Lampronia rupella

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Lampronia rupella
Lampronia rupella
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumProtostomia
PhylumArthropoda
SubphylumTracheata
SuperclasseHexapoda
ClasseInsecta
SottoclassePterygota
CoorteEndopterygota
SuperordineOligoneoptera
SezionePanorpoidea
OrdineLepidoptera
SottordineGlossata
InfraordineHeteroneura
DivisioneIncurvariina
SuperfamigliaAdeloidea
FamigliaProdoxidae
SottofamigliaLamproniinae
GenereLampronia
SpecieL. rupella
Nomenclatura binomiale
Lampronia rupella
([Denis & Schiffermüller], 1775)
Sinonimi

Adela naezenella
Zetterstedt, 1840
Incurvaria rupella
([Denis & Schiffermüller], 1775)
Incurvaria rupella ab. abnormella
Hauder, 1918
Incurvaria rupella ab. aurata
Wocke, 1871
Incurvaria rupella ab. confluens
Wocke, 1871
Incurvaria rupella ab. reductella
Hauder, 1918
Tinea rupella
[Denis & Schiffermüller], 1775
Tortrix naezeniana
Thunberg, 1797

Lampronia rupella (Denis & Schiffermüller, 1775)[1] è un lepidottero appartenente alla famiglia Prodoxidae, diffuso in Eurasia.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Adulto[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di piccole falene diurne, alquanto primitive, con nervatura alare di tipo eteroneuro e apparato riproduttore femminile provvisto di un'unica apertura, funzionale sia all'accoppiamento, sia all'ovodeposizione.[3][4][5][6]

L'apertura alare è compresa tra 13 e 17 mm.[7][8][9][10]

Capo[modifica | modifica wikitesto]

Il capo è molto scuro e ricoperto di scaglie piliformi di colore giallo.[9][10][11]

Gli occhi, che appaiono brunastri, sono relativamente piccoli (0,3-0,35 mm di diametro); la distanza interoculare, misurata frontalmente, è circa il doppio del diametro di un occhio;[9] gli ocelli sono assenti, come pure i chaetosemata.[4]

I palpi mascellari sono esili e ricurvi.[3][4] I palpi labiali sono invece diritti e rivolti in avanti, lunghi circa due volte e mezzo il diametro di un occhio; appaiono giallo-brunastri e ricoperti di robuste scaglie.[9] I lobi piliferi sono ben sviluppati.[3] Le mandibole sono vestigiali sebbene pronunciate e la spirotromba è alquanto ridotta.[3][4][12]

Le antenne non sono molto lunghe, potendo misurare circa 0,6 volte la lunghezza della costa dell'ala anteriore; appaiono chiare in prossimità della base e più scure nella zona distale; sono provviste di sottili ciglia e la parte terminale del flagello è costituita da antennomeri ricoperti da piccole scaglie bianche.[3][4][9]

Torace[modifica | modifica wikitesto]

Torace e tegulae sono di colore marrone scuro.[9][11]

L'ala anteriore è lanceolata, con la lunghezza circa tripla rispetto alla larghezza;[3] la superficie dorsale ha una colorazione di fondo che è una sorta di marrone scuro con iridescenze che variano tra il dorato e il violetto. Sono presenti quattro evidenti macchie bianco-giallastre: la più piccola e arrotondata si trova circa a metà della costa e si spinge caudalmente fino a circa un quarto della larghezza dell'ala; in prossimità dell'apice si trova una seconda macchia, più allungata, che può procedere posteriormente fino a circa metà o tre quarti della larghezza dell'ala; lungo il margine interno, ma basalmente rispetto al tornus, si trova una terza macchia, grosso modo triangolare, che si spinge anteriormente più o meno fino alla metà della larghezza dell'ala; sempre lungo il margine interno, ma stavolta nell'area basale, si trova la quarta e ultima macchia, la più grande e di forma quasi trapezoidale, che può occupare oltre i due terzi della larghezza dell'ala e terminare in prossimità della costa. La pagina inferiore è brunastra, con lievi bagliori ramati e le macchie descritte in precedenza sono appena accennate. La frangiatura è costituita da due file di scaglie allungate, disposte lungo il termen, le più distali bianche, e le più prossimali grigiastre.[9][10] Rs4 termina sulla costa, mentre 1A+2A è biforcata solo alla base.[3][4]

Alloclemensia mesospilella (Incurvariidae), solo apparentemente simile a L. rupella

All'interno del genere Lampronia, questa specie è l'unica ad avere due macchie costali;[10] potrebbe tuttavia essere confusa a prima vista con Alloclemensia mesospilella Herrich-Schäffer, 1854 (Incurvariidae), rispetto alla quale si distingue per la colorazione delle frangiature (che in quest'ultima sono bianco-giallastre dall'apice fino a metà del termen) e per la presenza di iridescenze violacee, non ravvisabili nell'incurvariide.[10]

L'ala posteriore, più corta della posteriore, presenta un apice arrotondato e scaglie più allargate. La colorazione della superficie dorsale è grigiastra, con bagliori purpurei nella zona centrale e sfumature ramate lungo la fascia terminale; ventralmente appare grosso modo della stessa tonalità visibile sulla pagina superiore. La frangiatura è grigiastra, più pronunciata nella zona anale, con lievi riflessi ramati.[9]

L'accoppiamento alare è di tipo frenato (con frenulum più robusto nel maschio), mentre è presente l'apparato di connessione tra ala anteriore e metatorace; si può inoltre osservare un ponte precoxale.[3][4][12][13][14]

Le zampe sono brunastre; l'epifisi è ridotta ma presente, mentre gli speroni tibiali hanno formula 0-2-4; le tibie delle zampe posteriori presentano ciuffi di scaglie simili a peli.[3][4][9][12]

Addome[modifica | modifica wikitesto]

L'addome è grigiastro, con riflessi ramati.[9]

Nell'apparato genitale maschile, l'uncus si trova fuso assieme al tegumen; quest'ultimo appare costituito da una stretta fascia dorsale, mentre il vinculum è ben sviluppato. La juxta si mostra sotto forma di uno sclerite sagittato ben definito. L'edeago è costituito da una struttura tubulare alquanto allungata, facilmente distinguibile.[3]

Nel genitale femminile, l'ovopositore è ben sviluppato e perforante, al fine di permettere l'inserimento delle uova all'interno dei tessuti fogliari della pianta ospite.[4][12]

Uovo[modifica | modifica wikitesto]

L'uovo si mostra biancastro e leggermente allungato, con dimensioni comprese tra 0,3 e 0,5 mm di lunghezza, e con un diamentro di 0,2-0,3 mm. Il chorion appare liscio e provvisto di un reticolo micropilare ridotto.[3]

Larva[modifica | modifica wikitesto]

La larva ha forma pseudocilindrica e capo prognato.[3][4][12][15]

Pupa[modifica | modifica wikitesto]

La pupa è exarata e relativamente mobile, con appendici libere e ben distinte (pupa dectica).[3][4][12][15][16]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Ciclo biologico[modifica | modifica wikitesto]

La biologia della specie è poco conosciuta.[9] Le uova vengono inserite una ad una nei tessuti della pianta nutrice, tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate; la giovane larva è minatrice. I bruchi si alimentano tra aprile e maggio.[3][4][10]

Periodo di volo[modifica | modifica wikitesto]

La specie è univoltina, con adulti che volano di giorno tra giugno e agosto, soprattutto al mattino.[10][17]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Non si hanno notizie precise riguardo al regime alimentare di questi bruchi, ma sono stati osservati su alcune specie di Asteraceae che potrebbero rappresentare le piante nutrici:[9][10][18]

Parassitoidismo[modifica | modifica wikitesto]

Non sono noti fenomeni di parassitoidismo ai danni delle larve di Lampronia rupella.[19]

L'Eurasia

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La specie è presente esclusivamente in Eurasia, e in particolare nei seguenti paesi: Francia continentale, Belgio, Norvegia continentale, Svezia, Germania, Svizzera, Austria, Italia (solo nel Settentrione), Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Serbia, Montenegro, Bulgaria, Albania, Grecia continentale, Russia settentrionale e nordoccidentale, centrale e regione del Volga, fino ai monti Altaj.[2][10][20]

L'habitat è rappresentato da boschi e foreste decidue, in cui sia presente un sottobosco ricco di piante erbacee e cespugli, ivi comprese piante di Cirsium.[10]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Lampronia rupella ([Denis & Schiffermüller], 1775) - Ank. syst. Schmett. Wienergegend: 320 - locus typicus: Austria, dintorni di Vienna.[1]

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Non sono state individuate sottospecie.[2]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Sono stati riportati i seguenti sinonimi:[2][19]

  • Adela maezenella Zetterstedt, 1840 - Ins. Lap.: 1006 - locus typicus: Lapponia ("Hab. in Lapponiae inferalpinis")[21]
  • Incurvaria rupella ([Denis & Schiffermüller], 1775) - Ank. syst. Schmett. Wienergegend: 320 - locus typicus: Austria, dintorni di Vienna[1]
  • Incurvaria rupella ab. abnormella Hauder, 1918 - Ent. Zts. 31: 103 - locus typicus: Austria, Carinzia, Micheldorf, Gradnalm[22]
  • Incurvaria rupella ab. aurata Wocke, 1871 - Cat. Lep. eur. Faun.: 273 - locus typicus: non indicato[23]
  • Incurvaria rupella ab. confluens Wocke, 1871 - Cat. Lep. eur. Faun.: 273 - locus typicus: non indicato[23]
  • Incurvaria rupella ab. reductella Hauder, 1918 - Ent. Zts. 31: 103 - locus typicus: Austria, Stiria, Präbichl[22]
  • Tinea rupella [Denis & Schiffermüller], 1775 - Ank. syst. Schmett. Wienergegend: 320 - locus typicus: Austria, dintorni di Vienna[1] (basionimo)
  • Tortrix naezeniana Thunberg, 1797 - K. Sven. vetensk.akad. handl. (2)18: 169 - locus typicus: Svezia, Umeå[24]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La specie non è stata inserita nella Lista rossa IUCN.[25]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (DE) Schiffermüller, J. I.; Denis, J. N. C. M., Ankündung eines systematischen Werkes von den Schmetterlingen der Wienergegend, herausgegeben von einigen Lehrern am K. K. Theresianum (PDF), Vienna, Augustin Bernardi, 1775, p. 320, ISBN non esistente, LCCN agr29001596, OCLC 504893976. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  2. ^ a b c d (EN) Lampronia rupella, su Fauna Europaea version 2.6.2, Amsterdam/Copenhagen/Varsavia, 29 agosto 2013, OCLC 818545243. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n (EN) Davis, D. R., The Monotrysian Heteroneura, in Kristensen, N. P. (Ed.) - Handbuch der Zoologie / Handbook of Zoology, Band 4: Arthropoda - 2. Hälfte: Insecta - Lepidoptera, moths and butterflies, Kükenthal, W. (Ed.), Fischer, M. (Scientific Ed.), Teilband/Part 35: Volume 1: Evolution, systematics, and biogeography, ristampa 2013, Berlino, New York, Walter de Gruyter, 1999 [1998], pp. 65 - 90, ISBN 978-3-11-015704-8, OCLC 174380917. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l (EN) Scoble, M. J., Early Heteroneura, in The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. 213-219, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  5. ^ (EN) Dugdale, J. S., Female Genital Configuration in the Classification of Lepidoptera (PDF), in New Zealand Journal of Zoology, vol. 1, n. 2, Wellington, 1974, pp. 127-146, DOI:10.1080/03014223.1974.9517821, ISSN 1175-8821 (WC · ACNP), OCLC 60524666. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  6. ^ (DE) Weidner, H., Beiträge zur Morphologie und Physiologie des Genital-apparates der Weiblichen Lepidopteren, in Zeitschrift für Angewandte Entomologie, vol. 21, Berlino, Wiley, 1935, pp. 239-290, ISSN 0044-2240 (WC · ACNP), OCLC 1770418.
  7. ^ (PL) Razowski, J., Motyle (Lepidoptera) Polski, collana Monografie fauny polski, Vol. 8: III Heteroneura, Adeloidea, Varsavia, Panstwowe wydawnictwo naukowe, 1978 [1973], p. 137, LCCN 74231771, OCLC 749772251.
  8. ^ (EN) Pellmyr, O., Lampronia rupella, su TOL - Tree of Life web project, Tucson, Arizona, University of Arizona College of Agriculture and Life Sciences, 1º gennaio 1997, OCLC 34596231. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  9. ^ a b c d e f g h i j k l (DEEN) Kurz, M. A., Lampronia rupella ([Denis & Schiffermüller], 1775), su NKIS - Naturkundliches Informationssystem, 28 giugno 2010. URL consultato il 21 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2017).
  10. ^ a b c d e f g h i j (EN) De Prins, W & Jansen, L., Lampronia rupella, a species new to the Belgian fauna (Lepidoptera: Prodoxidae) (PDF), in Phegea, vol. 40, 1b, Anversa, Vlaamse Vereniging Voor Entomologie, 1º marzo 2012, pp. 35-36, ISSN 0771-5277 (WC · ACNP), OCLC 934350137. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  11. ^ a b (DE) Lampronia rupella, su Lepiforum.de. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  12. ^ a b c d e f (PL) Becker, V. O., The taxonomic position of the Cecidosidae. Brèthes (Lepidoptera), in Polskie pismo entomologiczne. Seria B: Entomologia stosowana, vol. 47, Wrocław, Państowowe Wydawn. Naukowe, 1977, pp. 79-86, ISSN 0554-6060 (WC · ACNP), OCLC 5453738.
  13. ^ (EN) Brock, J. P., A contribution towards an understanding of the morphology and phylogeny of the Ditrysian Lepidoptera (abstract), in Journal of Natural History, vol. 5, n. 1, Londra, Taylor & Francis, 1971, pp. 29-102, DOI:10.1080/00222937100770031, ISSN 0022-2933 (WC · ACNP), LCCN 68007383, OCLC 363169739. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  14. ^ (EN) Kristensen, N. P., Studies on the morphology and systematics of primitive Lepidoptera (Insecta) (abstract), in Steenstrupia, vol. 10, n. 5, Copenaghen, Zoologisk Museum, 1984, pp. 141-191, ISSN 0375-2909 (WC · ACNP), LCCN 78641716, OCLC 35420370. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  15. ^ a b (EN) Davis, R. D. & Frack, D. C., Micropterigidae, Eriocraniidae, Acanthopteroctetidae, Nepticulidae, Opostegidae, Tischeriidae, Heliozelidae, Adelidae, Incurvariidae, Prodoxidae, Tineidae, Psychidae, Ochsenheimeriidae, Lyonetiidae, Gracillariidae, Epipyropidae, in Stehr, F. W. (Ed.). Immature Insects, vol. 1, seconda edizione, Dubuque, Iowa, Kendall/Hunt Pub. Co., 1991 [1987], pp. 341- 378, 456, 459, 460, ISBN 9780840337023, LCCN 85081922, OCLC 13784377.
  16. ^ (EN) Mosher E., A Classification of the Lepidoptera Based on Characters of the Pupa (PDF), in Bulletin of the Illinois State Laboratory of Natural History, vol. 1912, n. 2, Urbana, Illinois, Illinois State Laboratory of Natural History, marzo 1916, p. 62, DOI:10.5962/bhl.title.70830, ISSN 0073-5272 (WC · ACNP), LCCN 16027309, OCLC 2295354. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  17. ^ (SV) Unger, M., Guldknoppmal (Lampronia rupella), su Lepidoptera.se. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  18. ^ (SV) Bengtsson, B. A., Palmqvist, G. & Johansson, R., Nationalnyckeln till Sveriges flora och fauna. Fjarilar: Kakmalar - sackspinnare. Lepidoptera: Micropterigidae-Psychidae, Uppsala, ArtDatabanken, Sveriges lantbruksuniversitet (SLU), 2008, p. 188, ISBN 9789188506726, OCLC 900833065.
  19. ^ a b (EN) Yu, D. S., Lampronia rupella, su Home of Ichneumonoidea, 28 aprile 2012. URL consultato il 21 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2016).
  20. ^ (EN) Stoch, F., Incurvariidae, su Fauna Italia - Checklist of the Species of the Italian Fauna, 2003. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  21. ^ (LA) Zetterstedt, J. W., Insecta Lapponica (PDF), Lipsia, Sumptibus L. Voss, 1840, p. 1006, DOI:10.5962/bhl.title.8242, ISBN non esistente, OCLC 812243369. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  22. ^ a b (DE) Hauder, F., Einige Kleinschmetterlings-Aberrationen (PDF), in Entomologische Zeitschrift, vol. 31, Francoforte, Internationaler Entomologischer Verei, 1918, p. 103, ISSN 0013-8843 (WC · ACNP), LCCN 58041251, OCLC 1568040. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  23. ^ a b (DE) Staudinger, O. & Wocke, M. F., Catalog der Lepidopteren des europaeischen Faunengebiets. I. Macrolepidoptera, bearbeitet, von Dr. O. Staudinger. II. Microlepidoptera, bearbeitet von Dr. M. Wocke (PDF), Dresda, H. Burdach, 1871, p. 273, DOI:10.5962/bhl.title.9475, ISBN non esistente, LCCN agr04000229, OCLC 459029934. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  24. ^ (LASV) Thunberg, C. P., Någre nye Natt-fjärilar af Bladrullare-slägtet (PDF), in Kungl. Svenska vetenskapsakademiens handlingar, 18 (ser. 2), Stoccolma, L.L. Grefing, luglio-settembre 1797, p. 169, ISSN 0023-5377 (WC · ACNP), LCCN 2009252360, OCLC 8263718. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  25. ^ (EN) International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, IUCN Red List of Threatened Species. Version 2016-3, su IUCN 2016, Cambridge, IUCN Global Species Programme Red List Unit, ISSN 2307-8235 (WC · ACNP), OCLC 943528404. URL consultato il 21 febbraio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Testi[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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