Medaglia al merito della redenzione sociale

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Medaglia al merito della redenzione sociale

Regno d'Italia

Repubblica Italiana
TipoMedaglia al merito
Statusattuale
IstituzioneSan Rossore, 19 ottobre 1922, come diploma
Concessa aenti o persone
Concessa peressersi particolarmente distinti nello svolgere opera per la emenda, la rieducazione e la riabilitazione dei detenuti e dei minorenni traviati e per l'assistenza ai liberati dal carcere.
Diametro3,5 cm.
Gradioro, argento e bronzo
Medaglie, decorazioni e ordini cavallereschi italiani

Nastro della medaglia.

La medaglia al merito della redenzione sociale è un riconoscimento italiano destinato a premiare enti o persone che si siano particolarmente distinti nello svolgere opera per la emenda, la rieducazione e la riabilitazione dei detenuti e dei minorenni traviati e per l'assistenza ai liberati dal carcere.

Regno d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Diploma al merito della redenzione sociale[modifica | modifica wikitesto]

Fu istituita inizialmente come diploma al merito della redenzione sociale nel 1922[1] per premiare gli enti o le persone che si fossero particolarmente distinti nello svolgere opera per la emenda, la rieducazione e la riabilitazione dei detenuti e dei minorenni traviati e per l'assistenza ai liberati dal carcere.

Tale diploma era conferito dal Ministero dell'interno in tre gradi: il secondo grado per essersi distinti in modo speciale e il primo essersi distinti in modo eminente.

Medaglia al merito della redenzione sociale[modifica | modifica wikitesto]

Con l'art. 24 del Regio decreto n. 1890 del 1923[2] agli insigniti dei diplomi di primo, secondo e terzo grado, fu data la facoltà di fregiarsi, rispettivamente, di una medaglia d'oro, d'argento o di bronzo.

Il numero dei diplomi che potevano essere annualmente conferirti fu limitato a 10 per il primo grado, a 60 per il secondo e a 120 per il terzo.

La distribuzione dei diplomi si faceva di regola due volte all'anno, nelle ricorrenze del capo d'anno e della festa dello Statuto.

Insegne[modifica | modifica wikitesto]

Le medaglie hanno un diametro di tre centimetri e mezzo e recano:

sul recto
l'effigie del Re
sul verso
una corona di alloro con la leggenda «al merito della redenzione sociale».

Si portavano appese alla parte sinistra del petto con un nastro di seta di color rosso vivo avente in mezzo una fascia coi colori nazionali orlati da una linea bianca.

I nomi degli insigniti del diploma erano pubblicati nella Gazzetta Ufficiale.

Repubblica[modifica | modifica wikitesto]

La versione "repubblicana" della medaglia fu definita con la Legge n. 375 del 1951[3] con la quale è stato modificato l'art. 24 del R. decreto n. 1890 del 1923.

Il numero dei diplomi al merito della redenzione sociale, istituiti col decreto 19 ottobre 1922, n. 1440, è stato limitato annualmente a 20 per il primo grado, a 90 per il secondo, a 160 per il terzo.

Insegne[modifica | modifica wikitesto]

Le medaglie, d'oro, di argento o di bronzo, hanno un diametro di 3,5 cm. e recano:

sul recto
l'emblema della Repubblica con la scritta all'intorno "Repubblica italiana"
sul verso
una corona di alloro con la leggenda «al merito della redenzione sociale».

Si portano alla parte sinistra del petto, appese ad un nastro di seta di colore rosso vivo avente in mezzo una fascia coi colori nazionali orlata di una linea bianca.

I nomi degli insigniti del diploma vengono pubblicati nella Gazzetta Ufficiale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Regio decreto 19 ottobre 1922, n. 1440, che istituisce un diploma al merito della redenzione sociale, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 269 del 17 novembre 1922, p. 2966
  2. ^ Regio decreto 28 giugno 1923, n. 1890, Norme circa l'amministrazione delle carceri e dei riformatori e gli agenti di custodia, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 212 dell'8 settembre 1923, p. 5991
  3. ^ Legge 11 maggio 1951, n. 375 Numero dei diplomi al merito della redenzione sociale da conferirsi annualmente e caratteristiche delle medaglie di cui gli insigniti possono fregiarsi, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 129 del 9-6-1951