Programma di San Sepolcro

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I contenuti del programma di San Sepolcro esposti sotto forma di manifesto sul Popolo d'Italia del 6 giugno 1919

Il programma di San Sepolcro fu il programma politico dei Fasci italiani di combattimento. Prende il nome da piazza San Sepolcro a Milano, dove il 23 marzo 1919 avvenne la fondazione del movimento fascista.

Il programma fu pubblicato il 24 marzo 1919 sull'organo di stampa fascista Il Popolo d'Italia. Il successivo 6 giugno, il medesimo quotidiano ne divulgò i contenuti sotto forma di manifesto[1].

Testo[modifica | modifica wikitesto]

Segue il testo del manifesto pubblicato sul Popolo d'Italia del 6 giugno 1919:

«Italiani!

Ecco il programma di un movimento sanamente italiano. Rivoluzionario perché antidogmatico e antidemagogico; fortemente innovatore perché antipregiudizievole. Noi poniamo la valorizzazione della guerra rivoluzionaria al di sopra di tutto e di tutti. Gli altri problemi: burocrazia, amministrativi, giuridici, scolastici, coloniali, ecc. li tracceremo quando avremo creata la classe dirigente.

Per questo NOI VOGLIAMO:

Per il problema politico

  • Suffragio universale a scrutinio di lista regionale, con rappresentanza proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne.
  • Il minimo di età per gli elettori abbassato ai 18 anni; quello per i deputati abbassato ai 25 anni.
  • L'abolizione del Senato.
  • La convocazione di una Assemblea Nazionale per la durata di tre anni, il cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato.
  • La formazione di Consigli Nazionali tecnici del lavoro, dell'industria, dei trasporti, dell'igiene sociale, delle comunicazioni, ecc. eletti dalle collettività professionali o di mestiere, con poteri legislativi, e diritto di eleggere un Commissario Generale con poteri di Ministro.

Per il problema sociale:

NOI VOGLIAMO:

  • La sollecita promulgazione di una legge dello Stato che sancisca per tutti i lavori la giornata legale di otto ore di lavoro.
  • I minimi di paga.
  • La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell'industria.
  • L'affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici.
  • La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le industrie dei trasporti.
  • Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sulla invalidità e sulla vecchiaia abbassando il limite di età, proposto attualmente a 65 anni, a 55 anni.

Per il problema militare:

NOI VOGLIAMO:

  • L'istituzione di una milizia nazionale con brevi servizi di istruzione e compito esclusivamente difensivo.
  • La nazionalizzazione di tutte le fabbriche di armi e di esplosivi.
  • Una politica estera nazionale intesa a valorizzare, nelle competizioni pacifiche della civiltà, la Nazione italiana nel mondo.

Per il problema finanziario:

NOI VOGLIAMO:

  • Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia la forma di vera ESPROPRIAZIONE PARZIALE di tutte le ricchezze.
  • II sequestro di tutti i beni delle congregazioni religiose e l'abolizione di tutte le mense Vescovili che costituiscono una enorme passività per la Nazione e un privilegio di pochi.
  • La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra ed il sequestro dell'85% dei profitti di guerra[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il programma di San Sepolcro si caratterizzò per le tematiche nazionaliste:

  • «Se noi abbiamo scelto questa strada è segno che ci sono nella nostra storia, nel nostro sangue, degli elementi e dei fermenti di grandezza, poiché se ciò non fosse noi oggi saremmo l'ultimo popolo del mondo [...]»
  • «dichiara di opporsi all'imperialismo degli altri popoli a danno dell'Italia e all'eventuale imperialismo italiano a danno di altri popoli [...]»

e sindacaliste (UIL), questo per l'apporto di Alceste de Ambris[3][4] e Benito Mussolini[5] e in parte ricavato dal manifesto del Partito Politico Futurista[6]:

  • «se la borghesia crede di trovare in noi dei parafulmini, s'inganna».
  • «Bisogna perciò accettare i postulati delle classi lavoratrici...anche perché vogliamo abituare le classi operaie alla capacità direttiva delle aziende».
  • «Per quello che riguarda la democrazia economica, noi ci mettiamo sul terreno del sindacalismo nazionale e contro l'ingerenza dello Stato».

Furono avanzate anche numerose proposte di riforma politica e sociale in senso progressista.[7]

Nel manifesto, venivano avanzate numerose proposte di riforma politica e sociale per far «fronte contro due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra», rappresentando la terza via tra i due opposti poli e sviluppandosi nell'ambito delle teorie moderniste sull'uomo nuovo. È notevole che inizialmente i Fasci, stando al programma di Sansepolcro, non fossero propriamente antidemocratici, dichiarando anzi come loro principio fondamentale la partecipazione democratica alle "libere elezioni", dettaglio del programma che scomparirà gradualmente a partire dalle elezioni politiche del 1919.

Ernesto Rossi testimoniò che da giovane reduce di guerra, se non fosse intervenuta l'amicizia con Gaetano Salvemini a condurlo verso l'antifascismo liberale, sarebbe probabilmente approdato tra le file dei Fasci di combattimento «che – conviene ricordarlo – avevano allora un programma molto più a sinistra del programma del Partito socialista»[8].

Eredità[modifica | modifica wikitesto]

Solo parte di queste proposte programmatiche vennero realizzate durante il periodo del regime fascista (1922–1943). Pur riprese successivamente durante la Repubblica Sociale Italiana, come la socializzazione dell'economia, rimasero sostanzialmente inapplicate a causa degli eventi bellici.

Nel 1936 il Partito Comunista d'Italia si dichiarò disposto a farlo proprio nell'Appello ai fratelli in camicia nera[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Anonimo, Manifesto dei Fasci italiani di combattimento | ANPI, su www.anpi.it. URL consultato il 5 febbraio 2024.
  2. ^ Testo del Manifesto dei Fasci di combattimento
  3. ^ Montanelli & Cervi, 1976, p. 82
  4. ^ Indro Montanelli, Mario Cervi, L'Italia in Camicia nera, Rizzoli, 1976, pag.82
  5. ^ Paolo Buchignani, La rivoluzione in camicia nera, Le Scie Mondadori, Milano, 2006, pag: 105
  6. ^ Paolo Buchignani, La rivoluzione in camicia nera, Le Scie Mondadori, Milano, 2006, pag: 105-106
  7. ^ Renzo De Felice, Breve storia del fascismo, Mondadori, Cles, 2009, pag. 9-10
  8. ^ Ernesto Rossi, discorso alla manifestazione commemorativa di Gaetano Salvemini tenuta a Roma al Ridotto dell'Eliseo l'11 dicembre 1966, pubblicato in L'Astrolabio, a. V , n. 1, 1º gennaio 1967, pp. 27-32, citato in Gian Paolo Nitti, Appunti bio-bibliografici su Ernesto Rossi (PDF), in Il Movimento di liberazione in Italia, n. 86, gennaio-marzo 1967, pp. 94-107: 95-96 n.
  9. ^ Paolo Buchignani, La rivoluzione in camicia nera, Le Scie Mondadori, Milano, 2006, p. 106.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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