Nothofagus betuloides

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Nothofagus betuloides
Illustrazione del campione raccolto nel 1769
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superrosidi
(clade)Rosidi
(clade)Eurosidi
(clade)Eurosidi I
OrdineFagales
FamigliaNothofagaceae
GenereNothofagus
SpecieN. betuloides
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
OrdineFagales
FamigliaFagaceae
GenereNothofagus
SpecieN. betuloides
Nomenclatura binomiale
Nothofagus betuloides
(Mirb.) Oerst.

Nothofagus betuloides (Mirb.) Oerst., conosciuto anche come guindo, è un albero appartenente alla famiglia Nothofagaceae nativo del sud della Patagonia.[1] Nel 1769, durante il primo viaggio di James Cook, Joseph Banks ne studiò un esemplare nella Terra del Fuoco[2].

Nomi[modifica | modifica wikitesto]

Nothofagus betuloides, secondo l'accurata descrizione di Lucas Bridges, che visse nella Terra del Fuoco per quarant'anni, aveva molti nomi comuni oltre a "guindo": "faggio sempreverde", "slushchi" (nome yamana) e "yinyohn" (nome selknam).[3]

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie cresce nel sud del Cile[4], dell'Argentina e soprattutto nella Terra del fuoco. Può resistere a temperature anche di -20 °C, e cresce circa 500 m sopra il livello del mare.

Secondo Bridges predilige le zone piovose, a differenza del faggio deciduo, che cresce nelle zone più aride.[5]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

È un albero sempreverde, che cresce fino a 25 m. Il suo tronco ha un aspetto colonnare, la corteccia è grigia[6]. Le foglie sono verdi, con un picciolo di 3–8 mm, ovate e con il bordo dentellato. Sono presenti stipole. Fiorisce tra novembre e dicembre, mentre i frutti appaiono a gennaio-febbraio, e sono delle noci lunghe 2 o 3 mm.

Bridges, nel confrontarlo col faggio deciduo, nota che quest'ultimo possiede delle foglie dalla tessitura più solida, più scure e anche più aromatiche.[5] Bridges, però, nota anche come le foglie di questo faggio fossero molto apprezzate dagli indigeni per la costruzione dei loro wigwam, dato che seccandosi emanavano un gradevole aroma.[7]

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni esemplari vengono coltivati in Scozia, altri nelle Fær Øer[8]; è una pianta resistente, che tollera inverni freddi e l'assenza di calore in estate. Il legno è rosato, duro, semi-pesante e viene utilizzato sia nei mobili che nelle costruzioni. Prima dell'arrivo dei bianchi, secondo la testimonianza di Bridges, la sua corteccia era usata dagli Yamana per le loro canoe; in seguito, quando ebbero a disposizione strumenti migliori, poterono scavarle direttamente nei tronchi.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Nothofagus betuloides (Mirb.) Oerst., su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 15 gennaio 2021.
  2. ^ Kew gardens, A popular guide to the Royal Botanic Gardens of Kew by Sir W.J. Hooker
  3. ^ Bridges.
  4. ^ Nothofagus su Eol, su eol.org. URL consultato il 16 novembre 2013.
  5. ^ a b Bridges, p. 169.
  6. ^ N. betuloides su chilebosque, su chilebosque.cl. URL consultato il 16 novembre 2013.
  7. ^ Bridges, p. 189.
  8. ^ Højgaard, A., J. Jóhansen e S. Ødum, A century of tree planting in the Faroe Islands, Føroya Frodskaparfelag, Tórshavn, 1989.
  9. ^ Bridges, p. 127.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Donoso, C. 2005. Árboles nativos de Chile. Guía de reconocimiento. Edición 4. Marisa Cuneo Ediciones, Valdivia, Chile. 136p.
  • Hoffmann, Adriana. 1998. Flora Silvestre de Chile, Zona Central. Edición 4. Fundación Claudio Gay, Santiago. 254p.
  • Rodríguez, R. & Quezada, M. 2003. Fagaceae. En C. Marticorena y R. Rodríguez [eds.], Flora de Chile Vol. 2(2), pp 64–76. Universidad de Concepción, Concepción.
  • Lucas Bridges, Ultimo confine del mondo, Einaudi, 2009 [1948].

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