Filippo Anfuso

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Filippo Anfuso

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato25 giugno 1953 –
13 dicembre 1963
LegislaturaII, III, IV
Gruppo
parlamentare
MSI
CircoscrizioneCatania
Incarichi parlamentari
  • Componente della II Commissione (Affari Esteri) dal 1º luglio 1953 all'11 giugno 1958
  • Componente della II Commissione (Interni) dal 12 giugno 1958 al 15 maggio 1963
  • Componente della Commissione d'indagine chiesta dal Deputato Sullo in merito ad accuse mossegli dal Deputato Covelli dall'8 marzo 1962 al 15 maggio 1963
  • Componente della III Commissione (Esteri) dal 1º luglio 1963 al 13 dicembre 1963
Sito istituzionale

Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari esteri della RSI
Durata mandato26 marzo 1945 - 25 aprile 1945
PredecessoreUbaldo Alberto Mellini Ponce de León
Successorecarica abolita

Dati generali
Partito politicoPFR (1943-1945)
MSI (1950-1963)
Titolo di studioLaurea in Giurisprudenza
Professionediplomatico

Filippo Anfuso (Catania, 1º gennaio 1901Roma, 13 dicembre 1963) è stato un politico e diplomatico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di precoci attitudini letterarie, nel 1917 pubblicò la sua prima raccolta di poesie. Divenne collaboratore dei quotidiani La Nazione e La Stampa come corrispondente da Germania e altri paesi. Partecipò come giornalista all'impresa di Fiume di D'Annunzio.

Carriera diplomatica[modifica | modifica wikitesto]

Laureatosi in Giurisprudenza, entrò in diplomazia nel 1925, fu destinato a Monaco di Baviera (1927-1929), Budapest (1929-1931), Berlino (1931-1932), Pechino (1932-1934), Atene (1934-1936).

Partecipò come volontario alla guerra civile spagnola, col grado di tenente d'artiglieria, e il 24 novembre 1936 garantirà il sostegno dell'Italia al generale Franco. In quel conflitto si meritò una croce di guerra.

È menzionato, come Ciano, fra i mandanti dell'omicidio dei fratelli Nello e Carlo Rosselli, esuli in Francia che combattevano il fascismo, uccisi a Bagnoles-de-l'Orne il 9 giugno 1937 da cospiratori francesi della "Cagoule", su mandato dell'ufficio torinese del SIM, il Servizio di Informazioni militare.

Nel 1936 divenne segretario del Ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, suo amico da lungo tempo, e suo capogabinetto nel 1938.

Nel 1941 fu coinvolto in importanti missioni in Croazia e Grecia, pur deciso, come Ciano, dello sganciamento dell'Italia dalla Germania. Nel 1942 fu destinato alla guida della Legazione di Budapest.

L'adesione alla RSI[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana divenendone l'ambasciatore a Berlino. Per Tito Gandini "Anfuso è stato l'ultimo ambasciatore della repubblica di Salò a Berlino, rappresenta l'epoca di più alto connubio, di maggiore compenetrazione, di simbiosi filosofica tra fascismo e nazismo, in un momento in cui Mussolini aderì all'ideologia dell'olocausto per quelle che definì essere ragioni politiche". Per contro, altri autori e studiosi hanno ricordato la pressante azione svolta da Anfuso a favore dei militari italiani deportati in Germania dopo l'8 settembre 1943. Così pure, gli interventi di Anfuso e della sua Ambasciata per aiutare connazionali ebrei che sono stati evidenziati in occasione del processo a Eichmann, tenutosi in Israele nel 1961.

Il 26 marzo 1945, dopo la morte di Mazzolini e il breve interim di Mellini, venne fatto rientrare in patria da Mussolini che lo nominò sottosegretario agli Esteri della RSI.

Venne condannato a morte in contumacia a Roma il 12 marzo 1945 dall'Alta Corte di Giustizia per collaborazionismo con i nazisti e per crimini fascisti[1].

Dopo la guerra si rifugiò nel'ottobre 1945 in Francia, dove venne arrestato nel febbraio 1946, e indagato per due anni con l'imputazione di complotto contro lo Stato francese. La Giustizia francese lo prosciolse nel febbraio 1948 con un non luogo a procedere nei suoi confronti, e Anfuso si trasferì in Spagna.

L'attività politica nel dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

In Italia, dopo l'annullamento della sua condanna da parte della Corte suprema di Cassazione, venne assolto con una sentenza della Corte d'Assise di Perugia nell'ottobre 1949.

Era ministro plenipotenziario di I classe a riposo.

Rientrato in Italia nel 1950, aderì al Movimento Sociale Italiano e nel 1953 venne eletto deputato nel collegio unico nazionale[2] e riconfermato per le due successive legislature (1958 e 1963) nel collegio di Catania. Appoggiò la NATO in funzione anticomunista. Nel dicembre 1963, mentre parlava alla Camera, venne colto da malore e morì in aula. Subentrò al suo posto in Parlamento Orazio Santagati.

Filippo Anfuso ha lasciato un importante libro di memorie, Roma-Berlino-Salò (1936-1945), pubblicato a Roma nel 1950, oltre che una serie di libri, articoli e scritti di carattere biografico, storico e politico. Nel 2002 il comune di Catania gli ha dedicato una strada.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 17 gennaio 1935[3]

Scritti[modifica | modifica wikitesto]

  • F. Anfuso, Roma-Berlino-Salò (1936-1945), Milano: Garzanti, 1950, 589 p. (trad. fr. Du Palais de Venise au lac de Garde Paris: Calmann-Lévy, 1949, nuova ed.: Paris: Perrin, 2016 ; tr. ted. Rom-Berlin in diplomatischen Spiegel, München: Verlag Pohl 1951)
  • F. Anfuso, Da Palazzo Venezia al Lago di Garda [3. edizione del precedente con aggiunta di documenti], Bologna: L. Cappelli, 1957, 510 p. (nuova ed.: Roma: Settimo Sigillo, 1996)
  • F. Anfuso, L'innocenza del Mezzogiorno e altri racconti, Milano: Garzanti 1951, 171 p.
  • F. Anfuso, Fino a quando?, Milano: Le edizioni del Borghese 1962. 292 pp.
  • F. Anfuso, Discorso ai sordi scritti e discorsi scelti a cura di Pino Romualdi, edizioni de «L'Italiano», 529 p.
  • F. Anfuso, Da Jalta alla luna, a cura dell'Ufficio esteri del MSI, Roma: Tip. Tambone, s.d. (1959?), 46 p.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (Mimmo Franzinelli, Il Delitto Rosselli, Anatomia di un omicidio politico, Milano, Mondadori, 2007)
  2. ^ La Camera dei Deputati
  3. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.225 del 26 settembre 1935, pag.4723.
  4. ^ a b Regolamento della Biblioteca Provinciale di Catania (Oggi Libero Consorzio Comunale) (PDF), su cittametropolitana.ct.it. URL consultato il 28 febbraio 2023 (archiviato il 28 febbraio 2023).
  5. ^ In quattromila volumi la cultura di Casa Anfuso. L’Archivio storico arricchisce il suo patrimonio con la donazione voluta dalla figlia dell’ambasciatore Filippo (PDF), su cittametropolitana.ct.it. URL consultato il 28 febbraio 2023 (archiviato il 28 febbraio 2023).
  6. ^ Sito ufficiale: Filippo Anfuso - Istituto storico RSI, su fondazionersi.org. URL consultato il 28 febbraio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Renato Fondi, Poeti giovani. Filippo Anfuso-Giovanni Centorbi, Fanfulla della Domenica, Roma 1918
  • Zara Algardi, Processo ai fascisti: Anfuso, Caruso, Graziani e Borghese di fronte alla giustizia ..., esame storico-giuridico di Zara Algardi; presentazione di Ferruccio Parri; prefazione di Domenico R. Peretti Griva, Firenze: Parenti, 1958, 281 p.
  • Pino Romualdi, Filippo Anfuso e l'idea d'Europa-nazione: discorso commemorativo nel 20. anniversario della scomparsa: Catania, Hotel Excelsior, 18 febbraio 1984, Palermo : I.S.S.P.E., 1983 (ma 1984), 59 p.
  • Nello Musumeci, L'ambasciatore Anfuso: Duce, con voi fino alla morte, s.l. [Catania]: CE.S.PO.S, 1986, 158 p.
  • F. W. Deakin, The Brutal Friendship, Weidenfeld and Nicolson, London, 896 p.
  • Nicola Cospito - Hans Werner, Salò - Berlino, L'Alleanza Difficile, Mursia, 1992, 346 p.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Ambasciatore della RSI in Germania Successore
nessuno 1943 - 1945 nessuno
Predecessore Condirettore del Secolo d'Italia Successore
Cesco Giulio Baghino 11 ottobre 1953 - 2 agosto 1963 Arturo Michelini
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