Somateria fischeri

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Edredone dagli occhiali
Maschio di Somateria fischeri
Stato di conservazione
Prossimo alla minaccia (nt)[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseAves
OrdineAnseriformes
FamigliaAnatidae
SottofamigliaAnatinae
TribùMergini
GenereSomateria
SpecieS. fischeri
Nomenclatura binomiale
Somateria fischeri
(Brandt, 1847)

L'edredone dagli occhiali (Somateria fischeri (Brandt, 1847)[2]) è una grande anatra marina che nidifica sulle coste dell'Alaska e della Siberia nordorientale.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Maschio e femmina

L'edredone dagli occhiali, lungo 52–57 cm, è leggermente più piccolo dell'edredone comune. Il maschio è inconfondibile, con il suo corpo nero, il dorso bianco e la testa giallo-verde con le grandi macchie circolari bianche intorno agli occhi che danno il nome a questa specie. Il richiamo del maschio è un canto debole, e quello della femmina un duro gracidio.

La femmina è di colore bruno intenso, ma nonostante questo si può ancora distinguere da tutte le altre anatre ad eccezione delle altre specie di edredoni sulla base delle dimensioni e della struttura. Gli uccelli immaturi e i maschi adulti eclissati sono simili alla femmina.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nido viene edificato sulla tundra, nei pressi del mare, e vi vengono deposte 5-9 uova. Questa specie si immerge alla ricerca di crostacei e di molluschi. Sverna in stormi spesso enormi sui mari dell'Artide, lungo il margine della banchisa polare.

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La Lista rossa IUCN classifica Somateria fischeri come specie prossima alla minaccia di estinzione (Near Threatened).[1]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) BirdLife International 2016, Somateria fischeri, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 12 maggio 2019.
  2. ^ (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Anatidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 12 maggio 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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