Palazzo Mattei-Albani-Del Drago

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Palazzo Mattei-Albani-Del Drago
Angolo del Palazzo Mattei-Albani-Del Drago
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàRoma
IndirizzoVia delle Quattro Fontane 20
Coordinate41°54′07.31″N 12°29′27.67″E / 41.90203°N 12.49102°E41.90203; 12.49102
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1587
Inaugurazione1590
Stilemanierista
Usoabitazione privata
Realizzazione
ArchitettoDomenico Fontana
ProprietarioFamiglia Del Drago-Balestra
CommittenteMuzio Mattei

Il Palazzo Mattei-Albani-Del Drago, noto anche come Palazzo Albani Del Drago, già Palazzo Mattei al Quirinale e Palazzo Mattei alle Quattro Fontane, è un edificio storico di Roma, situato sul colle Quirinale, presso l'incrocio delle Quattro Fontane. La denominazione in uso gli deriva dall'essere stato la residenza delle importanti famiglie nobili romane dei Mattei, degli Albani e dei Del Drago.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Cortile disegnato da Giovanni Battista Falda
Pianta del palazzo nel sec. XVII
Cortile interno del palazzo

Il palazzo fu realizzato con molta probabilità da Domenico Fontana tra il 1587 e il 1590 per Muzio Mattei in una sua vigna sul Quirinale, in concomitanza dei grandi lavori di livellamento e di costruzione della strada Felice (che andava a intersecare in quel punto la strada Pia) che erano in atto in quegli anni in quell'area per opera dei papi Pio IV, Gregorio XIII e Sisto V. Nell'ambito dello stesso progetto urbanistico, attorno al nuovo incrocio formatosi, furono realizzate da Francesco Borromini quattro fontane monumentali (la cui costruzione fu parzialmente finanziata da Muzio stesso), una delle quali, quella dell'Arno, fu incastonata nell'angolo del palazzo in costruzione[1][2].

L'edificio fu poi acquistato nel 1664 dal cardinale Carlo Massimo dalle monache di Santa Teresa a lui confinante alle quali lo aveva ceduto Giuliano Cesarini[3] che lo aveva tenuto per pochissimi anni, al quale succedette nel 1677 un altro cardinale, Francesco Nerli che insieme all'edificio aveva acquistato parte della collezione del cardinale Massimo[4][5].

Alla sua morte, nel 1708, il palazzo passa per eredità all'ospedale dei pazzi di Piazza Colonna, venne poi acquistato nel 1721 per 23 000 scudi da un terzo porporato, Alessandro Albani, o più probabilmente dal fratello Carlo che grazie all'opera attribuita[6] ad Alessandro Specchi, vi apportarono importanti modifiche, con l'allungamento sulla strada Pia (via XX Settembre) trasformando la loggia del primo piano in galleria, che venne chiusa con affreschi di Giovanni Paolo Pannini, lavori che vennero commissionati sin dal 1720[7]. Il medesimo Specchi curò anche il giardino e la costruzione di una torretta belvedere, situata all'angolo del quadrivio delle Quattro Fontane, sopra la fontana dell'Arno.

Il cardinale Albani arricchì l'interno con il grande patrimonio di statue antiche e dipinti[8] della collezione di famiglia, che venne poi trasferito nella villa di via Salaria, allestendovi anche un'imponente biblioteca. Le sale del pianterreno e gli appartamenti del piano nobile sono resi comunicanti da uno scalone principale che prende avvio dal cortile maggiore. Nel 1721 furono avviati altri lavori di ampliamento da Filippo Barigioni. Da segnalare le decorazioni barocche dei soffitti di alcune stanze al primo piano commissionate a Giovanni Odazzi nel 1722[9]. Nel 1798 il palazzo e la villa Albani subirono il saccheggio delle truppe francesi e molte opere d'arte in essi conservati vennero trafugate e molte di esse vennero ritrovate anche nelle collezioni imperiali a Vienna[10]. Nel 1858 ai Chigi eredi degli Albani, subentrò a metà dell'Ottocento la regina Maria Cristina, vedova di Ferdinando VII di Spagna che acquista il palazzo per la figlia Milagros sposata a Filippo Massimiliano Del Drago, i cui eredi continuarono nella proprietà dell'edificio che ancora detengono. Altri lavori di restauro e sopraelevazione vennero effettuati nel XX secolo per opera di Clemente Busiri Vici.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Umberto Gnoli, Topografia e toponomastica di Roma medioevale e moderna, 1939, p. 102 e 214.
  2. ^ Giulia Fusconi, Un taccuino di disegni antiquari di Raymond Lafage e il palazzo alle Quattro Fontane a Roma, in AA.VV., Camillo Massimo collezionista di antichità, L'Erma di Bretschneider, 1996, p. 54, ISBN 88-7062-943-0.
  3. ^ Da un documento dell'archivio Sforza Cesarini presso l'Archivio di Stato di Roma, il palazzo dei signori Mattei alle Quattro fontane venne acquistato dal duca Giuliano Cesarini nel 1660 con parte del denaro ottenuto dalla vendita del palazzo in S. Pietro in Vincoli, ASRm, Sforza Cesarini, Amministrazioni particolari, Luoghi di Monte, fasc. 61
  4. ^ Giovan Pietro Bellori, Nota delli musei, librerie, galerie et ornamenti di statue e pitture ne' palazzi, nelle case e ne' giardini di Roma, 1664, p.33.
  5. ^ Lyle Humphrey, The commission for Clement X’s medallion, a cast of which is preserved at the NCMA, likely originated with the Pope Clement X’s right-hand man, Cardinal Camillo Massimo (1620—77), 2014; Marco Buonocore et alii, Camillo Massimo collezionista di antichità. Fonti e materiali. Roma, « L'Erma » di Bretschneider, 1996,ISBN 88-7062-943-0.
  6. ^ Tommaso Manfredi, Specchi Alessandro, in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 93, 2018
  7. ^ Alessandro Malinverni, Panini Giovanni Paolo in Dizionario Biografico degli Italiani - Vol 80, 2014
  8. ^ Maria Barbara Guerrieri Borsoi, La quadreria Albani a Roma al tempo di Clemente XI, Roma, Gangemi editore, 2018, p.18.
  9. ^ Rossella Canuti, Giovanni Odazzi in Dizionario biografico degli Italiani, vol 79, 2013
  10. ^ Gernot Mayer und Gudrun Swoboda, Gemälde aus den Sammlungen Albani, Braschi und des Vatikans Die Wiener Galerie als Profiteur des Napoleonischen Kunstraubs, Jahrbuch des Kunsthistorischen Museums Wien, 2018

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Camillo Massimo collezionista di antichità, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1996, p. 54, ISBN 88-7062-943-0.
  • Fabrizio Maria Apollonj Ghetti, Una collezione di antichità in ignorati disegni di Raymond Lafage, in Strenna dei romanisti, 1990, pp. 7-23.
  • Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, vol. 50, p. 294 e 312.
  • Ridolfino Venuti, Accurata e succinta descrizione topografica e istorica di Roma..., 1756, Volume 1, pp. 74–75.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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