Teatro Contavalli

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Teatro Contavalli
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàBologna
IndirizzoVia Mentana, 2[1] o 4[2]
Dati tecnici
Tipoteatro d'opera, cinema
Capienza800 posti
Realizzazione
Costruzione1812-1814
Inaugurazione3 ottobre 1814
Chiusura1979
Coordinate: 44°29′50″N 11°20′48″E / 44.497222°N 11.346667°E44.497222; 11.346667

Il Teatro Contavalli è stato un teatro d'opera situato a Bologna, in Via Mentana. L'edificio, a lungo utilizzato come teatro, adesso è occupato dagli uffici del Centro Italiano di Documentazione sulla cooperazione e l'economia sociale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il teatro fu realizzato tra il 1812 e il 1814 grazie al patrocinio del dottore e imprenditore Antonio Contavalli, e sorse in un lotto che anticamente formava parte del convento dei Carmelitani annesso alla chiesa di San Martino.[3]

Il teatro fu inaugurato il 3 ottobre del 1814, con l'opera La Matilde ossia La donna selvaggia di Carlo Coccia.[4][5]

Il teatro Contavalli accolse la prima bolognese de L'italiana in Algeri di Gioachino Rossini con Marietta Marcolini: visto il successo, l'opera fu poi rappresentata al Teatro Comunale e al Teatro del Corso. Nel 1816, la compagnia del teatro mise in scena il Barbiere di Siviglia.[6]

Queste furono solo le prime di una lunga serie di rappresentazioni delle opere di Rossini a Bologna al Contavalli[1], tra cui si ricordano la Matilde di Shabran, ossia Bellezza e cuor di ferro[7], o ancora l'Otello.[8]

Nel 1824, l'Accademia Filodrammatica, presieduta dal marchese Massimiliano Angelelli, decise di dedicarsi alla messa in scena di opere del teatro classico: questo causò il risentimento di numerosi membri che formarono una fazione opposta ai puristi. Con il supporto del Cardinal Legato, formarono la Società dei Concordi, che dette il patrocinio per la realizzazione di opere moderne, spesso con controverse sfumature politiche, al Contavalli.[1] Nel 1876, fu formata una nuova compagnia, l'Accademia Filodrammatica Albergati sotto la guida del marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, appoggiata al teatro.[9]

Nel 1888 Alfredo Testoni, con il supporto della Società del Dottor Balanzone, che era stabile al Contavalli, creò una compagnia dedicata alla realizzazione di spettacoli in dialetto locale e vernacolare.[10][11] Tra gli attori vi erano Argia e Guglielmina Magazzari, Augusto Galli e Carlo Musi. Il loro primo lavoro fu una commedia in bolognese intitolata Pisuneint (Pigionanti) di Testoni.[12]

Dal 1909, Testoni si è unito alla compagnia del teatro con Goffredo Galliani, portando in scena lo spettacolo Acqua e ciacher nel già ristrutturato Teatro Contavalli. Misero in scena numerosi lavori di Angelo Gandolfi prima della divisione della compagnia dovuta a dissapori tra i due attori. La direzione del teatro continuò con Galliani fino al 1938, quando divenne un cinema teatro[13], poi riconvertito in un cinema a luci rossi fino al 1979, anno della chiusura.[1][4]

La sala del teatro non esiste più.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il Teatro fu realizzato ad opera dell'ingegnere Giovan Battista Martinetti e dell'architetto Giuseppe Nadi. La platea e i tre ordini di palchi, che potevano accogliere fino a 800 spettatori, erano decorati, come il sipario, con dipinti di Antonio Basoli. Altre nicchie del teatro erano decorate da Pietro Fancelli, Luigi Cini, Rodolfo Fantuzzi e Mauro Berti.

La stuccatura era opera di Pietro Trefogli. Lo stile della decorazione fu definito come pompeiano: un'interpretazione del XIX secolo degli stili dell'Antica Roma.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Teatro Contavalli, su Biblioteca Salaborsa.
  2. ^ Teatro Contavalli (ex), su catalogo.beniculturali.it, MiBAC. URL consultato il 2 luglio 2022.
  3. ^ (EN) John Murray, Handbook for travellers in central Italy, including the Papal states, Rome, and the cities of Etruria, with a traveling map, London, J. Murray and son, 1843, p. 64. URL consultato il 2 luglio 2022.
  4. ^ a b Teatro Contavalli, su Storia e Memoria di Bologna.
  5. ^ 3 ottobre 1814. Il Teatro Contavalli, su Bologna Online, Biblioteca Salaborsa, 26 luglio 2021 (ultimo aggiornamento 8 maggio 2022). URL consultato il 2 luglio 2022. (testo pubblicato con licenza CC-BY-SA 4.0)
  6. ^ (EN) Hilary Poriss, Changing the Score. Arias, Prima Donnas, and the Authority of Performance, Oxford University Press, 26 agosto 2009, ISBN 9780199744657.
  7. ^ Teatro Contavalli, su Biblioteca digitale dell'Archiginnasio.
  8. ^ 11 maggio 1843. L' "Otello" di Rossini al Teatro Contavalli, su Bologna Online, Biblioteca Salaborsa, 4 marzo 2021. URL consultato il 2 luglio 2022.
  9. ^ 19 novembre 1876. L'Accademia Filodrammatica Albergati, su Bologna Online, Biblioteca Salaborsa, 4 marzo 2021. URL consultato il 2 luglio 2022.
  10. ^ (EN) Joseph Farrell e Paolo Puppa (a cura di), A History of Italian Theatre, Cambridge University Press, 2006, p. 241, ISBN 9780521802659. URL consultato il 2 luglio 2022.
  11. ^ Arrigo Lucchini, Cronache del teatro dialettale bolognese: dalle origini ai nostri giorni, Edizioni Pendragon, 2006, ISBN 9788883424700.
  12. ^ 4 febbraio 1898. Le cento repliche dei "Pisuneint" di Testoni, su Bologna Online, Biblioteca Salaborsa, 13 giugno 2019. URL consultato il 2 luglio 2022. (testo pubblicato con licenza CC-BY-SA 4.0)
  13. ^ 1 gennaio 1938. Il teatro Contavalli diventa cinematografo, su Bologna Online, Biblioteca Salaborsa, 21 giugno 2019. URL consultato il 2 luglio 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marina Calore, Bologna a teatro. L'Ottocento, Bologna, Guidicini e Rosa, 1982
  • Marina Calore, Storie di teatri, teatranti e spettatori, in In scena a Bologna, pp. 39-41, 53-54
  • Marina Calore, Il teatro del Corso 1805-1944. 150 anni di vita teatrale bolognese tra aneddoti e documenti, Bologna, Lo scarabeo, 1992, p. 74
  • Franco Cristofori, Alfredo Testoni. La vita, le opere, la città, realizzazione grafica di Pier Achille Cuniberti, Bologna, Alfa, 1981, p. 119
  • Oreste Cenacchi (Chiunque), Vecchia Bologna. Echi e memorie, con prefazione di Giulio De Frenzi, Bologna, Zanichelli, 1926, p. XII
  • Alessandro Cervellati, Bologna al microscopio, Bologna, Edizioni aldine, vol. 2., Feste, spettacoli, divertimenti, 1950, pp. 128-136
  • Luigi Federzoni, Bologna carducciana, Bologna, L. Cappelli, 1961, p. 16
  • Gianmario Merizzi, "... e tutta la città era in suoni". I luoghi della storia della musica a Bologna, Bologna, Comune di Bologna, 2007, pp. 36-37
  • Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi (a cura di), Risorgimento e teatro a Bologna 1800-1849, Bologna, Patron, 1998, pp. 25-29
  • Athos Vianelli, Bologna in controluce. Storie e curiosità fra un secolo e l'altro, Bologna, Inchiostri, 2001, pp. 97-99
  • Architettura, scenografia, pittura di paesaggio, Bologna, Museo civico, 8 settembre-25 novembre 1979, Bologna, Alfa, 1980, pp. 102, 145-146
  • Maurizio Ascari, Bologna dei viaggiatori. La sosta in città e il valico degli Appennini nei resoconti di inglesi e americani, Bologna, Gruppo di studi Savena Setta Sambro, 1999, p. 55
  • Adriano Bacchi Lazzari, Giuliano Musi, Bologna all'Opera. Le voci più prestigiose nate sotto le Due Torri dal 1600 al 1980, Bologna, Minerva, 2016, p. 29
  • Silvia Benati, Un affresco politico-sociale: la Società del Casino (1809-1823), in Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi (a cura di), Negli anni della Restaurazione, Bologna, Museo del Risorgimento, 2000, p. 93, nota 205
  • Cristina Bersani, Leopardi e il teatro a Bologna, in Cristina Bersani e Valeria Roncuzzi Roversi-Monaco (a cura di), Giacomo Leopardi e Bologna: libri, immagini e documenti, Bologna, Pàtron, 2001, p. 221, 240 (dis.)
  • Giovanni Greco (a cura di), Bologna massonica. Le radici, il consolidamento, la trasformazione, Bologna, CLUEB, 2007, p. 136
  • Giuseppe Bosi, Archivio patrio di antiche e moderne rimembranze felsinee, rist. anast., Sala Bolognese, A. Forni, 1975, vol. 3, p. 123

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