Pomponio Mela: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
peripli. citazione della Cina. Xi Jinping
Riga 23: Riga 23:
Quella di Pomponio Mela è la più antica opera geografica conservata della [[letteratura latina]], pervenuta nei codici con vari titoli: ''De Chorographia'' (Descrizione dei luoghi), ''Cosmographia'' (Descrizione del mondo) ovvero anche ''De situ orbis'' (La posizione della terra). L'opera, come si può già evidenziare dai suoi titoli, intende descrivere il mondo conosciuto.
Quella di Pomponio Mela è la più antica opera geografica conservata della [[letteratura latina]], pervenuta nei codici con vari titoli: ''De Chorographia'' (Descrizione dei luoghi), ''Cosmographia'' (Descrizione del mondo) ovvero anche ''De situ orbis'' (La posizione della terra). L'opera, come si può già evidenziare dai suoi titoli, intende descrivere il mondo conosciuto.


Pomponio Mela, nato con molta probabilità al limite massimo del mondo conosciuto ai tempi ([[Colonne d'Ercole]]), subisce questo fascino per il mondo, i posti remoti e poco conosciuti. Infatti l'opera, secondo un gusto per le favole mitiche e per i fatti e le cose straordinarie, definisce quali possano essere i confini della terra descrivendo i luoghi più lontani: prendendo come punto di riferimento il [[Mediterraneo]] e partendo da [[Gibilterra]] segue in senso antiorario una descrizione dell'''oikumene'', cioè dei luoghi abitati in particolari quelli lungo le coste e tratta più sommariamente i territori interni<ref>W. H. Stahl, ''La Scienza dei Romani'', Bari, Laterza, 1962, pp. 118-122.</ref>.
Pomponio Mela, nato con molta probabilità al limite massimo del mondo conosciuto ai tempi ([[Colonne d'Ercole]]), subisce questo fascino per il mondo, i posti remoti e poco conosciuti. Infatti l'opera, secondo un gusto per le favole mitiche e per i fatti e le cose straordinarie, definisce quali possano essere i confini della terra descrivendo i luoghi più lontani: prendendo come punto di riferimento il [[Mediterraneo]] e partendo da [[Gibilterra]] segue in senso antiorario una descrizione dell'[[Ecumene]] (greco: ''oikumene)'', cioè dei luoghi abitati in particolari quelli lungo le coste e tratta più sommariamente i territori interni<ref>W. H. Stahl, ''La Scienza dei Romani'', Bari, Laterza, 1962, pp. 118-122.</ref>.


L'interesse descrittivo di Mela si pone sulla descrizione fisica dei luoghi, ma talvolta descrive anche le città. Non era certo un mondo molto grande, rispetto a come lo conosciamo oggi, quello descritto da Mela, ma dopotutto le navi allora non erano ancora capaci di attraversare i grandi oceani e scarso era l'interesse verso l'[[Africa]]. Sicuramente anche la presenza del deserto non favoriva l'interesse ad una conquista politico militare in quei luoghi e la geografia, nonostante la volontà ellenistica di condurla sul binario di scienza oggettiva, si poneva, in realtà, come una descrizione dello spazio sul modello degli antichi peripli<ref>W. H. Stahl, ''La Scienza dei Romani'', Bari, Laterza, 1962, pp. 183-185.</ref>.
L'interesse descrittivo di Mela si concentra principalmente sulla descrizione fisica dei luoghi, ma talvolta descrive anche le città. Ai nostri occhi oggi, quello descritto da Mela non appare certo un mondo molto grande (pur essendo enorme rispetto alle conoscenze geografiche anteriori, o paragonato ad altre civiltà coeve), rispetto a come è stato meglio conosciuto attraverso secoli di esplorazioni: ma bisogna tener conto che la tecnologia nautica di quel tempo non consentiva di attraversare gli oceani (anzi: anche nel Mediterraneo si preferiva bordeggiare la costa ogni volta che fosse stato possibile, con la tecnica del cabotaggio preferita a quella "a golfo lanciato") e scarso era l'interesse verso l'[[Africa]] - o più precisamente: verso l' [[Africa subsahariana|Africa Subsahariana]] - eccezion fatta per le coste del [[Mar Rosso]], detto all'epoca [[Mare Eritreo]], lungo il quale correva la [[Via dell'incenso|Via dell'Incenso]], ben nota nell'Antichità. Sicuramente anche la presenza del grande Deserto non favoriva l'interesse dei Romani (analogamente al disimpegno di [[Alessandro Magno]] e dei suoi successori) verso una conquista politico militare in quei luoghi e le discipline geografiche, nonostante la volontà ellenistica di condurle sul binario di scienza oggettiva, si presentavano, in realtà, come una descrizione eminentemente "pratica" dello spazio, seguendo il modello degli antichi [[Periplo|Peripli]]<ref>W. H. Stahl, ''La Scienza dei Romani'', Bari, Laterza, 1962, pp. 183-185.</ref> che si basavano sulle osservazioni dei naviganti dalle coste del mare, quasi sempre senza nessuna curiosità per la geografia dell'entroterra.


Pomponio Mela è uno dei più antichi scrittore che parla dell'antica Cina: “''Seres genus plenum iustitiae''” (Mela, ''De Chorographia'', III, 7, 60, citato da CARBONE, Iside, ''China in the Frame: Materialising Ideas of China in Italian Museums'', Cambridge, 2015, p. 183 nota 66) che si potrebbe tradurre "i Cinesi sono un popolo pieno di giustizia" oppure "con un grande rispetto per il Diritto". Forse per questo motivo, Pomponio Mela è stato menzionato dal presidente cinese [[Xi Jinping]] al suo arrivo in Italia, in un articolo pubblicato in prima pagina sul Corriere della Sera il 23 marzo 2019.
L'opera ha uno stile caratterizzato da rapidità e concisione che fa credere che potesse essere un compendio destinato alle scuole o al grande pubblico: tuttavia, Mela si sforza di abbellire la nuda descrizione con clausole ritmiche che ne mostrano le pretese artistiche, anche se non mancano talvolta errori di stile e lessico dovuti all'incomprensione delle fonti, tra le quali si annoverano [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], [[Livio]] e [[Cornelio Nepote]] tra i romani, [[Posidonio]], [[Eratostene]]<ref>Utilizzato per le nozioni, in verità alquanto confuse, di geografia matematica all'inizio del I Libro, capp. 3-24.</ref> ed [[Erodoto]] (per i fatti meravigliosi). Proprio in base a Erodoto, sono inserite a volte digressioni a carattere storico o letterario o anche etnografico per spezzare l'arido tecnicismo della materia.


L'opera ha uno stile caratterizzato da rapidità e concisione che fa credere che potesse essere un compendio destinato alle scuole o al grande pubblico: tuttavia, Mela si sforza di abbellire la nuda descrizione con clausole ritmiche che ne mostrano le pretese artistiche, anche se non mancano talvolta errori di stile e lessico dovuti all'incomprensione delle fonti, tra le quali si annoverano [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], [[Livio]] e [[Cornelio Nepote]] tra i romani, [[Posidonio]], [[Eratostene]]<ref>Utilizzato per le nozioni, in verità alquanto confuse, di geografia matematica all'inizio del I Libro, capp. 3-24.</ref> ed [[Erodoto]] (per i fatti meravigliosi). Proprio in base a Erodoto, sono inserite (a volte) rare digressioni a carattere storico o letterario o anche etnografico, in parte per l'esigenza di spezzare la monotonia dell'arido tecnicismo della materia.


== Edizioni ==
== Edizioni ==

Versione delle 09:33, 29 mar 2019

Pomponio Mela (Tingentera, fl. I secolo d.C.Roma, dopo il 43 d.C.) è stato un geografo e scrittore romano.

Biografia

Poco si sa dell'autore che, con ogni probabilità, nasce in Betica (Spagna)[1] e che, forse, fu parente di Seneca il Vecchio[2]. Se si accetta quest'ultima ipotesi, potrebbe essere vissuto durante il I secolo d.C. e, più precisamente, almeno fin nell'età dell'imperatore Claudio, che celebra[3] per la conquista della Britannia del 43 d.C., non nominando il trionfo, probabilmente ancora non celebrato.

De chorographia

La mappa del mondo di Pomponio Mela secondo Petrus Bertius

Quella di Pomponio Mela è la più antica opera geografica conservata della letteratura latina, pervenuta nei codici con vari titoli: De Chorographia (Descrizione dei luoghi), Cosmographia (Descrizione del mondo) ovvero anche De situ orbis (La posizione della terra). L'opera, come si può già evidenziare dai suoi titoli, intende descrivere il mondo conosciuto.

Pomponio Mela, nato con molta probabilità al limite massimo del mondo conosciuto ai tempi (Colonne d'Ercole), subisce questo fascino per il mondo, i posti remoti e poco conosciuti. Infatti l'opera, secondo un gusto per le favole mitiche e per i fatti e le cose straordinarie, definisce quali possano essere i confini della terra descrivendo i luoghi più lontani: prendendo come punto di riferimento il Mediterraneo e partendo da Gibilterra segue in senso antiorario una descrizione dell'Ecumene (greco: oikumene), cioè dei luoghi abitati in particolari quelli lungo le coste e tratta più sommariamente i territori interni[4].

L'interesse descrittivo di Mela si concentra principalmente sulla descrizione fisica dei luoghi, ma talvolta descrive anche le città. Ai nostri occhi oggi, quello descritto da Mela non appare certo un mondo molto grande (pur essendo enorme rispetto alle conoscenze geografiche anteriori, o paragonato ad altre civiltà coeve), rispetto a come è stato meglio conosciuto attraverso secoli di esplorazioni: ma bisogna tener conto che la tecnologia nautica di quel tempo non consentiva di attraversare gli oceani (anzi: anche nel Mediterraneo si preferiva bordeggiare la costa ogni volta che fosse stato possibile, con la tecnica del cabotaggio preferita a quella "a golfo lanciato") e scarso era l'interesse verso l'Africa - o più precisamente: verso l' Africa Subsahariana - eccezion fatta per le coste del Mar Rosso, detto all'epoca Mare Eritreo, lungo il quale correva la Via dell'Incenso, ben nota nell'Antichità. Sicuramente anche la presenza del grande Deserto non favoriva l'interesse dei Romani (analogamente al disimpegno di Alessandro Magno e dei suoi successori) verso una conquista politico militare in quei luoghi e le discipline geografiche, nonostante la volontà ellenistica di condurle sul binario di scienza oggettiva, si presentavano, in realtà, come una descrizione eminentemente "pratica" dello spazio, seguendo il modello degli antichi Peripli[5] che si basavano sulle osservazioni dei naviganti dalle coste del mare, quasi sempre senza nessuna curiosità per la geografia dell'entroterra.

Pomponio Mela è uno dei più antichi scrittore che parla dell'antica Cina: “Seres genus plenum iustitiae” (Mela, De Chorographia, III, 7, 60, citato da CARBONE, Iside, China in the Frame: Materialising Ideas of China in Italian Museums, Cambridge, 2015, p. 183 nota 66) che si potrebbe tradurre "i Cinesi sono un popolo pieno di giustizia" oppure "con un grande rispetto per il Diritto". Forse per questo motivo, Pomponio Mela è stato menzionato dal presidente cinese Xi Jinping al suo arrivo in Italia, in un articolo pubblicato in prima pagina sul Corriere della Sera il 23 marzo 2019.


L'opera ha uno stile caratterizzato da rapidità e concisione che fa credere che potesse essere un compendio destinato alle scuole o al grande pubblico: tuttavia, Mela si sforza di abbellire la nuda descrizione con clausole ritmiche che ne mostrano le pretese artistiche, anche se non mancano talvolta errori di stile e lessico dovuti all'incomprensione delle fonti, tra le quali si annoverano Cesare, Livio e Cornelio Nepote tra i romani, Posidonio, Eratostene[6] ed Erodoto (per i fatti meravigliosi). Proprio in base a Erodoto, sono inserite (a volte) rare digressioni a carattere storico o letterario o anche etnografico, in parte per l'esigenza di spezzare la monotonia dell'arido tecnicismo della materia.

Edizioni

Intestazione di un'edizione del De chorographia del 1518

La prima edizione della Cosmographia di Mela fu pubblicata a Milano nel 1471; Nel 1512, Johann Cochlaeus pubblicò una nuova edizione della Cosmographia, alla quale allegò una descrizione della Germania (Nürnberg: J. Weissenburger 1512).[7] La prima edizione critica fu curata da Joachim Vadiano (Basilea, 1522), superata dalla successive edizioni di Johann Heinrich Voss (1658), Johann Friedrich Gronovius (1685 e 1696), A. Gronovius (1722 e 1728), e Tzschucke (1806-1807), in sette parti (Lipsia, la più completa di tutte); G Paithey (Berlino, 1867), ha curato il miglior testo critico.

Note

  1. ^ Cfr. l'accenno in II 96.
  2. ^ Il cognomen Mela, portato anche da un figlio di Seneca e l'origine spagnola fanno pensare ad una parentela.
  3. ^ III 49.
  4. ^ W. H. Stahl, La Scienza dei Romani, Bari, Laterza, 1962, pp. 118-122.
  5. ^ W. H. Stahl, La Scienza dei Romani, Bari, Laterza, 1962, pp. 183-185.
  6. ^ Utilizzato per le nozioni, in verità alquanto confuse, di geografia matematica all'inizio del I Libro, capp. 3-24.
  7. ^ Contemporaries of Erasmus: A Biographical Register of the Renaissance and Reformation, Volumi 1-3, Peter G. Bietenholz, Thomas Brian Deutscher, University of Toronto Press, 2003, p. 321

Bibliografia

  • W. H. Stahl, La Scienza dei Romani, Bari, Laterza, 1962, pp. 118–122, 183-185.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàVIAF (EN34489209 · ISNI (EN0000 0000 7973 2132 · SBN RAVV020252 · BAV 495/30348 · CERL cnp00588654 · LCCN (ENn80139084 · GND (DE118783025 · BNE (ESXX821711 (data) · BNF (FRcb121174358 (data) · J9U (ENHE987007265389005171 · NSK (HR000233712 · NDL (ENJA00746935 · CONOR.SI (SL190908515