Enicognathus leptorhynchus

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Parrocchetto beccosottile
Enicognathus leptorhynchus
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseAves
SottoclasseNeornithes
SuperordineNeognathae
OrdinePsittaciformes
FamigliaPsittacidae
SottofamigliaArinae
GenereEnicognathus
SpecieE. leptorhynchus
Nomenclatura binomiale
Enicognathus leptorhynchus
(P.P.King, 1831)

Il parrocchetto beccosottile (Enicognathus leptorhynchus P.P.King, 1831) è un uccello della famiglia degli Psittacidi.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Pappagallo caratterizzato dalla lunghezza e ricurvatura del ramo superiore del becco, che si presenta piuttosto leggero e sottile e di colore nerastro. Ha taglia attorno ai 40 cm e la colorazione generale verde chiaro, fronte rossa, penne della corona e del dorso verdi bordate di nero a conferire un effetto a scaglie. La coda è rosso mattone, come lo scudo ventrale. L'iride è arancio e le zampe grigie. I giovani sono caratterizzati dalla mandibola superiore più corta e dal piumaggio più scuro.[senza fonte]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

È essenzialmente uccello di foresta che frequenta le zone aperte e i coltivi solo in primavera quando scende in pianura. Durante la migrazione vola alto e si muove in stormi anche di 300 individui. È gregario e vive in colonia anche durante la riproduzione che avviene a partire da novembre. La femmina depone le uova, da 4 a 8, nel cavo di un albero o, in mancanza, in un anfratto roccioso o, alla disperata, costruisce un nido a coppa nel fitto della vegetazione. La cova dura circa 25 giorni. Si nutre prevalentemente di noci (è goloso di quelle di Araucaria araucana), bacche, frutta, semi, germogli e radici.[senza fonte]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Vive in Cile centrale e meridionale, dalla costa fino attorno ai 2000 metri e anche oltre. In natura è in declino, in cattività si registra un buon numero di coppie riproducenti ma non è una specie diffusa.[senza fonte]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) BirdLife International 2016, Enicognathus leptorhynchus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 29 novembre 2017.
  2. ^ (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Psittacidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 29 novembre 2017.

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