Santuario di Nostra Signora del Mirteto

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Santuario di Nostra Signora del Mirteto
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
LocalitàOrtonovo (Luni)
Coordinate44°05′12.93″N 10°03′13.4″E / 44.086925°N 10.053722°E44.086925; 10.053722
Religionecattolica di rito romano
Diocesi Spezia-Sarzana-Brugnato
Consacrazione1566
Inizio costruzione1540
Completamento1566
Sito webSito ufficiale

Il santuario di Nostra Signora del Mirteto è un luogo di culto cattolico situato nella frazione di Ortonovo nel comune di Luni, in provincia della Spezia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il tempietto, del 1796, di Giovanni Matteo Scalabrini.

Sul sito dove oggi sorge il santuario, presso il monte Boscaccio, a sud del centro storico ortonovese, insisteva un oratorio edificato intorno al XV secolo, intitolato a "Santa Maria del Mortineto" e officiato dalla confraternita dei Disciplinanti[1].

Un evento giudicato "miracoloso" nel 1537[1] - il sgorgare di lacrime di sangue da un dipinto della Madonna ai piedi della croce di Gesù[1] - diede l'impulso per la costruzione di un nuovo edificio più ampio e adatto allo scontato afflusso di pellegrini nel piccolo oratorio. I lavori furono affidati[1] all'architetto Ippolito Marcello di Lucca che, iniziata l'opera nel 1540, li portò alla conclusione nel 1566[1].

Nel 1584 ai priori della confraternita subentrarono i domenicani[1] che mantennero l'affidamento della proprietà fino alla dominazione napoleonica di fine XVIII secolo[1]. Con i padri domenicani il santuario conobbe una nuova fase ampliativa e decorativa: nel 1601 venne realizzata la sagrestia e un annesso convento, un nuovo coro dietro la sacra edicola nel 1650 e il centrale tempietto di Giovanni Matteo Scalabrini di Carrara nel 1796[1].

Con la Repubblica Ligure, inserita nel Primo Impero francese di Napoleone Bonaparte, l'ordine religioso venne espulso dal santuario e dal paese di Ortonovo, nel 1800[2], lasciando la gestione dell'edificio a pochi componenti. Fu durante la dominazione d'oltralpe che la denominazione antica "Mortineto" tramutò nell'odierno "Mirteto", forse per un errore di trascrizione dalla lingua italiana al francese[2].

Abbandonato dopo la caduta di Napoleone, e con una chiusura che perdurò oltre la nascita del Regno d'Italia, solamente nel 1888[2] un decreto del vescovo di Luni-Sarzana e Brugnato Giacinto Rossi riaffidò la cura del santuario ai padri domenicani[2] che subito si prodigarono per la riapertura del sito religioso dopo la riparazione e il ripristino dei locali danneggiati dall'incuria.

Dal 1933 al settembre 2003 il santuario è stato custodito dai padri orionini. Dal 2003 il santuario è gestito dai sacerdoti della Fraternità Missionaria di Maria[2], comunità originaria del Guatemala.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La navata centrale

Internamente il santuario si presenta a tre navate[3], separate da due file di pilastri in stile corinzio, a loro volta sorreggenti le volte del soffitto e gli archi delle cappelle.

Nella facciata, oltre al centrale rosone rivestito in marmo bianco di Carrara, è presente nella lunetta sopra l'architrave un altorilievo riproducente la Madonna col Bambino e due devoti forse appartenenti, dallo stile degli indumenti, alla confraternita locale; l'opera, in prima analisi attribuita ad un giovane Michelangelo[3], parrebbe essere invece lavoro di uno scultore lucchese che probabilmente s'ispirò all'arte michelangiolesca[3].

Tra le opere d'arte conservate all'interno del santuario il dipinto della Deposizione della Croce ubicato nel centrale tempietto, quest'ultimo realizzato nel 1796 da Giovanni Maria Scalabrini con marmi policromi e a forma ottagonale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Fonte dal sito Terre di Lunigiana.com, su terredilunigiana.com. URL consultato il 10-01-2012.
  2. ^ a b c d e Fonte dal sito ufficiale del santuario, su santuariodelmirteto.it. URL consultato il 10-01-2012 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2014).
  3. ^ a b c Fonte dal sito istituzionale del comune di Ortonovo-Santuario del Mirteto, su comune.ortonovo.sp.it. URL consultato il 10-01-2012 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2012).

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