Prendiparte Pico di Paolo

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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo condottiero figlio di Francesco I Pico, vedi Prendiparte Pico.
Prendiparte Pico
Morte20 giugno 1394
Luogo di sepolturaChiesa di San Francesco (Mirandola)
Dati militari
Paese servito Ducato di Milano
ComandantiGian Galeazzo Visconti
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Prendiparte Pico (... – 20 giugno 1394) è stato un condottiero e politico italiano.

Stemma della casata dei Pico della Mirandola (1311-1432)
Chiesa di San Francesco a Mirandola, pantheon dei Pico negli anni 1950. A sinistra la tomba di Prendiparte, capolavoro di Paolo di Jacobello dalle Masegne (XIV-XV secolo)

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Era figlio di Paolo Pico (?-febbraio 1354) e di Isabella Malaspina (?-15 agosto 1376), figlia del marchese Azzolino. Nel 1354, dopo l'uccisione del padre durante un tumulto popolare a Verona (città in cui era stato nominato podestà o pretore da Fregnano della Scala), divenne Signore della Mirandola congiuntamente ai fratelli Francesco, Spinetta e Tommasino; nello stesso anno l'imperatore Carlo IV di Lussemburgo rinnovò loro l'investitura della corte di Quarantola. Allo scoppio della guerra fra la lega guelfa degli Estensi e i Visconti, la Mirandola fu assediata nel 1355 e occupata dai milanesi, costringendo i Pico all'alleanza. A seconda delle vicende, i Pico parteggiarono ora per i guelfi ora per i ghibellini, fino al 1374 quando confermarono l'alleanza con i Visconti, che li contraccambiarono con onori e terre nel veronese. Il doge Andrea Dandolo ascrisse i Pico nella nobiltà veneziana, mentre il vescovo di Reggio concesse loro l'investitura di San Martino Spino.[1]

Nel 1390 si riunì all'interno della chiesa di San Francesco un concilio di 13 giudici che risolse la disputa sorta sul dominio della Mirandola sorto tra i quattro fratelli Spinetta, Francesco II, Prendiparte e Tommasino (figli di Paolo Pico) contro i cugini Giovanni e Prendiparte (figli di Niccolò Pico).[2]

Ricoprì anche la carica di podestà di alcune importanti città: Pavia nel 1387 e nel 1389, Milano nel 1390 e Brescia nel 1394. Fu al soldo di Gian Galeazzo Visconti nelle imprese contro Bologna e Firenze: nel 1390 fu fatto prigioniero dei bolognesi comandati da Alberico da Barbiano a San Giovanni in Persiceto. Fu liberato dal Senato bolognese dopo due anni, il 28 febbraio 1392, a seguito della pace di papa Bonifacio IX: in tale occasione festosa fu protagonista di un torneo insieme al capitano Corra Prosperi, che riuscirono a vincere contro un gruppo di cavalieri tedeschi in maniera così splenfida che a Prendiparte fu regalato un bellissimo cappello decorato con perle finissime.

Morì nel 1394 e venne sepolto nella Chiesa di San Francesco a Mirandola, inizialmente nella cripta e poi nella tomba commissionata dalla moglie Caterina all'intagliatore veneziano Paolo dalle Masegne, figlio del celebre Jacobello.

Tomba[modifica | modifica wikitesto]

Arca di Prendiparte Pico

La tomba di Prendiparte Pico fu commissionata dalla moglie Caterina Caimi: quest'ultima, dopo aver visto la bellezza della tomba del cognato Spinetta, non volle essere da meno e commissionò un'opera ancora più bella al prestigioso intagliatore veneziano Paolo dalle Masegne, figlio del celebre Jacobello:[3] la tomba riporta infatti l'iscrizione in lingua volgare

«Questa opera de talio fata in preda
un venecian la fè ch a nome Polo
nato di Jacomel ch a taia preda»

Nella parte sottostante vi è la lapide con l'iscrizione latina:

«Iustitiae cultor fuit hic magnificus miles;
Virtutum, omniumque morum laudabilis Princeps;
Mirandulae Terrae fuit dominusque Particeps;
Mediolanis urbis, Brixiae, Papiaeque Praeses
In armis ferox. Maximus Patriaeque defensor.
Hujus nomen erat Prendipars. Ejusque Genitor
Vocatus est Paulus. Miles probitatis Amator.
Cum benè contritus, confessus, Lumina clausit.
Mille deciem novies trecente quattuor ibant,
Atque lucies Iunii viginti jure currebant.
Spectabilis DD. Catherina nata q. Magnifici
Militis Protasii de Caimis de Mediolano
Consors hujus magnifici militis.
Hoc opus fieri fecit.»

Il monumento costituisce uno dei maggiori capolavori del gotico veneziano in Emilia: l'urna è scolpita in un unico blocco di marmo con al centro la scena della Crocifissione, affiancata dalle figure molto espressive di Maria, San Giovanni e la Maddalena che urla di dolore; ai lati della tomba una mula piegata dal peso di un sacco (che rappresenta il dolore insopportabile della vedova) e di un cane (simbolo di fedeltà) insieme con iscrizioni di lingua inglese antica "AWO WEAR" (how wear) e "HAIS NOT SOT" (have not soot), a testimonianza del legame tra Prendiparte e Giovanni Acuto (John Hawkwood). Il coperchio in gesso è scolpito a grandezza naturale a immagine del defunto giacente sul letto di morte con l'armatura da battaglia, similmente alla tomba di Giacomo Cavalli scolpita dallo stesso artista nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia. Ancora visibili tracce dorate e di colore, tipiche delle tombe dei Delle Masegne.[4]

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Prendiparte sposò Caterina Caimi, figlia del cavaliere milanese Protasio Caimi, appartenente ad una delle grandi famiglie estinte di Milano e sepolto nella Basilica di Sant'Eustorgio nel sarcofago scolpito da Bonino da Campione. La coppia non ebbe eredi.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Francesco I Pico Bartolomeo Pico  
 
Aledisia Pallavicino  
Prendiparte Pico  
Beatrice Tommasino  
 
 
Paolo Pico  
 
 
 
 
 
 
 
Prendiparte Pico di Paolo  
 
 
 
Azzolino Malaspina  
 
 
 
Isabella Malaspina  
 
 
 
 
 
 
 
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Atti e memorie delle Rr. Deputazioni di storia patria per le provincie dell'Emilia, vol. 6, G.T. Vincenzi e nipoti, 1881, pp. 39-40.
  2. ^ cfr. lapide della navata destra: "Gio. Galeazzo Duca di Milano/insorto gravissimo dissidio/fra i Pico Signori della Mirandola/perché Spinetta, Francesco, Prendiparte e Tommasino/figli di Paolo Pico/avevano esclusi dal dominio/Giovanni e Prendiparte figli di Nicolò Pico/e il loro nipote Princivale/richiese per lettere il Comune/di comporre gli animi dei discordi Signori della città/da lui tenuti in onore di alleati ed amici/nel MCCCXC (1390 - n.d.r) i Cittadini/Giacomo Brunoro e Francesco Margotti/Paolo Collevati, Bartolomeo e Antonio Ferrari/Gio. Antonio Nadale Bernardo Della Manna/Matteo De Cazzi, Nicolò De Nadali/Martino De' Ghiselini/Riccobono De Felli/Pellegrino De Negri e il Rosso Bortolaja/a togliere cagioine alla discordia/scaturirono/che a Spinetta e ai fratelli spettasse il dominio e il governo/della città e territorio mirandolese/a Princivale e ai fratelli Prendiparte e Giovanni/fosse ceduta una parte delle onoranze/e delle pubbliche gabelle/Il Municipio/pose a ricordo/nel MDCCCLXXVII" (1877)
  3. ^ La datazione della tomba al 1394 proposta dal Garuti si basa sull'affermazione che "Caterina Caimi fece realizzare il monumento nello stesso anno in cui morì il marito" contenuta nella cronaca tardo-trecentesca di Ingrano Bratti. Ferretti, invece, dà credito a quanto dice la cronaca di Giovanni Battista Manfredi dove si legge che Caterina Caimi, dopo avere visto il monumento di Spinetta, "volle che nella medema cappella (..) fosse similmente posto quello di Prendiparte alla medeima fazzone e manera", invertendo la tradizionalmente accettata successione cronologica delle due tombe. (Entrambe le cronache sono riportate dal Ceretti). La datazione più tarda sarebbe confermata da un confronto stilistico tra il san Cristoforo della tomba di Prendiparte e il san Cristoforo in bronzo datato 1407 conservato al Museum of Fine Arts di Boston.
  4. ^ Massimiliano Righini, L'armamento tardo trecentesco nelle arche tombali di Prendiparte e Spinetta Pico nella Chiesa di San Francesco di Mirandola, in Ars Historiae. Conoscere e Ricostruire, gennaio/marzo 2011.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Podestà di Pavia Successore
? 1387 e 1389 ?
Predecessore Podestà di Milano Successore
? 1390 ?
Predecessore Podestà di Brescia Successore
? 1394 ?