Mouna Ayoub

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Mouna Ayoub (Kuwait, 27 febbraio 1957) è un'imprenditrice egiziana e francese di origini libanesi,[1] molto conosciuta in quanto fa parte del jet-set francese e americano. Spesso è ospite del Festival di Cannes[2] e delle riviste gossip.[3][4].

La sua storia è stata raccontata nel libro La Vérité: autobiographie ("Schiava di lusso" edito in Italia da Sonzogno).[5]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata in una famiglia libanese Cristiano Maronita,[1] all'età di 20 anni - studentessa all'Tolbiac e camerierain un ristorante libanese «le Beyrouth» per arrivare alla fine del mese, si converte all'Islam per sposare l'imprenditore quarantenne Nasser Al-Rashid,[1][6] consigliere del Re Fahd dell'Arabia Saudita in progetti immobiliari.[1][7] Dal 1978 ha vissuto a Riad in quello che ha definito un dorato “palazzo-prigione”. Indossa l'abaya, il velo delle donne saudite, che la copre dalla testa ai piedi,[1] e da lui avrà cinque figli.[8] Nel 1996, dopo diciotto anni di matrimonio, divorzia dal marito[1] con 420 milioni di franchi francesi (63 milioni di euro) e lascia l'Arabia Saudita. Investe nel mercato degli immobili e in azioni.[9]

Nel 2000 ha scritto un libro autobiografico, La Vérité: autobiographie, presso Michel Lafon,[10][11][12][13] in risposta alle accuse di essere una moderna "Madame Bovary"[13] che le erano state mosse in Medio Oriente da una rivista libanese.[14] In risposta a questo libro, Bernard Pascuito pubblicò Mouna Ayoub, l'autre vérité nel 2001 presso Presses Chatelet.[15] Scott MacLeod, giornalista del Time Magazine, scrisse al riguardo: "Ma se la sua storia fornisce un raro sguardo alla stravaganza spesso causata da una ricchezza inimmaginabile, funge anche da inquietante manifesto contro le estreme restrizioni imposte alle donne da alcune società arabe ultraconservative". L'ex marito intentò causa nel tentativo di interrompere la pubblicazione dell'autobiografia. Il libro diventò un best seller in Francia.[13]

Una vita di lusso[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2004, la rivista Arabian Business ha classificato Mouna Ayoub al quarantacinquesimo posto tra le personalità di origine araba più ricche, con un patrimonio stimato in 380 milioni di dollari. Vive tra New York, Montecarlo e Neuilly-sur-Seine e frequenta le sfilate organizzate a Parigi.[16][17]

La Phocéa[modifica | modifica wikitesto]

La nave a quattro alberi Phocéa, affondata nel 2021

Nel 1997 ha acquistato lo yacht di lusso di 75 metri chiamato Phocéa, appartenuto al miliardario Bernard Tapie, che fino al 2004 è stato lo yacht a vela più grande del mondo. L'imbarcazione è costata 5,56 milioni di euro,[1][18] a cui si sono aggiunti 18,25 milioni di euro di lavori di ristrutturazione.[18][19][20] Confidò di aver “speso una fortuna per restaurarlo”. Per pagare la cifra la Ayoub ha venduto una parte della sua collezione di gioielli, compreso il "Diamante Mouna", uno dei diamanti gialli più grandi del mondo, per una cifra di 2,52 milioni di euro, una collana Bulgari per una cifra equivalente e una collezione di gioielli di Tabbah.[21][20][22]

Mouna Ayoub ha investito molto nella decorazione del Phocéa; ha accolto a bordo celebrità internazionali, da Kylie Minogue a Jack Nicholson, compresi membri di famiglie reali (danesi, monegasche o spagnole; il re Juan Carlos è sempre stato il benvenuto a bordo 5 ), grandi capi, ecc.[16] Racconta nel suo libro La Vérité: “La storia d'amore tra me e Phocéa è iniziata nel 1992. Quell'estate, nuotando nella baia di Cala di Volpe, in Sardegna, mi sono diretta verso questa splendida barca (...). Rimasi subito affascinata dalla sua forma affusolata, dai suoi quattro alberi bianchi che si ergevano verso il cielo, da questa apparizione di un lungo felino disteso sul mare. Fu amore a prima vista. (...) Non riuscivo a staccare gli occhi da questa barca a vela. Fu in quel momento che giurai a me stessa che un giorno sarebbe stata di mia proprietà".[23]

La Associated Press stimava allora il suo patrimonio netto in oltre 300 milioni di dollari.[7][12] mentre nel 2006 il The New York Times parlava di circa 500 milioni di dollari.[24]

Nel 2009,[25] mentre era ricoverata in ospedale in cura per anoressia,[26], scoprì all'uscita dall'ospedale che lo yacht non le apparteneva più, venduto dal figlio maggiore (perché preoccupato per la salute della madre a causa delle energie spese per prendersi cura di essa)[25] a un franco-canadese, poi rivenduto all'uomo d'affari tailandese,[18][26] Pascal Anh Quan Saken;[23] la nave verrà ribattezzata Enigma.[23] Successivamente ha provato a ricomprarla, senza successo, ma, dice, “conservo il sogno di ricomprarla, è la mia barca. È la mia seconda figlia. Quando ho un'idea in mente, so che spesso raggiungo il mio obiettivo”.[18]

Nell'aprile 2014,[23] mise all'asta presso l'Hôtel Drouot mobili, stoviglie e altri accessori di Phocéa che aveva conservato. Con questi soldi, oltre alla vendita dei suoi abiti prêt-à-porter di lusso, sperava di raggiungere il suo obiettivo, acquistare la Phocéa.[18] Sebbene assicuri che "ogni oggetto è legato a un ricordo, in particolare quello riguardante i [suoi] figli, dall'infanzia all'adolescenza", spiegò così la vendita di tutti questi pezzi: "Non voglio più rivivere questi momenti passati della mia vita. Mi addolora molto ritornare a questi ricordi”.[18]

Alta moda[modifica | modifica wikitesto]

È proprietaria della più grande collezione di Alta moda del mondo, composta da oltre 10.000 oggetti.[4][12] Non veste mai lo stesso indumento per due volte e le maggiori case di moda hanno un manichino con le sue misure per poterle confezionare gli abiti in sua assenza.[12][27] La Associated Press l'ha descritta come una filantropa della moda, dopo che ha donato al Museo della Moda di Parigi un vestito d'oro di Chanel, del valore di 300.000 euro.

La sua ascesa sociale ed economica, da cameriera a moglie di un consigliere del Re saudita a imprenditrice e filantropa è stato oggetto di molti articoli e reportage giornalistici. L'Associated Press ha anche annunciato: "Una delle donne più ricche del mondo questa settimana rivelerà come un matrimonio disastroso con un consigliere della famiglia reale saudita l'abbia portata alla depressione e al tentativo di suicidio".[7]

Alla fine del 2023, ha collaborato con Maurice Auctions e Kerry Taylor per mettere all'asta 252 lotti di haute couture Chanel, da cinture e braccialetti a look completi da passerella.[28] Un cappotto ricamato da Lesage con motivi ispirati alle cineserie, identico a quello presentato in numerose mostre del Metropolitan Museum Costume Institute, aveva la stima più alta di € 150.000-200.000.[29] È stato venduto per 312.000 euro prima dei premi dell'acquirente.[30]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Mouna Ayoub, La Vérité: autobiographie, Michel Lafon, 2000, 234 p. ISBN 978-2-84098-624-9 (in italiano:Schiava di lusso, traduzione di L. Stroppa, edizioni Sonzogno 2001 - 224 pagine - EAN: 9788845420801)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g (FR) Le cri d'amour de Mouna Ayoub, in La Depeche. URL consultato il 1° giugno 2020.
  2. ^ (FR) Haut couture is an art, su pinterest.it. URL consultato il 1° giugno 2020.
  3. ^ (FR) La femme la plus riche du monde, in Le Parisien, 19 luglio 2002.
  4. ^ a b (EN) Mouna Ayoub – Couture is an art, su pinterest.com. URL consultato il 13 agosto 2014.
  5. ^ Schiava di lusso, su ibs-it. URL consultato il 1° giugno 2020.
  6. ^ (EN) Suzy Menkes, Mouna Ayoub, Couture Client, Shares Treasures: A Passion for the Finest, in The New York Times, 27 luglio 1999.
  7. ^ a b c (EN) Julian Coman, My marriage of misery to a billionaire, in The Daily Telegraph, 18 giugno 2000. URL consultato il 13 agosto 2014.
  8. ^ (FR) Mouna Ayoub: "La mode m'a permis de faire la paix avec moi meme", su gala.fr. URL consultato il 1° giugno 2020.
  9. ^ (EN) My marriage of misery to a billionaire, in The Telegrapf. URL consultato il 1° giugno 2020.
  10. ^ (FR) Mona Ayoub, La vérité, Michel Lafon, 2001, p. 234, ISBN 2840986248.
  11. ^ (FR) Mouna Ayoub, La Vérité: autobiographie (French) (Paperback), Neuilly-sur-Seine, M. Lafon, gennaio 2000, ISBN 2840986248.
  12. ^ a b c d (EN) Thomas Adamson, Cinderella to Couture Queen: Meet Mouna Ayoub, in Associated Press, Gennevilliers, France, 20 febbraio 2014. URL consultato il 13 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2014).
  13. ^ a b c (EN) Scott MacLeod, What Money Can't Buy, in Time (magazine), Cairo, 31 luglio 2000. URL consultato il 13 agosto 2014.
  14. ^ (EN) Mona Ayoub, in Time (magazine). URL consultato il 1° giugno 2020.
  15. ^ (FR) Bernard Pascuito, Mouna Ayoub, l'autre vérité, Presses du Châtelet, 2001, ISBN 978-2-84592-024-8.
  16. ^ a b (FR) Marie-Christine Morosi, «Mouna Ayoub tourne la page du "Phocéa"», in Le Point, 15 aprile 2014.
  17. ^ (FR) Le cri d'amour de Mouna Ayoub, in La Dépêche du Midi, 25 giugno 2000. URL consultato il 31 agosto 2021.
  18. ^ a b c d e f (FR) Aurélie Sarrot, L'intérieur du Phocéa de Mouna Ayoub aux enchères, su Metronews.fr, 24 aprile 2014.
  19. ^ (EN) Paulina Szmydke, Mouna Ayoub's Moving Sale (PDF), in Women's Wear Daily, 19 marzo 2014. URL consultato il 13 agosto 2014.
  20. ^ a b (EN) The Long, Troubled, Glamorous Life Of Superyacht Phocea, in Vanuatu Daily Post, 16 novembre 2012. URL consultato il 13 agosto2014 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2014).
  21. ^ (EN) Sara Ghorra, House of Tabbah: The designer and manufacturer of bespoke jewelry, in Executive Life, 8 settembre 2015. URL consultato il 2 agosto 2016.
  22. ^ (EN) Record prices in auction houses, in BBC News, 17 novembre 1998. URL consultato il 14 agosto 2014.
  23. ^ a b c d (FR) Le Phocéa de Mouna Ayoub à Drouot : Histoire d'un voilier mythique, su Pure People.com, 28 aprile 2014.
  24. ^ (EN) Sameer Reddy, The Remix: Petro Dollies, in The New York Times, 27 agosto 2006. URL consultato il 13 agosto 2014.
  25. ^ a b (FR) Le Paris de Mouna Ayoub, femme d’affaires et collectionneuse, dans Paris est à vous, in BFM TV, 24 aprile 2014. URL consultato il 30 maggio 2024 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2014).
  26. ^ a b (FR) Enchères: Mouna Ayoub vend l'argenterie et des objets d'art du Phocéa, in Direct Matin con Agence France-Presse, 24 aprile 2014.
  27. ^ (EN) Thomas Adamson, Meet Mouna Ayoub: the billionaire haute couture collector, in The Daily Telegraph, 20 febbraio 2014. URL consultato il 14 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2014).
  28. ^ (EN) Laia Garcia-Furtado, Want to Own a Piece of Fashion History? An Auction of '90s Chanel Haute Couture From the Collection of Mouna Ayoub Will Give You the Chance, in Vogue, 15 novembre 2023. URL consultato il 15 novembre 2023.
  29. ^ (FR) CHANEL HAUTE COUTURE, su Maurice Auction, 15 novembre 2023. URL consultato il 15 novembre 2023.
  30. ^ (EN) Miles Socha, This Chanel Coat Just Sold for 312,000 Euros, su WWD, 21 novembre 2023. URL consultato il 21 novembre 2023.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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