Helen Blackburn

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Helen Blackburn (Valentia Island, 25 maggio 1842Londra, 11 gennaio 1903) è stata un'attivista britannica per i diritti delle donne, soprattutto nel campo dell'occupazione. Fu inoltre editrice dell'Englishwoman's Review.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Blackburn nacque in Irlanda dall'ingegnere civile Bewicke Blackburn e da Isabella Lamb. Quando la sua famiglia si trasferì a Londra nel 1859,[1] entrò presto in contatto con le donne del Langham Place Group, in particolare Jessie Boucherett ed Emily Faithfull.

Nel corso degli anni Blackburn e Boucherett lavorarono insieme in diversi ambiti. Entrambe furono editrici dell'Englishwoman's Review[1] e insieme fondarono la Women's Employment Defense League nel 1891, ai fini di difendere i diritti delle lavoratrici contro la legislazione restrittiva sul lavoro.[2] Insieme pubblicarono anche The Condition of Working Women and the Factory Acts del 1896.

Blackburn si unì alla National Society for Women's Suffrage nel 1872 e fu segretaria del comitato esecutivo della società dal 1874 al 1880. Successivamente ricoprì incarichi simili in numerose organizzazioni correlate. Nel 1875 frequentò un corso di diritto romano all'University College di Londra e dal 1886 al 1888 all'University College di Bristol.[3] All'inizio degli anni 1890 aiutò Charlotte Carmichael Stopes nella stesura di British Freewomen: Their Historical Privilege fornendo i propri appunti sull'argomento e acquistando l'intera prima edizione nel 1894.[4] Si ritirò nel 1895 per prendersi cura del padre anziano, anche se in seguito riprese le sue attività.

Ritratto di Caroline Ashurst Biggs, Elizabeth Sarah Guinness, Girton College

Blackburn ispirò e finanziò due collezioni. La prima, risalente al 1885, includeva opere di donne professioniste, tra cui i ritratti di Florence Nightingale e Mary Carpenter.[5] La seconda includeva libri di donne provenienti dalla sua collezione, da amici e da fonti di seconda mano. Furono commissionati degli ex libris e due librerie decorate con dipinti di Lydia Becker e Caroline Ashurst Biggs. Nel 1880 Blackburn divenne segretaria della West of England Suffrage Society a Bristol e fu la principale organizzatrice di una grande manifestazione.[6]

Il suo legame a lungo termine con il movimento delle donne le permise di scrivere la sua storia della campagna per il suffragio femminile vittoriano, Women's suffrage: a record of the women's suffrage movement in the British Isles, with biographical sketches of Miss Becker, terminata nel 1902, poco prima della sua morte sopraggiunta l'anno successivo a Greycoat Gardens, Westminster.[1] Lasciò i suoi archivi e la collezione di libri decorati al Girton College di Cambridge.[7] Dopo la sua morte fu istituito un fondo di prestiti per la formazione di giovani donne.[1]

Nel 1903 fu pubblicato Women under the Factory Act, scritto in collaborazione con Nora Vynne. L'opera criticava i legislatori per aver trattato le donne come se non avessero l'intelligenza degli animali, ovvero come se avessero sempre bisogno di essere curate per proteggersi, e sosteneva il diritto alle donne di assumersi dei rischi per la loro salute sul posto di lavoro per poter godere di una maggiore indipendenza.[8][9]

Riconoscimento postumo[modifica | modifica wikitesto]

Il suo nome e la sua immagine (e quelli di altre 58 sostenitrici del suffragio femminile) sono incise sul piedistallo della statua di Millicent Fawcett inaugurata nel 2018 a Parliament Square di Londra.[10][11][12]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • A Handbook for Women Engaged in Social and Political Work, 1881.
  • The Condition of Working Women and the Factory Acts, editor with Jessie Boucherett, 1896.
  • Women under the Factory Act, scritto con Nora Vynne, 1903.
  • Women's suffrage: a record of the women's suffrage movement in the British Isles, with biographical sketches of Miss Becker, 1902.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Charlotte Fell Smith, "Blackburn, Helen". Dictionary of National Biography (2nd supplement), London, Smith, Elder & Co, 1912.
  2. ^ Gerry Holloway, Women And Work in Britain Since 1840, London, Routledge, 2005, p. 98, ISBN 0415259118.
  3. ^ Elizabeth Crawford, The Women's Suffrage Movement: A Reference Guide, 1866–1928, London, Routledge, 2001, p. 88, ISBN 0415239265.
  4. ^ Stephanie Green, The Public Lives of Charlotte and Marie Stopes, London, Pickering & Chatto, 2013, p. 89, ISBN 9781848932388.
  5. ^ Elizabeth Crawford, The Women's Suffrage Movement: A Reference Guide 1866–1928, Routledge, 2 September 2003, pp. 194–, ISBN 1-135-43401-8.
  6. ^ (EN) Spartacus Educational, https://spartacus-educational.com/WblackburnH.htm. URL consultato l'11 agosto 2020.
  7. ^ Elizabeth Crawford, The Women's Suffrage Movement: A Reference Guide, 1866–1928, London, Routledge, 2001, p. 90, ISBN 0415239265.
  8. ^ (EN) Gail Braybon, Women Workers in the First World War, Routledge, 12 dicembre 2012, p. 36, ISBN 978-1-136-24866-5.
  9. ^ (EN) George H. Wood, Nora Vynne and Helen Blackburn, H. W. Allason. Women Under the Factory Act, in The Economic Journal, vol. 13, n. 51, 1º settembre 1903, pp. 418-420, DOI:10.2307/2221541, ISSN 0013-0133 (WC · ACNP).
  10. ^ gov.uk, https://www.gov.uk/government/news/historic-statue-of-suffragist-leader-millicent-fawcett-unveiled-in-parliament-square.
  11. ^ Alexandra Topping, First statue of a woman in Parliament Square unveiled, in The Guardian, 24 April 2018. URL consultato il 24 April 2018.
  12. ^ inews.co.uk, https://inews.co.uk/inews-lifestyle/women/millicent-fawcett-statue-parliament-square-london-caroline-criado-perez/.

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