Strage di Serra Partucci

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Strage di Serra Partucci
strage
Tipofucilazione
Data24 giugno 1944
LuogoSerra Partucci, Umbertide
StatoBandiera dell'Italia Italia
Coordinate43°19′17.93″N 12°22′44.75″E / 43.321646°N 12.379098°E43.321646; 12.379098
ResponsabiliReparto SS non identificato
MotivazioneRappresaglia
Conseguenze
Morti5

L'eccidio di Serra Partucci (frazione di Umbertide), fu un crimine di guerra commesso dai soldati tedeschi (forse delle SS) comandati dal Feldmaresciallo Kesselring, il 24 giugno 1944.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nella notte tra il 23 ed il 24 giugno un reparto di SS si portò in località Serra Partucci, a circa 6,5 km a nord-est di Umbertide, per compiere una rappresaglia. Le motivazioni non sono chiare: alcune testimonianze riportano il ferimento di un militare nazista lungo la provinciale Umbertide-Gubbio[1].

Giunti a Serra Partucci con l'intento di sorprendere gli abitanti nel sonno, i tedeschi penetrarono nel casolare della famiglia Radicchi da dove prelevarono i fratelli Giuseppe e Mario. Successivamente entrarono nella casa della famiglia Centovalli, dove catturarono i fratelli Quintilio e Natale. In cerca di un quinto uomo, un gruppetto di tedeschi si portò poi presso la parrocchiale, dedicata a San Giovanni Battista, dove nel frattempo un piccolo gruppo di fedeli stava allestendo la festa patronale. Qui decisero di prelevare Domenico Cernic, uno sfollato originario di San Pietro di Gorizia[1]. Con il quinto ostaggio, il manipolo di nazisti tornò indietro raggiungendo i loro commilitoni presso la casa dei Centovalli. Qui gli uomini compresero la loro sorte e si lasciarono andare a momenti di disperazione. Cernic, che parlava tedesco, riuscì a convincere i nazisti a lasciare andare Quintilio Centovalli in quanto privo della mano persa in un infortunio sul lavoro. Poco dopo però venne fermato Bruno Ciribilli, un giovane sfollato di Umbertide che casualmente si trovava di passaggio davanti alla casa dei Centovalli insieme ad alcuni contadini[1].

In cinque, allineati contro il muro di un essiccatoio, dopo essere stati scherniti dai loro aguzzini, vennero giustiziati a colpi di mitra[1].

Testimonianze[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito, la testimonianza ufficiale di Quintilio (Quinto) Centovalli (24 anni al momento della strage) fratello di una delle vittime, preso anche lui dai soldati ma successivamente rilasciato e sostituito con un altro giovane poiché aveva perso una mano in un incidente all'età di 8/9 anni:

«Alle prime luci dell'alba del 24 giugno 1944 arrivò al vocabolo Lago un piccolo reparto di soldati germanici, forse SS, al comando di un ufficiale. In casa nostra c'erano alcuni sfollati ed eravamo tutti svegli perché la sera prima avevamo deciso di andare a mietere il grano in un campo vicino. I tedeschi entrarono e vollero mangiare; chiesero pane e lardo. Mentre questi si rifocillavano, vedemmo arrivare dalla vicina casa del colono Radicchi altri soldati con Giuseppe e Mario della stessa famiglia. L'ufficiale tedesco ordinò di radunarci fuori, davanti a casa, e ci fece intendere che cinque di noi uomini dovevano essere uccisi perché disse "un camerata tedesco kaputt". Cercammo di far capire la nostra estraneità a qualsiasi fatto contro i germanici e, ad un certo punto, i soldati cominciarono a parlare tra di loro. Un gruppo, alla fine del discorso, prese posizione con i fucili mitragliatori ai quattro angoli della casa; un altro s'inoltrò nel bosco per un viottolo che conduceva alla Serra. Io, mio fratello Natale, Bruno Ciribilli, Giuseppe e Mario Radicchi eravamo ancora sulla piazzetta davanti a casa sotto la minaccia dei mitra tedeschi. Verso le sette del mattino vedemmo rientrare il gruppo che si era diretto verso Serra Partucci, in mezzo ai soldati c'era Domenico Cernic, un giovane di Gorizia, che, insieme ai suoi fratelli, si era rifugiato dalle nostre parti in attesa dell'arrivo degli Alleati. L'ufficiale tedesco mi si avvicinò e chiese i documenti; presentai la licenza di caccia e, dopo un rapido esame, mi fece uscire dal gruppo sostituendomi con Cernic. I cinque giovani furono quindi condotti presso l'essiccatoio del tabacco e allineati lungo la parete nord della costruzione. Alcune raffiche di mitragliatore partirono dal vicino limite del bosco; i soldati si allontanarono. Alle otto del mattino, sopra due tregge (ndr: "carro" senza ruote) trainate da buoi, trasportarono i cinque corpi della Serra.[senza fonte]»

Su questa tragica vicenda sono circolate diverse voci discordanti. Si è detto che in realtà un tedesco era stato ucciso, per le leggi di guerra di allora, dieci civili e non cinque dovevano essere passati per le armi, e non si può pensare ad un atto di clemenza degli uomini di Kesselring. Si è stimato che il "kaputt" pronunciato dall'ufficiale volesse significare non morto, ma ferito.

Due sono le teorie. In una, si è affermato che un motociclista tedesco fosse stato ferito nelle vicinanze di Serra Partucci da un colpo di fucile sparato da un civile, che avrebbe tentato di uccidere il tedesco per impadronirsi della motocicletta. È stata anche avanzata l'ipotesi che i nazisti, impegnati in quei giorni di fine giugno a sistemare le mine sotto i ponti, spesso ubriachi, si siano feriti tra loro, addossando la colpa ai civili.

Le vittime della rappresaglia[modifica | modifica wikitesto]

I cinque civili uccisi furono[2]:

  • Natale Centovalli n. 1914
  • Bruno Ciribilli n. 1924
  • Giuseppe Radicchi n. 1927
  • Mario Radicchi n.1920
  • Domenico Cernic n.1918

Monumenti[modifica | modifica wikitesto]

Nei pressi del muro dove vennero fucilate le cinque vittime fu scoperta una lapide in occasione del ventennale dell'eccidio. A breve distanza sorge un secondo monumento che ricorda il loro sacrificio.

I nomi delle vittime sono riportati anche su una lapide posta sulla facciata del municipio di Umbertide.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia - SERRA PARTUCCI DI UMBERTIDE 24.06.1944
  2. ^ LA STRAGE DI SERRA PARTUCCI 24-6-44 (PDF), in Amore senza cipria, Firenze, Edizioni Pan Arte, 1983. URL consultato il 21 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Seconda guerra mondiale: accedi alle voci di Wikipedia che parlano della seconda guerra mondiale