Genesio di Clermont

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San Genesio
Statua lignea di San Genesio nel portale meridionale della chiesa di Saint-Genès des Carmes
 

Vescovo

 
Morteprima del 660
Venerato daChiesa cattolica
Canonizzazionepre canonizzazione
Ricorrenza3 giugno

Genesio (... – prima del 660) fu il 21º vescovo di Clermont a metà circa del VII secolo, venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Nei cataloghi episcopali dell'arcidiocesi di Clermont, Genesio appare come il 20º successore di sant'Austremonio, evangelizzatore dell'Alvernia e protovescovo della diocesi. Il suo episcopato, compreso tra quello di Gallo II, vescovo dopo il 630, e Gyroindo, documentato storicamente per la prima volta nel 660 circa, si colloca all'incirca verso la metà del VII secolo.[1]

Le poche informazioni conosciute della sua vita sono note grazie alle Vitae di due suoi successori sulla cattedra di Clermont, san Preietto e san Bonito, vissuti sul finire del VII secolo e le cui biografie furono scritte da contemporanei. Genesio era arcidiacono della chiesa di Clermont, e quando divenne vescovo fu incaricato dell'educazione del giovane Proietto, che fece poi suo consigliere. Nobilissimus pontifex, a lui si deve la costruzione della chiesa di San Sinforiano a Clermont, e del monastero di Manglieu nei pressi della città. Fu sepolto nella chiesa di San Sinforiano, che prese poi il suo nome (Saint-Genès des Carmes); un suo epitaffio lo dice morto a 72 anni di età.[2]

Una biografia tardiva, di dubbio valore storico, pubblicata dai Bollandisti, lo dice discendente da una nobile famiglia senatoriale; secondo lo stesso testo, inizialmente Genesio non avrebbe accettato la sua nomina a vescovo di Clermont, ed in seguito pensò di chiedere al papa di ritirarsi a vita eremitica, ma fu dissuaso dai suoi fedeli.[3]

L'odierno martirologio, riformato a norma dei decreti del Concilio Vaticano II, ricorda il santo vescovo alla data del 3 giugno con queste parole:[4]

«A Clermont-Ferrand in Aquitania, in Francia, san Genesio, vescovo, il cui corpo fu deposto a Manglieu nella chiesa del monastero da lui stesso fondato con l'annesso ospizio.»

  1. ^ Duchesne, Fastes épiscopaux de l'ancienne Gaule, vol. II, p. 37, nn. 20-22.
  2. ^ Dictionnaire d'archéologie chrétienne et de liturgie, III/2, col. 1919. Viard, Bibliotheca Sanctorum, VI, col. 120.
  3. ^ Viard, Bibliotheca Sanctorum, VI, col. 120.
  4. ^ Martirologio Romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 2004, p. 446.

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