Messina (pirofregata corazzata)

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Messina
La Messina alla fonda
Descrizione generale
Tipopirofregata corazzata di I rango ad elica
ClassePrincipe di Carignano
Proprietà Regia Marina
CostruttoriRegio Arsenale, Castellammare di Stabia
Impostazione28 settembre 1861
Varo20 dicembre 1864
Entrata in serviziofebbraio 1867
Radiazione1880
Destino finaledemolita
Caratteristiche generali
Dislocamentocarico normale 3868 t
pieno carico 4245 t
Lunghezza(tra le parallele) 72,8 m
(fuori tutto) 75,8 m
Larghezza15,1 m
Pescaggio7,27 m
Propulsione6 caldaie cilindriche
1 motrice alternativa a vapore a singola espansione
potenza 1968 HP
1 elica
armamento velico a brigantino a palo
Velocità10,4 nodi (19,26 km/h)
Autonomia1200 mn a 10
Equipaggio572 tra ufficiali, sottufficiali e marinai (permanente effettivo)
1716 uomini (di complemento)
Armamento
Artiglieria4 pezzi da 200 mm (72 libbre)
18 pezzi rigati da 164 mm (32 libbre)
Corazzatura220 mm (cintura)
dati presi principalmente da Marina Militare, Betasom e Agenziabozzo
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La Messina è stata una pirofregata corazzata della Regia Marina.

Caratteristiche e costruzione

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Impostata nell'Arsenale di Castellammare di Stabia nel 1861 (si trattò della prima nave corazzata costruita nel cantiere stabiese[1]), la nave era stata inizialmente progettata dal Generale Ispettore del Genio Navale ingegner Felice Mattei come pirofregata ad elica con scafo in legno[2].

Nel corso della costruzione si decise però di dotarla di corazzatura, mediante l'applicazione di piastre corazzate dello spessore di 22 cm sullo scafo in legno[2][3]. La nave risentì comunque dei problemi derivati dalla conversione dal progetto originario[3].

Storia operativa

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La vita operativa della Messina non fu particolarmente lunga (tredici anni), né ricca di eventi significativi. Varata nel 1864, la nave poté essere completata solo nel 1867[2], troppo tardi per partecipare alle operazioni della terza guerra d'indipendenza.

Nel 1870 l'armamento della pirofregata venne ridotto ad un minor numero di cannoni, ma molto più potenti: due giganteschi pezzi da 350 mm, quattro da 200 mm ed otto da 164 mm[2].

Il 14 gennaio 1871 la Messina finì accidentalmente arenata su una spiaggia del Lazio: per poter essere disincagliata, la grande nave dovette essere trainata dalla ben più piccola pirocorvetta Francesco Caracciolo[2].

Radiata nel 1880, la corazzata venne avviata alla demolizione[2].

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