Pallagorio

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Pallagorio
comune
Pallagorio – Stemma
Pallagorio – Bandiera
Pallagorio – Veduta
Pallagorio – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Calabria
Provincia Crotone
Amministrazione
SindacoUmberto Lorecchio[1] (lista civica Per Pallagorio) dal 15-5-2011 (3º mandato dal 4-10-2021)
Territorio
Coordinate39°18′N 16°54′E / 39.3°N 16.9°E39.3; 16.9 (Pallagorio)
Altitudine554 m s.l.m.
Superficie44,48 km²
Abitanti962[2] (31-7-2023)
Densità21,63 ab./km²
Comuni confinantiCampana (CS), Carfizzi, Casabona, San Nicola dell'Alto, Umbriatico, Verzino
Altre informazioni
Cod. postale88818
Prefisso0962
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT101016
Cod. catastaleG278
TargaKR
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[3]
Nome abitantipallagoresi (o puhëriot)
Patronosan Giovanni Battista, Madonna del Carmine
Giorno festivo24 giugno
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Pallagorio
Pallagorio
Pallagorio – Mappa
Pallagorio – Mappa
Posizione del comune di Pallagorio nella provincia di Crotone
Sito istituzionale

Pallagorio (IPA: [pallaɡoˈrio][4], Puhëriu in arbëreshë, Paragùriu in calabrese[5]) è un comune italiano di 962 abitanti della provincia di Crotone in Calabria.

Sorge nella fascia collinare presilana a nord del Marchesato e copre una superficie di oltre 40 km² compresa tra 130 e 710 metri s.l.m. È un paese arbëreshë di Calabria che conserva la lingua, gli usi e le tradizioni proprie, ma non più il rito bizantino-greco.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La storia di Pallagorio e del suo territorio è stata caratterizzata da plurimi insediamenti di genti diverse per cultura e provenienza , avvenuti nel corso dei millenni e che, sovrappostesi, poi, nel tempo , hanno dato vita all'odierna popolazione, ricca di varietà culturale e linguistica, degna di interesse e studio. Le fonti storiche documentali sono incerte, e spesso i diversi autori hanno scritto la storia del paese confondendola con quella di altri borghi, in specie di "Palagorio di Borgia"[6], un villaggio del Catanzarese esistito almeno fino al 1604, quando i suoi abitanti, a causa delle incursioni dei saraceni e del diffondersi della malaria, si spostarono e fondarono un nuovo centro abitato dandogli il nome di "Borgia", che mantenne anche la dizione di "alias Palagorio".[7]

Comunque, alla luce delle evidenze archeologiche e dei successivi dati documentali, questi sono i fatti storici certi :

Antichità[modifica | modifica wikitesto]

Il borgo e il territorio circostante hanno una storia antichissima. L'area territoriale risulta abitata sin dal neolitico; ne sono testimonianza le numerose grotte sparse nel territorio, tra cui molto suggestive le grotte visibili in contrada Conicella, all'ingresso del centro abitato e quelle situate nelle contrade di Cona e Suvero, mentre assumono notevole interesse archeologico e storico le numerose grotte rinvenute in contrada "Coracciti-Piperia" , attestanti frequentazioni di età classica legate ai Culti Mitraici ed utilizzate , poi, in età altomedievale, come rifugio ascetico dai monaci basiliani.

All'inizio dell'età storica, nel secondo millennio a.C., nell'area territoriale, venne ad insediarsi la popolazione enotrio-italica dei Choni, che lasciò rilevanti tracce della propria presenza, sia nella toponomastica che negli oggetti votivi rinvenuti in tutta l'area interessata. In questo contesto, Pallagorio sarebbe stato secondo alcuni abitato proprio dai Choni.[8]

Tra il XII ed il X secolo a.C., la tradizione mitica antica (saga di Filottete[9]) e le fonti storiche antiche (Strabone,[9] Antioco di Siracusa, Licofrone, Apollodoro, Stefano di Bisanzio) segnalano insediamenti micenei sulle colline prospicienti l'alto Ionio crotonese, con il popolamento e fortificazione di centri autoctoni italici (Petelia, Crimisa, Makalla, Chone); e fu in questo periodo che, secondo alcuni storici locali (Giovanni Giuranna, Anna Russano Cotrone, Ofelia Giudicissi, Carmine Gentile) sarebbe sorta , nell'area territoriale del paese, dall'incontro tra gli autoctoni italici e le prime genti elleniche, l'antica Chone, la città italico-ellenica, fondata, secondo la tradizione antica, dall'eroe greco Filottete,[9] descritta e citata dalle fonti storiche antiche (Strabone[9], Licofrone, Apollodoro, Antioco di Siracusa, Stefano di Bisanzio), come una rilevante realtà urbana. Dalle evidenze archeologiche emerse, potrebbe trattarsi di una realtà politico-territoriale che includeva vari centri abitati esistenti nel territorio, con villaggi estesi, per fattorie sparse e con concentrazioni abitative, in aree di intenso sfruttamento agricolo o strategiche di difesa, verosimilmente, presso l'attuale zona "Cona", in zona "Coni-celle" a ridosso del luogo in cui sorge oggi il borgo ed in contrada "Gardea", nelle quali località, vennero a sorgere tre distinti centri abitati. Rimangono, a testimonianza degli antichi nuclei abitati, le contrade circostanti l'attuale centro abitato, che conservano tuttora il nome di "Cona"; a nord-ovest: "Tre fontane di Cona", "Terra di Cona", "Serre di Cona", a sud: "Coni-cella" e "Coni-selle"; i rilevanti reperti archeologici (tombe, statuette votive, mura, anfore, monete) di età italico-ellenica rinvenute nelle suddette contrade e nelle zone immediatamente circostanti l'attuale Borgo, e resti dell'antica necropoli con statuette votive e diademi metallici, riferibili al culto orfico, rinvenuti nella contrada "Tre fontane di Cona", proprio nell'area territoriale indicata e descritta dallo storico Strabone.

Successivamente, agli inizi della fioritura della civiltà della Magna Grecia, tra il VI ed il IV secolo a.C., coloni greci, verosimilmente crotoniati, avviarono una proficua colonizzazione dell'area territoriale, venendo così ad insediare fattorie in tutto il territorio circostante ed a popolare, in maniera intensa, i tre insediamenti abitativi, già esistenti. Di tale periodo rimane memoria e testimonianza il nome del paese, di chiara derivazione ellenica (Palaios - Chorion: "vecchio paese"), la toponomastica ellenica delle contrade situate in tutto il territorio circostante ("Patamò", "Coracciti", "Coniselle", "Scea", "Gardea", "Coraco", "Cona" ecc.) e i rilevanti reperti archeologici di età classica (frammenti di statuette votive, anfore, suppellettili, mura, monete) rinvenute all'interno dell'attuale centro abitato nelle contrade Scea e Conicella e nelle contrade circostanti il paese, in specie nelle contrade di Rosicelle, Coniselle, Spolingari, Coracciti, Pastinella. Lungo la zona compresa tra le contrade Pietre Bianche, Furci e Suvero, fino al Monte Tigano, in prossimità del centro abitato, è emersa una vasta area necropolare con numerose tombe di età arcaica e magno-greca; mentre nella zona di Gardea, sono emersi numerosi frammenti di anfore, di statuette votive, resti sparsi di mura di antiche fattorie con numerose tombe, di età classica; inoltre, in località S. Antonio di Gradea, sono stati rinvenuti importanti reperti di età classica, tra cui, notevoli e suggestive, alcune antefisse tipo "bendis-tarantino", riferibili ad un antichissimo santuario rurale del VI-V secolo a.C.

All'ingresso dell'attuale centro abitato, nella zona sud-est, vi è tuttora una contrada che conserva l'antico nome di "Scea-Purtuni" o "Porta Scea", probabile porta d'ingresso dell'antichissimo borgo, ove sono stati rinvenuti resti di mura ed importanti reperti che testimoniano una presenza ellenica, sin dai tempi più antichi.

Intorno alla prima metà del IV sec. a. C. si segnalano nell'area territoriale del paese, insediamenti di genti italiche assimilabili ai Bretti, provenienti dall'alta Sila, con conseguente ulteriore fortificazione dei centri abitati già esistenti.

In età romana, coloni latini si insediarono nell'area prospiciente il borgo, lungo la vallata del fiume Vitravo, avviando un'intensa colonizzazione; di tale periodo rimangono testimonianza le significative tracce di resti di ville agricole latine rinvenute lungo tutto il corso d'acqua.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

In età medievale, a causa delle frequenti guerre, carestie, pandemie ed insicurezza del territorio, vengono gradualmente abbandonati i centri abitati, antichissimi, sorti in località Cona e Gradea ed il paese si arrocca nell'abitato, pur esso antichissimo, situato nelle attuali contrade di Scea-Cucinaro e "Conicelle-Valle"; assume, così, il nome di "San Giovanni di Palagorio"; ed è un casale, oramai, con poche centinaia di abitanti, per lo più contadini, alle dipendenze dei Signori e della Diocesi di Umbriatico.

In età altomedievale, tra VIII ed il X sec. d.C., si segnalano, altresì, insediamenti monastici basiliani, con edificazione di due centri conventuali: il primo, con vocazione anacoretica, in contrada Gardea, ove sorse la Chiesa di S. Antonio; il secondo, in località S. Cristoforo, in prossimità del paese, ove è stata poi edificata l'omonima chiesa.

Nella prima metà del XV sec., soldati mercenari greco-albanesi, con le loro famiglie, provenienti dalla Morea, Epiro e Peloponneso, dopo aver combattuto nella guerra tra Angioini ed Aragonesi, si insediano nel Borgo, venendo, così, ad arricchire il quadro linguistico e culturale della popolazione locale.

Da allora, il Borgo , facente parte della Diocesi di Umbriatico, seguirà le sorti ed i destini del Feudo di appartenenza:

Il 22 aprile del 1452 Luca Sanseverino, conte di Tricarico e di Chiaromonte, acquistò le terre di Umbriatico da Marino Marzano Ruffo.[10] Questa compravendita venne confermata da re Ferrante nel 1459.[11]

Nel 1479, la Contea di Cariati, comprendente le terre di Umbriatico, divenne feudo di Girolamo Riario. Nel 1484, la Contea di Cariati passò a Francesco Coppola[12] il quale, coinvolto nella 2^ Congiura dei Baroni(1485-1486), nel 1487 fu spogliato della contea di Cariati che venne incamerata nel regio demanio.[13]

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Dal 20 febbraio del 1505 troviamo Giovanni Battista Spinelli, 1º Conte di Cariati (comprendente anche le terre di Umbriatico).[14] Nel 1682, Carlo Filippo I Spinelli Savelli, 5º Principe di Cariati, vendette la città di Umbriatico con il suo casale “Sangiovanni in Pallagorio” a Scipione Rovegno.[15] I Rovegno tennero il feudo sino alla fine del Settecento.[16]

Dagli inizi del Settecento, il borgo è oggetto di un'intensa e continua migrazione di famiglie provenienti dai paesi dell'altopiano silano, attratti dalla fertilità del territorio e dalla mitezza del clima.

Nel 1799 viene riconosciuto casale autonomo con il nome di "S. Giovanni in Pallagorio" e compreso nel circondario di Corigliano. I Francesi, con la legge del 19 gennaio 1807 fecero di San Giovanni in Pallagorio un "Luogo", ossia Università nel cosiddetto Governo di Cirò, in provincia di Cosenza. Il successivo riordino, disposto per decreto 4 maggio 1811, riconobbe Pallagorio come frazione di Umbriatico. Nel 1816 i Borbone collocarono Pallagorio sotto la provincia di Catanzaro mentre nel 1818, con la chiusura della diocesi di Umbriatico e, dopo un breve periodo di dipendenza dalla diocesi di Cariati, Pallagorio passò sotto gli auspici dell'arcidiocesi di Crotone-Santa Severina. In questo momento l'insediamento contava circa 1.000 abitanti. Dopo il periodo napoleonico e la riforma muratiana, Pallagorio nel 1834 fu dichiarato comune autonomo.[17]

Il paesaggio alle porte di Pallagorio
Il paesaggio alle porte di Pallagorio.

L’arrivo dei Greco-albanesi[modifica | modifica wikitesto]

Cartello bilingue italiano-arbëreshe all'ingresso di Pallagorio.

Non si sa con esattezza quando i Greco-Albanesi siano giunti nel casale di San Giovanni de Palagorio; è certo che il Casale non era presente nella numerazione dei fuochi albanesi degli anni 1503, 1508, 1543, 1548, 1566 e 1567.[18]

La maggior parte degli storici ritengono che siano giunti nella prima metà del XV sec. e che, secondo quanto tramandato oralmente, dopo un primo accampamento in località Sant'Anna, ritenuta all'epoca una zona malarica, si sarebbero, poi, trasferiti nella località attuale già abitata da "latini" (italiani).[19] A quel tempo il territorio di Umbriatico era feudo degli Spinelli, e sarebbe stata una decisione dovuta al Principe Spinelli quella di consentire l'insediamento dei Greco-Albanesi nel casale di San Giovanni de Palagorio.[20]

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 20 novembre 2000.[21]

«D'azzurro, alla torre di due palchi d'oro, murata di nero, merlata alla guelfa, il palco superiore finestrato con finestrella tonda di nero e merlato di tre, quello inferiore chiuso di nero e merlato di quattro, essa torre accompagnata, in capo, da tre stelle di cinque raggi d'oro, male ordinate, fondata sulla collina verde, essa collina fondata in punta e uscente dai fianchi, caricata dall'aquila bicipite di nero. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo di giallo con la bordatura di azzurro.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

  • La Chiesa Matrice S. Giovanni Battista, di età medievale, ampliata e restaurata nel XVI secolo in stile cinquecentesco a tre navate, con abside bizantina.
  • La Chiesa della Madonna del Carmine, edificata agli inizi del XVII secolo, ad ampliamento di una preesistente chiesetta di probabile origine medievale, di cui resta, ancora visibile, la facciata laterale occidentale; l'edificio attuale è in stile neogotico ad una navata, con campanile toscaneggiante, aggiunto alla fine dell'Ottocento; l'intera struttura sacra è stata più volte restaurata e ampliata, nel corso dei secoli, e all'interno conserva una statua lignea della Madonna.[9]
  • La Chiesa di S. Filomena, del XIX secolo, in stile neoclassico con cupola neo-bizantina.
  • La Chiesa di S. Antonio, a pochi Km dal centro abitato, con strutture murarie originarie di età bizantina: fu piccolo convento abitato da monaci basiliani.
  • La Chiesetta di S. Cristoforo, edificata, in età moderna, su un antico eremo basiliano, risalente all'Alto Medioevo., e, sottoposta, poi, a vari restauri.

Aree archeologiche[modifica | modifica wikitesto]

Tutto il territorio circostante il paese ha grande interesse archeologico; rilevanti le evidenze archeologiche, in contrada "Tre fontane di Cona" con resti di un'antica necropoli e reperti (diademi e simulcri) riferibili al culto orfico, oltre a resti sparsi e cospicui di mura di abitazioni, frammenti di statuette, anfore e monete, di età classica. In contrada "Gradea", sono emersi frammenti di mura, anfore, statuette votive, tombe a cappuccina di età classica ed in località S. Antonio, sono state rinvenute antefisse tipo "bendis" riferibili ad un antichissimo Santuario del VI-V sec. a.C.; nelle contrade: "Scea", "Conicelle", Rosicelle", "Spolingari", situate in prossimità del paese, sono venuti alla luce resti di mura in mattone cotto, frammenti di anfore per uso domestico di età magno-greca.

Suggestive e degne di grande interesse storico Le Grotte, di età neolitica, rinvenute in contrada "Coracciti-Piperia", attestanti frequentazioni legate a culti mitraici in età classica ed utilizzate, poi, in età altomedievale come rifugio ascetico dai monaci basiliani.

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Entrando in paese dalla parte di Zinga si trova una statua bronzea in onore a Giorgio Castriota Skanderbeg.[22]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[23]

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

La festa patronale è in onore a San Giovanni Battista, e si tiene il 24 giugno. In questo borgo è molto diffuso l'artigianato dei tessuti, finemente lavorati a mano.

Il paese ha conservato sino alla metà del Seicento, oltre al rito cattolico-latino, il rito greco-bizantino dei soldati greco-albanesi; poi, la prevalenza della popolazione latina e la volontà delle autorità ecclesiastiche cattoliche fecero, via via, affermare il rito latino. Conserva, tuttora, la lingua arbëreshe, un idioma che alla base linguistica albanese, aggiunge un ricco lessico greco, con notevole impasto, negli ultimi cinque secoli, del dialetto calabrese.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Il paese di Pallagorio è attraversato dall'ex strada statale 492 di Savelli.[9]

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Sindaci di Pallagorio dal 1946[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1948 1952 Antonio Berardi sindaco
1952 1978 Mario Tassone PCI sindaco
1978 1983 Antonio Pontieri sindaco
1983 1993 Rosario Ceraudo sindaco
6 giugno 1993 27 aprile 1997 Basilio Iocca Partito Democratico della Sinistra sindaco
27 aprile 1997 13 maggio 2001 Antonio Blandino L'Ulivo sindaco
13 maggio 2001 29 maggio 2006 Antonio Blandino L'Ulivo sindaco
29 maggio 2006 16 maggio 2011 Francesco Rizzuti L'Unione sindaco
16 maggio 2011 5 giugno 2016 Umberto Lorecchio lista civica Per Pallagorio sindaco [1]
5 giugno 2016 in carica Umberto Lorecchio lista civica Per Pallagorio sindaco [1]

Gemellaggi[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Amministrative 2016 a Pallagorio, i voti dei candidati lista per lista, su ilcirotano.it. URL consultato il 6 giugno 2016.
  2. ^ Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ DiPI Online - Dizionario di Pronuncia Italiana, su dipionline.it. URL consultato il 22 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2018).
  5. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 470, ISBN 88-11-30500-4.
  6. ^ Domenico Zangari, Le colonie italo albanesi di Calabria - Storia e demografia, p. 43.
  7. ^ Storia del Comune di Borgia, su comune.borgia.cz.it. URL consultato il 30 marzo 2021.
  8. ^ Salvatore Anastasio, Azienda Promozione Turistica Crotone e Regione Calabria - Assessorato al Turismo, Crotone - Una provincia nuova tra miti e realtà, Crotone, Grafiche Cusato, p. 24.
  9. ^ a b c d e f Mario Candido et al., Prime luci sullo Jonio - Guida turistica, a cura di Comunità montana "Alto Crotonese", Catanzaro, Sinefine edizioni, 1988, p. 27.
  10. ^ Carlos López Rodríguez, Stefano Palmieri (a cura di), I Registri Privilegiorum di Alfonso il Magnanimo della serie Neapolis dell'Archivio della Corona d'Aragona, p. 530.
  11. ^ Giovanni Brandi Cordasco Salmena, Fortuna e miserie dei Sanseverino di Bisignano, p. 18.
  12. ^ Pericle Maone, La contea di Cariati, pp. 318
  13. ^ Mario Pellicano Castagna, La storia dei feudi nobiliari della Calabria, pp. 89-91.
  14. ^ Spinelli, sul sito genmarenostrum.it.
  15. ^ Gaetano Celano, Per D. Giuseppe, D. Antonio Giuranna, Per D. Ignazio e D. Niccola Giunti e Per D. Claudio Ranieri contra il Principe di Pallagorio, p. 3.
  16. ^ Paolo Staltari, Storia di Pallagorio, p. 2.
  17. ^ Comune di Pallagorio, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 30 marzo 2021.
  18. ^ Italo Sarro, Albanesi in Italia, percorsi migratori (secc. XV-XVIII), p. 44.
  19. ^ Enrico Ferraro, Fialla e Puheriut (La parlata di Pallagorio), p. 25
  20. ^ Spinelli Savelli sul sito genmarenostrum.it.
  21. ^ Pallagorio, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 24 marzo 2023.
  22. ^ Salvatore Anastasio, Azienda Promozione Turistica Crotone e Regione Calabria - Assessorato al Turismo, Crotone - Una provincia nuova tra miti e realtà, Crotone, Grafiche Cusato, p. 22.
  23. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetano Celano, Per d. Giuseppe, e d. Antonio Giuranna, per d. Ignazio, r d. Niccola Giunti, e per d. Claudio Ranieri contra il principe di Pallagorio nel S.R.C..
  • Enrico Ferraro, Fialla e Puheriut - La parlata di Pallagorio, San Demetrio Corone, Associazione Culturale Arbitalia, 2015.
  • Mario Pellicano Castagna, La storia dei feudi nobiliari della Calabria, Chiaravalle centrale, Frama Sud, 1984.
  • Carlos Rodríguez López, Stefano Palmieri (a cura di), I Registri Privilegiorum di Alfonso il Magnanimo della serie Neapolis dell'Archivio della Corona d'Aragona, Napoli, Sede dell'Accademia Pontaniana, 2018, ISBN 978-88-943432-0-5.
  • Giovanni Brandi Cordasco Salmena, Fortuna e miserie dei Sanseverino di Bisignano, Accademia della Motta, Atti del IV° convegno Francavilla-Cerchiara di Calabria 2-3 maggio 2002, Firenze, Edizioni Magnoli, 2005.
  • Italo Sarro, Albanesi in Italia, percorsi migratori (secc. XV-XVIII), Nardò, Besa Editrice, 2019, ISBN 884971002X.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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