Discussioni utente:Francesco Mattesini

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Naturalmente un benvenuto anche da parte mia! Se avessi bisogno di qualcosa non esitare a contattarmi. ignis Fammi un fischio 20:00, 26 feb 2012 (CET)[rispondi]

É un piacere notare che si è iscritto al progetto, in questo modo potremmo sicuramente coordinare e aiutarci in modo più proficuo! Innanzitutto La invito a leggere le pagine di aiuto Aiuto:Firma, per firmare i suoi commenti e Aiuto:Guida essenziale/Storica/Modificare una voce per capire come modificare una voce e/o una pagina di discussione. Per altre domande non esiti a chiedere, comunque per qualunque domanda abbiamo anche i progetti specifici Guerra e Marina. A presto!--Riottoso? 13:43, 27 feb 2012 (CET) Per comunicare con gli altri utenti deve cliccare su (msg) a fianco al nick utente, altrimenti se come nel mio caso il link (msg) non è presente, deve cliccare su toso?--Riottoso? 13:45, 27 feb 2012 (CET)[rispondi]

In seguito alla Vostra richiesta, la mia Email è francesco.mattesini@fastwebnet.it. Tengo a precisare che non sono Professore, ma soltanto un ricercatore appassionato, ex Dipendente dello Stato, avendo trascorso 41 anni della mia vita presso il 4° Reparto dello Stato Maggiore dòll'Esercito.

Cordialmente Mattesini Francesco

--Civvì (be nice with dinosaurs...) 14:31, 25 nov 2016 (CET)[rispondi]

Buonasera CET.

Io credevo di aver portato turri i riferimenti necessari citando il mio libro Ufficiale "BETASON.LA GUERRA NEGLI OCEANI (1940-1943)". In bibliografia ci sono riportati tutti i testi e i documenti che trattano dei vario argomenti della guerra dei nostri sommergibili in Atlantico. Tutto il Carteggio di BETASOM e di SUPERMARINA, compresi i rapporti dei sommergibili che nel corso degli anni sono stati ampiamente saccheggiati da varo personaggi, più o meno storici che voi continuate a citare, nonché lo scambio di corrispondenza tra l'Ufficio Storico della Marina Militare con la Sezione Storica dell'Ammiragliato britannico, oltre alle le pubblicazioni e ai documenti ufficiali portati a conoscenza dell'USMM.

Rileggendo questi documenti mi sono reso conto che il sommergibile GUGLIELMO MARCONI non poteva essere spariro il pomeriggio del 26 ottobre 1941, per il mare agiato o per fatto misterioso, ma che la sua perdita era dovuta ad azione nemica.

Confrontando il tutto con il Diario del B.d.U. (Comandante dei Sommergibili tedeschi), con i Diari degli U-boote che tenevano il contatto con il convoglio HG.75, mi sono accorto dell'attacco che il cacciatorpediniere britannico DUNCAN aveva effettuato poco dopo l'ora dell'ultima comunicazione radio del nostro sommergibile, che era stata intercettata dalle unità di scorta britanniche con il radiogoniometro, e a cui nessuno, me compreso, aveva dato importanza, sottovalutando l'episodio.

Quindi, a questo punto, non so quale altra fonte dovrei citare. Potrei elencare, al limite, i documenti che ho consultato, poiché nelle pubblicazioni private su questo episodio non esiste nulla.

Quello che ho fornito in primis a Voi, a uboat.net e a AIDMEN, e particolarmente importante perché svela, finalmente e logicamente, quale é stata la fine del MARCONI, uno dei sommergibili italiani con i maggiori successi.

Sto preparando, sull'episodio del convoglio HG.75, un grosso Articolo. Vorrei sapere se Vi interessa e putrà essere pubblicato in esclusiva in modo da essere reclamizzato nel modo che merita.

Francesco


Questa Bibliografia di BETASOM. LA GUERRA NEGLI OCEANI (1940-1943) é riferita alla Terza Edizione in avanzata preparazione.

Franmcesco Mattesini


PRINCIPALI FONTI DI INFORMAZIONE

CARTEGGIO UFFICIALE PRESSO L’UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE ITALIANA – ROMA Rapporti di missione dei sommergibili. Diario di guerra di Betasom Carteggio di Betasom Diario di guerra di Maricosom Carteggio di Maricosom Diario di guerra di Supermarina Carteggio della Marina germanica in Italia Carteggio dell'Ammiragliato britannico: corrispondenza Carteggio del dottor Jürgen Rohwer: corrispondenza Stralcio del Diario di guerra del Comandante Superiore dei Sommergibili: citato K.T.B./B.d.U. Der Einsatz der italienischen U-boote in Atlantik 1940-43 (Impiego dei sommergibili in Atlantico fra il 1940 e il 1943 ): studio dello storico tedesco dottor Jürgen Rohwer operato su materiale dell'Ufficio Storico della Marina Militare - Roma - e con la scorta del Diario di guerra delle FF.AA. germaniche (1956).

PUBBLICAZIONI UFFICIALI BRITANNICHE (non in commercio) ADMIRALTY: British and Foreign Merchant Vessels Lost or Damaged by Ennemy Action Second World War, from 3rd september 1939 to 2nd september 1945. Naval Staff (Trade Division) Admiralty. 1st october 1945. For Official Use Only B.R. 1337 (Restricted). Pubblicazione riservata fondamentalmente per stabilire la causa delle perdite e dei danni del naviglio mercantile britannico, dei loro alleati e dei paesi neutrali.

ADMIRALTY: The U-Boot War in the Atlantic. Volume I (1939-1941), volume II (january 1942-may 1943, citato CB.4523 (l) e CB.4523 (2) - Confidential. Pubblicazione riservata per l'Ammiragliato britannico del capitano di vascello Günther Hessler, della Marina germanica, 1950-1951. ADMIRALTY: Defeat of the Ennemy Attack on Skipping 1939-1945 (volumi IA e IB). CB.3304 - Confidential. 1957.

PUBBLICAZIONI DELL’UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE ITALIANA I sommergibili negli oceani (volume XII). Compilatore ammiraglio Ubaldino Mori Ubaldini, 1963, Roma. I sommergibili in Mediterraneo (volume XIII - tomo I e II). Compilatore capitano di vascello Marcello Bertini, 1967-1968, Roma. I sommergibili italiani 1895-1962. Compilatore capitano di vascello Paolo Mario Pollina, 1963, Roma. Le operazioni in Africa Orientale. Compilatore capitano di vascello Pier Luigi Lupinacci, 1961, Roma. Navi militari perdute (5a edizione), 1975, Roma. «Bollettino d'Archivio» (periodico trimestrale).

PUBBLICAZIONI DELLA HER MAJESTY’S STATIONERY OFFICE (H.M.S.O.) The War at Sea (1939-1945) (4 volumi), S.W. Roskill. 1954-1961, London. Royal Air Force, 1939-1945 (3 volumi), Richard Denis, 1953-1954, London. Merchant shipping and the demands of War, C.B.A. Behrens, 1955, London. Ship of the Royal Navy statement of losses during the second world war, 1947, London. British Intelligence in the Second World War, F.H. Hinsley e altri, 1979-1987, London.

PUBBLICAZIONI STORICO MILITARI STATUNITENSI, BRITANNICHE, AUSTRALIANE, SUDAFRICANE The Battle of Atlantic, volume I e X della serie «History of the United States Naval Operations in World War II» (15 volumi), di Samuel-Eliot Morison, 1947-1956, Boston. The Army Air Force in World War II (volume I), University of Chicago Press, 1948, Chicago. United States Submarine losses- World War II. Naval History Division Office of the Chief of Naval Operations, 1963, Washington. Royal Australian Navy, 1939-1945 (2 volumi), G. Hermon Gill, Australian War Memorial, 1954, Canberra. Air War against Germany and Italy, 1939-1943, John Herington, Australian War Memorial, 1954, Canberra. War in the southern ocean, 1939-1945, Turner-Cumming-Batzeler, Oxford University Press, London.   TESTIMONIANZE DELLA LETTERATURA STORICA ITALIANA Sommergibili all'attacco, Aldo Cocchia, Rizzoli, 1955, Milano. Sommergibili italiani nell'Atlantico, Antonio De Giacomo, l'Arnia, 1950, Roma. Sangue di marinai, Mario Leoni, Edizioni Europee, 1954, Milano. Un sommergibile non è rientrato alla base, Antonio Maronari, Rizzoli, 1957, Milano. Sopra di noi l'oceano, Antonio Trizzino, Longanesi, 1967, Milano. Dal BARBARIGO a Dongo, Enzo Grossi. Cento sommergibili non sono tornati, Teucle Meneghini, C.E.M., 1964, Roma. Quelli di Betasom, Giulio Raiola, Giovanni Volpe, 1966, Roma. Timoni a salire. - Le imprese dei sommergibili italiani in Atlantico, Giulio Raiola, Mursia, 1978, Milano La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo (1940-1945), Alberto Santoni e Francesco Mattesini, Edizioni dell'Ateneo e Bizzarri, 1980, Roma. Guerra segreta sugli oceani, Alberto Santoni, Mursia, Milano, 1984. Diario 1940-1943, Ugo Cavallero, Ciarrapico, 1984, Roma.

TESTIMONIANZE DELLA LETTERATURA STORICA STRANIERA TRADOTTE IN ITALIANO Storia della seconda guerra mondiale (6 volumi), Basil Liddell Hart e Barrie Pitt, Rizzoli-Purnell, 1967, Milano. Storia controversa della seconda guerra mondiale (7 volumi), Eddy Bauer, Istituto Geografico De Agostini, 1970-1971, Novara. La seconda guerra mondiale (8 volumi), Winston Churchill, Mondadori, 1965, Milano. I lupi e l'Ammiraglio, Frank Wolfgang, Baldini e Castoldi, 1959, Milano. Dieci anni e venti giorni, Karl Dönitz, Garzanti, 1960, Milano. La guerra sul mare 1939-1945, Friedrich Ruge, Garzanti, 1961, Milano. Battaglie decisive della II guerra mondiale (volume II - La guerra sottomarina e il suo fallimento), H.A. Jacobson. e J. Röhwer, Baldini e Castoldi, 1966, Milano. La strategia militare di Hitler, Andreas Hillgruber, Rizzoli, 1986, Milano. La battaglia dell'Atlantico, Leonce Peillard, Mondadori, 1976, Milano. La guerra subacquea. - Il sottomarino ed il potere marittimo. A.R. Hezlet, Sansoni, 1969, Firenze. U-boote minaccia segreta, David Mason, Albertelli, 1970, Bologna. La guerra sui mari, E.B. Potter-C.W. Nimitz, Martello, 1965, Milano. In guerra su due oceani, Samuel Eliot Morison, Sansoni, 1967, Firenze.

TESTIMONIANZE DELLA LETTERATURA STORICA BRITANNICA E ALLEATA Histoire General de la Guerre Sous-Marine, Leonce Peillard, Robert Laffont, 1970, Paris. The Battle of the Atlantic, Donald Macintyre, Batsford, 1961, London. A merchant fleet in war, Alfred Holt and Co. 1939-1945, S.W. Roskill, Collins, 1962, London. Wings of the morning, Jean Cameron, Hodder & Stoughton, 1962, London. «Brassey's naval annual 1948». Führer conferences on naval affairs 1939-1945. H.G. Thursfield, 1948, London. The Tenth Fleet, Ladislaw Farago, Obelensky, 1962, New York. La bataille de l'Atlantique, A. Thomazi, Plon, 1949, Paris. La guerre aeronavale dans l'Atlantique 1939-1945, Raymond de Belot, Payot, 1950, Paris. Histoire generale de la guerre sous-marine 1939-1945, Leonce Peillard, Laffont, 1970, Paris. Convoy. - The battle for convoy «SC122» and «HX229», Martin Middlebrook, Lane Alen, 1976, London.

TESTIMONIANZE DELLA LETTERATURA STORICA TEDESCA Die Wunde in U-boote - krieg. Ursachen und Folgen 1939-1943, Jochen Brennecks, 1984, Kochler. U-Boote - Eine Chromk in Bildern, Jürgen Rohwer, Stalling, 1962, Oldenburg-Hamburg. Die U-Boote - Erfolge der Achsemmächte 1939-1945, Jürgen Rohwer, J.F. Lehmanns, Verlag, 1970, München. Fondamentale per la compilazione e le statistiche dei successi ottenuti dai sommergibili tedeschi, italiani e giapponesi nella seconda guerra mondiale. Chronik des Seekrieges 1939-1945, Jürgen Rohwer - G. Hümmelchen, Lehmann, 1970, München. Assai utile per la conoscenza dello svolgimento delle operazioni, delle tattiche e delle statistiche. Ritter der Tiefe Grave Wölfe, Bodo Herzog-Gunter Schomackers, Gerhard Stalling, 1965, München. Die deutschen U-Boote 1906-1945, Lehmanns, 1959, München. U-Boote at war, Harold Busch, Putnan, 1955, London. Jager-Gesaghte, J. Brennecke, 1956, Biberach-Koehler. Ritter de sieben meere, Karl Alman, Verlag, 1963, Restatt. Angriff ran versenkenl, Karl Alman, Erich Pobel, 1965, Restatt. The critical convoy battles of March 1943, Jürgen Rohwer, Jan Allan, 1977, London.

PERIODICI VARI In particolare: «Rivista Marittima» «Revue Maritime» «Marine Rundschau» «United States Naval Institute Proceeding's»


Va bene. Vedo di inserire io i riferimenti.

Francesco

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Affondamento GUGLIELMO MARCONI[modifica wikitesto]

In riferimento all’affondamento del sommergibile GUGLIERMO MARCONI

Da uboat.net mi é arrivato:


Re: Lost submarine GUGLIELMO MARCONI

Posted by: Rainer ()

Date: November 26, 2016 12:12PM


Ciao Francesco

Grazie mille! I concur with your findings that MARCONI was most likely sunk by the depth charge attack carried out by HMS DUNCAN astern of convoy HG-75 on 28 October 1941. I've added this event to our page about this destroyer.

Best regards Rainer

Crew member of uboat.net


In Forum uboat.net

28 Oct 1941 Italian submarine Guglielmo Marconi (CdC Livio Piomarta) was sunk by depth charges from the British destroyer HMS Duncan (Lt.Cdr. A.N. Rowell, RN) while operating against the convoy HG-75 in the North Atlantic about 300 nautical miles north-east of the Azores in position 41°57'N, 21°56'W. (1)


Adesso conosciamo anche il punto di coordinate dove il cacciatorpediniere DUNCAN ha effettuato l’attacco: lat. 41°57’N, long. 21°56’W


La mia risposta a Rainer


Thanks Dear Rainer


I always felt that the MARCONI had not been lost to mysterious cause, such as sinking too easy for sudden flooding in bad weather. There had to be a cause, and the HMS DUNCAN attack is the most acceptable.


I apologize for my poor writing English language skills.

Cordially

Francesco

Buongiorno, mi pare vi sia un equivoco di fondo sugli scopi di Wikipedia che non sono né quello di dare spazio ad ipotesi personali e neppure quello di promuovere libri o articoli. Tanto per cominciare non si scrive in prima persona. Motivo per cui, senza nemmeno preoccuparmi del contenuto, ho annullato nuovamente la tua modifica nella voce Guglielmo Marconi (sommergibile). Ti inviterei, prima di fare ulteriori modifiche, a meglio comprendere scopi e metodi di questo progetto, trovi tutti i link nel box di benvenuto in cima a questa pagina. Se hai dubbi per favore chiedi, visto l'argomento delle tue voci, al progetto che si occupa del tema. Grazie --Civvì (be nice with dinosaurs...) 18:02, 27 nov 2016 (CET)[rispondi]

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Dal momento che io ho fatto la scoperta sulla causa dell'affondamento del sommergibile MARCONI é naturale che debba scrivere in prima persona. Vi ho fornito un'ampia bibliografia in cui é inserito il mio libro "BETASOM. La guerra negli Oceani". Ho accennato alla compilazione della TERZA EDIZIONE, che ritenevo importante far sapere, ma se ciò é contrario allo spirito di WIKIPEDIA siete autorizzati a toglierla.

Cordialmente


Francesco


Ricordo che oggi, 28 ottibre, é il 75° Anniversario dell'affondamento del Sommergibile GUGLIELMO MARCONI

Francesco


Evidentemente c'é qualcuno che vi dice di cancellare. Ha questo punto non parliamone più.

Francesco

No, non è decisamente normale scrivere in prima persona. Trovami un'enciclopedia (perché Wikipedia questo è) in cui ci sono voci scritte in prima persona :-) Nessuno "ci dice" di cancellare, semplicemente ci sono dei criteri, delle linee guida e delle regole da seguire, se un inserimento di testo non è conforme a tutto ciò lo si elimina. Se l'utente che lo ha inserito si adegua a quanto richiesto da Wikipedia si può valutare di reinserirlo, altrimenti ne faremo a meno. Per cui, se vuoi contribuire a Wikipedia, per favore, prenditi il tempo per capire come e cosa inserire. Ti ho già indicato quali pagine leggere e a chi rivolgerti per consigli e aiuto. Grazie --Civvì (be nice with dinosaurs...) 16:45, 28 nov 2016 (CET)[rispondi]

Se ho ben capito voi non volete che appaia la mia firma e la data.- Ma non avete tenuto conto che in questo modo non si capisce di chi é l'intervento e se é recente? Se avessi scritto qualche articolo, allora, come fanno tutti, potrei citarmi in nota, nel punto della mia scoperta. Poiché l'articolo é già pronto aspetterò, poi vedremo. Che ne pensate ?

Franco


Stavo apportando parecchie correzioni alla Storia del Marconi, ma tutto é stato cancellato per un altro contemporaneo intervento. Volete che vada avanti con le correzioni o debbo rinunciarvi. La storia é trattata malissimo e le correzxioni da apportare sono tante. Forse sarebbe meglio rifare il tutto. Ma c'é il problema delle note che poi non tornano. Dovrei sempre fare riferimento, nelle note, a Mattesini, Betasom, USMM. Che ne pensate!

Francesco

guarda l'avviso che c'è adesso in testa alla voce: pian piano integriamo le informazioni che stai portando tu con quelle generali. Mi pare che le informazioni generali debbano star prima di quelle di approfondimento sull'affondamento, no? Quindi un po' d'ordine, un po' di pazienza e con calma cerchiamo di sviluppare il tutto. Buon lavoro :-) -- g · ℵ (msg) 11:50, 29 nov 2016 (CET)[rispondi]


Facciamo così. Io compilo il pezzo sul MARCONI, con calma, e poi pensate Voi ad inserire le notizie. Grazie dell'inserimento sulla perdita del MARCONI. Titolo ottimo. Francesco


Negli ultimi giorni di giugno 1940 il Marconi iniziò la sua prima missione in Mediterraneo, al comando del capitano di corvetta Giulio Chialamberto.

La sera del 2 luglio 1940, trovandosi in agguato a 80 miglia a levante di Gibilterra, il Marconi attaccò un flottiglia di sei cacciatorpediniere britannici, colpendo a poppa con un siluro il Vortigen (capitano di corvetta Ronald Stanley Howlett), di 1.305 tonn. Ma il siluro, dopo l’impatto sul fianco del Vortigen, affondò in mare ed esplose in profondità senza causare danni al cacciatorpediniere. Subito dopo il Marconi fu sottoposto a una lunga caccia antisom, che lo costrinse a portarsi a una profondità di 125 metri, oltre i limiti del collaudo. Furono contate 140 esplosioni di bombe di profondità, delle quali almeno 20 molto vicine, ma il sommergibile non riportò danni e rimase nella zona di agguato assegnata.

Il mattino dell’11 luglio 1940, trovandosi a nord di Orano, Marconi avvistò i cacciatorpediniere Forester e Escort che stavano rientrando a Gibilterra da una missione della Forza H (la Squadra Navale di Gibilterra) nel Mediterraneo occidentale. Alle ore 02.15 il Marconi, che si manteneva in superficie a circa 35 miglia ad ovest dell’Isola Alboran, colpì con un siluro l’Escort (capitano di corvetta John Bostock), di 1.375 tonn. L’esplosione del siluro causò nello scafo del cacciatorpediniere una falla di 6 metri, attraverso cui l’acqua del mare, allagando subito il locale caldaie e gli adiacenti compartimenti, immobilizzo l’Escort. Il Forester, comandato dal capitano di corvetta Edward Bernard Tancock, che dopo il siluramento dell’Escort, aveva diretto contro il Marconi, che si stava immergendo, sparando con il cannone e lanciando successivamente bombe di profondità che non sortirono alcun effetto visivo, tornò sul luogo del sinistro e, con grande difficoltà, recuperò l’equipaggio del cacciatorpediniere. L’Escort affondò alle 11.15, in lat. 36°11’N, long. 03°36’W. Con esso si persero due uomini e altri tredici rimasero feriti.

Nel frattempo Supermarina aveva decisopoi di inviare il sommergibile in Atlantico. Il 6 settembre 1940 il Marconi lasciò Napoli e cinque giorni dopo passò lo stretto di Gibilterra; il 15 settembre si portò nel proprio settore d'operazioni, a nordovest della penisola iberica,

Nella notte del 19 settembre 1940, il Marconi che si trovava distaccato nei pressi di Cabo Villano, intravide fra la nebbia la sagoma di quella che fu ritenuta una grossa nave. Supponendo, per la sua rotta verso sud, che provenisse dalla Gran Bretagna, il comandante del sommergibile, capitano di corvetta Giulio Chialamberto, decise di attaccarla senza preavviso. Un siluro scagliato da breve distanza centrò il bersaglio che fu visto affondare istantaneamente. Poi la constatazione di un inesatto riconoscimento perché la nave affondata, a 16 miglia a nord-ovest di Cabo Villano, era il piccolo piroscafo spagnolo Almirante José de Carranza (ex britannici Ocean Ensign e John Highlander), di appena 330 tsl, che illuminato esercitava la pesca in quei paraggi. La dolorosa verità, cui il comandante Chialamberto non voleva credere, fu riferita dall'unico superstite delle quindici persone del peschereccio. Si trattava di un marinaio che era stato raccolto dal Marconi e successivamente trasbordato su un'altra unità da pesca spagnola, che si trovava poco distante, la Maria Dolores. Il 29 il sommergibile giunse a Bordeaux, ma l'ammiraglio Angelo Parona, Comandante di Betasom (11° Gruppo Sommnergibili di Bordeaux) contestò al capitano di corvetta Chialamberto l'ingiustificato siluramento dell’Almirante José de Caranza, e informò Supermarina (organo operativo dello Stato Maggiore della Marina) di aver rivolto al comandante del Marconi un «severo appunto».

27 ottobre il Marconi salpò da Bordeaux diretto a ovest delle coste scozzesi, e il 4 ottobre, ricevuta dal gemello Alessandro Malaspina la segnalazione di un convoglio, andò infruttuosamente alla sua ricerca[3]. Il mattino dell'8 novembre 1940 un velivolo tedesco «FW.200» del l° Gruppo del 40° Stormo (I./KG.40) decollato dall'aeroporto di Merignac, presso Bordeaux, attaccò e colpì con due bombe la motonave svedese Vingaland, di 2.734 tonnellate, unità del convoglio «HX.84», in rotta da New York a Glasgow con un carico di acciaio. Il piroscafo Cornish City, la nave del commodoro del convoglio – che era stato disperso tre giorni avanti per sfuggire all'attacco della corazzata tascabile tedesca Admiral Scheer – e che, essendo distante 15 miglia dalla Vingaland, cercava di riunire alcuni mercantili, udì l'esplosione delle bombe e lo comunicò per radio. Questa segnalazione fu intercettata dal Marconi, che si trovava nella zona a circa 350 miglia a ovest dell'Irlanda, e venne interpretata dal capitano di corvetta Giulio Chialamberto come un segnale di soccorso del Cornish City. Poiché alla stessa interpretazione giunse il comandante del cacciatorpediniere Havelock, che assieme all'Esperus si recava ad assumere la scorta del convoglio «HX.84», dirigendo verso la posizione segnalata dal Cornish City le due navi avversarie si incontrarono.

Il Marconi si immerse prontamente portandosi a 125 metri di quota e l'Havelock (capitano di fregata Earle Hathway Thomas) gli dette caccia eseguendo due attacchi e lanciando diciotto bombe di profondità che esplosero tutte al disopra del sommergibile. Avendo visto venire in superficie una grande bolla d'aria e una grossa chiazza di nafta il comandante dell'unità britannica ritenne di aver distrutto la sua preda. Il cacciatorpediniere si allontanò e, proseguendo nella sua rotta, avvistò la Vingaland. La motonave aveva un incendio a poppa, nondimeno l'Havelock, ritenendo si potesse ancora salvare, richiese i rimorchiatori che però non giunsero in tempo. Il Marconi, che nella caccia non aveva riportato danni (per anni fu ritenuto che l'azione dell’Havelock contro il Marconi avesse determinato l'affondamento di un altro sommergibile italiano, il Faà di Bruno)[7], mentre ricercava una portaerei segnalata dal sommergibile Otaria, trovò la Vingaland, che era stata abbandonata dall’equipaggio, e l'affondò col siluro poco prima dell'alba del giorno 10 novembre a 200 miglia ad ovest dell’Irlanda. La Vingaland era stata costruita nel 1935 in Svezia, a Goteburg. Nell’attacco dell’aereo tedesco, colpita dalle due bombe una delle quali presso la sala macchina, aveva perduto sei uomini. I diciannove superstiti furono raccolti dal piroscafo britannico Danae II e portati a Glasgow.

Il 14 novembre il Marconi cercò di silurare un altro mercantile stimato in 4000 tsl, ma il siluro andò a vuoto, deviato dal mare mosso. Quindi desistette dall’inseguirlo, sia per le avverse condizioni meteo marine e sia perché la nave sembrò che la nave stesse manovrando per speronarlo. il 16 il Marconi si mise sulle tracce di un segnalato convoglio di dieci-venti mercantili ma non lo trovò a causa del mare tempestoso che ostacolava le manovre e diminuiva la velocità del sommergibile. Due giorni dopo il Marconi ricercò di un altro convoglio con analoghi risultati, e infine intraprese la navigazione di ritorno rientrando alla base il 28 novembre.

Il 16 gennaio 1941 il Marconi salpò da Bordeaux portandosi ad operare al largo di Oporto. Non avendo trovato traffico nemico si spostò fra Lisbona e la foce del Tago, ma il 10 febbraio, dopo aver fallito, per orsine di Betasom, la ricerca di un importante convoglio, che fu attaccato con successo da aerei e navi di superficie tedesche, il Marconi dovette iniziare la navigazione di rientro a causa di una grossa perdita di carburante, che al rientro a Bordeaux il 17 febbraio fu calcolata in dieci tonnellate di nafta.

Con un nuovo comandante, il tenente di vascello Mario Paolo Pollina, il Marconi salpò alla fine di maggio 1941 per portarsi a ovest dello stretto di Gibilterra, dove colse i suoi maggiori successi. Il mattino del 30, il sommergibile, che si trovava all'altezza di Capo Trafalgar, avvistò la grossa petroliera militare inglese Cairndale, di 8.129 tsl, in transito con la scorta delle corvette Coreopsis e Fleur de Lys. Il comandanbted Pollina, che aveva ultimato un tirocinio di addestramento di venti giorni alla Scuola tattica di Gotenhafen nel Baltico, dimostrò di aver bene appreso i sistemi di attacco del modello tedesco. Rimontò pazientemente la petroliera al limite dell'orizzonte, l'attese al varco immergendosi, e l'affondò lanciando una salva di quattro siluri, due dei quali colpirono il bersaglio. La Cairndale, varata il 25 ottobre 1938 a Belfast nel cantiere Hartland & Wolff Shipvard col nome di Erato, e entrata in servizio il 26 gennaio 1939 per la Anglo-Saxon / Shell Tanker U.K., era stata acquistata dal Ministero dei Trasporti di Guerra britannica, che le cambiò il nome, inserendola nella Riserva Navale (Royal Fleet Auxiliary). Salpata da Gibilterra il 26 maggio era in viaggio, in zavorra, per Curacao (Venezuela) dove doveva imbarcare il carico di combustibile. Fu colpita sul fianco sinistro dai due siluri del Marconi, il primo alle 20.45 nella cisterna n. 3, ma la nave, con manovre evasive, fu in grado di proseguire alla velocità di 8 nodi. Il secondo siluro colpì alle 21.25 nella sala macchine, dopo di che la petroliera si capovolse affondando in quattro minuti. La Cairndale si inabissò a 170 miglia a sud-sud-ovest di Capo Trafalgar e a 100 miglia a nord-ovest di Casablanca, in lat. 35°19’N, long. 08°33’W. Vi furono quattro morti. Il comandante della petroliera, capitano Reginald John Harland, e i superstiti dell’equipaggio furono recuperati dal rimorchiatore St. Day e sbarcati a Gibilterra. Le corvette Coreopsis e Fleor de Lys contrattaccarono il Marconi, il quale, portatosi nel disimpegno a 110 metri di quota, sfuggi con lievi danni ad una caccia che si prolungò per due ore con lancio di circa cento bombe di profondità.

Dopo aver affondato la cisterna britannica Cairndale il Marconi si spostò di zona e nel pomeriggio del 1° giugno 1941, trovandosi a 137 miglia a sud-ovest di Capo San Vincenzo (lat. 35°40’N, long. 10°30’W), all’estremità sud-occidentale del Portogallo, affondò a cannonate il piroscafo da pesca portoghese Exportador Primeiro, di 318 tsl, navigante senza bandiera e segni distintivi. Nell’attacco decedettero due dei ventidue uomini dell’equipaggio di quella piccola nave.

Alle 23.50 del 5 giugno 1941, che continuava ad operava a ovest dello Stretto di Gibilterra, avvistò il convoglio OG.63, comprendente 39 navi mercantili e sette unità di scorta, partito da Liverpool e diretto a Gibilterra. Il sommergibile lo seguì di poppa, segnalandone e precisandone posizione, composizione e scorta. Betasom, con due sommergibili già a contatto del convoglio (Marconi e Velella), e con l'Emo che stava per giungervi, poco dopo la mezzanotte impartì l'ordine di attacco. Ma per realizzarlo era necessario si realizzassero le condizioni di luce migliori; con l'oscurità era possibile avvicinarsi più agevolmente al convoglio, e pertanto occorreva attendere il tramonto della luna. In tal modo si comportarono il Marconi ed il Velella, i quali, mantenendosi a sud dell’OG.63, continuarono a pedinarlo per sorvegliarne attentamente i movimenti.

Il comandante Pollina, che una volta avvistato il convoglio aveva fatto approntare tutti i tubi di lancio, mantenendosi davanti alla rotta del nemico, per poi trovarsi in posizione favorevole e con ottime condizioni di luce, cercò di attuare un efficace piano d'attacco. Egli distingueva benissimo le navi della formazione: i piroscafi, che apparivano scortati da almeno tre cacciatorpediniere, dalla sagoma snella ed elegante, si presentavano su tre colonne parallele distanti circa 50 metri l'una dall'altra; nella colonna centrale furono contati dieci piroscafi di elevato tonnellaggio, mentre in ciascuna delle colonne laterali apparivano tre piroscafi di minori dimensioni.

Era intenzione del comandante Pollina di penetrare all'interno del convoglio per attaccare le grosse unità della colonna centrale, ma la manovra non si presentava di semplice attuazione. La luna, che girava dal lato favorevole al sommergibile, era ancora alta, mentre uno dei cacciatorpediniere, che faceva la spola fra la testa delle colonne di centro e di destra, svolgeva a intervalli di circa 25 minuti puntate in direzione del Marconi. Costretto ad eseguire rapide accostate, per allontanare e mettere di poppa il cacciatorpediniere ogni qualvolta esso si avvicinava, Pollina si rese conto che l'attacco al centro della formazione era reso difficile dalla scarsità di spazio di manovra, in quanto le colonne dei mercantili navigavano a breve distanza e il suo sommergibile aveva un raggio di evoluzione molto elevato. Pertanto prese la decisione di attaccare i piroscafi della linea esterna, tra i quali esisteva continuità di bersagli per la presenza delle navi della colonna interna.

Alle 04.05, con la luna ormai bassa sull'orizzonte, più giallastra e meno luminosa, Pollina ruppe ogni indugio, e con i motori al minimo puntò verso la testa del convoglio. A manovra appena iniziata, accorgendosi che il cacciatorpediniere nemico, a seguito di un’improvvisa accostata, si stava avvicinando pericolosamente al sommergibile, decise di disimpegnarsi temporaneamente, allontanandosi. Non essere stato avvistato, il sommergibile riprese la rotta primitiva e, alle 04.22, da posizione favorevole, iniziò il lancio a coppiola di sei siluri, due di prora contro altrettanto piroscafi della colonna interna del convoglio, e quattro di poppa contro i tre piroscafi della colonna destra. Quindi alle 04.30 ordinò “Rapida immersione”.

Avendo udito due esplosioni intervallate in fase di disimpegno, il comandante Pollina ritenne di aver colpito due navi con i siluri della terza coppiola: il terzo piroscafo della colonna di destra e, probabilmente, anche una nave della colonna centrale. Ma tale convinzione non risultò corretta.

Infatti, la prima coppiola partita dai lanciasiluri prodieri a una distanza di 800 metri, dopo aver rasentato la poppa del piroscafo capofila della colonna destra passò oltre senza scoppiare; la seconda coppiola, lanciata tre minuti più tardi con i lanciasiluri di poppa, a seguito di una rapida accostata sulla sinistra, raggiunse il piroscafo da carico britannico Baron Lovat, di 3.395 tsl, che affondò sbandando rapidamente; la terza coppiola, sempre di poppa, colò a picco l'ultimo piroscafo della linea destra, lo svedese Taberg, di 1.392 tsl.

Il Baron Lovat (capitano John Norman Carrett), costruito nel 1926, della Hogarth Shipping Co. di Glasgow, era partito in zavorra da Liverpool e avrebbe dovuto raggiungere Huelva, via Oban con un carico di 3.245 tonnellate di carbone coke. Fu colpito da due siluri, ma tutti i trentacinque uomini dell’equipaggio si salvarono, e furono recuperati dallo sloop Wellington (capitano di corvetta W.F.R. Segrave) Il Taberg (ex Hernia, ex Bretagne), in servizio dal 1920, partito da Glasgow e diretto anch’esso a Huelva, era in zavorra. Della nave morirono quindici uomini, mentre altri sei furono tratti in salvo da un piroscafo britannico.

Disimpegnatosi, dopo la serie di attacchi portata a termine in meno di 5 minuti, ed evitato con l'immersione il cacciatorpediniere che lo ricercava nell'oscurità sparando proiettili illuminanti e lanciando bengala, il Marconi si portò a quota profonda, dove rimase fino al pomeriggio; successivamente, essendo rimasto con soli due siluri prese la rotta del ritorno, concludendo così un'ottima missione, nel corso della quale aveva affondato un totale di quattro navi per 13.614 tsl.

La quinta missione del Marconi cominciò all’inizio agosto 1941.

Durante le operazioni in comune dei sommergibili di Betasom e degli U-boote tedeschi per intercettare seguire ed attaccare il convoglio HG.70 a ponente della penisola Iberica, alle 03.45 del giorno '11 il Marconi avvistò due unità leggere ed altre sagome indistinte e lanciò due siluri contro la nave di testa, stimata per un cacciatorpediniere del tipo “Jervis”. Avendo udito l'esplosione di un siluro a distanza di 50 secondi, ritenne con certezza di aver colpito il bersaglio, mentre in realtà lo mancò a causa della prematura esplosione di quell'arma. Si trattava dello sloop britannico Deptford (capitano di corvetta Hugh Robert White) che, in compagnia della corvetta Convolvulus e del cacciatorpediniere Nestor, aveva abbandonato la scorta del convoglio OG.70, proveniente dalla Gran Bretagna diretto a Gibilterra, e procedeva per rafforzare la protezione del minacciato HG.70, da Gibilterra diretto a Liverpool, che stava transitando poco distante.

Il mattino del 14, manovrando sulla base di un avvistamento del sommergibile Giuseppe Finzi (capitano di corvetta Ugo Giudice), che alle 02.00 aveva segnalato il convoglio con rotta ad ovest a 350 miglia a ponente di Oporto, ma che successivamente aveva perduto il contatto per la reazione della scorta, il Marconi riuscì a riportarsi in vista della formazione nemica. La situazione era favorevole per fare accostare altri sommergibili, ma il tenente di vascello Pollina decise invece di attaccare il Sud, un vecchio piroscafo iugoslavo di 2.589 tsl (costruito nel 1901 e appartenente alla Brodarsko Akcionarsko Drustvo Oceania), che aveva abbandonato il convoglio e procedeva isolato. Dopo aver lanciato tre siluri, che mancarono il bersaglio, il Marconi immobilizzò il Sud con il cannone OTO da 100 mm, colpendolo con otto proietti su trentatré sparati. La nave da carico, abbandonata dai trentatré uomini dell'equipaggio, poi raccolti dal piroscafo portoghese Alferrarede, stava già affondando in fiamme, per cui il comandante Pollina decise di un usare il siluro per dargli il colpo di grazia. A questo punto sopraggiunse il sommergibile tedesco U-126 (tenente di vascello Ernst Bauer) che, senza troppi riguardi lanciò un siluro che colpì il piroscafo, pretendendone l’affondamento, avvenuto in due minuti. Il Sud, in zavorra, era partito da Gibilterra diretto a Halifax, in Canada.

Il successo sul Sud sarebbe pertanto da dividere a meta dal Marconi con l’U-126, ma purtroppo all’estero, in particolare nei paesi anglosassoni e in Germania, esso è assegnato unicamente al sommergibile che conseguì l’affondamento, pertanto all’U-126.

Complessivamente, nella sua attività di guerra tra il 10 giugno 1940 e il 28 ottobre 1941, quando fu affondato dal cacciatorpediniere britannico Duncan a 300 miglia a nord-est della Isole Azzorre, il Gugliemo Marconi colpì il cacciatorpediniere Vortigen, affondò il cacciatorpediniere Escort, e affondò sette navi mercantili per 19.887 tsl, naturalmente incluso il contestasto piroscafo Sud. Nel corso di 7 missioni di guerra (una in Mediterraneo e sei in Atlantico)Marconi aveva percorso 23.346 miglia in superficie e 1540 in immersione[14].

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CET si potrebbe aggiungere all’ultimo paragrafo l’affondamento del Marconi, in modo da fare un testo unico.

Togliere assolutamente l’ipotesi dell’affondamento del Marconi da parte del sommergibile tedesco U-67 che non prese parte all’inseguimento e attacco al convoglio HG.75.

Tuitto quanto ho scritto si trova, con opportune varianti, nel mio libro “Betasom. La Guerra negli Oceani (1940-1043)”, 2a Edizione, Roma, 2003, Ufficio Storico della Marina Militare.

Come ho già accennato il libro è stato ampiamente saccheggiato, in particolare da Giorgerini. Dato che copiava ha inserito nel suo libro gli errori da me commessi nella 1a Edizione di “Betasom” (1993) che poi ho provveduto a correggere nella 2a Edizione. Leggere per credere.

Francesco


Avete scritto:

L'unica ipotesi che era stata formulata sulla sua fine è che sia stato accidentalmente affondato dal sommergibile tedesco U. 67 il 28 ottobre 1941[4].non é assolutamente condividibile,

"perché il sommergibile tedesco si trovava in porto a Lorient". (aggiungere)

Si deve ritenere che il Marconi, che seguiva il convoglio HG.75, sia stato invece affondato intorno alle 13.35-13.40 del 28 ottobre dalle bombe di profondità del cacciatorpediniere britannico Duncan (capitano di corvetta Arthur Nichol Rowell), a 300 miglia a nord-est delle Isole Azzorre, in lat. 41°57’N, long. 21°56’W, come é roportato nel sito Internet uboat.net, "HMS Duncan"..

Se mettete nel sito INTERNERT uboat.net sembra che la scoperta della perdita del MARCONI sia loro.

Dovete invece scrivere "come é riportato da Francesco Mattesini nel Forum del sito Internet uboat.net, e da uboat.net inserito in "HMS Duncan".

Almeno facciamo vedere che anche noi italiani sappiamo fare qualcosa!

Ho passato tutte le notizie all'Ufficio Storico della Marina e alla Rivista Marittima.

Francesco

Ciao Francesco, purtroppo non sto molto tempo su wiki ultimamente e ho visto solo adesso. Sarei felice di inserire nel modo migliore in voce queste tue informazioni, riformulandole in stile enciclopedico dove necessario. Il libro che citi come bibliografia è qui venduto dal CASD e non ho difficoltà a citarlo opportunamente, ma mi servirebbero proprio le pagine dove si parla dell'affondamento del Marconi, in modo da fare una citazione puntuale. Potresti metterle qui e vediamo di gestire il tutto? Grazie e ciao. --Pigr8 La Buca della Memoria 19:34, 24 dic 2016 (CET)[rispondi]


Caro CET. L’affondamento del MARCONI, riportato come causa sconosciuta, si trova nel mio libro Betasom. La Guerra negli Oceani (1940-1943), 2a Edizione, 2003, nel Capitolo Le Operazioni contro il Convoglio “HG.75”, p. 296-303. In particolare parlo della perdita del MARCONI a pag. 300-301.

Si potrebbe scrivere: “La causa della perdita del Marconi, scoperta dal nostro collaboratore Francesco Mattesini, e su sua segnalazione riportata in vari siti di Internet, in particolare uboat.net, è invece da assegnare, come spiegheremo, al cacciatorpediniere britannico Duncan”.(1)

(1)Francesco Mattesini, “Betasom. La Guerra negli Oceani (1940-1943)”, 1a Edizione 1993, 2a Edizione (aggiornata e ampliata) 2003, edito dall’Ufficio Storico della Marina Militare.

A titolo informativo, sulla perdita del MARCONI ho consegnato un grosso articolo alla Rivista Marittima, che lo stamperà al più presto. Inoltre, su richiesta del capo dell’Ufficio Storico della Marina Militare, capitano di vascello Giosué Allegrini, sto preparando un ampio saggio, sempre sullo stesso argomento della perdita del MARCONI, che verrà stampato nel prossimo Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare.

Quanto ho riportato in Wikipedia,. che é già soddisfacente, mi impegno ad aggiornarlo eventualmente vi fossero nuove informazioni.

Francesco