Sandani

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Sandani (Σάνδανις; ... – ...; fl. VI secolo a.C.) è stato un saggio della Lidia, consigliere di Creso, il re della Lidia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Non si conosce molto sul suo conto, se non ciò che riporta Erodoto[1]: Sandani visse nel VI secolo a.C. in Lidia, dove era considerato fra i più saggi del regno.

Consigliere del re Creso, quando, nel 547 a.C., egli si apprestava a condurre una campagna contro i Persiani, cercò con forza di dissuaderlo dal farlo: riteneva, infatti, che i Persiani fossero un popolo povero e barbaro e che, quindi, se anche avesse vinto, ne avrebbe guadagnato ben poco; se invece avesse perso, la sconfitta avrebbe sicuramente avuto un prezzo altissimo.

«O re, tu ti disponi a combattere de gli uomini che usano brache di cuoio, e di cuoio hanno tutto il resto del vestimento ; nè si cibano di quello che vogliono, ma di quel poco che hanno ; tanta è l'asprezza e la sterilità del loro paese . E neppure bevono vino, ma sempre acqua ; nè fia mai che gustino fichi o altra de licatura . Se dunque perverrai a vincere queste genti , che torrai loro, che non han proprio niente ? Se al contrario tu avrai la peggio, pensa ai danni gravissimi cui vai incontro. Imperocchè una volta che costoro avranno saggiate le nostre beatitudini, vi si attaccheranno per forma, che non ci sarà più verso di liberarsene. In quanto a me, ringrazierò sempre gli Dei se non metteranno mai in cuore ai Persiani la voglia d’invadere la terra dei Lidî .»

Erodoto scrivendo di questa esortazione commentò che "erano parole gettate al vento, quantunque giustissime". Creso non gli diede ascolto e mosse comunque contro i Persiani, venendo tuttavia sconfitto prima presso il fiume Halys e poi definitivamente a Sardi, con esiti disastrosi.

Erodoto inserisce l'esortazione di Sandani nella sua opera, in accordo alla sua concezione di scrittura della storia come insegnamento di vita, per ammonire sull'impossibilità della coesistenza di lusso, mollezza di costumi e dominio politico [2].

Secondo Pirro, commentando l'opera di Erodoto e le fonti di quanto scrisse, le parole di Sandani rivelerebbero la superbia al tempo dei Lidi rispetto ai Persani, considerati da costoro un popolo rozzo e le sue parole, espresse circa un secolo prima di essere scritte da Erodoto, sarebbero state trasmesse allo storico greco direttamente dalla voce del popolo dei Lidi [3].

Mustoxidi referenza un brano di Ciropedia [4] di Senofonte a conferma dei semplici usi alimentari dei Persiani, per confermare quanto disse Sandani, nella sua traduzione dell'opera di Erodoto,[5]. Viceversa Georg William Cox e Giuseppe Arnaud ritengono ridicolo supporre che Sandani abbia rivolto a Creso un commento che sostenesse che nulla avesse da guadagnare e tutto da perdere mentre costui si accingeva all'impresa di conquistare l'impero persiano e neppure possa avere rappresentato questo impero come un paese affetto dalla povertà, e quindi la sua narrazione si discosta dalla storia avvicinandosi come valore a quella di una parabola [6]. Anche Cesare Cantù ritiene che il discorso di Sandani sia una mera finzione [7].

Sandani nell’arte[modifica | modifica wikitesto]

Un bassorilievo che adorna un sarcofago rinvenuto presso il quarto miglio della Via Appia avrebbe una rappresentazioni di Sandani, rappresentato come un uomo rivestito con tunica che viene allontanato da Ati morente [8]. Ne parla l’archeologo Luigi Canina in un saggio del 1853 dal titolo La prima parte della Via Appia dalla Porta Capena a Boville:[9]

«Nel mezzo del bassorilievo appare Ali moribondo sostenuto da un suo compagno della caccia ; ed a lato vedesi altro cacciatore ancora armato del ferro solito adoperarsi dagli antichi nelle caccie, il quale porge inutilmente entro un vaso alcun rimedio. Lo circondano altri cacciatori , e da altro lato vedesi un uomo con tunica che è figurato in atto di essere allontanato dal moribondo Ati da altro cacciatore; ed in tale figura deve evidentemente riconoscersi Sandani sapiente lidio che in molte cose aveva consigliato Creso, secondo l'autorità del medesimo storico [Erodoto].»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ p 85 in Delle istorie d'Erodoto d'Alicarnasso, traduzione di Matteo Ricci, traduz. di Matteo Ricci, Ermanno Loesher, 1872.
  2. ^ Luigi Belloni, UN ΦAPOΣ PER SERSE (HDT. IX 108, 1-113, 2), in Studi Classici e Orientali, 47, No. 3, Pisa University Press S.R.L, Settembre 2004, p. 265.
  3. ^ p 455 in Alberto Pirro, Ecateo e Xanto in relazione ad Erodoto, in Studi storici, Pisa, 1892.
  4. ^ Tomo 1, paragrafo 2
  5. ^ p.165 in Andrea Mustoxidi, LE NOVE MUSE DI ERODOTO ALICARNASSEO, Milano, TIPOGRAFIA DI GIO . BATTISTA SONZOGNO, 1820.
  6. ^ p. 50 Georg William Cox, Giuseppe Arnaud, Storia della Grecia per le scuole, Milano, V. Maisner e compagnia editore, 1877.
  7. ^ p 338 in Storia universale, Torino, Giuseppe Pomba e C., 1838.
  8. ^ p. 101 in Luigi Canina, La prima parte della Via Appia dalla Porta Capena a Boville, vol. 1, Roma, Tipografia G. A. Bertinelli, 1853.
  9. ^ Full text of "La prima parte della Via Appia dalla Porta Capena a Boville" (TXT), su archive.org. URL consultato il 20 aprile 2023.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]