La morte del giovane Barra

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La morte del giovane Barra
AutoreJacques-Louis David
Data1794
Tecnicaolio su tela
Dimensioni118×155 cm
UbicazioneMuseo Calvet, Avignone

La morte del giovane Barra (La Mort du jeune Bara, o Joseph Bara o La mort de Bara) è una pittura a olio incompiuta di Jacques-Louis David iniziata nel 1794.[1] Il dipinto mostra il giovane Joseph Bara - scritto anche Barra - (1780 -7 dicembre 1793), un tamburino dell'esercito rivoluzionario repubblicano rimasto ucciso durante i moti delle guerre di Vandea per essersi rifiutato di gridare "Viva il re!".

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il giovinetto si erge immediatamente come uno degli eroi e martiri della Rivoluzione francese e l'opera di David vuole partecipare a questa celebrazione; il pittore avrebbe anche dovuto occuparsi delle cerimonie funebri del ragazzo, ma gli avvenimenti del 9 termidoro, data della caduta di Maximilien Robespierre, non permisero la realizzazione del progetto.[2]

La tavola è parte, con La morte di Marat e Gli ultimi istanti di Michel Lepeletier di una serie dedicata ai martiri della Repubblica.[2] Come detto è rimasta incompiuta e si trova attualmente nelle collezioni del Museo Calvet.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il dipinto non è che un abbozzo che rappresenta un ragazzo nudo e androgino. È appena stato ferito e agonizza, giacendo in una posizione languida. Al petto stringe una coccarda tricolore e una lettera, che rievoca senza dubbio una lettera indirizzata a sua madre, citata nella lettera del suo capo Desmarres alla Convenzione.[3]

Talvolta la sua nudità è stata giustificata come il risultato della rimozione delle sue vesti da parte dei suoi assassini. Per la storica Raymonde Monnier, introdurre l'aneddoto all'opera in questo modo è di scarso interesse, vedendoci piuttosto uno "schizzo simbolico".[4] Per altri questa scelta accosta il tamburino agli eroi dell'arte classica greca.[5]

Lo storico Jean-Clément Martin, uno specialista della rivoluzione francese e della sua memoria descrisse così l'emozione che lo colse di fronte a questo dipinto e il senso che gli diede:

(FR)

«Le petit tambour patriote était d'abord un de ces éphèbes dévêtus ! J'avais l'habitude de considérer plutôt la tête, il fallait tenir compte des jambes, et considérer que Bara avait des fesses. Je ne l'avais jamais imaginé. Pourtant le tableau de David criait que l'enfant Bara n'était pas seulement un jeune héros, immortel et atemporel, intouchable et éloigné des pesanteurs terrestres, mais qu'il avait bien une vie charnelle, sensuelle, et que son sexe, finalement indéterminé, peut-être du fait de cette indétermination signalée, signait son appartenance à un monde androgyne.»

(IT)

«Il piccolo tamburino patriota era innanzitutto uno di questi efebi svestiti! Avevo l'abitudine di considerare piuttosto la testa, bisognava tener conto delle gambe e considerare che Bara aveva delle natiche. Non l'avevo mai immaginato. Eppure il dipinto di David gridava che quel bambino di Bara non era soltanto un giovane eroe, immortale e atemporale, intoccabile e lontano dalla gravità terrena, ma che egli aveva anche una vita carnale, sensuale, e che il suo sesso, alfine indeterminato, forse a causa di questa indeterminazione segnalata, segna la sua appartenenza a un mondo androgino.»

Con la posa del corpo e la rappresentazione androgina, quest'opera si oppone ai dipinti storici relativi alla morte di Bara dipinti dagli artisti repubblicani negli anni 1880.

Nel suo libro del 1989 Il ratto di Ganimede, Dominique Fernandez ne fa una delle testimonianze del nudo maschile omosessuale con un pretesto eroico nell'arte neoclassica, assieme ai Funerali di Patroclo e Il compianto di Andromaca sul corpo di Ettore.[6]

Derivazioni[modifica | modifica wikitesto]

La copia lillese

Esiste anche una copia contemporanea datata 1794 e dipinta da un artista rimasto anonimo, con molta probabilità un allievo di David; proveniente dal Palais des Beaux-Arts de Lille è esposta al castello di Vizille.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (FR) Musée Calvet d'Avignon, musée des Beaux-Arts et d'Archéologie, su www.musee-calvet.org. URL consultato il 18 settembre 2022.
  2. ^ a b c La morte del giovane Barra di Jacques-Louis David, su ADO Analisi dell'opera, 28 gennaio 2021. URL consultato il 18 settembre 2022.
  3. ^ (FR) La mort de Bara - Histoire analysée en images et œuvres d’art, su histoire-image.org. URL consultato il 18 settembre 2022.
  4. ^ (FR) Raymonde Monnier, Le culte de Bara en l'an II, in Annales historiques de la Révolution française, vol. 241, n. 1, 1980, pp. 321–344, DOI:10.3406/ahrf.1980.4369. URL consultato il 18 settembre 2022.
  5. ^ Dario Mastromattei, La morte del giovane Barra di Jacques-Louis David: analisi, su arteworld.it, 3 agosto 2015. URL consultato il 18 settembre 2022.
  6. ^ (FR) Dominique Fernandez, Le rapt de Ganymède, Grasset, 1º aprile 2014, ISBN 978-2-246-41849-8. URL consultato il 18 settembre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) La mort de Bara, fondation du muséum Calvet, Avignone, 1989

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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