Portale:Grande Guerra/Tregua di Natale

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L'espressione genocidio armeno si riferisce alla persecuzione della minoranza armena che viveva all'interno dei confini della Turchia, compiuta dai nazionalisti turchi tra il 1915 e il 1916. Questo sterminio viene spesso considerato il primo tentativo di pulizia etnica del XX secolo. Nel periodo precedente la prima guerra mondiale, il potere politico effettivo era passato dal sultano al governo dei "Giovani Turchi": costoro temevano che gli armeni potessero allearsi con la Russia, contro cui l'Impero ottomano stava combattendo. Il 1909 registrò un primo eccidio di almeno 30.000 persone nella regione anatolica della Cilicia, ma fu a partire dal 1915 che la persecuzione divenne sistematica: nella notte tra il 23 e il 24 aprile di quell'anno vennero eseguiti i primi arresti tra l'élite armena di Costantinopoli. L'operazione proseguì l'indomani e nei giorni seguenti. In un mese, più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al Parlamento turco furono deportati verso l'interno dell'Anatolia e massacrati per strada. Arresti e deportazioni furono compiute in massima parte dai Giovani Turchi. Nelle cosiddette "marce della morte", che coinvolsero 1.200.000 persone, in centinaia di migliaia morirono per fame, malattia e sfinimento. Altri centinaia di migliaia furono massacrati dalla milizia curda e dall'esercito. Gli storici stimano che il numero delle vittime oscilli fra i 500.000 e 2.000.000, ma il totale di 1.200.000/1.300.000 è quello più diffuso e comunemente accettato.