Simbad e il califfo di Bagdad

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Simbad e il califfo di Bagdad
titolo di testa
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1973
Durata87 min
Genereavventura
RegiaPietro Francisci
SoggettoPietro Francisci
SceneggiaturaPietro Francisci
ProduttoreUmberto Russo di Pagliara
Produttore esecutivoVittorio Russo
Casa di produzioneButon Film, Organismo Generale Egiziano del film
Distribuzione in italianoTitanus
FotografiaGino Santini
MontaggioPietro Francisci
Effetti specialiPaolo Ricci
MusicheAlessandro Alessandroni
CostumiMaria Luisa Panaro
TruccoSergio Petruzzelli
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Simbad e il califfo di Bagdad è un film del 1973, diretto da Pietro Francisci, al suo ultimo film.

Simbad, un giovane marinaio, reduce da innumerevoli viaggi in tutto l'Oriente, approda a Baghdad. Due simpatici imbroglioni lo portano in una taverna, e lì, dopo averlo drogato, lo vendono come schiavo al proprietario della taverna stessa, che lo imbarcherà sulla sua nave. Mentre è stordito, il mercante fa aggredire i due imbroglioni e rende schiavi anche loro, in qualità di cuoco e sguattero di bordo. Mentre Simbad fatica ad accettare la sua nuova condizione, sale sulla nave Sherazade, promessa sposa del califfo di Bagdad, dalla quale rimane affascinato. Ritrovati Firùz e Bamàn, Simbad li costringe ad aiutarlo ad incontrare Sherazade. Anche lei è affascinata da Simbad, ma considera che se fuggissero dal destino comune di schiavitù, il loro amore non li salverebbe da una vita di povertà e dalla paura di essere braccati. E quindi lo respinge. Il capitano della nave scopre che il marinaio si è introdotto nella cabina della preziosa passeggera e lo condanna al taglio della testa. Firùz e Baman, per salvarlo, cercano di prendersi la responsabilità di quanto è successo, ma il loro padrone è spietato e condanna anche loro. Quando sembra che niente possa salvarli, Sherazade interviene, e i tre vengono graziati. Invece di essere decapitati, vengono messi su una scialuppa con pochi viveri e lasciati alla fortuna. Simbad cerca di guidare la sua piccola ciurma verso terra, ma una misteriosa corrente li prende, e li getta su un'isola disabitata e popolata di relitti di navi e resti di marinai. Non ci sono alberi, né sorgenti d'acqua, e la loro sorte sembra segnata. Firùz e Bamán si rassegnano a dare fondo alle scorte di cibo e poi a lasciarsi andare all'oblio dell'hashish, che permette di passare dal sogno alla morte senza accorgersene, e in un primo momento anche Simbad non vede altra via d'uscita dalla terribile situazione. I tre accendono il fornello di uno strano trabiccolo, che sembra una piccola barca naufragata. Quando la barca inizia a sollevarsi si rendono conto di essere su un mezzo che può portarli via dall'isola: una mongolfiera. Arrivano dunque di nuovo a Baghdad.

Dopo altre peripezie, contribuiscono a rovesciare il califfo, gemello perduto di Simbad, e a fuggire con Sherazad, ricchi.

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