversione ad Enrico II d'Inghilterra.

Durante il Basso medioevo nella zona erano presenti due chiese: una, più antica, dedicata a Tommaso Becket, la seconda intitolata alla Vergine Annunciata e accanto alla quale sorgeva un monastero benedettino. Nei primi anni del XV secolo i carmelitani decisero di procedere con l'ampliamento della seconda, gettando così le basi per l'attuale edificio che prenderà il nome da quella di San Tommaso, che venne abbattuta. Secondo un'iscrizione posta sulla facciata il cantiere ebbe inizio intorno al 1449 proseguendo, non senza difficoltà economiche, fino al 1504, anno della sua consacrazione. Con l'arrivo di Napoleone la chiesa venne adibita ad infermeria per le truppe francesi e nel 1805 il convento venne definitivamente soppresso. Sotto la successiva dominazione austriaca il chiostro fu parzialmente abbattuto e molti dei locali dell'ex convento utilizzati come carcere militare. Si dovette aspettare l'annessione del Veneto all'Italia affinché la chiesa potesse essere riaperta al culto.

L'attuale edificio si presenta come un'unione tra il romanico tradizionale veronese ed il tardo gotico. L'esterno è caratterizzato da un'austera facciata con un rosone circolare ed un ampio portale, quest'ultimo, si ipotizza, proveniente da un altro edificio. L'interno è ad un'unica navata e il pavimentato è composto da riquadri bianchi e rossi con l'eccezione del presbiterio, mentre il soffitto è coperto da capriate lignee. Sui muri laterali interni della navata vi sono due monumenti sepolcrali scolpiti da Ugo Zannoni e otto altari di stile gotico inseriti in archi rinascimentali. Numerose le opere d'arte custodite che vennero realizzate da celebri pittori veronesi, tra cui Paolo Farinati, Girolamo dai Libri, Alessandro Turchi e Antonio Balestra.

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